Capitolo 10
È da più di un'ora che sono sdraiato su questo letto a fissare il soffitto, senza distogliere mai lo sguardo, nemmeno per guardare il cellulare che stava squillando. Dev'essere di sicuro Ashley, che mi prega di andare alla stupida festa che ha organizzato Jake, inutile dire che non ho proprio voglia. Emy è di nuovo uscita con Watson, ormai va avanti da più di un mese e non riesco ad impedirlo. Mi sento come se avessi perso qualcosa, da quando esce con quello non posso più infastidirla, è cambiata. I miei pensieri vengono interrotti da dei passi in corridoio, che finiscono in camera di Emy. È tornata! Chissà cosa ha combinato con quel tizio. Sono sicuro che quell'aria da santarellina è solo una machera. Mi volto dall'altra parte del letto, afferro il cellulare da sotto il cuscino e leggo due chiamate perse e un messaggio da parte di Ashley.
Messaggio da Ashley: Ma che fine hai fatto? Non ti ho visto fuori scuola. Ti va di vederci? È un po' che non stiamo insieme.
Guardo lo schermo e penso che abbia ragione, sono settimane, ma non ho più voglia di scoparla, è diventata più fastidiosa del solito. Ignoro il messaggio e chiudo gli occhi, lasciandomi andare in un sonno profondo.
«Mark...» sento pronunciare il mio nome, ma non accenno ad aprire gli occhi. «Mark, tesoro.» Apro gli occhi di scatto e vedo mia madre a pochi centimetri dal mio letto. Che cosa vuole? Stavolta non ho fatto niente. «Tra pochi minuti sarà pronta la cena, vieni giù.»
«Non ho fame!» sbotto, mentre mi volto dall'altro lato del letto.
In realtà non mi va di cenare con lei e vedere quanto è felice per via di quel coglione di Sam.
«Qualcosa devi mangiare.»
«Lasciami in pace.»
La sento tirare un lungo respiro e poi esce finalmente dalla stanza. Non so cosa mi stia succedendo, me lo chiedo spesso ma non riesco mai a trovare una risposta, è così snervante non avere il controllo sulle proprie emozioni. Dopo essermi accertato che sia andata via per davvero, mi alzo dal letto e vado verso l'armadio. Apro un'anta e mi blocco a fissare la mia vecchia chitarra; neanche mi ricordo più dei periodi in cui la suonavo, era l'unica cosa che mi faceva stare bene. La afferro e la esamino, è la stessa di anni fa, forse sarà un po' scordata, ma per scoprirlo dovrò provarla. Mi siedo sul letto e la posiziono sulle mie gambe, mentre una scarica di adrenalina si fa strada in me. Avevo dimenticato le emozioni che mi procurava. Sfioro le corde, è ancora in perfetto stato. Ho i brividi appena suono una melodia che composi anni fa e mi meraviglia il fatto che la sappia ancora maneggiare alla perfezione. Sorrido appena e mi lascio andare a quel meraviglioso suono, dimenticandomi persino dei miei problemi. Tra un assolo e l'altro, sono costretto a fermarmi, appena sento un cellulare squillare dalla stanza di Emy. Da bravo ficcanaso quale sono, poggio la chitarra sul letto e mi avvicino alla porta per ascoltare meglio.
«Quanto hai bevuto?» riesco a sentire. Non capisco di chi stia parlando. «Dove sei? Cerca di sforzarti.» dice disperata. Non credo stia parlando con Watson, perché lui è un perfettino del cazzo che non si ubriaca nemmeno morto. «No! Non fare stupidaggini. Credo di aver capito dove ti trovi. Non muoverti, sto arrivando!» Smette di parlare e deduco che abbia riattaccato.
Mi allontano dalla porta, prima che possa accorgersi della mia presenza e la sento camminare pian piano in corridoio. Sta uscendo di nascosto e non capisco dove stia andando, dato che sono le undici. Senza pensarci oltre, infilo le scarpe, ripongo la chitarra nell'armadio ed esco dalla stanza. Raggiungo il piano di sotto e la vedo entrare nel garage dalla porta sul retro. Cosa diavolo le passa per la testa? Ora per colpa sua dovrò seguirla.
Dopo circa dieci minuti di guida e restando sempre ad almeno dieci metri da lei per non farmi scoprire, capisco immediatamente dove sta andando. Tra pochi isolati c'è la villa di Jake e non posso credere che sia diretta proprio lì. Purtroppo i miei sospetti erano fondati, parcheggia la macchina nel vialetto di Jake e va dritta alla porta. Devo fermarla, prima che sia troppo tardi. Parcheggio a mia volta ed esco dal veicolo. Subito dopo, delle braccia sottili avvolgono la mia vita.
«Finalmente sei venuto, lo sapevo.» dice Ashley alle mie spalle.
Cazzo!
Adesso mi farà perdere tempo e dentro accadrà un casino, le faranno qualche brutto scherzo e si ritroverà senza un arto. Forse sto esagerando, ma per Jake è diventata un'ossessione e non credo che la mia scarica di cazzotti gli abbia fatto cambiare idea.
«Sì, ma ora lasciami, ho da fare.» cerco di liberarmi dalla sua stretta.
«Non mi dai nemmeno un bacio?» chiede delusa. Mi volto verso di lei e le poso un bacio sulla guancia. «Intendevo tutt'altro tipo di bacio.» dice maliziosa, mentre avvolge le sue braccia intorno al mio collo.
«Ora non ho tempo, ci vediamo dopo.» mi libero finalmente di lei e mi precipito in casa.
La musica è assordante e come al solito ci sono almeno una trentina di persone ubriache, ragazzine mezze nude che ballano e qualcuno appartato a farsi una canna. Ma non vedo Emy e sono sicuro di averla vista entrare, poco fa. Un gruppo di ragazzi in cerchio e urla, attirano la mia attenzione, in fondo alla stanza c'è una rissa. Corro verso la folla, sgomitando e sperando che Emy non sia coinvolta, ne uscirebbe distrutta. Purtroppo lei è lì e sul pavimento ci sono Jake e Sam. Lo sapevo, è venuta qui per lui. Emy si mette in mezzo, spingendo via Jake dal suo fidanzatino e lui sbraita, fino a chiamarla puttana.
Sta per andarle contro, quando lo afferro per il busto, tenendolo fermo.
«Cosa cazzo credi di fare?» gli urlo contro.
Mi volto verso di lei e la guardo malissimo, sperando che capisca la delusione nel mio sguardo, dopodiché porto via Jake, per evitare altri casini. Raggiungiamo il giardino e lo costringo a sedersi su una delle panchine sotto al gazebo.
«Mark, amico mio.» sorride ubriaco e cerca di afferrarmi, ma mi ritraggo.
«Cosa cazzo stavi facendo?» chiedo, mentre lo afferro per la maglietta.
«Nulla, avevo un conto in sospeso con la tua santarellina e quel coglione di Watson si è messo in mezzo.»
Stringo il pugno e mi preparo a sferrargliene uno, ma mi interrompo. Devo parlare con quella sprovveduta. Lo sbatto contro la panchina e corro via dal giardino, di nuovo nel mezzo della festa. Mi guardo intorno e non la vedo. Dove cazzo è andata? Watson è ancora qui, la sua faccia è conciata male, probabilmente avranno litigato e lei se n'è andata. Esco fuori dalla casa e finalmente la vedo, intenta ad aiutare qualcuno ad entrare in macchina. Mi avvicino di più e riesco finalmente a capire ogni cosa. Ecco con chi stava parlando prima al telefono; Tiffany. Sta per salire in macchina a sua volta, quando mi avvicino a lei e glielo impedisco, tirandola bruscamente per le spalle e sbattendola contro il muro.
«Come ti è saltato in mente di venire qui?» le urlo in faccia, con tutta la rabbia di cui sono capace.
Fortunatamente non ha un graffio, sembra solo un po' spaventata.
«Lasciami!» ordina.
«Potevi finire nei guai.» ignoro il suo ordine.
«E a te cosa importa?» chiede accigliata.
In effetti ha ragione, eppure una parte di me voleva toglierla dai casini. Questa qui mi farà diventare pazzo.
«Questi non sono posti per una come te!» le dico, cercando di ferirla. Ma si limita a guardarmi male e cerca di prendermi a schiaffi. Afferro prontamente la sua mano, bloccandola. «Vattene!» le dico minaccioso.
La lascio e mi allontano da lei, appena sono sicuro che si sia messa in macchina e abbia lasciato il vialetto. Non so più cosa fare, sto cercando in tutti i modi di starle lontano, ma mi rende le cose difficili, sfidandomi.
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