Capitolo 1
Mi sono sempre chiesto cosa diavolo ci facessi in quella casa di esaltati. La risposta era semplice, non potevo andare via fino a che non avrei concluso il liceo, questi erano i patti presi con i miei genitori. Avrei voluto scappare appena seppi della gravidanza persa di mia madre, ma purtroppo non ho potuto. Mi sentivo in trappola, poi ebbero la brillante idea di iscrivermi ad un corso di nuoto. Nessuno glielo aveva chiesto. Ancora una volta avevano deciso per me, ne avevo davvero abbastanza delle loro stronzate. Se avessi saputo quello che mi aspettava, non ci avrei messo piede. Sembrava tutto così surreale, tutto così finto e non riuscivo a trovare spiegazioni riguardo alla loro stupidità. Mio padre disse che era per il mio bene, che dovevo tenermi in forma, ma frequentavo già palestra da tempo. In fondo sapevo che era un modo per distrarmi da tutto quello che era accaduto, però avrei voluto avere voce in capitolo. Così fui costretto a recarmi al primo giorno di corso, l'istruttore era uno stronzo dai capelli tinti di biondo e una barba scura, occhi verdi, e come ogni istruttore di nuoto, era alto e palestrato. Non avevo ancora messo piede in acqua e già sembrava scazzato nei miei confronti. Ero abbastanza svogliato, stavo frequentando quel corso contro la mia volontà, era più che comprensibile il suo astio nei miei confronti, ma non lo capivo e quindi reagivo male. Entrai in acqua e cominciai a nuotare come meglio credevo, mentre lui mi fissava con aria divertita.
«Johnson, più veloce!» urlò il bastardo. «Dieci vasche!» Cazzo, ero già esausto, non avevo più voglia di proseguire. Non mi piaceva per niente, preferivo un altro tipo di sforzo. Continuavo a nuotare su e giù per l'enorme vasca, con il fiatone, fino a che vidi lei; Capelli rossi, occhi verdi e sorriso perfetto. Se ne stava seduta sugli spalti, con un accappatoio addosso e i capelli bagnati le contornavano il viso. Mi bloccai all'istante per guardarla meglio. «Johnson, perché ti sei fermato?» Ignorai del tutto la voce dell'istruttore e uscii dall'acqua. «Che cosa fai? Ritorna in acqua!» indicò col dito.
«Sono stanco!» sbottai in malo modo.
«Non mi importa, devi concludere la serie!»
«Non credo proprio.»
Andai verso l'asciugamano, l'afferrai e cominciai a strofinarla sul mio corpo. Non distolsi lo sguardo da lei nemmeno per un secondo, mentre l'istruttore starnazzava come un'oca. Infine asciugai i capelli e raggiunsi gli spalti, verso la ragazza più bella che avessi mai visto. Mi sedetti al suo fianco e le sorrisi timido.
«Ciao.» mi salutò.
«Ciao.» risposi sorridente. «Sono Mark.» le porsi la mano.
«Lucy.»
«Lucy, dove sei?» sentimmo da lontano.
Mi guardai intorno e vidi un ragazzo dai capelli biondi, affiancato da un altro moro, sicuramente più grande di lui.
«Devo andare.» mi disse Lucy, mentre si alzava per raggiungere quei due. «Sei molto carino, Mark.» mi fece un occhiolino.
Non potei fare a meno di arrossire. Lucy andò via con i due ragazzi, lasciandomi da solo.
Passò un mese, la vedevo ogni settimana, ormai frequentavo il corso di nuoto soltanto per lei. Mi disse che stava insieme al tipo biondo che venne a prenderla il mio primo giorno. Chissà perché stavamo diventando amici, ma il mio obiettivo era un altro; riuscire a conquistarla e non me ne importava se era già impegnata. Pochi giorni dopo, per un malaugurato caso, conobbi il ragazzo moro che era insieme al biondino, si chiamava Adam. Fu lui a venire a prendere Lucy quel pomeriggio. Ero negli spogliatoi, avevo appena finito di fare la doccia, indossavo solo i boxer e osservavo le foto di Lucy che avevo scattato di nascosto.
«E così ti piace la ragazza di mio cugino.» la voce di Adam arrivò alle mie spalle come una pugnalata.
Misi immediatamente via il cellulare e mi voltai disinvolto. Aveva visto le foto di Lucy sul mio telefono e non sapevo come avrebbe reagito, quindi restai allerta. Era poggiato allo stipite della porta, con un mezzo sorriso stampato sul viso. Non capivo cosa stesse pensando o se mi stesse disprezzando per avermi colto in flagrante.
«Cosa stai dicendo?» feci finta di nulla.
«Ho notato come la guardi.»
Entrò nello spogliatoio, fino a sedersi accanto a me. Mi allontanai di qualche centimetro.
«E quindi?»
«Dai, amico, ti piace.»
«Io non sono tuo amico.» sbottai.
«Siamo nervosetti, a quanto pare.» sghignazzò. «Mi chiamo Adam.» allungò la mano verso di me.
La guardai male, non mi piaceva e facevo bene a pensarla così, ancora oggi mi chiedo come ho fatto ad essere suo amico per qualche mese, ma ero stupido e ingenuo.
«Mark.» dissi, senza degnargli di uno sguardo.
«Se provi davvero interesse nei confronti di Lucy, ti consiglio di provarci.»
Perché mi diceva una cosa del genere? Quella ragazza stava insieme a suo cugino.
«Smettila di darmi consigli, non te li ho chiesti.»
«Ehi, amico, mi piaci.» Lo fissai con gli occhi sgranati. «No, ma cosa hai capito.» scoppiò a ridere ed io ero sempre più allibito. «Mi piace il tuo modo di essere, sei sicuro di te stesso.» Non lo ero per niente, altrimenti ci avrei provato già con Lucy, nonostante la sua situazione. «Ho deciso di aiutarti con lei.»
Ma perché voleva aiutarmi? Non ci trovavo un senso, nemmeno mi conosceva.
«Non ne ho bisogno.»
«Oh, sì, credimi.»
Afferrò il mio braccio e mi guardò malizioso. Pensai che probabilmente il suo aiuto mi sarebbe servito, d'altronde conosceva bene Lucy. Annuii lentamente e sorrisi.
Nei giorni a seguire, io e Adam stavamo diventando sempre più amici, il che era strano, dato che ero un tipo abbastanza solitario e continuo ad esserlo. Ho il mio gruppo al liceo ma non è un vero rapporto, sentivo che con lui era diverso. Non avrei mai immaginato che da lì a poco mi avrebbe tradito. La differenza di età non era importante, sembravamo quasi coetanei, alcuni ci scambiavano per fratelli e tutt'oggi, quando ci penso, mi viene da vomitare. Frequentavamo gli stessi posti, eravamo sempre insieme e mi convinse persino a fare un tatuaggio. Infine mi aiutò davvero a conquistare Lucy, l'avevo praticamente ai miei piedi e lasciò il suo ragazzo per me, il che mi faceva sentire importante. Però non avevo ancora fatto i conti con l'invadenza di Adam. Ogni volta che la invitavo ad uscire c'era sempre lui di mezzo, non ci lasciava mai soli. La cosa cominciò a scocciarmi, volevo passare un po' di tempo con la mia ragazza, ma lui non me ne dava modo. Nonostante l'invadenza di Adam, trovavamo comunque un modo per stare insieme. Lo facemmo per la prima volta negli spogliatoi femminili, quando tutte le ragazze se n'erano andate. Fu strano, ma bello, pensavo che facesse male, come alle ragazze vergini, ma lei mi guidava e mi studiava. Ormai lo facevamo solo in quel modo, aspettavamo che la piscina fosse vuota per darci dentro, mi insegnò a fare sesso, a baciare e a toccarla intensamente. Furono dei bei momenti, anche se mi chiedevo spesso perché Lucy non volesse uscire da sola con me, mi considerava un ragazzino? Poi mi ricredetti, perché un po' di tempo dopo, ebbi finalmente l'opportunità di uscire con lei, di nascosto da Adam. La portai in un locale abbastanza tranquillo, anche perché non amava i luoghi rumorosi. Dopo un po', mi disse che aveva bisogno del bagno e si allontanò da me, mentre io restai ad aspettarla. Ma quando mi resi conto che stava passando troppo tempo, decisi di andare a cercarla. Arrivai al bagno delle ragazze e li vidi; Adam e Lucy che si baciavano. Rimasi spiazzato e senza parole. Si erano serviti di me. Ecco perché ci seguiva ovunque, doveva tenerla d'occhio perché la voleva lui, mentre lei continuava a farsi sbattere anche da me. Andai via, lasciandoli lì. Stavo malissimo, ero appena stato tradito dalla mia ragazza e dal mio migliore amico, da quel giorno non ho più voluto saperne di loro due, soprattutto di Adam. Lo incontrai qualche mese dopo e dovetti reprimere l'istinto di ucciderlo.
Abbandonai il corso di nuoto e cominciai ad andare in palestra con più frequenza, volevo sfogare i miei nervi in quel modo, altrimenti avrei finito per distruggere qualunque cosa mi capitasse sotto mano. I miei non avevano più accennato al fatto dell'adozione, credevo che fosse tutto finito. Fino al giorno 10 aprile 2012.
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