Capitolo 58

È già mattino e la scorsa notte non ho chiuso occhio, pensando tutto il tempo alla confessione di Mark. Come gli è saltato in mente di dirmi una cosa del genere? L'ha fatto solo perché era ubriaco, o lo pensava sul serio? Sono una ragazza troppo emotiva, ogni sua parola mi turba, soprattutto le sue e ho paura che se ne sia reso conto. Credo che un bel bagno a mare possa rilassarmi un po' e dovrei stare tranquilla, visto che sono le nove del mattino e quel troglodita starà ancora dormendo, soprattutto dopo la sbronza di ieri sera.

Esco dalla mia camera e percorro il corridoio dell'hotel, è deserto e mi mette un po' di inquietudine, sembro la protagonista di Shining. Continuo a camminare, fino ad arrivare all'ascensore. Premo il pulsante sul muro per farlo salire su e quando le porte si aprono sobbalzo dallo spavento.

«Mi scusi, non intendevo spaventarla.» Cem si giustifica con molta gentilezza.

«Scusami tu, la mia reazione è stata esagerata.»

Cavolo, ero talmente immersa nel pensiero di Shining che mi sono spaventata come una sciocca, che figuraccia.

«Sta andando al mare?»

«Sì. Puoi darmi del tu? Mi sento un pochino a disagio.»

Sorride e annuisce. «Come vuole... cioè, volevo dire, come vuoi.» Fa ironia? «Va bene, ti lascio andare, ho da fare qui.»

«Sì, ciao.»

Sono appena arrivata in spiaggia, posiziono le mie cose sulla sdraio e apro l'ombrellone. Non c'è molta gente, forse stanno ancora tutti dormendo, sono l'unica pazza a svegliarsi presto? Meglio così, ci sarà più quiete e relax, anche se non mi pare di aver visto famiglie con dei bambini, credo che ci siano solo coppiette. Che imbarazzo, io e Mark siamo scoppiati. Sfilo gli shorts e mi dirigo verso la riva. Stavolta l'acqua è più fredda e credo sia a causa del sole, non è ancora abbastanza forte. Mi immergerò con cautela, in questo modo non avrò i brividi, poi mi chino per bagnare le mani e improvvisamente mi ritrovo in acqua. Cacchio, è gelida. Dai, non esagerare. Il tuo problema è che soffri molto il freddo. Non mi preoccupo di questo ora, qualcuno mi ha spinta e immagino già chi sia stato. Sono davvero furiosa. Mi tiro su e mi guardo intorno, non vedendo nessuno. Possibile che sia caduta senza rendermene conto?

«Ehi, stronza!» urla qualcuno alle mie spalle.

Mi volto e vedo Mark in mare, non è solo. Chi diavolo è quella? Capelli rossi, seno prosperoso, sorriso ammiccante, praticamente il mio opposto. Ma dove le trova? Lo guardo malissimo e incrocio le braccia al petto. Gli faccio una linguaccia e lui come risposta comincia a ridere. È già ubriaco a quest'ora? Ieri mi ha confessato che avrebbe voluto farlo con me e ora è insieme ad un'altra. Che idiota lunatico Da lontano avverto la suoneria del mio cellulare, qualcuno mi sta chiamando, allora corro verso la sdraio e frugo nella borsa.

«Sì, pronto?» rispondo, senza nemmeno guardare chi è.

«Emy, piccola.»

«Sam, ciao, che bello sentirti.»

«Aspettavo una tua telefonata.»

«Ti ho chiamato, ma avevi la segreteria.»

«Ero a lavoro allora.»

«Sicuramente.»

«Come stai?»

«Bene.» dico poco convinta.

«È successo qualcosa?»

A parte che ieri Mark mi ha confessato che vorrebbe "scopare" con me, tutto uguale. No, meglio omettere questa parte.

«Nulla di cui preoccuparsi.»

«Uhm, va bene, ti credo.» sghignazza. «Come procede la vacanza?»

«Bene, a parte il fatto che Mark è molto antipatico.»

«Immaginavo... ti sta dando il tormento?»

«Gli sto alla larga, quindi non ne ha il tempo.»

Bugiarda...

«Peccato che ora sia al lavoro, piuttosto che stare con te.»

«Non preoccuparti. A proposito, come va il lavoro?»

«Tutto bene, mi sto ambientando bene.»

Improvvisamente qualcuno mi strappa il cellulare dalla mano, mi volto di scatto e vedo Mark.

«Ancora questo tipo?» chiede scocciato.

Cerco di riprenderlo, ma si sposta prontamente.

«Ridammelo!»

Porta il cellulare all'orecchio. «Ciao, Sam, rompi sempre il cazzo?»

Ma cosa sta dicendo? Che maleducato. Mi avvicino di nuovo a lui, ma mi blocca con la mano, impedendomi di prenderlo.

«Mark, ridammi il cellulare!»

Non mi ascolta.

«Oh... è caduta la linea.» ironizza, mentre me lo porge.

Che stronzo maledetto!

«Idiota, sei tu quello che rompe il cazzo!» urlo esasperata.

Mi guarda con ironia e divertimento, non avevo mai detto quella parola, anche perché la trovo volgare, ma ora è uscita dalla mia bocca da sola.

«Oh, la piccola Emy che dice parolacce?»

«Ritorna dalla tua troietta e non rompere le palle a me!»

Mi meraviglio da sola per il mio linguaggio, ma lui comprende solo quello, tanto vale usarlo. Mi afferra per le spalle e mi butta sulla sdraio, mettendosi sopra di me e fissandomi irritato. Ora si sente anche in diritto di arrabbiarsi? Sono io quella arrabbiata, anzi, sono furiosa.

«Non rivolgerti mai più a me con quel tono!» ringhia.

«Smettila con queste stupide minacce.» urlo.

Si guarda intorno, faccio lo stesso. Le persone presenti in spiaggia ci stanno fissando e la cosa mi rende rossa dalla vergogna.

«Non sono minacce, ma solo avvertimenti.»

«Per tua informazione, avvertimento e minaccia è la stessa cosa, genio.» lo prendo in giro.

«Sta zitta!», «Mi fai perdere la pazienza ogni volta, sei una fottuta stronzetta, ti detesto.»

Mi odia davvero così tanto? E poi perché gli avrei fatto perdere la pazienza? Sta cercando di difendere quella rossa?

«Il sentimento è reciproco!» ribatto.

«Non ti sopporto!» si avvicina di più a me.

«Neanche io.»

«Sei una scema!» si avvicina sempre di più e l'aria sta per mancarmi.

«Tu un... deficiente.» riesco a dire, balbettando.

«Sai, ti fai sentire dentro, sempre di più...» mi sussurra serio.

Mi ha appena detto che sono nella sua testa? Come siamo passati dal litigare a questo? Resto immobile, ignorando completamente le persone intorno a noi. Odio ammetterlo, ma ogni singola parte di me è attratta da lui.

«Markolino, dove sei?» una voce stridula lo costringe ad allontanarsi da me.

Markolino? Muoio dal ridere. Lui ha sempre odiato che gli si desse un soprannome, ma questa volta non ha fatto commenti. Dev'essere una cosa seria, allora. Che stupida, ho pensato davvero che stesse per confessarmi quello che prova per me? Non devo più dargli peso e smetterla di illudermi, fa male.

"Sai, ti fai sentire dentro, sempre di più".

Non faccio altro che pensare alle sue parole, mi sta mandando in pappa il cervello, ed io come una sciocca glielo lascio fare. Sono scappata in camera, non volevo più vederlo insieme a quella tizia, era un vero tormento, si diverte a farmi male, l'ha sempre fatto. Credo che andrò a fare un giro in paese, almeno non starò sempre a pensarlo. Mi alzo dalla poltrona con decisione, afferro la mia borsa e apro la porta della mia camera, ritrovandomi Cem sulla soglia.

«Ciao, stavo giusto bussando.» si giustifica.

«È successo qualcosa?»

«No, ti ho portato il pranzo, l'hai ordinato questa mattina, ricordi?»

È già ora di pranzo? Guardo l'ora sul mio cellulare, sono le dodici in punto.

«Entra pure.» mi faccio da parte e lo lascio passare.

Pensandoci bene, ho un certo languorino, stamattina ho telefonato alla reception e ho ordinato un piatto italiano che ho visto su internet tempo fa, volevo provarlo. Si tratta di gnocchi alla sorrentina, non ho idea di come siano fatti, so solo che non contengono pesce. Mi piacerebbe visitare l'Italia, magari in futuro, chissà. Cem ripone tutto sul tavolo, dopodiché mi consegna un volantino, che guardo confusa.

«Stasera ci sarà una festa sulla spiaggia, si ballerà tutta la notte, spero di trovarti lì.»

Devo dire che è davvero una cosa carina, credo proprio che ci farò un salto.

«Sì, grazie.»

Mi sorride e si dirige fuori dalla camera, portando con sé il carrello.

«Ci vediamo stasera?»

Annuisco e lo saluto con la mano, mentre chiudo la porta. Mark sarà verde di invidia quando mi vedrà insieme a Cem, è anche questo il motivo per cui ci andrò, che se ne vada al diavolo. Mi siedo al tavolo e... pancia mia fatti capanna!

Dopo aver pranzato, sono andata a farmi una doccia per rimuovere la salsedine dal corpo, ora sono sdraiata sul letto con l'aria climatizzata in funzione, mi godo questo momento di relax e non vedo l'ora che arrivi stasera, ho proprio bisogno di un po' di svago, poi non vedo l'ora di scoprire la faccia che farà quell'antipatico, appena mi vedrà con Cem. Chiudo gli occhi e cerco di dormire, ma non mi è possibile, qualcuno in spiaggia sta urlando come una gallina, nonostante abbia chiuso tutte le porte, la sento ugualmente. Cerco di ignorare quel suono fastidioso ma non ci riesco. Adesso basta, ora mi sentono! Mi alzo di scatto dal letto e come una furia mi dirigo sul balcone. Di sotto ci sono Mark e quella gallina rossa, lei ride come una povera pazza e lui non fa commenti, sembra gentile con lei. Perché con me non è così?

«Ehi, idiota, qui c'è gente che vuole riposare!» urlo dal balcone.

«Non me ne frega un cazzo, non rompere!» ribatte.

La gallina continua a ridere, ora ancora di più, dato la risposta di Mark. Oddio, che odio! Rientro in camera irritata, mi sdraio sul letto e continuo a sentire le risate stridule di quella tizia. Che inferno. Infilo un paio di cuffie e faccio partire la musica. Devo liberare i pensieri, non devo permettere a quell'idiota di rovinarmi ogni cosa.

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