CAPITOLO 23

MARGHERITA

Io e Clara abbiamo deciso di partire subito per non perdere altro tempo così Francesca  si offre di accompagnarci in stazione.

  - Ciao Fra, ci vediamo fra qualche giorno perché mi fermo a trovare i miei genitori- dico scendendo dalla sua macchina.

  - Ok, salutameli

  - Va bene

  - Buon viaggio

  - Grazie, ciao

  - Ciao- mi risponde e io chiudo la portiera.

Raggiungo Clara che mi aspetta sul marciapiede. Insieme andiamo al binario 4, quello da cui parte il nostro treno. Convalidiamo i biglietti e aspettiamo dieci minuti l'arrivo del treno. Per fortuna è mezzo vuoto così riusciamo a trovare due posti vicini.

  - Ti va di ascoltare un po' di musica?- chiede Clara. Annuisco e lei prende il suo telefono e le sue cuffie dallo zaino. Ascoltiamo "Let her go" di Passenger.  Entrambe amiamo molto questa canzone. Ascoltiamo la musica per un'oretta e mezza, poi Clara mette via il telefono e entrambe restiamo in silenzio a guardare il paesaggio che cambia continuamente: le case si alternano ai campi coltivati e agli alberi. Mi piace. Mi rendo conto di non aver ancora chiesto scusa a Lorenzo. Prendo il telefono. Lo chiamo o gli mando un messaggio? Osservo il cellulare cercando di decidere cosa fare. Alla fine gli mando un messaggio. Cancello e riscrivo più volte prima essere soddisfatta. "Ciao Lore, mi dispiace un sacco per come mi sono comportata, sono stata una stupida. Scusa. Mi perdoni?". Dopo un attimo di esitazione schiaccio INVIA. Tengo il telefono in mano in attesa di una risposta.

  - Cosa succede?- mi chiede Clara.

  - Niente, perché?

  - Sembri preoccupata per qualcosa

  - No, stai tranquilla- dico. Clara torna a guardare fuori dal finestrino. Lei ha problemi più grossi a cui pensare. Il mio telefonino suona e quando vedo che è Lorenzo a chiamare per qualche istante ho paura a rispondere.

  - Ciao- dico un po' imbarazzata.

  - Ciao Marghe. Stai meglio?

Si preoccupa per me, quindi significa che mi ha perdonata.

  - Si, mi dispiace per ieri sera. Era una richiesta assurda non so cosa mi è preso.

  - In realtà sono felice.

  - Felice?- chiedo confusa.

  - Tra tutti i ragazzi che conosci hai scelto di venire da me. Quindi per te sono importante.

Ha ragione, ma non deve saperlo.

  - Non montarti la testa- dico ridacchiando.

  - Dobbiamo parlare. Ti va di venire da me più tardi?

  - Non posso- dico

  - Ti ricordo che devi anche aiutarmi a sistemare tutto quello che abbiamo comprato, io non so dove vanno tutte quelle cose.

  - Non posso davvero venire.

  - Guarda che vengo a prenderti a casa tua. Ho davvero bisogno di parlarti.

  - Allora dovresti farti circa trecento chilometri perché sto accompagnando Clara a casa sua e poi mi fermo qualche giorno a casa dei miei.

  - Quando torni?

  - Fra cinque giorni

  - Sono troppi

  - Mi dispiace, dovrai aspettare

  - Uffa

  - Cosa devi dirmi di così importante?

  - Niente di che, volevo solo vederti. Senti ora devo andare, Matteo mi sta chiamando.

  - Ok, ciao

  - Ciao, ci sentiamo

  - Va bene- rispondo e poi riattacco.

  - Lorenzo?- chiede Clara con un sorrisino malizioso.

  - Come hai fatto a capirlo?- chiedo mettendo il telefono nella tasca dello zaino.

  - Sei diventata tutta rossa

Ridacchio e le sorrido.

Clara sorride e torna a guardare fuori dal finestrino. Anche se cerca di non darlo a vedere capisco che è nervosa.

  -Non ti preoccupare, andrà tutto bene- dico toccandole un braccio. 

  - Lo spero

  - Chiamiamo i tuoi genitori o andiamo a piedi?- le chiedo una volta scese dal treno.

  - Andiamo a piedi-  risponde lei.

  - Va bene.

Casa sua è lontana circa venti minuti dalla stazione e per tutto il tempo Clara resta in silenzio. Probabilmente sta pensando a come reagiranno i suoi quando sapranno del bambino. Passiamo davanti alla gelateria in cui lo zio Fede (il padre di Clara) ci portava quando eravamo piccole, al fiume dove giocavamo a tirare i sassi facendoli rimbalzare sull'acqua e all'edicolola dove compravano Topolino. Eravamo molto più piccole e probabilmente eravamo anche più felici. Finalmente arriviamo davanti alla casa di Clara.

  - Pronta?- chiedo.

  - Penso di si

  - Ricorda che io sono qui per te- dico afferrandole la mano. Ci avviamo lungo il vialetto e Clara suona il campanello.

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