Capitolo 86. Bere.
Sento una porta sbattere e apro gli occhi di scatto, spaventandomi.
Mi sono sdraiata un'ora fa circa, in attesa che Federico tornasse, ma poi sono crollata e mi sono appisolata.
Sento delle chiavi tintinnare e mi rendo conto che il mio ragazzo finalmente è tornato a casa.
Scatto giù dal letto e scendo le scale di corsa, ritrovandomelo davanti.
-Federico- mi avvicino -ma dove sei stato?- la mia voce risulta essere più preoccupata che dura e lui scrolla le spalle come se non sapesse neanche lui stesso dove ha passato tutto questo tempo.
Neanche Benjamin ha risposto alle mie chiamate e questo ha fatto solo aumentare la mia preoccupazione.
Fa per venire verso di me e sgrano gli occhi vedendolo barcollare, è ubriaco.
-Fede- gli vado incontro -ma che hai fatto?- aggancia i miei occhi e noto immediatamente che sono lucidi.
-Sto bene- biascica -ho solo bisogno di dormire- storco il naso sentendo l'odore che emana, tutto ciò è assurdo.
-Puzzi d'alcool, Federico!- indietreggio -Dove cavolo sei stato? Perché hai bevuto in questo modo?- lo scruta attenta, mentre lui mi osserva con aria spaesata.
-Non sono in me- sbuffa -ne riparliamo domani- mi supera senza degnarmi di altri sguardi e sale in camera lasciandomi sola, lasciandomi con i miei dubbi.
Vorrei capire di più su questa storia, ma forse è meglio davvero che per oggi riposi, non si reggeva nemmeno in piedi.
Io sono davvero sbalordita, confusa e spiazzata. Non si è mai comportato in questo modo indifferente, sembra che non gliene freghi più nulla del mondo che lo circonda.
Faccio per tornare in camera, ma il mio telefono suona e inarco un sopracciglio confusa.
È un numero che non ho registrato in rubrica, chi può essere che mi chiama alle 4 del mattino?
Arriccio le labbra pensando se rispondere o no, ma alla fine rispondo, perché magari è importante.
~Pronto, chi è?~ mi rendo conto di quanto risulti tesa la mia voce per quello che è appena successo con Federico e sbuffo tra me e me.
~Kristen, sono Giovanni!~ la preoccupazione trapela dalla sua voce e il mio cuore accelera -Devi correre immediatamente all'ospedale. Elia è in sala operatoria~ sussulto sentendo le sue parole e stringo più forte il cellulare tra le mani.
~Oh mio Dio. Non so come venire.~ confesso ~Non ho passaggio~, lo sento sbuffare e poi parlottare con qualcuno.
La brutta sensazione che ho avuto entrando nella stanza di Elia non mi ha abbandonato mai, ed ora si spiega tutto.
~Kristen~ la voce del padre di Elia mi riporta alla realtà ~ verrà a prenderti un amico di Elia, che è qui. Va bene?~ annuisco, ma poi mi rendo conto che non può vedermi.
~Sì, lo aspetto. Spiegagli tu dove abito~ chiudo la telefonata e salgo su, per togliermi il pigiama e mettermi dei vestiti comodi.
Dopo di che entro nella stanza dove io e Federico dormiamo e sospiro debolmente vedendolo steso sul letto, con gli occhi chiusi.
Prendo una coperta dall'armadio e gliela appoggio delicatamente addosso, visto che si è coricato senza disfare il letto.
Faccio per uscire dalla stanza, ma mi blocco sentendolo chiamarmi. Pensavo dormisse.
-Kristen, dove stai andando?- la sua voce impastata dal sonno e dall'alcool mi fa provare una sorta di compassione. Odio sapere che esista qualcosa che gli ha fatto alzare il gomito in questo modo, qualcosa che lo faccia stare male.
-Sto andando da Elia- mi avvicino nuovamente al letto -non so cosa gli sia successo, ma lo stanno operando di nuovo. Tranquillo, ho trovato passaggio. Tu riposa, domani mattina dobbiamo parlare- sgrana gli occhi meravigliato, lancia uno sguardo alla sveglia sopra il comodino, poi riguarda me.
-Sono le quattro del mattino. Che ci fai ora? Che ti importa di andarci ora? Ci andremo domani mattina, quando saremo riposati!- mi allontano da lui di scatto e gli lancio un'occhiata malefica.
-Penso che per stavolta ti lascerò perdere, sono sicura che sia l'alcool che stia parlando per te-, scuoto la testa debolmente ed esco dalla stanza.
Sono sicura che si addormenterà nuovamente nel giro di pochi minuti.
Evidentemente non capisce quanto sia grave la situazione di Elia, ma come potrebbe capirlo? È stato tutto il giorno fuori, non sa nulla, ed ora è troppo ubriaco per capire.
Sento il campanello suonare improvvisamente e scendo giù di corsa, indossando il giubbotto.
Apro la porta e mi ritrovo davanti un ragazzo moro.
-Ciao, dimmi che tu sei Kristen e che non ho svegliato delle persone a caso alle 4 del mattino- il suo sguardo leggermente terrorizzato all'idea di aver fatto una figuraccia mi fa sorridere e annuisco.
-Sono io, possiamo andare.- mi chiudo la porta alle spalle e saliamo sulla sua macchina.
Non mi meraviglio vedendo gente straricca, con delle macchine di lusso, visto che sono cresciuta in un'ambiente dove tutto ciò è naturale, ma non è da tutti i giorni vedere un ragazzo di vent'anni con una Lamborghini, seppure ricco.
-Comunque io sono Marcello- mi giro verso di lui e annuisco, sorridendo leggermente.
-Allora Marcello- inizio leggermente imbarazzata -cosa ha avuto Elia?- il suo sguardo diventa immediatamente cupo e stringe con forza il volante.
- Un'emorragia, i dottori non si erano accorti.- serra la mascella -Non so se può sembrarti normale, ma io lo trovo inaccettabile- annuisco dandogli ragione e deglutisco.
Pensavamo che si fosse ripreso, che il peggio fosse passato, invece tutto ora è come prima, se non più grave.
-Ce la farà- tiro su con il naso - deve farcela- sposto lo sguardo fuori dal finestrino e sospiro piano.
*
Arriviamo all'ospedale e scendiamo di fretta dalla macchina, per poi salire al reparto di chirurgia d'urgenza.
-Kristen- mi scruta attento il padre del moro e vedo i suoi occhi colmi di lacrime -sei arrivata! Elia sta malissimo, mi hanno appena detto che il suo cuore si è fermato per ben due volte durante l'intervento, per fortuna sono riusciti a tenerlo vivo. Dicono che è un ragazzo forte-.
Scoppio a piangere sentendo le condizioni del mio amico e mi giro di scatto verso destra sentendo un rumore di vetro infranto.
Sgrano gli occhi vedendo Marcello con la mano insanguinata e poi dei pezzi di vetro per terra. Ha colpito la scatola che contiene gli attrezzi che servono in caso di incendio.
-È tutta colpa di questi dottori bastardi.- sbraita -Non si sono accorti che stava male, è solo colpa loro se morirà- digrigno i denti sentendolo pronunciare la parola morte e mi avvicino a lui, per calmare le acque.
-Non pensare al negativo. Vedrai che ce la farà.- gli osservo la mano - Piuttosto, fatti visitare, stai sanguinando molto-, lui si allontana da me di scatto e mi lancia uno sguardo malefico.
-Come fai a dirlo?- mi urla in faccia -A meno che non sei una maga, non prevedi il futuro. Oppure hai delle doti nascoste?- sgrano gli occhi sentendo il suo tono nervoso e abbasso la testa, per come mi ha trattata.
Nemmeno mi conosce, non può permettersi di trattarmi così. Volevo solo essere d'aiuto, ma evidentemente ha problemi nel gestire la sua rabbia.
Sentiamo la porta del reparto sbattere e mi rendo conto che è uscito.
Il padre di Elia mi lancia uno sguardo dispiaciuto e io scuoto la testa leggermente.
Non mi importa di nulla, l'importante è che Elia si riprenda, questo è l'unica cosa che ora conta.
Nota: ecco a voi un nuovo capitolo. Che ne dite? Vi piace il nuovo personaggio? Fatemi sapere cosa ne pensate, di tuttoo! Al prossimo capitolo ❤️
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