Capitolo 64

Dopo un po', mi tiro su e vado verso la sdraio, sedendomi. Non l'ho seguito e né intendo farlo o chiedergli il motivo per cui si comporta in quel modo così assurdo, tanto non mi darà delle spiegazioni comunque. Ma quanto vorrei sapere cosa prova in realtà. Adesso basta, perché devo sempre crearmi mille problemi? Non mi ama, punto. Non posso stare qui a chiedermi sempre le stesse cose. Stasera uscirò con Cem e dimenticherò Mark! Devo farlo per il mio bene, ma soprattutto per il bene della mia famiglia, la nostra storia è impossibile. Scusa, di che storia parli? Non c'è alcuna storia tra di voi. Lo so... Ritornando alla notizia che mi ha dato Tiffany, devo indagare e scoprire cosa sta succedendo, Sam mi ha mentito e non è davvero gay? Non vedo l'ora di tornare alla mia vita di sempre, mi mancano i miei amici, Bryan e Cindy. Se solo Mark fosse diverso. Avresti dovuto evitare di fare sesso con lui. Ho sbagliato! Per quanto ancora dovrai ricordarmelo? Anche se, porterò sempre con me questo ricordo, lo userò nelle notti buie, quando sarò a New York e sentirò la mancanza di tutti, specialmente la sua. Nessuno dovrà sapere quello che è accaduto tra di noi, nemmeno la mia migliore amica, lo terrò per me soltanto, sarà come un bel sogno che mi cullerà durante gli incubi.

Sono tornata in camera da quasi mezz'ora e non faccio altro che chiedermi che fine abbia fatto Mark. Perché non ho ammesso che mi dispiacerà andare via da qui per gli stessi motivi che ha detto lui? Smettila di pensarlo, hai detto che vuoi dimenticarlo, stai sbagliando tattica. Sì, l'ho detto, ma è difficile. Tutto sta nel sapersi controllare, se ripeti mentalmente "Dimenticherò Mark", lo dimenticherai, stanne certa. Ma che idiozie mi passano per la testa? Non si dimentica una persona in questo modo. Ora chiamerò Cem... No, non posso, non ho il suo numero. Idea! Chiamerò alla reception e mi farò portare qualcosa da mangiare, in questo modo lo incontrerò. Afferro il telefono sul comodino e subito vengo accolta da una voce calda.

«Buon pomeriggio, come posso esserle utile?»

«Salve, vorrei ordinare uno spuntino.»

Bene, la missione "dimenticare Mark", sta per avere inizio.

Ho ordinato lo spuntino del giorno, anche se non ho idea di cosa sia, ma in che altro modo avrei potuto vedere Cem? Non lo trovo mai alla reception, lo vedo solo consegnare. Proprio in quel momento, bussano alla porta. È stato velocissimo. Vado ad apire e resto delusa nel scoprire che non è lui.

«Servizio in camera!» esclama l'uomo.

«Prego.» mi faccio da parte e lo lascio entrare.

Poggia tutto sul tavolo ed esce dalla stanza. «Buon appetito.»

«Grazie.» Sta per andare via, ma lo fermo: «Mi scusi.»

L'uomo si volta. «Mi dica.»

«Dov'è l'altro ragazzo delle consegne?» chiedo timida.

Spero solo che non pensi che provo interesse per Cem.

«Cem, intende?» Annuisco. «È uscito per una commissione importante, il signor Kaya l'ha mandato questa mattina, non è ancora tornato.»

Il signor Kaya? Dev'essere il proprietario dell'hotel, ovvero, suo padre.

«La ringrazio. Scusi se le ho posto quella domanda.»

«Non si preoccupi. Chiami, quando vuole che venga a recuperare i piatti.»

«Va bene.» chiudo la porta.

Pazienza, stasera andrò a fare una passeggiata sulla spiaggia, da sola. Ho visto un piccolo bar in fondo, credo proprio che andrò lì. A fare cosa? Tu odi l'alcol. Non esiste solo l'alcol, caro cervello. Vado verso il tavolo con sopra il piatto, voglio proprio vedere cosa c'è dentro. Afferro la bottiglia d'acqua fresca e la porto dritta alla bocca. Ci voleva proprio. Alzo il coperchio per controllare e vedo due sandwich con dentro una strana crema marrone. Che si tratti di nutella? Su di esso c'è della granella di nocciole e dei riccioli di panna per decorare. L'aspetto non è per nulla male, proverò ad assaggiarne un pezzetto. Afferro il sandwich e gli do un morso. Che sapore strano, è salato. Corro al bagno e sputo il tutto nel water, nauseata, poi sciacquo la bocca sotto al rubinetto. Che diavolo era quella roba? Non ho mai assaggiato nulla di più schifoso, forse è qualche pietanza della zona? Avrei dovuto chiedere cosa comprendesse lo spuntino del giorno, ma come al solito non l'ho fatto. Esco sul balcone e resto a fissare il mare. È un po' mosso e neanche il cielo promette bene, probabilmente pioverà e spero non stasera, sono stufa di restare chiusa qui dentro. Forse è meglio se vado a fare una doccia, devo darmi anche una bella depilata. Ho provato con le cerette, ma non sopporto il dolore e quindi ci ho rinunciato.

Appena uscita dal bagno, ho indossato un vestitino sportivo nero, con le converse dello stesso colore. Sul viso ho messo un po' di blush e del rossetto rosa. L'abbronzatura lo mette in risalto e mi piace molto l'effetto che fa. Perfetto, sono pronta per uscire. Non ho più visto Mark, dopo la sua confessione e mi chiedo ancora cosa starà facendo, soprattutto dove si trova. Il tempo è rimasto nuvoloso, però non ha piovuto, meglio così, potrò passare più tempo all'aria aperta. Lascio la stanza e comincio a camminare per il corridoio, fermandomi esattamente davanti alla porta di Mark. Dovrei bussare per controllare come sta, o meglio, se è in camera? Meglio di no, potrebbe pensare che sono preoccupata per lui, anche se è così, ma non voglio che lo sappia, si sentirebbe importante, evitiamo altri momenti imbarazzanti. Continuo a camminare, arrivo alle scale e le scendo lentamente. Stasera niente ascensore, con questo tempo potrebbe saltare il sistema elettrico e resterei bloccata, diventerei claustrofobica e sverrei all'istante. Certo che ne pensi di cose assurde. Non sono assurde, tutto ciò può accadere realmente. Raggiungo il piano terra e vado dritta alla reception.

«Buonasera, signorina, posso esserle d'aiuto?» chiede il receptionist.

Hanno davvero uno strano accento qui.

«Sì, vorrei lasciarle le chiavi delle mia camera, per non rischiare di perderle.»

«Certo, le dia pure a me.»

Cerco le chiavi nella borsa e gliele porgo.

«Conosce qualche pub, a parte il bar qui vicino?»

Vorrei mangiare un panino super calorico e non credo che quel bar li prepari.

«Sì, ma le servirebbe un taxi per raggiungerlo, vuole che glielo chiami?»

«Oh... no, grazie lo stesso.»

Certo che Cindy avrebbe potuto prenotare in un posto più esclusivo e movimentato. Hai pensato che, magari, abbia prenotato qui per permettere a te e quel troglodita di stare insieme? Può darsi che sia così, ma è comunque un peccato. Pazienza, farò un giretto sulla spiaggia. Non volevi andare al bar? Ho cambiato idea.

«Non si preoccupi, buona serata.» risponde sorridente.

«Grazie, a lei.»

Esco dall'hotel e mi pento immediatamente di non aver messo un paio di sandali, la sabbia mi finirà nelle scarpe. Potrei ancora risalire in camera e cambiarmi, ma poi dovrei chiedere le chiavi alla reception, mi vergogno, le ho appena lasciate. Lasciamo perdere. Comincio a camminare verso destra, senza la minima idea di dove andare. Dove sono finiti tutti gli ospiti dell'hotel? Sono solo le nove di sera. Forse, visto il mal tempo, sono rimasti nelle proprie camere? Vediamo dove porta questa spiaggia. Ora sei diventata Dora l'esploratrice? Molto divertente.

Sono ore che cammino come una stupida e mi sono chiesta più volte perché lo sto facendo. Non ho trovato nulla lungo il mio cammino, tranne il bar che ho superato più di un'ora fa. Cosa mi aspettavo? Questo posto è isolato e si sta alzando pure il vento, meglio tornare indietro. Mi volto e vado a sbattere contro un petto duro. È talmente buio che non riesco a riconoscerlo, allora mi metto ad urlare, come se stessi per essere ammazzata.

«Ma sei scema, cos'hai da urlare?» sbotta il ragazzo davanti a me.

«Mark?»

«No, sono il suo gemello.»

Che idiota.

«Cosa ci fai qui, mi stavi seguendo?»

«Diciamo che stavo controllando fin dove ti saresti spinta. Non ti sei accorta nemmeno per un istante della mia presenza, se ci fosse stato qualche malintenzionato a quest'ora ti avrebbe fatto del male. Come si fa ad essere così stupide?»

È il solito maleducato e scemo, non riesco a sopportarlo quando fa così. Però, devo ammettere che ha ragione e il peggio è che non mi sono accorta di lui. Cos'è, una specie di ninja?

«Stupido sarai tu!» ribatto, mettendo il broncio.

Improvvisamente una goccia d'acqua mi finisce sul viso, alzo la testa e vedo il cielo nero, non c'è neppure una stella e sta per piovere. Il mare è molto mosso, sono stata davvero una sciocca ad uscire con questo tempaccio. La pioggia comincia a cadere, più forte che mai.

«Oh, no, si rovineranno i capelli.» si lamenta come una femminuccia. Mi guardo intorno e scorgo una caverna, un paio di metri più avanti, forse un po' troppo vicina all'acqua, ma dobbiamo ripararci, restare in spiaggia quando c'è un temporale è pericoloso. Afferro la sua mano e comincio a correre, trascinandolo. «Dove mi stai portando, vuoi violentarmi?» ironizza. Ma che simpatico. Dovrei essere io preoccupata a restare da sola con lui, non il contrario. Raggiungiamo la caverna e ci addentriamo al suo interno. «Che razza di posto è questo?» chiede scocciato.

«Volevi restare in spiaggia e morire con qualche fulmine?»

Tira fuori il cellulare e attiva la torcia.

«Sei davvero una scema!»

Adesso cosa ho fatto, perché mi insulta?

«Che antipatico, non ti sopporto.»

«Guarda tu stessa.» mi porge il cellulare e mi fa mirare sulle pareti della caverna. È bagnata. Questo vuol dire che... «Hai notato, vero? Siamo morti.» dice drammatico.

Quanto la fa tragica.

«L'alta marea...», «Be', potremmo sempre tornare indietro e morire comunque, oppure camminare più a fondo. Non credo che l'acqua ci raggiunga.»

Si lascia convincere e ci incamminiamo. Le pareti sono sempre più umide e questa caverna non finisce mai, spero solo che il mare non decida di alzarsi proprio adesso, chissà dove finiremmo.

«Sei la solita maldestra e distratta, come hai fatto a non accorgerti dell'alta marea?»

«La smetti di lamentarti?»

«Mi lamento quanto mi pare. Dammi il tuo telefono.»

«Perché?»

«Attiviamo la torcia, una sola non basta.»

Gli porgo il cellulare, rendendo tutto più nitido. Questo posto mi mette i brividi, spero che i cellulari non decidano di abbandonarci.

«Guarda, lì c'è una luce.» dice Mark, felice, indicando davanti a me. «Dobbiamo arrampicarci, se non vogliamo rischiare di essere sommersi dall'acqua.»

«Cosa? Non ce la faccio... guarda com'è ripido.»

Sì, sono una fifona, ma ho tutte le ragioni, insomma, se dovessi cadere mi farei malissimo.

«Vuoi restare ad aspettare che arrivi l'acqua? Sai che questa caverna verrà sommersa, vero?»

«Allora perché mi hai dato retta?»

«Volevo che lo constatassi tu stessa.»

«E va bene.» sospiro nervosa. «Avevi ragione tu.» ammetto imbarazzata.

«Come sempre.»

«Non esagerare, adesso.»

«Dammi la mano, ti aiuto io.» Arrossisco e sono contenta che qui sia buio, altrimenti avrebbe notato il mio imbarazzo. Mark sale sulla prima roccia e mi porge la mano, che afferro immediatamente. Scaliamo la seconda roccia. La terza. La quarta. Siamo quasi in cima e la luce ci illumina. Il buco da cui passa la luce è troppo piccolo e quindi impossibile da oltrepassare, ma almeno siamo al sicuro. Improvvisamente scivolo all'indietro, ricredendomi delle mie parole di poco fa. «Oddio, Emy.» urla Mark, afferrandomi velocemente.

«Non lasciarmi...» urlo spaventata e con le lacrime in gola.

Cacchio, se cado sono morta sul serio, siamo molto in alto, non riesco a vedere neppure il fondo, ho una paura folle.

«Non ti lascerò mai.» mi tira con tutte le sue forze e poi mi abbraccia forte. «Sei una distratta del cazzo, mi hai fatto morire.»

Avverto il suo cuore battere fortissimo, forse più del mio, si è spaventato sul serio.

«Scusa, io... sono scivolata.»

Le lacrime cominciano a rigarmi il viso, forse per lo spavento o forse per le sue parole, non lo so.

«Non piangere, è tutto passato.» mi stringe di più a sé e mi bacia sulla testa.

Riesco a sentire il suo profumo, è così inebriante e vorrei che il tempo si fermasse in questo istante. Sono davvero troppo innamorata, non vorrei, ma è così. Asciugo il mio viso e mi guardo intorno; la base su cui siamo seduti è molto grande, quindi non so proprio come ho fatto a cadere, qui sopra ci starebbero dieci persone, se non di più.

Siamo qui da circa mezz'ora e nessuno dei due ha detto una parola, si è creato davvero un momento imbarazzante. Stringo le gambe al petto e appoggio la testa sulle ginocchia, il sonno comincia a farsi sentire.

«Cazzo, sono le due di notte.» sbraita, deciso a dire qualcosa.

Perché è così arrabbiato nel sapere che sono le due di notte?

«Avevi appuntamento con qualche stupida snob?» chiedo irritata.

«Già, una bella pollastrella.» ghigna.

Che nervoso, come osa prendersi gioco di me in questo modo?

«Che stronzo.»

«Sei gelosa?» mi sussurra all'orecchio, subito dopo essersi avvicinato.

«Io, gelosa? Non farmi ridere!»

«Sei sicura?»

«Smettila!» gli do una spinta talmente forte, da costringerlo a sdraiarsi.

«Mi hai fatto male.» si lamenta.

«Oh, poverino.»

Afferra il mio braccio e mi tira a sé, ritrovandomi sopra di lui. I nostri occhi sono l'uno dentro l'altro e mi piace troppo l'effetto che mi fa. Continuiamo a fissarci in silenzio e ammetto che la situazione mi imbarazza, ma sono anche eccitata.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top