Capitolo 4

Buongiorno un cazzo! Ogni giorno è sempre così, odio la mia vita, odio doverla dividere con lei. Non faccio altro che farle dispetti e mi rende ogni volta le cose facili, piagnucolando come una bambina stupida. Ormai anche il mio gruppo è a conoscenza dell'odio che provo per Emy, ma nessuno sa il perché, come non sanno che siamo fratellastri. Non dovranno mai scoprirlo, ne va della mia reputazione. A scuola va un po' meglio, finalmente è l'ultimo anno e il rispetto nei miei confronti è aumentato, ma non mi sento pienamente soddisfatto, come se mancasse qualcosa. Continuo a scoparmi Ashley e a volte qualche ragazza a caso, a sua insaputa, ovviamente, è convinta che siamo una coppia e io glielo lascio credere. È stato facile portarla a letto, accadde quasi due settimane dopo la nostra conoscenza. Non mi dispiace scoparla regolarmente, ma come ho già ribadito, manca qualcosa.

«Ehi, Johnson.» mi saluta Jake, con in mano un cacciavite appuntito, insieme ad altri tre amici; Fred, Luke e Ricky.

«Hai fatto quello che ti ho chiesto?» chiedo, guardando il cacciavite.

«Sì, le ho bucato le gomme.» ridacchia.

«Immaginate la sua faccia appena lo scoprirà.» interviene Ashley, abbracciandomi.

Mi divincolo dal suo abbraccio e sorrido ai ragazzi.

«Lo scopriremo tra poco.»

Ci dirigiamo fuori scuola, dove sono parcheggiate le macchine e aspettiamo la malcapitata. Fortunatamente ho Jake che pende dalle mie labbra e fa tutto quello che gli chiedo, evitando di farmi sporcare le mani.

«Dopo vieni da me?» mi chiede Ashley, avvolgendo le sue braccia intorno al mio collo.

Mi libero nuovamente e la guardo male. Sa quanto odio essere abbracciato e strapazzato come un peluche, soprattutto in pubblico. Annuisco e proprio in quel momento vedo Emy. Raggiunge la Smart rossa che le hanno regalato i miei ed impreca. Si guarda intorno, alla ricerca di qualcuno, fino a che non posa lo sguardo su di me. Ashley e Jake cominciano a sghignazzare, contagiando anche Luke, Fred e Ricky, io faccio fatica a trattenere le risate. È davvero furiosa, forse più del solito. Ashley le porge un bel dito medio, scoppiando di nuovo a ridere. Adesso piangerà e andrà via, implorando i miei di riportarla all'orfanotrofio. Ma ciò non accade. A passo svelto si dirige verso di me, rendendomi stupito. È proprio davanti a me, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo cupo. Sembra quasi me al femminile.

«Che cosa vuoi, sfigata?» le chiedo, avvicinandomi a lei e sperando di incuterle timore.

Ma ancora una volta non mostra segni di paura, scuote la testa e alza gli occhi al cielo. D'un tratto mi afferra per la maglietta, spiazzandomi.

«Che cosa hai fatto alla mia macchina?» chiede minacciosa.

Non riesco più a trattenermi e le rido in faccia, contagiando il mio gruppo. Dopodiché ritorno serio e mi libero dalla sua presa.

«Non azzardarti mai più a toccarmi, hai capito?» sbraito irritato. «Sei solo una sfigata del cazzo!»

Luke mi dà il cinque e poi poso nuovamente lo sguardo su di lei, notando i suoi occhi lucidi. Come volevasi dimostrare.

«Povera piccola, sta per mettersi a piangere.» ironizza Ashley.

Tutti ridono alla sua battuta e lei diventa ancora più triste, sentendosi di troppo. Vorrei dirle di scappare a casa e implorare i miei genitori di mandarla via, ma non posso mandare al diavolo la mia copertura.

«Smettila, Johnson!» una voce familiare alle mie spalle mi fa sobbalzare.

Mi volto e vedo Tiffany, la ripetente della scuola, è una snob, ma davvero carina, ovviamente non più di Emy.

«Ciao, Tiffany!» la saluto, scandendo bene il suo nome.

«Quando la smetterai di trattarla così?» chiede irritata.

Sarà anche bella, ma è un'impicciona e non la sopporto! Ecco perché sono diventate amiche.

«Quando la smetterai di impicciarti?» chiedo, sfidandola con lo sguardo.

Mi guarda male ed Emy l'afferra immediatamente per un polso, trascinandola via. Pensa davvero che potrei alzare le mani su una donna? Anche se stronza, non lo farei mai, neppure con lei.

«Avete visto la sua amichetta?» chiede Ricky, ridendo. «Anche se una botta gliela darei.»

«Io la darei anche alla sfigata.» ammette Jake, attirando la mia attenzione.

Senza rendermene conto, le mie mani sono intorno al suo collo. «Che cos'hai detto?» chiedo irritato.

«Amico, sta calmo, non ha detto niente.» Luke mi divide da lui.

Non so cosa cazzo mi sia preso, ma quelle parole mi hanno fatto ribollire il sangue. Va bene i dispetti e renderle la vita impossibile, ma questo no. Noto lo sguardo stranito di tutti ma cerco di ignorarli.

«Mark, va tutto bene?» chiede Ashley. Annuisco e vado verso la mia macchina. «Ci vediamo o no, dopo?» urla da lontano.

La ignoro ed entro in macchina. Ho bisogno di dimenticare le parole di quel coglione e non è infilandomi tra le gambe di Ashley che ci riuscirò.

Appena arrivato a casa, spero che quella deficiente non abbia riferito tutto ai miei genitori, sono stanco di passare sempre per il mostro della situazione, quando lei gioca a fare la vittima. Parcheggio la macchina ed entro dalla porta sul retro.

«Come ha potuto bucarti le gomme?» sento urlare mia madre dalla cucina.

Ecco, le ha detto tutto, avrei dovuto immaginarlo. Mi avvicino di soppiatto per sentire meglio.

«Non lo so. So solo che tuo figlio è un vero deficiente!» sbotta Emy.

Mi costringo a restare calmo e non spaccare tutto.

«Lo so e mi dispiace tanto ma, credimi, lui non era così.» risponde mia madre. Cazzo, sono tutti dalla sua parte e per colpa sua mi odiano. «Dovreste cercare di andare d'accordo, siete fratelli.»

Sono stanco di essere etichettato come suo fratello, non siamo un cazzo di niente e non riesco a farglielo entrare in testa. Raggiungo la cucina e mi blocco sulla soglia, alle loro spalle.

«Non è colpa mia, è lui che...» appena mi vede si zittisce e arrossisce per la figuraccia appena fatta.

Varco la soglia e batto le mani, irritato e ironico allo stesso tempo.

«Brava!» esclamo e mi avvicino così tanto, da farla deglutire.

«Mark, la devi smettere di tormentare tua sorella!» mi rimprovera mia madre, incrementando ancor di più la mia rabbia.

«Lei non è mia sorella, chiaro?» sbotto contro mia madre.

Resta in silenzio e il suo sguardo si intristisce. Non posso farci niente, mi fa venire la nausea pensare che la considerino davvero mia sorella. Cazzo, lei è un'estranea, nient'altro! Quando lo capiranno? Sono anni che va avanti così e mi sento davvero stressato. Rivolgo un'occhiataccia all'estranea e vado via dalla cucina, ma non abbastanza lontano da non ascoltarle.

«Scusalo, tesoro.» le dice mia madre.

«Cindy, vado a fare una doccia.» cambia argomento.

«Potresti chiamarmi mamma?»

Nel sentire quelle parole stringo i pugni e raggiungo velocemente il piano di sopra. Non può considerarla davvero parte della famiglia, tanto da desiderare che la chiami mamma. Raggiungo la mia camera ed entro al suo interno. Mi siedo sul letto e afferro la mia testa tra le mani, ripensando alle parole di mia madre: Potresti chiamarmi mamma? Non la accetterò mai! Volto lo sguardo verso la porta spalancata e la vedo lì, pensierosa. Come osa fissarmi con quello sguardo? Mi sta chiaramente compatendo. Mi alzo a le sbatto la porta in faccia. Adesso lo capirà che la odio? Sembra che non voglia proprio rendersene conto. Qualche istante dopo bussano alla porta della mia camera. Controvoglia mi alzo dal letto e apro. Davanti a me ci sono Emy e mio padre. Sapevo che l'avrebbe detto anche a lui.

«Mark, chiedile scusa!» ordina mio padre, senza giri di parole.

«Non ci penso nemmeno!» sbotto.

«Bene, allora dì addio a questo.» mi mostra il cellulare.

Cazzo, come l'ha preso? Era nel mio zaino. Stanno per andare via, ma li fermo.

«Aspetta.» Emy si volta. «Ti chiedo scusa.» dico con difficoltà.

«Bene.» risponde soddisfatto mio padre e mi restituisce il telefono.

Chiudo la porta e li sento andare via. Sono due patetici se pensavano che le scuse fossero sincere.

***

Non vedo l'ora che quest'ultimo anno scolastico giunga al termine, poi potrò finalmente andare via di casa. Sto entrando nel cortile, quando Ashley mi si fionda addosso, stritolandomi il braccio.

«Non capisco perché devi sempre starmi addosso.» mi lamento stizzito.

«Perché ti voglio.» dice suadente e io sorrido appena e la lascio dov'è. «Guarda, la sfigata è sola, la prendiamo un po' in giro?»

Volto il mio sguardo verso Emy, sembra triste e stressata, ma cerco di non dargli peso.

«Non mi va.» rispondo scocciato.

«Uhm, va bene. Ciao, sfigata!» urla il suo insulto, mentre si avvicina un po' a lei.

Mi blocco, fermandola, e fingo un sorriso.

Le lezioni sono sempre così noiose, fortuna che c'è Ashley a rendere il tutto meno pesante, anche se delle volte è pesante lei stessa. Ho lasciato l'aula di biologia e le ho dato appuntamento in corridoio, stranamente in fondo c'è Emy e non capisco il perché, è così secchiona che è improbabile che sia stata cacciata fuori. D'un tratto Ashley mi bacia, cogliendomi alla sprovvista. Resto ad occhi aperti e vedo Emy camminare quasi al muro, sperando che non la noti, ma Ashley non perde occasioni per umiliarla.

«Emy, ciao!» la saluta falsamente, appena si stacca dalle mie labbra.

«Ciao.» ricambia Emy, inespressiva.

Si avvicina a lei e le poggia una mano sulla spalla. «Cosa ci fai in corridoio tutta sola?»

La guardo sorridente e noto la sua ansia salire.

«Devo andare!» cerca di divincolarsi, ma Ashley l'afferra per un polso e la sbatte al muro.

«Perché tanta fretta?»

Cosa si sarà messa in testa? Emy è spaventata e odio che sia qualcun altro a provocarle quell'emozione.

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