Capitolo 63

È da circa mezz'ora che sto scalciando la sabbia, seduta sulla sdraio, non so proprio cosa fare e i pensieri mi tormentano; andrà davvero a letto con un'altra? Non capisco perché debba sempre farmi problemi per lui, è una maledizione. Me lo chiedo anche io, ma sei un caso perso. Grazie, cervello, sai sempre come tirarmi su il morale. Mi sdraio e inserisco le cuffie nelle orecchie, mentre il sole mi scotta. Chiudo gli occhi e cerco di dedicarmi soltanto a me ma, purtroppo, nemmeno la musica riesce a distrarmi, sono troppo presa e mi lascio trasportare dalle sue cattiverie. Quindi decido di smettere e dirigermi verso la riva. Mi siedo, lasciando che le onde leggere del mare mi bagnino le gambe. Una strana risata attira la mia attenzione e mi pare di averla già sentita. Quando mi volto rivedo quella ragazza dai capelli rossi che era insieme a Mark, infatti subito dopo spunta lui. Che faccia tosta, fa l'amore con me e poi si fa vedere con un'altra. Pensi davvero che abbia fatto "l'amore" con te? No... non l'ho mai pensato, a dire il vero... Perché mi fa così male al cuore? Come se qualcuno lo stesse stritolando in una mano, fino a farlo scoppiare. Volto lo sguardo dall'altra parte e cerco di ignorarli, chiedendomi ancora una volta perché sia così stronzo. Si tratta di Mark, cosa ti aspettavi? Ti ho mai detto che le tue parole non mi sono di aiuto? Vorrei che tutto questo si trattasse soltanto di un brutto incubo e che tra poco mi sveglierò, ritrovandomi a Seattle, nel mio letto. Non devo dargliela vinta, non deve vedermi triste, deve credere che stia bene e che lui non è il centro dell'universo. Improvvisamente, qualcosa mi colpisce alle spalle, provocandomi dolore. Mi volto accigliata e vedo una palla. L'afferro tra le mani e mi alzo.

«Ehi, lanciaci la palla.» urla la ragazza rossa da lontano. Scommetto che è stato Mark a colpirmi di proposito. Resto immobile a fissare il vuoto, con la palla tra le mani. Mi piacerebbe avere qualcosa di appuntito per bucarla, così la smetterebbero di disturbare. «Hai sentito?»

La ragazza dai capelli rossi fa qualche passo verso di me, mentre io mi carico di tutta la forza che ho in corpo e lancio la palla verso di lei, colpendola dritto in faccia. Non riesco a trattenermi dalle risate, fino a che non la vedo cadere sulla sabbia senza sensi. Forse ho esagerato.

«Ma che hai fatto, sei impazzita?» urla Mark, mentre corre verso di lei.

Li raggiungo e mi inginocchio verso la ragazza. «Io... non volevo.»

Mark inarca un sopracciglio e mi fissa. «L'hai fatto apposta.»

«Cosa? E allora tu che mi hai colpita?»

«Non ti ho colpita.»

«Certo, come no.»

«Smettila, sei petulante!» mi insula, mentre solleva la testa della ragazza e le da dei piccoli colpi sulla guancia. «Svegliati.» continua a colpirla, ma non ne vuole sapere di aprire gli occhi. «Svegliati, Alice.»

È così che si chiama? Alice apre gli occhi e si alza di scatto, dopodiché allunga una mano verso il viso di Mark e lo schiaffeggia.

«Il mio nome è Allyson!» sbraita irritata.

Non posso crederci, ha sbagliato il suo nome. Devo stare calma e non scoppiare a ridere nuovamente. Mark si alza a sua volta e la fissa in cagnesco, non sopporta che qualcuno lo schiaffeggi.

«È uguale!» risponde irritato, mentre si tiene lo zigomo dolorante.

Allyson mi porge il suo sguardo cattivo e non sembra avere buone intenzioni. Mi tiro su e la guardo a mia volta.

«Brutta stronza, come hai osato tirarmi quella palla in pieno viso?» urla, mentre si avvicina pericolosamente.

«Ehi, non provarci nemmeno, hai capito?» la minaccia Mark, parandosi davanti a me.

«Deve pagare!» dice con gli occhi lucidi e una rabbia mai vista.

«Vattene!» le ordina Mark.

«È lei che deve andarsene.»

«Non farmelo ripetere!» la minaccia con lo sguardo.

Me ne resto in silenzio ad osservare la scena, ancora sorpresa per il modo in cui si è arrabbiato, appena quella tizia ha cercato di darmi addosso.

«Ma chi è, la tua ragazza?»

Adesso sta esagerando.

«Niente affatto!» intervengo prontamente. «Io e Mark siamo... fratelli.»

Fratelli che fanno sesso, ma pur sempre fratelli. Oddio, ho i brividi.

«E aspetti che ti creda, puttana?»

Come mi ha chiamata?

«Come osi?» urla Mark, mentre l'afferra per le spalle.

«Mark, ora basta.» dico, fermandolo. Per fortuna mi da ascolto e la lascia andare. «Vattene, prima che commetta un terribile errore.» la minaccia.

Allyson fa qualche passo indietro. «Sei un pazzo furioso, stavi per mettermi le mani addosso.» urla, mentre corre via.

L'ha davvero spaventata, poverina.

«Grazie!» sbotta nella mia direzione. «Per colpa tua la mia serata è andata a rotoli.»

È mai possibile che debba sempre incolparmi per qualcosa?

«Io non ho colpe.»

«Certo che sì, le hai tirato quella palla in pieno viso di proposito.»

«Ancora con questa storia? Non l'ho fatto di proposito.» mento.

Volevo fargliela pagare per la pallonata alle spalle e poi perché gli dispiace così tanto per quella rossa?

«Sei solo una stupida ragazzina!» Comincio a sbuffare e incrocio le braccia al petto. Questa canzone comincia a stancarmi. Lo dici sempre. Ed è così. «Se vuoi che ti scopi di nuovo perché non me lo dici e basta?»

Mi acciglio. È veramente ridicolo! Sto per ribattere, quando sento il mio cellulare squillare, allora corro verso l'ombrellone. «Ehi, non ho ancora finito con te.» sbraita, mentre mi segue.

Al diavolo le sue parole. Afferro il cellulare e leggo sullo schermo in nome di Tiffany.

«Ehi, Tiff.» rispondo felice di sentirla.

«Amica, come stai?»

«Bene! Tu, invece?»

«Anche io. Ho tante cose da raccontarti, una in particolare.»

Credo si riferisca a quel ragazzo.

«A proposito, chi era quel ragazzo?» chiedo con tono malizioso.

«Solo un amico.» ridacchia.

«Ma dai, eravate a letto insieme.»

«Sì, ci vediamo spesso.»

«Magari diventerà qualcosa di più, non credi?»

«Non lo so. Emy, devo raccontarti una cosa.» ritorna seria e il suo tono di voce mi preoccupa.

«Chi diavolo è?» chiede Mark alle mie spalle. «Non dirmi che è quel coglione di Adam.» Ma che vuole, come osa immischiarsi nelle cose altrui? Lo guardo male e cerco di allontanarmi, ma mi afferra per un polso. «Emily!»

Allontano il cellulare dal mio orecchio e gli mostro lo schermo. «Contento, adesso?» sbotto, mentre mi libero dalla sua presa.

Non dice più una parola e si siede sulla mia sdraio. Che impiccione, scommetto che vuole ascoltare la nostra conversazione.

«Emy, sei ancora lì?» chiede Tiffany.

«Sì, scusami. Dimmi.»

«Va tutto bene?»

«Sì, nulla di cui preoccuparsi.» Mark mi mostra il dito medio e sghignazza. Che bambino. «Cos'hai da dirmi?»

«Allora, apri bene le orecchie. Non indovinerai mai chi ho visto insieme ad una ragazza.»

A chi si sta riferendo?

«Chi?» Sarà uno dei suoi pettegolezzi, tipico di Tiffany. Non accenna a parlare, le piace mettermi ansia, a quanto pare, ma io devo sapere cosa sta succedendo. Mark si è steso sulla mia sdraio, portando le braccia dietro la testa e non fa che fissarmi. Scommetto che vuole sapere di cosa stiamo parlando, ficcanaso! Poi allunga una mano verso il mio fianco e comincia ad accarezzarmi con le dita, provocandomi dei brividi. Ma che cavolo... Mi allontano di qualche centimetro per evitare che lo rifaccia. «Tiff, ti decidi a parlare?» chiedo con tono di supplica.

«Ho visto Sam con una ragazza molto carina.» Resto in silenzio, sperando che stia scherzando. Devo stare tranquilla, Sam è gay, probabilmente si trattava di qualche parente o di un'amica. Però i conti non tornano, mi ha sempre detto che io sono l'unica amica che ha, perché preferisce non avere a che fare con le altre ragazze. Non capisco. «Emy, sei ancora lì?» la voce di Tiffany mi riporta alla realtà.

«Sì...»

Mi siedo sulla sdraio accanto a Mark, senza neppure rendermene conto e ignorando le sue mani lunghe.

«Non è così grave, anzi, in questo modo smetterà di essere gay.» sghignazza.

È assurdo, i gay non cambiano idea.

«Ma raccontami meglio, come li hai visti?»

«Erano al parco, stavano passeggiando e la ragazza stava avvinghiata al suo braccio, come faceva Ashley con Mark.» ridacchia.

L'immagine di Ashley avvinghiata a Mark mi appare davanti agli occhi e ho la nausea. Ora non è il momento di pensarlo con quella, devo preoccuparmi di Sam. Non mentirebbe mai...

«Tiff, probabilmente era qualche sua parente.» dico poco convinta.

«A me non sembrava...»

«Tienilo d'occhio, okay?»

«Sbaglio, o provi qualcosa per Sam?»

Ma cosa sta dicendo, voglio solo accertarmi che sia realmente gay, prima di partire con lui. Ma perché sto dubitando, è sempre stato sincero con me.

«Ma sei matta?»

«Rilassati, stavo scherzando, lo so che sei fissata con quel troglodita del tuo fratellastro.» sghignazza.

«Shh, zitta!»

Mark è proprio qui accanto a me, spero con tutto il cuore che non abbia sentito.

«Non dirmi che è lì.»

«Tiffany, ci sentiamo dopo.»

Devo interrompere immediatamente questa conversazione, sta diventando troppo pericolosa.

«Ho capito!» ridacchia. «A dopo. Baci.»

Riattacco e ripongo il cellulare in borsa.

«Che succede, il tuo ragazzo ti ha cornificata?» chiede Mark, con un sorriso beffardo sul viso.

Non posso credere che abbia ascoltato quello che io e Tiffany ci dicevamo, questi cellulari di ultima generazione hanno il volume troppo alto, allora ha sentito anche di lui... Oddio, no.

«Non credo siano affari tuoi.» rispondo scocciata.

«Porta più rispetto quando parli con me!» dice irritato. Non posso credere che le cose tra di noi siano diventate come prima, non avrei dovuto lasciarmi abbindolare in quel modo. «Ti decidi a parlare, o no?» Ignoro le sue parole e mi alzo dalla sdraio. Non voglio più sentirlo e quindi mi dirigo verso il mare. «Dove vai?» corre verso di me e mi prende la mano, rendendomi immediatamente imbarazzata. Ogni volta che mi è vicino divento stupida. Come se non lo fossi già abbastanza. Smettila, tu! Ho sempre pensato che la mia testa fosse una reincarnazione di Mark, non è possibile che mi ritrovi sempre a litigare con me stessa, è una cosa da matti. «Mi stai ignorando?» chiede titubante.

«Esatto!» ammetto.

Mi lascia la mano e abbassa lo sguardo verso la sabbia. È arrossito? Non ci posso credere, Mark che arrossisce... quant'è carino. Devo smetterla di fare commenti su di lui, è un'idiota, nient'altro.

«Fra tre giorni torneremo a casa.» dice, mentre continua a guardare la sabbia.

«Lo so.»

«Non ti dispiace?»

«A te dispiace?» gli pongo la stessa domanda, senza rispondere alla sua.

Adesso mi dirà, la domanda l'ho fatta prima io, tipico del Mark bambino.

«Sì, mi dispiace.»

Non posso crederci, mi ha risposto senza fare storie. Aspetta, ha detto che gli dispiace?

«Capisco.» rispondo, ignorandolo.

«Non vuoi sapere il motivo per cui mi dispiace?» Scuoto la testa in senso negativo. Non voglio saperlo. «Non potrò più toccarti...» Mi volto di scatto e lo fisso con gli occhi sgranati. No, non ho sentito bene, non è questo il vero motivo, dai. Oh, porca miseria, cosa prova per me, in realtà? Voglio sapere tutto. «Che cazzo di situazione!» sbraita, mentre si siede sulla sabbia, afferrando la sua testa tra le mani. «Dimentica quello che ti ho detto.»

È ovvio che non posso.

«Io... non posso.» cerco di sedermi al suo fianco, ma lui si alza di scatto, serrando la bocca e stringendo i pugni. «Che cosa ti prende?»

Ignora le mie parole e va via, lasciandomi sola. Ma perché si comporta così? Questo suo atteggiamento mi fa troppo male e mi confonde sempre di più. Cosa dovrei fare, seguirlo oppure restare immobile, come ho sempre fatto?

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