Capitolo 93. Tachicardia.

È in momenti come questi che maledico ancora di più i miei attacchi di panico.

Mi sento impotente, tutto mi crolla addosso, il cuore inizia ad accelerare, il respiro a farsi affannoso e inizio a tremare come una foglia. Da sola non riesco a reagire, mai.

Prendo un bel respiro profondo e mi giro verso Federico, ho bisogno di lui, è l'unico in grado di aiutarmi.

-Piccola- corre letteralmente verso di me - sono qua! Vedrai che ne usciremo vincitori, accantoneremo il passato una volta per tutte e potremmo pensare solo a noi, finalmente!-.

Passa l'indice sulle mie labbra e cerco di concentrarmi sul suo tocco, per respingere l'imminente attacco di panico.

Avvicina le sue labbra al mio viso e mi lascia un bacio sulla mandibola, facendomi venire i brividi su tutto il corpo.

-Grazie, Federico- gli accarezzo il petto coperto da una camicia bianca - senza di te non ce la farei-.

Mi sorride dolcemente, ma qualcuno dietro di me finge di schiarirsi la gola, perciò mi giro immediatamente.

-Signorina Gela, dobbiamo andare- il tono del mio avvocato è deciso, e questo mi fa calmare un po'.

Sembra sapere bene quello che fa, pensa che abbiamo il coltello dalla parte del manico e che quello che credevo fosse mio padre, fino a poco tempo fa, finirà in carcere e ci resterà per molto tempo.

Cerco di pensare alle cose belle che potrò costruire con Federico, una volta finita questa storia, per darmi coraggio.

Afferro la mano del mio ragazzo ed entriamo nell'aula.

I miei occhi si posano immediatamente su mia madre, che è accompagnata dal padre di Elia.

Sono meravigliata dal fatto che Giovanni l'abbia perdonata per non essersi fatta viva all'ospedale quando Elia ha avuto l'incidente. Però so, da quanto il mio amico mi ha riferito, che il loro rapporto un po' si è inclinato. Non hanno più un rapporto dolce come se fossero degli adolescenti alla prima cotta.

In fin dei conti dall'incidente sono passate solo 3 settimane, sono convinta che sia questione di tempo prima che Giovanni si accorga di che razza di persona è mia madre e che la lasci.

Federico mi scorta al nostro banco e, appena ci sediamo, vediamo entrare lui, ossia l'uomo che mi ha reso la vita un inferno.

Stringo immediatamente più forte la mano del biondo e lui mi accarezza il dorso con il pollice. So che per lui è difficile darmi coraggio, sostenermi, senza perdere la calma, visto che avrebbe voglia di prenderlo a pugni.

Quell'uomo spregevole mi rivolge uno sguardo schifato, ma io non abbasso gli occhi, non stavolta. Tante volte mi ha vista piangere per colpa sua, per le brutte parole che mi rivolgeva, per i colpi che mi dava, perciò ora non gli darò la soddisfazione di vedermi spezzata.

Questa volta ho una cosa in più a darmi forza: la consapevolezza di non avere il suo stesso sangue che mi scorre tra le vene. Di non avere niente di lui, di non potergli assomigliare in nessun modo, per nessuna ragione al mondo.

Viene scortato fino al banco degli imputati e, solo allora, abbassa lo sguardo e inizia a parlare con il suo avvocato.

Il giudice fa il suo ingresso e il processo inizia immediatamente.

Cerco di stare attenta a tutto, nonostante il mio cuore sia in tachicardia. Sto morendo di paura.

L'avvocato di Adriano (penso che ormai non abbia proprio più senso chiamarlo papà) cerca ogni modo per tirarlo fuori dai guai, ma il nostro avvocato stronca ogni suo tentativo sul nascere. Non mi sbagliavo, è un tipo tosto.

Vengo chiamata a testimoniare e nel momento che lascio la mano di Federico tutto diventa più difficile. Mi giro a guardarlo e lui mi rivolge un sorriso rassicurante e così io mi dirigo al banco dei testimoni.

Ho le mani che tremano e che sudano. Peso ogni parola da dire, per paura di commettere degli errori. Rispondo a ogni singola domanda con franchezza e mi vieto di piangere ricordando tutto quello che ho passato.

L'avvocato di Adriano cerca di mettermi in difficoltà, di farmi cadere in dei tranelli, ma non si può sbagliare quando si ha così chiara la situazione.

L'interrogatorio finisce e torno a sedermi da Federico, che mi stampa un piccolo bacio tra i capelli, per poi riafferrarmi la mano.

-Sei stata bravissima, piccola- sussurra al mio orecchio - sono fiero di te-.

Gli rivolgo un sorriso di ringraziamento e riporto l'attenzione sul processo che va avanti per altri dieci minuti circa, prima che il giudice annunci che è pronto a emettere la sentenza.

Deglutisco e il cuore mi sale in gola, per l'agitazione. Sto mordendo talmente forte l'interno delle mie labbra che sento il sapore metallico del sangue in bocca.

-Questa corte ha deciso che il signor Adriano Gela imputato di maltrattamenti in famiglia e tentato omicidio nei confronti della signorina Kristen Gela, è condannato ad anni 18 e mesi 9 di reclusione- le mie orecchie si disconnettono immediatamente e mi giro automaticamente verso Federico.

Il sorriso sul suo viso è uno dei migliori del suo repertorio, è bello vederlo così felice.

L'ansia sparisce tutto d'un tratto e appena il giudice lascia l'aula ringraziamo l'avvocato, e poi mi butto tra le braccia del mio ragazzo.

-Ce l'abbiamo fatta- gli sussurro all'orecchio con le lacrime agli occhi -ce l'abbiamo fatta, amore mio-.

Mi stringe forte a sé, ma ci allontaniamo di scatto quando sento una voce, quella voce, dietro di me.

Il suo sguardo è freddo e sono sicura che non ci metterebbe molto a farmi fuori, se solo non fosse ammanettato e bloccato da due guardie.

-Non sei mai stata niente per me- mi sputa con rabbia - nulla, e mai lo sarai-.

Federico mi passa davanti e gli ride in faccia, cosa che mi lascia spiazzata.

-E sai quanto ce ne frega a noi?- finge di pensarci su poi continua dicendo - Nulla, per citare le tue stesse parole. E sai perché? Perché marcirai in carcere e francamente spero che ci morirai pure lì-.

Le guardie scortano quel mostro fuori e io rilascio un sospiro di sollievo. Solo a pensare che potrei non vederlo più mi fa sentire la ragazza più felice del mondo.

Federico mi lascia un casto bacio sulle labbra e mi prende nuovamente per mano.

- Andiamo principessa- annuisco e lo seguo fuori, arrossendo per il nomignolo che mi ha attribuito.

Forse dovrei essere giù perché il giudice mi ha affidata a mia madre, visto che sono minorenne, ma sappiamo tutti che non andrò a vivere con lei. A nessuna delle due interessa ricostruire un rapporto, soprattutto a me, visto che vuole cacciarmi da casa mia, pur sapendo che io e Federico non sappiamo dove altro andare.

Tra 3 mesi sarò maggiorenne e, allora, sarà ancora tutto migliore. Potrò costruire la mia vita con Federico, senza problemi di nessuna natura.

*

Mi tolgo le scarpe e mi sdraio sul divano, finalmente sono a casa.

È stata una giornata estenuante. Inutile dire che dopo il processo siamo stati con i nostri amici a festeggiare. Sono stata felice che Rosalie e Benjamin si siano seduti allo stesso tavolo, mettendo da parte i rancori per oggi, solo per me. Questo mi fa capire quanto tengano a me, sono tanto fortunata per questo.

Il mio ragazzo si mette davanti a me e mi porge la mano, così io l'afferro immediatamente. Afferrerei sempre la sua mano, so che mi aiuterebbe sempre a sorregermi se stessi cadendo. Gli affiderei la mia stessa vita, so che la custodirebbe al meglio.

Mi alzo dal morbido divano e seguo Federico, fino alla nostra camera.

Molla la mia mano e inizia a frugare nel cassetto del suo comodino, finché ne estrae una scatolina piccola e rossa.

Sgrano gli occhi immediatamente e il mio cuore fa i salti mortali al solo pensiero che sia quello che credo.

Si inginocchia ai miei piedi e quasi mi soffoco con la mia stessa saliva. Mi sa che sto pensando alla cosa giusta.

-Kristen- afferra la mia mano sinistra -avrei voluto dartelo da un po', ma non trovavo mai il momento giusto. Oggi, visto che abbiamo chiuso una parte importante e brutta del tuo passato, diventato ormai anche mio, ho deciso che è perfetto.-.

Apre la scatolina e un anello con un piccolo diamante brilla da dentro.

-Questo è per te- continua a dire infilandomi l'anello al dito - non è granché, lo so, ma un giorno, quando ti chiederò di sposarmi, giuro che te ne comprerò uno più bello. Ti amo Kristen, non smetterò mai di farlo-.

Delle lacrime sfuggano al mio controllo, per l'emozione, e gli butto le braccia al collo, per poi inginocchiarmi anche io, davanti a lui.

-È bellissimo, Federico. Io ti amo, tantissimo. Oh Dio, sei meraviglioso- gli do dei baci a stampo, uno dietro l'altro, e lui ridacchia, facendomi scaldare il cuore.

Improvvisamente appoggia la sua mano sul mio viso e aggancia i miei occhi, il suo sguardo si è fatto serio.

In un attimo annienta la distanza e le sue labbra sono sulle mie, facendomi accelerare i battiti in un secondo.

Continua a baciarmi dolcemente e io gli accarezzo i capelli, lentamente.

Se è un sogno non svegliatemi, lui è ciò che ho sempre sognato e desiderato.

La nostra storia d'amore è la mia favola personale.

Nota: eccomi qua! Finalmente sono riuscita ad aggiornare, scusate se ci metto un po' a pubblicare, ma praticamente sto lavorando sia la mattina che la sera e non ho mai un minuto libero. Ecco a voi un capitolo lungo e diciamo molto romantico. ⚠⚠Voglio avvertirvi di una cosa: non abituatevi a questa calma tra Kristen e Federico, perché ne succederanno ancora delle belle. Mery è tornata, vi ricordo, perciò siamo solo all'inizio di una nuova avventura⚠⚠. Detto ciò, vi saluto, aspetto i vostri commenti, vi stra amo, al prossimo capitolo🌹❤

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