Capitolo 73
Sto camminando da ore, senza sosta, sono stanca, ho sete e fame. Non ho idea di dove sia finita, ricordo solo che ero in spiaggia e qualcuno mi stava inseguendo, allora ho iniziato a correre, impaurita che quella persona mi avrebbe fatto del male. Attraverso una lunga strada con scogli che sgorgano a destra e sinistra, sembra tutto così strano, tutto così macabro. La strada che sto percorrendo è stretta e si trova sul mare, chissà dove mi porterà. Continuo a camminare, aumentando la velocità, fino a correre. Avverto come una strana sensazione, per nulla piacevole, come se quella persona stesse continuando a seguirmi. Mi volto, ma non vedo niente, è tutto buio, davanti a me c'è luce e dietro solo tenebre. Corro fino alla fine della lunga strada e cado in un dirupo. Dov'è finito il mare? Oddio, sto precipitando, aiuto. Sprofondo su di un letto. Mi volto alla mia sinistra, c'è qualcuno accanto a me. Il ragazzo si volta di scatto e non riesco a credere ai miei occhi.
«Mark...» Mi fissa senza dire una parola e mi sorride in modo beffardo. Allungo lo sguardo verso la sua direzione, non è solo, c'è qualcun altro accanto a lui. Improvvisamente, la persona accanto a Mark si alza di scatto. Cacchio, è quella ragazza che ha baciato in spiaggia, cosa ci fa qui con noi? Aspetta... sono io quella di troppo, loro erano già qui. Non posso crederci, come sono finita in quest'incubo? I due cominciano a ridere in modo convulso e senza riprendere fiato, prendendosi gioco di me. «Basta, smettetela!» mi copro le orecchie con un cuscino, ma il gesto non serve a placare quelle risate. «Basta.» urlo.
Mi sveglio di soppiatto, cadendo sulla moquette. Sono in un bagno di sudore e ho dolore al braccio, probabilmente l'ho sbattuto cadendo. Che razza di sogno era mai quello? Mi sembrava di essere finita in uno dei film di Nightmare, in cui Freddy Krueger vuole ammazzarti, ma questo era ben peggiore. Vedere Mark insieme ad un'altra, che ti prende in giro con quella risata convulsiva, è davvero un incubo terribile. Meglio se la smetto di dormire, andrò a fare una doccia, dopodiché preparerò il resto dei bagagli.
Ho preparato ogni cosa e per essere certa di aver inserito tutto in valigia, ho scritto una lista. Poco fa mi è parso di sentire la voce di Bryan, spero che Cindy gli abbia parlato della mia partenza, non ho proprio il coraggio di farlo io, temo la sua reazione, anche se non devo, visto che è sempre stato paziente e gentilissimo. Chissà cosa starà facendo Mark in questo momento, chissà se anche lui sta pensando a me, chissà se sente la mia mancanza. Smettila, Emy! Non devi rovinarti i pensieri a causa di quel verme, non merita tutte queste attenzioni. Una volta tanto sono d'accordo con il mio cervello. Non merita niente, eppure continua ad essere presente dentro di me, non riesco a fare a meno di pensarlo. Qualcuno bussa alla porta della mia camera, interrompendo i miei pensieri.
«Avanti.» dico.
La porta si apre, rivelando un Bryan sorridente e comprensivo. È arrivato il momento? Si guarda intorno stranito, forse per via del disordine che c'è in giro. Si siede sulla poltrona davanti al letto e poi posa lo sguardo su di me. Osservo i suoi occhi celesti, molto simili a quelli di Mark, iniziando a pensare a quello che è accaduto tra di noi e ciò mi provoca un brivido lungo la spina dorsale. Incredibile l'effetto che ha su di me anche quando è lontano.
«Emily, tesoro, potresti sederti? Vorrei parlarti.» Finalmente si è deciso a dire qualche parola. Mi siedo sul letto e il suo sguardo torna serio in un attimo. Ho paura che stia per dirmi qualcosa di brutto. «Tua madre mi ha parlato della partenza.»
Va al dunque, ti prego, non sopporto questa suspense. Proprio in quel momento, il mio cellulare comincia a squillare.
«Scusami un attimo.» dico scocciata.
Allungo una mano verso il comodino e lo afferro, guardo lo schermo e leggo il nome di Sam. Decido di non rispondere, non voglio sembrare maleducata. Imposto il silenzioso e ritorno a guardare Bryan.
«Non rispondi?» chiede titubante.
«Non è importante. Dimmi pure.»
«Mi ha spiegato la situazione, però...» Ecco, sapevo che ci sarebbe stato un però. Adesso si arrabbierà e mi dirà che non vuole che parta. Cadrò nello sconforto e tutto andrà a rotoli. Aspetta di sentire cos'ha da dirti e poi trai conclusioni, sei troppo ansiosa. So benissimo di essere ansiosa, non posso farne a meno, sono fatta così. «non credi che sia una scelta troppo affrettata?»
Gli ultimi avvenimenti accaduti non devono ripetersi, non posso essere considerata una rovina famiglie, vivono nel loro mondo, ed io non posso stravolgerlo con il mio egoismo, quindi no, non è una scelta affrettata.
«No, ci ho pensato bene, prima di prendere la decisione definitiva.»
Ho la voce tremante e stridula, come se mi sentissi in soggezione, in realtà un po' lo sono, insomma, io e Bryan non avevamo mai parlato di cose serie, questa parte la tiene Cindy, lui è sempre stato spettatore.
«Ne sei assolutamente sicura?»
«Sicurissima.»
Purtroppo non posso rivelare il vero motivo per cui partirò, voglio solo che si fidino di me, non sono più una bambina indifesa, sono diventata una donna.
«Vieni qui.» Bryan si alza in piedi, allarga le braccia e mi fa cenno di andargli incontro. Lo raggiungo e le sue braccia mi circondano, sono così grandi e sicure. «Mi raccomando, sta attenta e se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, non esitare a telefonarmi. Ho versato dei soldi sul tuo libretto di risparmi, dovrebbero bastarti per i primi due mesi.»
Resto sorpresa nel sentire quelle parole, ma avrei dovuto aspettarmi una cosa del genere.
«Papà, non dovevi, ho messo qualche soldo da parte.»
«Certo che dovevo! La mia unica figlia femmina andrà a studiare alla Columbia, diventerà un medico eccellente come sua madre e sarà invidiata da tutti. Ti meriti ogni cosa.» Le sue parole mi toccano l'anima e il cuore, non posso fare a meno di emozionarmi. «Adesso non ti metterai a piangere, vero?» ridacchia.
«Grazie, papà.» lo abbraccio di nuovo, mentre una lacrima mi riga il viso.
Avrei tanto voluto che Mark fosse stato sempre gentile con me, come suo padre, ma questo è solo un sogno, tra poco non dovrò più pensare a nulla, soltanto allo studio, realizzerò il mio sogno e diventerò una psicoterapeuta come Cindy.
«Ci mancherai molto, piccola.» aggiunge con voce rotta.
Alzo lo sguardo sul suo viso e noto che anche lui ha gli occhi lucidi.
«Anche voi mi mancherete. Non preoccuparti, verrò a trovarvi presto.» Sì, giusto il tempo di dimenticare Mark e rifarmi una nuova vita. «Tu e la mamma andrete in vacanza?»
«Stavo pensando di prenotare un viaggetto, se Mark non vorrà venire, potrà andare in un campo estivo e portare con sé la sua ragazza.»
Non credo che Mark sarà d'accordo e poi lui non ha la ragazza, c'era Ashley ma non era una vera ragazza. Scusa, cos'era, un comodino? Che paragoni del cavolo che fai. Sto solo cercando di dire che non stavano insieme sul serio.
«Capisco.» concludo.
«Come va il braccio, ti fa molto male?»
Cindy gli avrà raccontato anche della ferita al braccio.
«Va meglio, dolore ogni tanto.»
«Se hai bisogno di qualcosa, sono di sotto.»
Annuisco, mentre lo guardo andare via dalla mia stanza, chiudendo la porta alle sue spalle. Mi siedo sul letto e inizio a pensare al viaggio; chissà cosa mi aspetta a New York, è tutto così nuovo per me, fortunatamente ci sarà Cem a farmi da guida. Mi presterà uno degli appartamenti di suo padre e mi aiuterà a trovare lavoro. A proposito, devo richiamare Sam, chissà perché mi ha telefonato. Afferro il cellulare, compongo il suo numero e metto in chiamata. Non risponde, come volevasi dimostrare. Gli scriverò un messaggio.
Messaggio a Sam: Ehi, ho trovato una tua telefonata, non potevo rispondere, è successo qualcosa?
Da quando Sam ha trovato lavoro lo sento sempre più distante, possibile che non abbia mai un minuto libero? Sembra quasi che nasconda qualcosa. Non lo so, forse mi sbaglio, però avrei dovuto chiedergli più dettagli su quella strana ragazza.
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