Capitolo 77
«Mamma, così mi soffochi.» dico col fiato corto.
Cindy non la smette di stringermi fra le sue braccia, non fa altro che piangere, credo proprio che l'abbia presa più male del solito, ha nascosto molto bene il suo stato d'animo, fino a questo momento. Sam e Tiffany si lanciano occhiate divertite e io muoio dall'imbarazzo.
«Cara, forse è meglio se la lasci andare, altrimenti perderà il volo.» dice Bryan a sua moglie, costringendola a lasciarmi.
Cindy si asciuga le lacrime con un fazzoletto e tira su col naso.
«Mi mancherai moltissimo.» bofonchia tra un singhiozzo e l'altro.
«Mi mancherai anche tu, mi mancherete entrambi...»
«Peccato che non ho potuto avvisare tuo fratello della tua partenza, il cellulare risultava sempre spento.» Il mio cuore comincia a battere all'impazzata e deglutisco. Ha cercato di avvertire Mark, ma perché? Be', per lei siete fratelli, ha ritenuto giusto farlo. Tiffany e Sam mi guardano con aria preoccupata, hanno captato il mio stato d'animo. Questi due mi spaventano, sembrano quasi leggermi nel pensiero. Cindy corre ad abbracciarmi di nuovo. «Ti voglio bene.» mi sussurra e mi posa un bacio sulla testa.
«Anche io.»
Mi volto verso Bryan e gli rivolgo un sorriso di gratitudine, mi ha permesso di partire senza obiettare e gli sono molto grata. Mi avvicino a lui e lo abbraccio.
«Fa buon viaggio, piccola mia.» mi posa un bacio sulla testa.
«Grazie, papà.» mi stacco da lui e guardo l'ora sul cellulare. «Sam, andiamo?» chiedo al mio amico.
«Certo.»
I miei ci accompagnano fuori e sento mia madre piangere ancora di più, mentre mio padre le rivolge parole di conforto e la stringe tra le sue braccia.
Mi volto verso di loro. «Mamma, sta tranquilla, tornerò presto.» Per Cindy sembra quasi che debba partire per la guerra. Io e Sam raggiungiamo la sua macchina, seguiti da Tiffany. Apro la portiera e mi volto verso la mia amica. «E così, le nostre strade si dividono.»
Tiffany annuisce e sorride in modo triste. Si avvicina e mi porge un ultimo abbraccio.
«Mi raccomando, non pensare a nulla, cerca di goderti la vita.» tira su col naso.
La scruto molto attentamente, le è appena scesa una lacrima e ciò mi meraviglia, è raro vederla in questo stato.
«Ehi, asciuga quegli occhi, non è da te.» la prendo in giro.
Ride e mi fa un occhiolino. Entro in macchina e porgo un ultimo saluto con la mano ai miei genitori. Sam mette in moto e parte. Appoggio la testa allo schienale, chiudo gli occhi e mi lascio accarezzare il volto dal vento. Tra poco sarò lì e tutta quest'ansia passerà, devo solo salire su quell'aereo e andare il più lontano possibile. Non mi ritroverò più a soffrire, andrà tutto per il meglio. Avverto la mano di Sam sulla mia spalla, apro gli occhi e volto lo sguardo verso di lui.
«Andrà tutto bene, tranquilla.»
Gli sorrido e annuisco, poi i miei occhi si chiudono nuovamente.
«Emy, siamo arrivati.» la voce di Sam tuona nei miei pensieri. Quand'è che mi sono addormentata? Apro gli occhi e realizzo che siamo fuori all'aeroporto. Scendiamo dalla macchina e ci dirigiamo verso il portabagagli. «Non crederai mica che ti lasci portare queste valigie, vero?» mi dice con tono duro, mentre le tira fuori dal bagagliaio.
«No, certo, ma non credo che tu riesca a portare tutto da solo.» lo prendo in giro.
«Ne sei davvero convinta?»
«Convintissima.» ridacchio.
«Scommettiamo che riuscirò a portare tutto, te inclusa?»
«Me inclusa? Cosa vuoi di...» non faccio in tempo a finire la frase che mi solleva da terra. «Ma cosa fai?» urlo imbarazzata. Con l'altra mano, afferra entrambe le valigie e si dirige verso l'entrata dell'aeroporto, attirando gli sguardi di tutti i passanti. Oddio, che imbarazzo assurdo. Mi dimeno per cercare di liberarmi e noto le vene sui suoi muscoli pulsare. È un tipo atletico, ma credo che stia esagerando. «Va bene, mi hai dato prova della tua forza, ma mettimi giù.» imploro.
«Visto?» dice con il fiatone, mentre mi mette giù e io sghignazzo.
Dopo aver fatto il check-in e imbarcato le valigie, guardo l'ora sull'orologio che Sam porta al polso e mancano solo pochi minuti alla mia partenza. Il tempo sta scorrendo molto velocemente e la mia ansia non è ancora svanita. Sam mi accompagna fino all'entrata del corridoio che conduce all'interno dell'aereo. Voglio salire immediatamente a bordo.
«E così, è giunto il momento.» dice, talmente piano che riesco a stento a sentirlo.
«Sì, Sam.»
«Fa buon viaggio, amica mia.» mi abbraccia e mi accarezza la schiena. «Ci vediamo presto. Ti prometto che non ti lascerò sola.» aggiunge con voce roca.
«Non ti preoccupare, pensa al tuo lavoro.» lo guardo in faccia e posso notare i suoi occhi lucidi. «Ehi, non parto per la guerra.» ironizzo.
«Lo so.» tira su col naso e mi sorride tristemente. «Ci vediamo.»
«Ciao, a presto.» Sam si avvia verso l'uscita, mi rivolge un ultimo saluto con il capo e mi manda un bacio. Gli sorrido e asciugo i miei occhi umidi. È finalmente arrivato il momento di partire. Mi volto e vado a sbattere contro qualcuno e l'impatto con quel petto duro è stato talmente violento che mi ritrovo con il sedere a terra. «Ahi, che male.» mi lamento dolorante.
«Emy?» Quella voce... no, non può essere lui, non qui, non adesso. Alzo lo sguardo verso la persona davanti a me e resto allibita. Smetto di respirare. Non posso credere che Mark sia davanti a me, il suo arrivo era previsto tra più di un'ora. Si accovaccia verso di me e mi porge la mano. Posso notare sul braccio sinistro due nuovi tatuaggi, un uccellino chiuso in gabbia e un chiave, non riesco proprio a coglierne il senso. Allontano la sua mano in modo violento e mi alzo da sola. Mi guarda in modo deluso e sospira. «Cosa ci fai qui?»
Non riesco a parlare, sono ancora sconvolta. Perché è arrivato in anticipo? Perché dovevo incontrarlo? Questo complica ogni cosa. Ora che l'ho rivisto, mi ritornano alle mente le parole pungenti che mi ha detto prima del mio ritorno a casa. Vorrei sprofondare, trovarmi altrove, dovunque ma non qui, non davanti a lui. Un brivido mi percorre lungo la spina dorsale. Quegli occhi di ghiaccio che mi scrutano e attendono una risposta, mi provocano agitazione, sono paralizzata dal suo sguardo dannatamente bello. "Informiamo i gentili passeggeri che il volo per New York decollerà tra cinque minuti, vi invitiamo a salire a bordo." La voce dell'altoparlante mi riporta alla realtà.
«Devo andare.» bofonchio a voce troppo bassa.
Faccio un passo verso l'entrata, ma lui mi afferra per un braccio, bloccandomi.
«Non dirmi che... stai partendo?» Tiro un lungo sospiro e tengo lo sguardo basso. Non mi va di incrociare ancora i suoi occhi, mi fanno troppo male. Tiro su col naso e trattengo le lacrime, dopodiché sfilo il braccio dalla sua stretta. Riprendo a camminare, ignorando le sue domande. Devo andare via, non posso guardarlo, devo lasciarmelo alle spalle. «Emy...» urla.
Le lacrime cominciano a rigarmi il viso. Non mi volto e continuo a camminare, arrivando all'entrata del corridoio che mi permetterà di raggiungere l'aereo. Mark chiama nuovamente il mio nome e mi costringo a non voltarmi. Le lacrime non smettono di scendere, il mio viso ne è intriso. Rivederlo è stato come una stretta al cuore, altrettanto lo è stato lasciarlo. Ora lo so, non sarà per nulla facile dimenticarlo, forse addirittura impossibile, ma dovrò provarci con tutta me stessa.
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