3 ~ Ti strozzo
Carmine si strinse nelle spalle, ammucchiò le fotografie e le conservò nel cassetto dello stesso comodino che ospitava il posacenere.
Quella volta Michele riuscì a guadagnare la sponda opposta del letto, recuperò i suoi slip dal pavimento e indossò la sua T-shirt, poi una felpa.
-Ehi. Quella sarebbe mia- protestò il suo amante, indicando la felpa in questione, e lui rispose rivolgendogli un'occhiataccia. Carmine sospirò e si passò una mano tra i capelli. -Le ho fatte mentre dormivi-
-Questo l'ho capito da me-
L'uomo si strinse di nuovo nelle spalle e poi sedette, incrociando le gambe sul letto.
Nudo.
Meravigliosamente, provocatoriamente nudo.
Sensuale e menefreghista proprio come un dannato dio.
Michele grugnì frustato e chiuse pure il bottone dei jeans, dopo aver tirato su la cerniera.
-Sei adorabile mentre dormi-
Fece scattare la luce della stanza – meno atmosfera, meno pseudo-romanticismo, meno distrazioni. -Adorabile un cazzo! In alcune di quelle foto sono nudo!-
Carmine fece una smorfia. -Le ho fatte per me. E io conosco già benissimo il tuo corpo nudo...-
Michele si batté le mani sui fianchi, proprio per evitare di saltargli addosso e picchiarlo – anche perché non era proprio sicuro che sarebbe finita a quel modo. -È un reato! Io non sono di tua proprietà e tu avresti dovuto chiedermi il permesso!-
-E tu me lo avresti dato?-
-Certo che no!-
Carmine sorrise beffardo, aprì le mani, come a voler sottolineare l'ovvietà della sua risposta, e la sua espressione si fece eloquente, quasi soddisfatta. E si distese, incrociando le braccia dietro la testa, fissando ostinatamente il soffitto.
Michele alzò lo sguardo nella stessa direzione e vide solo il lampadario pendere dall'alto. Aggrottò la fronte e riportò l'attenzione su di lui.
Avrebbe voluto picchiarlo, sul serio.
Foto di lui mentre dormiva.
Nudo.
Mentre dormiva.
Tutto nudo.
E se le avesse condivise con qualcuno?
Si sentì ardere di vergogna e imbarazzo, ma quella volta Carmine aveva battuto ogni suo personale record: era riuscito a mandarlo totalmente fuori di testa.
-Le hai fatte vedere a qualcuno?-
Il suo amante non rispose subito e Michele, per un attimo, temette che avesse spento di nuovo gli apparecchi. Balzò sul letto e sedette sulla sua pancia, lo afferrò per le spalle, ma Carmine continuò a fissare il soffitto. -Ti ho fatto una domanda!- lo vide piegare i bei lineamenti del viso in una smorfia di disgusto. Scostò la propria attenzione dal lampadario per la frazione di un secondo, il tempo necessario per rivolgergli un'occhiataccia. Almeno, però, aveva avuto conferma che non aveva spento gli apparecchi. -E se qualcuno le avesse viste? Ci pensi a questo?-
-Le tengo in cassaforte-
-Addirittura!-
-Sì!- sbottò il suo amante e si tirò a sedere sul letto. Lo afferrò per il sedere, impedendogli di cadere all'indietro, e Michele si sentì arrossire di colpo. -Sono importanti per me- e lo gettò malamente di lato, per poi alzarsi e dirigersi verso il bagno.
Michele lo seguì e lo raggiunse proprio mentre entrava nella cabina della doccia. Aprì l'acqua e sollevò il viso incontro al getto. I suoi capelli divennero subito scuri e i ricci si sciolsero sulla testa, sulla fronte, mentre l'acqua bagnava il suo corpo, accarezzandolo in modo dannatamente sensuale. Michele percepì la salivazione azzerarsi.
Lo avrebbe volentieri strozzato.
Rimase a distanza di sicurezza e chiuse da lontano le mani altezza del suo collo. -Ti strozzo!- borbottò, convinto che il suo amante non lo potesse sentire da quella distanza.
Di solito, rimuoveva gli apparecchi prima di entrare in doccia – ma forse lo aveva visto.
Carmine prese a insaponarsi con una mano mentre rivolgeva l'altra verso di lui, sollevando il dito medio nella sua direzione.
Michele grugnì frustato e tornò in camera, tirò fuori le foto dal cassetto.
La prima cosa che balzò ai suoi occhi – a parte la propria nudità in alcune di quelle – fu la loro bellezza. Non sapeva come spiegare quell'emozione a parole, emozione suscitata dal sapiente utilizzo di luci, ombre, prospettive diverse. Non erano foto comuni, di quelle amatoriali che riempivano i social, il suo cellulare, e i cellulari di chissà quanta altra gente sparsa nel mondo. Stando con Carmine aveva imparato a riconoscere la differenza tra una foto e una fotografia. Una fotografia realizzata con amore. E quelle fotografie trasudavano amore. Certo, il loro realizzatore restava uno stronzo che aveva osato immortalarlo, senza permesso, mentre dormiva, ma Michele era sicuro che se fosse stato meno arrabbiato con il suo compagno, se non ci fosse stato lui in quelle foto, sarebbe rimasto solo incantato, affascinato da quelle immagini.
Ma doveva fargliela pagare in qualche modo.
Non posso mandarlo in bianco, però. Ci rimetterei io.
E si sentì arrossire di vergogna per la propria debolezza. Aveva pure tentato, in passato, di punirlo a quel modo, ma aveva sempre, miseramente, fallito. Anzi. Spesso aveva interrotto bruscamente il loro digiuno cercando di saltargli addosso, con grande soddisfazione dell'altro che si era divertito un mondo a rifiutarlo, a ripagarlo con la stessa moneta, prima di tornare a concedersi a lui.
E percepì il rossore sulle proprie guance farsi più intenso.
-Ti piacciono?-
Sollevò lo sguardo sul suo amante. Indossava un asciugamano stretto in vita, uno intorno al collo, e aveva pettinato i capelli, ancora bagnati, all'indietro, lasciando esposto il viso. Era di una bellezza mozzafiato.
Dio, quanto lo odio!
-Hai fatto di meglio- borbottò e distolse lo sguardo da lui, a fatica. Sapeva di stare mentendo ed era sicurissimo anche che il suo partner lo avesse capito.
Carmine sedette al suo fianco. -Potrei fare di meglio, ovvio che potrei. Anche se sono anni che cerco di realizzare la foto perfetta e non ci sono ancora riuscito. Non sono ancora soddisfatto-
Un campanello d'allarme rimbalzò tra i suoi pensieri.
Anni.
Anni.
Anni!
-Che intendi dire?- chiese con voce resa malferma dalla rabbia.
Carmine si lasciò cadere di schiena sul letto – e tornò a fissare il dannato lampadario. -Che sono anni che cerco di realizzare la foto perfetta di te-
Si morse un labbro.
Contò fino a dieci.
Chiuse gli occhi.
Tentò di regolare la respirazione.
Arrivò a contare fino a venti.
-Tu sei fuori di testa!- urlò. Carmine si portò le mani alle orecchie, ma lui gli afferrò i polsi, impedendogli di spegnere gli apparecchi. Si impose di abbassare il tono di voce, però, perché, arrabbiato o meno, sapeva che le urla potevano davvero risultare terribili per il suo compagno. Questo non cambia il fatto che sono furioso con lui. -Stai dicendo che sono anni che mi fai foto di nascosto? Come ti è venuto in mente? Da quando? Dove diavolo le tieni nascoste?-
-In cassaforte, te l'ho detto-
-Tu non hai una cassaforte!-
Carmine allontanò le mani dalle orecchie e indicò con un dito i cassetti esterni dell'armadio.
Michele grugnì frustato e corse ad aprire il primo cassetto.
Poi il secondo.
Entrambi erano pieni, straripanti di fotografie, tutte inserite all'interno di bustine trasparenti, oppure in book da quattro soldi, altre ancora all'interno di veri e propri raccoglitori. E c'erano un numero imprecisato di pendrive, una decina di hard disk. Erano davvero stracolmi, così pieni che un paio di fotografie, imbustate singolarmente, scivolarono sul pavimento all'apertura. -Giuro che ti strozzo!-
Carmine sbuffò e lo sentì ricadere sul letto. -Che ci posso fare se sono pazzo di te?- lo sentì borbottare.
Tornò a mordersi le labbra e chiuse ancora gli occhi. Contò fino a trenta. -Potresti dirmelo più spesso- disse piano e richiuse i cassetti con stizza. Si girò verso di lui e lo sorprese a rivolgergli uno sguardo indispettito. -Quello che ha diritto di essere arrabbiato, qui, sono io!-
-Tu sei sempre arrabbiato-
Michele strinse le mani a pugno e si precipitò verso di lui, sedette sulla sua pancia e l'altro sollevò le braccia a schermarsi viso e petto, intercettando i suoi pugni gettati a caso. -Sei tu che mi fai arrabbiare!-
-Per niente. Sei arrabbiato da una vita, e neanche facevo parte della tua vita, allora- Michele si pietrificò sentendosi colpito più del solito dalle sue parole taglienti. Fece per alzarsi, ma l'altro lo afferrò per i polsi, impedendogli di scappare. -Sai a cosa mi riferivo- disse con tono incerto.
Aveva capito di aver esagerato.
Figurati se mi chiede scusa, però.
-Ci pensavano i miei, allora, già. E i miei compagni di scuola, le maestre, i professori. Tranquillo, ho avuto a che fare con troppi stronzi prima di te. In confronto, tu sei solo un coglione arrogante-
-Michi...-
-Non osare tentare di prendermi con le buone, adesso!- tuonò e strattonò le braccia, ma l'altro non lo lasciò andare.
Carmine si tirò a sedere, restando aggrappato a lui, e gli baciò piano una guancia. Michele fece per scostarsi, ma poi rimase fermo e accolse il suo bacio.
-Erano tutti degli scemi-
Michele rise amaro. -Erano tutti troppo impegnati a ignorarmi. Sono così invisibile, insignificante...-
Carmine lo spinse di lato, si alzò, stringendosi meglio l'asciugamano in vita. Quello che aveva tenuto intorno al collo era rimasto sul letto, e gocce d'acqua scivolavano dalle ciocche bagnate dei suoi capelli, percorrendo avide la pelle delle sue ampie spalle.
Michele si coprì il volto con le mani, sentendosi andare fuori di testa. Non era possibile litigare, arrabbiarsi, offendersi per le sue parole, se poi la passione bruciante che li legava arrivava ad annientare ogni cosa, prendendo spudoratamente il primo posto tra i suoi pensieri, le sue emozioni, sconvolgendo sensazioni e ragione – l'intera realtà.
Sentì bussare contro i dorsi delle proprie mani e aprì le dita per scoprire un occhio. Apparve Carmine, sorridente, e gli mostrò una foto. Una foto di lui mentre dormiva – ovviamente –, ma si trattava di un primo piano. Era stato immortalato solo il suo viso, parzialmente illuminato dall'alto. I suoi capelli sembravano più scuri, quasi neri, lasciati in ombra, le sue ciglia più lunghe, a cause della traccia di sé che proittavano sulle guance.
Sembrava finto.
Una bambola.
Troppo bello.
Una scultura realizzata apposta.
Forse aveva manipolato la foto in post-produzione?
Pareva l'immagine di un qualche spot pubblicitario di una qualche azienda che produceva cuscini – o roba simile.
-Vedi? Sei bellissimo- sussurrò Carmine e gli baciò le mani. -Adorabile- e gli baciò la fronte, mentre Michele si scopriva il viso. -Insignificante? Invisibile? Per mia fortuna sono sordastro, non cieco. E posso vederti. Ti vedo- e gli baciò la bocca, ponendo fine al loro litigio.
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