Capitolo 89

Cerco di evitare il suo sguardo, poi la sua mano si posa sulla mia, allungando l'altra verso il mio viso, per costringermi a guardarlo. Restiamo in silenzio, con gli occhi che si scrutano e con le mani piene di desiderio.

«Emy, fammi entrare dentro di te.» Quella frase mi spiazza, Mark non è mai stato così dolce. Si alza tirando su anche me. «Ti va di fare una gara fino a quel bungalow?» indica col dito.

Mi viene da ridere, dice sul serio?

«Una gara?»

«Sì, corriamo fino all'entrata, se vinci, risponderò sinceramente a tre domande che mi porrai.»

L'idea è molto allettante, mi piace.

«E se perdo?»

Mi guarda dalla testa ai piedi, con un sorriso malizioso sul viso, poi avvicina a me e mi afferra per i fianchi.

«Se perdi, sarai la mia schiava.» mi sussurra all'orecchio, con tono malizioso.

«In che senso?»

Mi fa un sorriso beffardo, poi mi porge la mano. «Accetti, oppure no?»

La scruto per un po', fino ad afferrarla. «Okay, accetto.»

Dovrei riuscire a vincere, Mark odia correre, ho già la vittoria in tasca.

«Bene, sei pronta?» Annuisco con aria divertita. «Uno... due... tre... via!» Entrambi corriamo verso il bungalow, ne ha scelto uno abbastanza lontano e riesco a superarlo senza problemi, sul mio viso appare un sorriso di trionfo. Improvvisamente mi supera e sghignazza. Cavolo, no, non può vincere. Corro ancora più forte, ma invano. Mark raggiunge la porta del bungalow e mi guarda con aria trionfante. Cacchio, non posso credere di aver perso, è un'ingiustizia, scommetto che si è allenato apposta. «Hai perso!» sottolinea l'evidenza. «Non avresti dovuto accettare una sfida con me, io ottengo sempre ciò che voglio.» si avvicina, posando le sue mani sui miei fianchi e mi sbatte contro il muro della casa. Mi guarda per qualche secondo e poi mi bacia. Gli avvolgo le braccia intorno al collo e mi lascio trasportare dal suo bacio. Le sue mani frugano sotto il mio vestito e afferrano le mie natiche. I nostri bacini sono talmente vicini che riesco ad avvertite la sua erezione premermi contro un fianco. Allunga una mano verso la maniglia della porta, cercando di aprirla, ma è chiusa. Smette di baciarmi e fa più pressione alla maniglia, ma la porta non accenna ad aprirsi. «Cazzo.» Si guarda intorno e i suoi occhi si posano sulla finestra in fondo. «Aspettami qui.»

Si toglie la camicia e l'avvolge intorno alla mano e d'un tratto sferra un pugno contro la finestra, facendomi sobbalzare.

«Ma cosa fai?» chiedo sottovoce ed inizio a guardarmi intorno.

Infila la mano nel buco che ha causato, ed apre la finestra. Salta all'interno della casa e viene ad aprire la porta. Mi porge la mano e resto imbambolata a fissare il suo corpo, è così perfetto.

«Emily, la smetti di fissarmi?»

Mi risveglio dalla trance in cui ero entrata.

«Ma sei pazzo? Questo bungalow appartiene a qualcuno.»

«Quel qualcuno, adesso non è in casa.» ridacchia.

«Gli hai frantumato il vetro, sai che dovrai pagare i danni?»

«Smettila di farmi la morale e afferra la mia mano!»

Obbedisco senza dire altro. Mark accende la luce, illuminando i nostri volti. L'abitazione sembra disabitata, non è presente alcun bagaglio o altri effetti personali. Meglio così, sai che figuraccia se qualcuno dovesse trovarci qui? Spero solo che non mi stia sbagliando. Si siede sul divano e mi tira a sé, facendomi cadere sul suo petto e divento un pomodoro, ancora.

«C-cosa... cioè, cosa facciamo qui?» chiedo balbettando.

«Quello che abbiamo interrotto lì fuori.» sussurra a pochi centimetri dal mio viso e con un sorriso malizioso.

Non può parlare sul serio, insomma, non riesco a capirci più nulla, cosa siamo io e lui, in realtà? Amici o meglio, fratellastri che fanno sesso?

«Io... non credo sia il caso.» cerco di oppormi.

«Hai perso la sfida, quindi ora adempi alla parola data.»

Sgrano gli occhi e comincio a boccheggiare, fino a che riesco a dire la mia frase: «Quindi è solo una sfida per te?» mi acciglio e incrocio le braccia al petto.

«Sai bene che non è così.» ritorna serio in un attimo, dopodiché afferra il mio viso tra le mani e mi bacia con foga, un bacio pieno di passione e desiderio. Odio ammetterlo, ma aspettavo solo quello. Afferra un seno tra le mani e lo stringe delicatamente. Smette di baciarmi le labbra e passa al collo. Riesco a vedere la cicatrice sulla sua mano, mentre gemo. Mi dispiace, in un certo senso la colpa è mia, ha dato quel pungo al vetro perché io l'ho lasciato senza una spiegazione, ma adesso non ci devo pensare, siamo qui insieme. D'un tratto mi fissa il braccio e con le dita sfiora la cicatrice presente su di esso. «Mi dispiace, è stata colpa mia.»

«Non ha più importanza.» lo bacio con desiderio.

Si tira su con me in braccio, portandomi in quella che dovrebbe essere una camera da letto. Mi adagia sul letto e accende la piccola lampada sul comodino. Mi sfila il vestito e lo lancia in un punto indefinito del pavimento, lasciandomi in intimo, seduta al centro del letto. Non posso credere che stia per succedere di nuovo. Fruga nei suoi pantaloni e sfila il portafogli, lo apre e cerca qualcosa al suo interno.

«Cazzo!» si lamenta. «Fanculo!»

Poggia il portafogli sul comodino e ritorna a baciarmi, lasciandomi confusa per la sua reazione di poco fa, ma ora non importa. Le sue mani vagano per il mio corpo, sono grandi e calde e le sue carezze sono molto delicate. Avverto i nostri cuori, battono all'unisono ed è stupendo. Mi bacia sotto l'orecchio e con una mano cerca il gancetto del mio reggiseno. Lo sfila con facilità ed io cerco di coprirmi, imbarazzata. «Non coprirti, sei perfetta.» sussurra nella penombra, mentre afferra i miei polsi. Potrei crederci sul serio se me lo dice in questo modo. Mi fa sdraiare e si mette su di me, tenendosi sui gomiti per non schiacciarmi. Infila una mano all'interno dei miei slip e sfiora il punto più sensibile della mia intimità, facendomi inarcare la schiena e chiudere gli occhi. «Fammi sentire quanto ti piace.» mi sussurra all'orecchio. Emetto gemiti, uno dopo l'altro, mentre continua a strofinare la mano contro di me, dopodiché si ferma. Apro gli occhi ed emetto un mugolio lamentoso. Afferra la mia mano e la porta contro i suoi jeans. «Spogliami.» ordina con desiderio. Gli sbottono i jeans e cerco di sfilarglieli, mi aiuta a farlo. La mia mano si muove in automatico verso la sua erezione, l'afferro da sopra i boxer e la stringo. Mark chiude gli occhi e mi bacia all'angolo della bocca. «Finalmente siamo noi.» sussurra, calcando il noi. Vorrei gridargli ti amo, ma ho paura di rovinare tutto, è suo lo spazio dentro al mio cuore, solo suo. «Emy, puoi darmi qualcosa in più.» afferra la mia mano e la porta nei suoi boxer, rendendomi paonazza. Guida la mia mano, mostrandomi come fare, esattamente come la prima volta alle Maldive. Muovo la mano come mi ha mostrato, sentendo i suoi gemiti e adoro vederlo in questo stato di estasi. «Proprio così, brava, piccola.»

Intanto mi accarezza i seni e gioca con i miei capezzoli turgidi. Allontana la mia mano dalla sua erezione e mi sfila gli slip. Il mio cuore è come un tamburo, batte fortissimo, trasformando il silenzio in rumore, dopo sento il suo respiro sempre più vicino al mio orecchio. La mia pelle unita alla sua, si infiamma, è come lanciare benzina sul fuoco. Mark entra improvvisamente in me, senza preavviso, soprattutto senza protezioni. Ora capisco le sue lamentele di poco fa, è la prima volta che lo sento così a stretto contatto, la sensazione è diversa, molto più intensa e bella. È forte il respiro che c'è dentro di noi, lo amo ma questo lui non lo sa e probabilmente non lo saprà mai. Si muove velocemente, fino a farmi impazzire.

«Oddio... Mark.» sussurro estasiata.

Le mie unghie graffiano la sua schiena, mentre afferra una mia coscia e l'avvolge contro un fianco, spingendosi sempre più a fondo e facendomi gemere forte.

«Mi piace sentirti godere sotto di me. Mi piace da morire farlo con te, Emy. Sei la miglior cosa che mi sia capitata.»

Quella frase è così bella che rabbrividisco. Come fa a passare da antipatico a dolce in un attimo? Esce da me e ritorna a baciarmi le labbra. Perché noi siamo uguali e diversi allo stesso tempo, non ho paura quando sono con lui, tutto passa, dimenticando ogni dolore e tutta l'ansia che ho provato in questo periodo è svanita. La paura ritorna quando lui non c'è. Non voglio più sentirmi in quel modo, non voglio che vada via da me, è stato un errore allontanarmi da lui. Prima di lui c'erano solo tenebre intorno a me, è la mia luce, la più meravigliosa. Fare l'amore con lui è come rinascere, l'amerò per sempre, perché è l'unico ad avermi fatto capire cosa significa amare. È la persona più importante della mia vita e non smetterà mai di essere così. Per quanto mi sforzi di non accettare questo sentimento, lo ritroverò sempre dentro di me.

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