2 ~ Ti amo
L'appartamento era al buio, ma nessuno dei due ebbe problemi nel muoversi al suo interno, procedendo tra spintarelle, inciampi e risatine, in direzione della camera da letto.
Michele azionò la luce della stanza ed ebbe soltanto qualche secondo per rendersi conto del caos che imperversava al suo interno: il letto sfatto, la biancheria sparsa un po' ovunque. -Sei il solito casinista- borbottò e l'altro lo spinse verso il letto.
-Per fare sesso non hai bisogno di una suite-
Michele ricambiò la spinta, svincolandosi da lui, ma Carmine riuscì praticamente subito a riacciuffarlo. Gli colpì il tallone di una scarpa, facendogli perdere l'equilibrio e cadde di schiena sul letto. Si puntellò sui gomiti, sollevando lo sguardo sul compagno. -Non sei simpatico-
-Infatti stai con me per le mie incredibili doti amatoriali- ribatté l'altro, accarezzandosi la patta dei pantaloni.
Michele si sentì arrossire e smorzò il proprio sorriso con una smorfia. -Non trattarmi come una bambola gonfiabile, altrimenti te ne compro una vera e a me non mi vedi più!-
-Gli appiccico una tua foto in faccia-
Trasalì. -Sei pessimo!- il suo compagno ridacchiò. -Lo faresti davvero!- tuonò indispettito.
Carmine gli leccò il lobo di un orecchio. -Non potrei mai vivere senza di te-
Bingo. Michele si sentì sciogliere come burro tra le sue mani bollenti.
Carmine era bello, senza ombra di dubbio: possente, dai lineamenti armoniosi e decisi. Gli occhi azzurri, i capelli ricci e biondi. Una specie di dio greco. Ma era anche romantico come un tegame, una scarpa bucata, un palo della luce. Un uomo concreto, privo di sogni, pieno di spine e scudi... e voglia di fare sesso.
Quelle poche frasi melense che di tanto in tanto lasciavano la sua bocca puntavano dritto a un solo scopo: abbattere le sue difese e spingerlo a dirgli di sì.
E Michele rispondeva anche fin troppo spesso di sì – proprio come in quel caso. -A volte mi domando che diavolo c'entro io con te-
-Eh, questa principessina nerd avrebbe proprio bisogno di un principe nerd-
Gli colpì una spalla con un pugno, e le ossa delle sue dita scricchiolarono – era certo di essersi fatto più male di lui. Carmine gli baciò la punta del naso, poi scese sulla sua bocca. Michele schiuse subito le labbra, seguendo i suoi movimenti con occhi socchiusi, sentendosi stregato dalla tensione sessuale che aleggiava nella stanza, da quella che percepiva, selvaggia, toccando la pelle del suo amante. E il suo profumo, afrodisiaco, indecifrabile, colmo di sfumature decise e dal retrogusto estremamente dolce, come una caramella.
Ricambiò il suo bacio e chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare. Si distese sul letto e subito si irrigidì, percependo qualcosa di duro contro la schiena. Si alzò di scatto, con un grugnito di protesta da parte dell'altro, e recuperò quel qualcosa. Glielo mostrò. -Sul serio?- chiese con voce stridula, quasi sbattendogli in faccia la scarpa da tennis che aveva recuperato.
-Oh, ecco dov'era finita!- esclamò Carmine, per nulla turbato per quell'incredibile sorpresa.
-Ti sembra normale? Hai pure la stessa cura per i tuoi attrezzi da lavoro?- lui non rispose e strofinò la punta del naso contro la sua, mentre afferrava la scarpa e la getteva fuori dal letto. -Devo aspettarmi altre sorprese?-
Per tutta risposta il suo amante si premette di più contro di lui, costringendolo a stendersi di nuovo, muovendosi in modo inequivocabile contro il suo bacino. -Ormai dovresti conoscermi abbastanza bene da sapere che sono un uomo pieno di sorprese-
Michele ansimò e si sentì arrossire. Si coprì il volto con le mani, si morse la pelle sottile di un polso, mentre l'altro armeggiava con i suoi vestiti. Lo lasciò nudo dalla vita in giù, gli afferrò i polsi, liberando il suo viso, e riprese a baciarlo, scivolando con una mano sotto la sua maglietta. Michele si aggrappò alle sue spalle, tirando verso l'alto la felpa che indossava, e in poco tempo si trovarono entrambi nudi ed esposti.
E lui era ancora arrabbiato. Con lui, con se stesso, con la facilità con cui si lasciava sedurre da lui, con i suoi sì spontanei. I dannati sì che scappavano pure quando ci sarebbe stato meglio un bel no.
-No- mormorò sulle sue labbra, mentre Carmine si faceva spazio dentro di lui con un'unica spinta, facendolo tremare.
Inarcò la schiena ed espose il collo, che subito l'altro riempì di attenzioni – baci, piccoli morsi. -Oh, mio Dio, no!- gemette e percepì il suo sorriso sfiorargli la pelle, mentre gli mordicchiava il petto e si muoveva dentro di lui con più foga.
Carmine puntò le mani contro il materasso e lo sovrastò, facendolo sentire vulnerabile e alla sua completa merce. Tornò a coprirsi il volto con le mani, a mordersi le labbra per non urlare.
-Voglio guardarti negli occhi- sussurrò in suo orecchio. -Voglio guardarti mentre godi di noi-
-Oddio! Perché cazzo devi dire sempre cose così...- e la voce gli venne meno, trasformandosi presto in un sonoro gemito. -Imbarazzanti!-
Carmine tornò a scoprire il suo volto e poggiò la fronte contro la sua. -Cosa c'è di così imbarazzante? Conosco ogni millimetro del tuo corpo. Amo ogni millimetro del tuo corpo-
-E me?-
Il suo amante sorrise e gli diede un bacio a fior di labbra. -Anche te, sì, dai-
Gli diede un altro pugno contro una spalla – ma quella volta le sue dita non protestarono. -Sei pessimo!-
-Questo l'hai già detto- e tornò a spingersi dentro di lui, azzerando tutte le sue proteste.
•
Michele mugugnò qualcosa privo di senso, si girò su un fianco, rimase bloccato a metà del movimento, intralciato dal lenzuolo che gli si era attorcigliato intorno a un braccio e alla vita, facendogli sbarrare gli occhi e trasmettendogli la sensazione di essere appena diventato una specie di salame.
-Aggraziato come sempre, amore- disse Carmine.
Aggrottò la fronte e individuò la sagoma del suo corpo nella semioscurità della stanza, lo sorprese a pancia in giù, una sigaretta tra le labbra, intento a sfogliare delle fotografie. -Ma almeno le vedi?-
-È l'udito che va a mozziconi, la vista è perfetta- ribatté l'altro, portandosi un dito a un orecchio.
Sbuffò e ricadde sulla schiena, cercando di liberarsi del lenzuolo. Nel farlo rammentò di essere stato arrabbiato con il suo compagno e, come sempre, Carmine non gli aveva chiesto scusa, ma si era comunque concesso a lui.
Erano anni che la situazione tra di loro procedeva a quel modo, e Carmine sembrava godere molto nello stuzzicarlo, nel farlo arrabbiare. E poi facevano sempre pace senza bisogno di parole. -Continuerà sempre così?- chiese sovrappensiero.
Il mese successivo la loro relazione avrebbe compiuto ben sette anni – e se si fossero trovati di colpo a non riuscire più a tollerare quelle loro differenze che, nel corso del tempo, avevano reso il loro rapporto piccante?
Li attendeva la famigerata Crisi dei sette anni?
-Così come? Che cosa?- domandò Carmine con tono assente.
Gli stava rispondendo in automatico senza prestargli davvero attenzione?
Si liberò del lenzuolo e si spalmò contro un suo fianco. -Faremo sempre pace?-
Carmine gli rivolse un breve sguardo di sottecchi, aspirò dalla sigaretta, espirò il fumo e spense la cicca nel posacenere posto sopra al comodino di fianco al letto.
Odiava quando fumava in stanza, ma era pure vero che si trovavano in casa sua e non poteva protestare troppo a riguardo.
-No-
Michele strabuzzò gli occhi e gli assestò un calcio a una gamba, ma l'altro rimase impassibile. -Mi vuoi lasciare?- tuonò. -E subito dopo aver fatto sesso! Sei pessimo, davvero pessimo!- e fece per allontanarsi da lui, rotolando sul lato opposto del letto, tentando di guadagnare la sponda.
Carmine gli afferrò un braccio e lo strattonò verso di sé, impedendogli la fuga. -Tranquillo. Smetteremo di litigare- disse, stupendolo, e un sorriso istantaneo si affacciò sulle sue labbra. -Niente più litigi, niente più motivi per fare pace, senza litigi. Continueremo a vivere in tranquillità, armonia- e il suo sorriso si spense: comprese subito che si stava prendendo gioco di lui. -Così in armonia che finiremo per farci l'abitudine, per darci per scontati e moriremo l'uno accanto all'altro da perfetti vecchi, insipidi e noiosi coinquilini-
E si arrabbiò di nuovo. -Sei terribile!-
-Non più pessimo?- Carmine lo lasciò andare e si portò le mani alle orecchie.
Furono movimenti brevissimi, veloci, e riprese a sfogliare le fotografie.
La rabbia di Michele si fece accecante. -Hai spento gli apparecchi!- salì sulla sua schiena e prese a scuoterlo un po', tentando di attirare la sua attenzione, ma l'altro rimase apparentemente impassibile. Avvicinò le mani alle sue orecchie e i movimenti di Carmine furono repentini: si girò su un fianco, sbalzandolo di lato, con il rischio di farlo cadere giù dal letto, lo afferrò in vita, salvandolo dallo schiantarsi sul pavimento, e lo inchiodò sotto di sé.
-Preferisco litigare ogni giorno, ogni istante con te. Fare pace, e litigare ancora. Non dare mai niente per scontato, perché tu non sei scontato affatto, anzi. Sei un grandissimo rompicoglioni, lo sai questo, sì?-
Michele si sentì arrossire e riaccese i suoi apparecchi, ma quella volta l'altro lo lasciò fare. -Ti amo- disse e rischiò di mordersi la lingua per l'emozione.
Carmine si tirò a sedere e recuperò le foto, tornando a sfogliarle, ma la luce nella stanza si era quasi del tutto esaurita, perciò accese un'abat jour. L'ambiente rischiarato a quel modo trasmise una certa calma a Michele. Si guardò attorno: non tutta la stanza era stata illuminata, il caos era rimasto in ombra, il profilo di Carmine in luce, i suoi occhi parevano gemme incastonate nel viso. Brillanti, ammalianti, incantevoli. Sembrava un quadro del Caravaggio, con le ombre nette sulla schiena a enfatizzare le linee decise dei muscoli sotto pelle. Sedette al suo fianco e gli cinse la vita con le braccia, gli baciò una spalla e strofinò una guancia contro la sua pelle.
Avrebbe voluto più coccole tra di loro.
Avrebbe voluto più "ti amo" da parte sua – in sei anni, ne aveva contati a malapena cinque. Neanche un "ti amo" all'anno. Ma lo amava, e sentiva di essere ricambiato dal suo affascinante orco.
Sorrise. E diede uno sguardo alle foto che Carmine stava sfogliando.
Si sentì raggelare.
Si staccò da lui e ne afferrò una, guardandola con sgomento. -E queste quando cazzo me le hai fatte?-
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