Capitolo 59. Cenerentola.
Ormai sono passati 4 giorni da quando ho confessato tutto alla polizia e da quando ho detto ciò che intendevo fare a Federico.
Io e lui non abbiamo più avuto un confronto. È venuto in ospedale a trovarmi ogni giorno, insieme a Ben e Rose, ma è sempre rimasto in disparte.
Finalmente oggi mi hanno dimessa e Federico si è presentato all'ospedale puntuale e mi ha riportata a casa sua.
Tra noi, in macchina, non ci sono stati tanti discorsi, a parte il classico 'oggi, come va?' .
Varco la soglia di casa e Federico appoggia la valigetta con la mia roba, accanto ai miei piedi.
Aggancio il suo sguardo e in un attimo sento le farfalle svolazzare impazzite.
-Beh, bentornata, Kris-, sorride debolmente e mi passa affianco, dirigendosi in camera sua.
Sembra che si senta quasi a disagio e che non sappia come comportarsi con me.
Prendo un respiro profondo e lo raggiungo in camera. Ho bisogno che capisca come vanno le cose, non voglio che finisca per sempre.
Apro piano la porta e lui si gira verso di me.
-Fede...-, mi lancia uno sguardo interrogativo e io sospiro debolmente.
-Che c'è, Kristen? Hai bisogno di qualcosa?-, scuoto la testa e lascio perdere il suo tono di voce distaccato.
-Volevo solo dirti che non... Insomma, io...- non so come dirlo, il suo sguardo serio, che mi scruta, mi mette a disagio, e non poco.
Perché non mi ha creduto? Perché ha preferito credere alle parole di Martina? Dannazione. Se non l'avesse fatto non saremmo a questo punto.
-Federico non voglio che tra noi finisca- si inumidisce le labbra e annuisce concordante.
-Nemmeno io Kris, è che la tua richiesta di andarci piano mi ha spiazzato. Sono stato uno stronzo ad andare via dall'ospedale, quando me l'hai comunicato, ma ero furioso. Non immagini quanto mi dispiaccia aver tradito la tua fiducia, in qualche modo.
Ci andremo piano, come vuoi tu, ma Kristen, devi darmi il tempo. Ho bisogno di tempo per capire cosa fare, come farlo...-, davanti alle sue parole non posso lamentarmi, sta facendo solo quello che gli ho chiesto. È solo che il suo comportamento mi sembra strano, un po' ambiguo.
Sembra stia cercando di combattere con la parte di sé che gli dice che la mia richiesta di andarci piano è una stronzata.
Mi manca, mi mancano terribilmente i suoi baci, le sue labbra, mi manca accarezzargli i capelli, stare al sicuro tra le sue braccia, ma appena penso di mettere una pietra sopra al nostro litigio mi torna in mente tutto, è come se fossi bloccata.
Ho bisogno di metabolizzare il tutto. Ho bisogno di capire che lui non mi abbandonerà, che non penserebbe mai e poi mai che sono un peso.
Forse sono sbagliata, lo so, ma sono così.
Mi mordo il labbro inferiore e annuisco, non posso fare altro.
Esco dalla stanza e una lacrima mi bagna il viso, è tutto così complicato.
*
È inutile dire che appena arrivo a scuola ho tutti gli occhi puntati addosso.
Tutti sanno la storia di mio padre. È incredibile come i pettegolezzi viaggino veloci.
-Ignorali- sorrido debolmente alla mia migliore amica e mi rendo conto che il ritorno a scuola è più difficile di quanto credessi.
È imbarazzante che le persone mi indichino e parlino di me, senza preoccuparsi minimamente di abbassare la voce, incuranti che io possa vederli e sentirli.
Odio essere al centro dell'attenzione e odio che tutti sappiano la mia storia.
Entriamo velocemente in classe, nonostante non sia ancora suonata, per sfuggire agli sguardi curiosi.
-E se avessi fatto male? Ho attirato l'attenzione su di me...- lascio la frase in sospeso e Rosalie mi guarda con la bocca spalancata.
Capisce subito a cosa mi sto riferendo e mi rivolge uno sguardo di rimprovero.
-Kristen, hai fatto la cosa migliore. Inoltre, ora che tuo padre è in carcere, sarai al sicuro. Non dovrai più preoccuparti di uscire o di essere te stessa. Merita di marcire in carcere per quello che ti ha fatto. Non avere dubbi sulla tua decisone, hai fatto benissimo.
Vedrai che le persone si stancheranno presto di questa storia.-, mi sorride e annuisco rendendomi conto che ha ragione.
Non può andare peggio di come andava quando mio padre mi picchiava, o quando avevo l'ansia e la paura che potesse picchiarmi da un momento all'altro.
Supererò anche questa.
*
Esco dalla classe e rilascio un sospiro di sollievo.
Non ne potevo più di rimanere in classe. Li sguardi carichi di pena delle professoresse mi fanno salire una sensazione unica di nervoso. La professoressa di inglese si è perfino scusata per essere stata troppo dura con me durante l'anno, mi ha detto che non poteva minimamente immaginare quello che stavo affrontando.
Vado verso il bagno, ma mi fermo quando sento una voce femminile chiamarmi, purtroppo però non è una voce femminile qualunque, è Benedetta.
Potrei scappare e fingere che non mi sta chiamando, ma mi seguirebbe, lo so per certo.
-Ma quindi ora sei come una Cenerentola qui a scuola?-, questa è una cosa assurda, non credevo che l'avrei mai sentito.
Alzo gli occhi al cielo
-Benedetta, risparmiami le tue stronzate- sgrano gli occhi rendendomi conto cosa ho detto e lei spalanca la bocca, è quasi indignata.
Non le sono mai andata contro, ho sempre subito in silenzio. E ora non so cosa mi sia preso, molto probabilmente sono frustrata dalla situazione con mio padre, dalla situazione con Federico.
-Cosa hai detto, scusa?-, il suo tono è intimidatorio, ma non voglio ritrattare le mie parole.
-Ho detto che ho già abbastanza problemi, non ho bisogno che anche tu ti metta a sparare queste fesserie, ok? Ok-, faccio per andarmene, ma lei mi tiene.
Stringe forte il mio braccio e digrigno i denti quando conficca le sue unghie nella mia pelle.
È furiosa. Non è abituata ad essere contraddetta, ad essere risposta a tono.
-Piccola stupida, non so cosa tu ti sia messa in testa, ma il fatto che stai con Federico non ti autorizza a fare la stronza con me. Lui è popolare, ma tu non sei nessuno. E mai lo sarai. Ora chiedimi scusa-, che cosa?
Sgrano gli occhi e scoppio a riderle in faccia. Chiederle scusa? Per essermi difesa dalle sue prese in giro? Ma anche no.
Non so da dove sto tirando fuori tutto questo coraggio.
Faccio in modo che lasci la presa sul mio braccio dandole uno strattone e vado via velocemente.
Decido di lasciare perdere l'idea di andare in bagno e torno in classe, ho la sensazione che essermi messa contro Benedetta sia stato uno sbaglio bello e buono.
*
Finalmente l'ultima campanella suona e io Rose ci affrettiamo ad uscire.
Ho raccontato lei quello che è successo con Benedetta, e si è detta dispiaciuta di non aver assistito al mio momento " di rivincita" come l'ha definito lei.
Usciamo in cortile e Benjamin e Federico ci raggiungono velocemente.
Il biondo mi prende in disparte e mi lancia uno sguardo preoccupato
-cos'è successo con Benedetta?- inarco un sopracciglio e sbuffo.
Perfetto, lo sanno già tutti.
-Perché me lo chiedi, Federico? Lo sai già visto che me lo chiedi- si porta le mani ai capelli e si tira il ciuffo all'indietro con fare esasperato.
-È furiosa. Ci ho appena litigato, ma non sono riuscito a fermarla, vuole fartela pagare, Kristen- ma la mia vita è peggio di un film.
Farmela pagare? Il metodo di Benedetta è sempre lo stesso. Lo stesso che aveva usato nei confronti della povera ragazza che aveva la giacca uguale alla sua, ossia la rissa.
-Io non scenderò ai suoi livelli. Per lei ogni scusa è buona per stare al centro dell'attenzione. Ora noi andremo via, non ci fermeremo e non cederò più alle sue provocazioni- sospiro debolmente, torniamo dai nostri amici e poi usciamo dal cancello.
È inutile dire che Benedetta è fuori che aspetta me, con le sue amiche e con un gruppo di "spettatori".
Istintivamente stringo la mano di Federico e lui me la stringe a sua volta.
Facciamo per passare davanti a lei, ma inutile dire che si mette in mezzo e ci impedisce il passaggio.
-Guardate un po' chi c'è qua, Cenerentola. Una Cenerentola alquanto impertinente- tutti scoppiano a ridere come se avesse fatto la battuta più spassosa del mondo e, prima che possa aprire bocca, Federico si intromette.
-Benedetta, perché non la smetti di tormentare la mia ragazza?-, lei scoppia a ridere e giocherella con i suoi lunghi capelli, mentre finge di pensare alla risposta da dare.
-La tua ragazza mi ha mancato di rispetto e io non permetto a nessuno, tanto meno a una come lei, di mettermi i piedi in testa. Non è pensabile minimamente- vorrei fermare Federico e chiedergli di portarmi via di qua, ma sono impalata, come una povera stupida.
-Guarda che la mia ragazza non ha niente in meno di te, anzi, ha solo delle cose in più. Tu sei importante solo perché ti sei fatta mezza scuola. Ficcatelo in testa- il tono di Federico è carico di rabbia, ma Benedetta non sembra colpita dalle parole del mio ragazzo, perché l'unica cosa che fa è ridere.
Ride sguaiatamente e sembra quasi una risata malefica.
-Mezza scuola? Mmh... Basta dire che ci sei stato anche tu, Federico- spalanco la bocca e sento qualcosa frantumarsi dentro me.
So che è il suo passato. So che non stavamo insieme e che neanche ci conoscevamo. Però, il fatto che una delle persone che più si diverte a tormentarmi, sia stata a letto con la persona che amo di più al mondo, mi fa male.
Federico digrigna i denti per l'urto e finalmente riesco a muovermi.
Mi avvicino a Benedetta e faccio per darle uno schiaffo, ma poi abbasso la mano e scappo via, seguita dalla mia migliore amica.
Non voglio abbassarmi ai suoi livelli.
Non so se essere più sconvolta che si sia vantata di essere stata con mezza scuola compreso Federico o più sconvolta proprio per il fatto che siano stati assieme.
Lei voleva ferirmi e ci è riuscita. Soprattutto in un momento come questo, dove io e lui stiamo cercando di ricostruire tutto.
Vorrei che fosse tutto più semplice.
Nota: ciaoo❤️ ecco qua il mio nuovo capitolo. L'unico attimo per pubblicare l'ho trovato ora, ho passato la settimana a studiare, e anche oggi dovrò studiare per la simulazione di domani.
Aspetto con ansia i vostri pareri su questo capitolo, al prossimo❤
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