Capitolo 88

Mi sono vestita e truccata, ultimamente ho cambiato il mio look, ovviamente ho mantenuto i miei standard, ribadisco che non mi piacciono le cose vistose e neanche i vestiti troppo corti e scollati. I capelli li ho lasciati sciolti e lisci. Mi siedo sul letto e afferro le scarpe. Proprio mentre sto per indossarle, mi arriva un messaggio sul cellulare. Apro la sezione messaggi e deglutisco in modo nervoso. Mi manca il respiro.

Messaggio da Mark: Cosa fai stasera?

Si fa vivo dopo quattro giorni? Resto a fissare lo schermo per almeno due minuti, sono indecisa se rispondergli o meno. Raccolgo tutto il mio coraggio e digito il messaggio.

Messaggio a Mark: Non capisco proprio perché ti comporti in questo modo...

La risposta arriva immediatamente.

Messaggio da Mark: Di cosa parli?

Che faccia tosta, fa finta di nulla.

Messaggio a Mark: Cosa vuoi, Mark?

Messaggio da Mark: Solo sapere cosa farai stasera.

Ma sì, ora gli dico tutto, meglio se continua a pensare che tra me e Sam ci sia qualcosa, così la smetterà di tormentarmi. Ma lo farà sul serio? Non lo so, ma posso provarci.

Messaggio a Mark: Andrò ad una festa con Sam, perché?

Messaggio da Mark: Dove si trova questa festa?

Non riesco a capire il motivo per cui vuole saperlo, insomma, lui è chissà dove a divertirsi. Ne sei davvero sicura, Emy? No, non lo sono. Il mio cuore inizia a battere in modo irregolare, uno strano pensiero mi frulla per la testa; e se non fosse mai tornato a casa? Ma è praticamente impossibile, dov'è stato fino ad ora? Perché non l'ho incontrato nemmeno una volta? Ragiona, New York è enorme. Già, anche volendo non l'avrei incontrato. Non credo proprio che gli risponderò, non posso rischiare di incontrarlo, anche se una parte di me non crede che lui si trovi ancora qui. Spengo il cellulare e lo infilo in borsa.

Sono già pronta per uscire, ho il cuore in gola al solo pensiero di Mark, non posso credere che mi abbia inviato dei messaggi, è così strano. Esco dalla mia stanza e incontro Sam in corridoio, è davvero bellissimo, indossa una camicia bianca, un paio di jeans neri attillati e tiene in mano una giacca.

«Hai finito di mangiarmi con gli occhi?» chiede divertito. Il mio viso diventa rosso e abbasso lo sguardo verso il pavimento. «Stavo scherzando, come sei timida.» sghignazza.

«Che scemo.» gli do una piccola spinta.

Siamo in un taxi da almeno venti minuti e non ho idea di dove mi stia portando Sam, ha solo detto che voleva fare quattro passi con me, per parlare un po'. Poi d'un tratto il tassista accosta, mi guardo intorno ed è una zona abbastanza isolata, ma riesco a sentire l'odore del mare. Mi ha portata in spiaggia? Sam paga il tassista, scende dalla macchina e mi apre la portiera.

«Grazie.» gli sorrido, mentre scendo.

Camminiamo per alcuni minuti e nessuno dei due dice una parola, sembra agitato e d'un tratto gli squilla il cellulare.

Risponde prontamente e mi guarda quasi con panico. «Pronto. Sì, da ben cinque minuti, tu dove sei? Tra poco saremo lì.» riattacca e ripone il cellulare in tasca.

«Chi era?» chiedo accigliata.

«La tua amica Violet.» risponde tranquillo.

Lo guardo in modo strano. «Hai il suo numero? E da quando?» Si gratta la nuca e alza gli occhi al cielo. «Sam, cosa mi nascondi?»

«Io? Nulla.»

Mi avvicino a lui, poggio le mani sui fianchi e lo scruto. «Dimmi la verità.»

Sam mi prende per mano e continua a camminare, trascinando anche me.

«Vieni con me.»

Raggiungiamo una spiaggia e su di essa sono presenti dei piccoli bungalow, che carini.

«Cosa ci facciamo qui?» gli chiedo, ancora più confusa.

«Aspetta, okay?»

Annuisco senza dire altro. Chissà cos'ha in mente. Mi siedo sugli scalini che portano alla spiaggia e appoggio la testa contro il muro alla mia destra. Qui si respira davvero un'aria buona, poi la notte e le stelle rendono il mare ancora più bello. Mille ricordi affollano la mia mente, Mark continua ad animare i miei pensieri, non c'è un giorno in cui non lo pensi. Purtroppo devo levarmelo dalla testa, non posso continuare così. Mi rendo conto di essere rimasta da sola. Dov'è finito Sam? Mi alzo di scatto e vado a sbattere contro qualcuno.

«Cacchio... mi scusi.» bofonchio.

Alzo lo sguardo e resto allibita. Non posso crederci, è proprio qui davanti ai miei occhi o sto sognando? Sam ne era al corrente? Non capisco, si sono presi a pugni, si sono odiati, ed ora hanno organizzato questa cosa?

«Ciao!» mi saluta con un mezzo sorriso stampato sul viso. Come fa a dirmi ciao dopo quello che è accaduto tra di noi? Resto immobile a fissarlo, mi sento davvero una stupida in questo momento. Non riesco a ricambiare il suo saluto, i suoi occhi magnetici mi hanno immobilizzata. Odio l'effetto che mi fa, odio che sia qui davanti a me e odio ancor di più il fatto che sono innamorata di lui. Il mio cuore batte talmente forte che riesco a captarne il suono, è incredibile. Continuo a fissarlo, senza dire una parola, indossa una camicia di jeans infilata in un paio di bermuda scuri, il ciuffo è in perfetto stato, neanche un capello fuori posto, ho sempre invidiato questo suo lato. Ha le mani in tasca e mi scruta molto attentamente. «Ti va di fare una passeggiata?»

Mi ritrovo ad annuire, contro la mia volontà. Certo, come no, hai annuito perché volevi, nessun muscolo del tuo corpo si muove contro la tua volontà, sciocca. Sta zitto, sto cercando di capire dove vuole arrivare. Lo seguo fino agli scalini che conducono in spiaggia.

«Vuoi andare in spiaggia?» chiedo titubante.

«Finalmente ti sei decisa a parlare.» Abbasso lo sguardo a terra, ancora imbarazzata. «Sì, vorrei andare in spiaggia.»

Si china e comincia a slacciarsi le scarpe, faccio lo stesso e poi lo seguo. Si avvicina e mi prende la mano. Sento le mie gote andare in fiamme, non posso provare tutta questa emozione solo tenendolo per mano, non devo. Mi sorride e mi accompagna fino alla riva, poi alza la esta al cielo e fissa le stelle.

«Dov'è Sam?» chiedo con voce tremante.

Spero che non gli abbia fatto del male.

«È andato a quella stupida festa.»

«Mi ha lasciata qui da sola?»

Nel sentire quella frase, si volta verso di me e mi guarda un po' deluso.

«Non sei sola.» Ovvio che non sono sola, ma avrei preferito non stare con lui, non riesco a restare tranquilla quando è con me, mi mette una strana agitazione addosso, ma anche una calma incredibile. Sono molto confusa, lo so, perdo la testa quando lo vedo. «Guarda quelle stelle, hanno la forma di un serpente.» indica col dito. Odio i serpenti, ma ovviamente lui doveva immaginarsene uno. Ho sempre pensato che fosse la reincarnazione del male. Sghignazzo sotto i baffi e se ne rende immediatamente conto, e mi scruta divertito. «Perché stai ridendo?»

«Hai immaginato un serpente, che fantasia.»

«Non l'ho immaginato, c'è davvero.» Faccio un passo in avanti e le onde leggere del mare toccano i miei piedi nudi, è una sensazione davvero rilassante. Mark si avvicina di più e mi cinge un braccio in vita, facendomi sussultare e sento il battito cardiaco aumentare. «Mi dispiace.» Lo guardo titubante. «Per il modo in cui ti ho trattata... non avrei dovuto.»

Non è proprio da lui chiedere scusa, ma apprezzo lo sforzo.

«Non preoccuparti, lo so che mi odi.»

Si volta di scatto e scuote la testa in senso negativo.

«Ma che cazzo dici?»

Eccolo, il solito volgare, iniziavo a preoccuparmi per la mancanza del suo linguaggio scurrile.

«Potresti evitare di dire quella parola?»

«Oh, mi scusi!» fa un piccolo inchino teatrale. Scuoto la testa e alzo gli occhi al cielo. Si siede sulla sabbia e resta a fissare le onde, ha lo sguardo perso e chissà a cosa pensa. Lo imito, sedendomi a mia volta. Comincia a sorridere, senza alcun motivo valido. Avrei tante domande da porgli, ma lui risponderebbe? «Ti sei mai chiesta il motivo per cui ti trattavo in quel modo?»

Si sta riferendo a questi anni che abbiamo vissuto insieme e lui si divertiva a prendersi gioco di me?

«Sì, me lo sono chiesta tante volte, ma non ci ho mai trovato una risposta.»

Abbassa lo sguardo verso la sabbia e fa un mezzo sorriso.

«Mi comportavo in questo modo, perché... non riuscivo ad accettare il fatto che i miei ti avessero adottata.»

A questo ci ero arrivata da sola, ma non mi è mai stato chiaro il vero motivo, pensavo che fosse geloso di me, perché i suoi genitori avrebbero dovuto dividere il bene per due, ma poi mi ricredevo ogni volta che vedevo Bryan e Cindy dimostrare tutto il loro amore verso il proprio figlio. Nonostante mi avessero adottato, non hanno mai smesso di amarlo. Non mi sono mai sentita di troppo per Bryan e Cindy, mentre invece, Mark mi ha sempre fatta sentire come un peso e come una persona sbagliata, al solo pensiero mi diventano gli occhi lucidi.

«Capisco.» sussurro.

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