Capitolo 56

Abbiamo chiamato un taxi e ora siamo diretti all'hotel. La cosa strana, è che Mark non mi rivolge la parola da quando abbiamo parlato della mia verginità, sembra assorto nei suoi pensieri, come se qualcosa lo turbasse, forse il fatto che stava per toccarmi? Non voglio pensare che sia io la causa, forse sta pensando a cosa combinerà una volta arrivati. Volto lo sguardo verso il vetro e guardo la bellezza di questo posto. Non ero mai stata alle Maldive, è tutto così diverso. Sulla mia destra riesco a vedere il mare, è calmissimo e azzurro, mai visto un posto così bello. Mi rilasserò e non penserò a nulla. Ma sì, al diavolo Mark e le sue stupide parole, cercherò di godermi questo viaggio, da sola.

Dopo circa venti minuti, finalmente siamo arrivati. Mark paga il tassista e preleva le valigie dal bagagliaio. Comincio a fissare l'hotel stupita, è davvero bello e non ho ancora visto al suo interno. Un hotel sulla spiaggia, davvero una bella trovata.

«Ti muovi?» mi chiede accigliato.

Lo guardo male e gli strappo la mia valigia dalla mano, non voglio favori da lui. Entriamo all'interno dell'hotel e resto senza fiato, questo posto è un sogno e comincio a pensare che dev'essere molto costoso, ma non credo che per i miei sia stato un problema. Mark va verso la reception e io resto a guardarmi intorno stupita ancora. Non permetterò a quell'antipatico di rovinarmi la vacanza, sono determinata! Ritorna da me e mi posiziona le chiavi nel palmo della mano e subito dopo si avvicina un tipo vestito in modo strano, sembra uscito da uno di quei film di sceicchi.

«Salve, ragazzi, spero che vi troverete bene nel nostro modesto hotel.» L'ha chiamato modesto hotel, questo posto è la fine del mondo. «Lasciate a me i bagagli, vi verranno recapitati tra pochi minuti. Lì c'è l'ascensore che vi porterà alle vostre camere.» indica con il dito alle nostre spalle.

«Grazie.» rispondo con un mezzo sorriso.

L'uomo fa una specie di inchino, prende le nostre valigie e si allontana. Io e Mark ci dirigiamo all'ascensore e anche quello è stupendo, color oro, con uno specchio ricamato sui bordi.

«Certo che mia madre non si è risparmiata nulla.» dice.

«Già, qui è tutto stupendo.»

«Frena il tuo entusiasmo, non mi piace affatto stare qui con te.»

Che antipatico, deve rovinare sempre tutto. Abbasso lo sguardo e aspetto che l'ascensore arrivi al piano stabilito. Si è creato davvero un silenzio imbarazzante. Dopo pochi istanti, le porte scorrevoli si aprono, varchiamo il corridoio e cerchiamo le nostre camere. Guardo il cartellino appeso alla mia chiave, stanza 32.

«Tu che camera hai?» gli chiedo.

«Purtroppo siamo affiancati.» mi mostra il cartellino. Stanza 33. Perfetto, ci mancava solo questa. «Be', addio.» mi saluta con la mano e con quel fare arrogante.

«Ehi, aspettami.»

Che patetica, gli ho davvero chiesto di aspettarmi? Gli corro dietro e lo raggiungo, mentre si ferma davanti alla porta della sua camera, infila la chiave nella serratura e la apre.

Si volta verso di me e mi guarda con aria di sfida. «Cosa ci fai ancora qui? Va in camera tua e non rompere!»

«Stronzo!» sbotto.

Sghignazza e mi sbatte la porta in faccia, proprio come fa a casa nostra. Raggiungo la mia stanza e resto incantata; si presenta come tutto l'hotel, in stile barocco, ma c'è quel tocco in più, non so spiegarlo... nel bagno grande c'è la jacuzzi. Oddio è bellissimo. Mi sdraio sul letto morbido e penso che qui starò davvero bene. Devo telefonare Cindy per avvisarla che siamo arrivati, dopodiché chiamare Tiffany e Sam. Ma mi precede, la sua chiamata arriva in un lampo.

«Pronto.» rispondo.

«Tesoro, come va, siete arrivati?»

«Sì, mamma»

«Com'è andato il viaggio?»

«Bene...» dico poco convinta.

«Mark ti ha creato problemi?»

«Be'...»

No, certo che no, è stato un angioletto.

«Non preoccuparti, cambierà idea.» Certo, come no. «Com'è lì?»

«Veramente fantastico.»

«Mi fa piacere che ti piaccia, ci ho impiegato settimane a trovare il posto perfetto.» Avresti potuto risparmiartelo. Avrei voluto dirgli, ma mi limito a stare in silenzio. «Fammi sapere come sarà il soggiorno, io e tuo padre abbiamo intenzione di venirci per le vacanze di Natale.»

«Per il momento è tutto perfetto.»

«Sono molto contenta. Allora divertiti, tesoro.»

«Grazie.»

Riattacco e mi alzo dal letto, uscendo sul balcone. Che vista incantevole, il mare è stupendo e il tramonto rende il cielo rosato, è davvero uno spettacolo. Che aria buona che si respira qui e poi il profumo del mare è qualcosa di stupendo. Afferro il cellulare e inviato un messaggio a Tiffany e a Sam, per dirgli che sono arrivata sana e salva, poi chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dall'aria profumata. Purtroppo il mio momento relax ha la durata di un minuto, perché qualcuno bussa alla porta della stanza. Spero solo che non si tratti di quell'antipatico. Ma dai, perché dovrebbe venire qui? E chi lo sa, mi posso aspettare di tutto da quel viscido. Vado ad aprire e davanti a me c'è un ragazzo con in mano la mia valigia e devo ammettere che è davvero carino; capelli neri, occhi e pelle scura, un viso dolce e marcato, dev'essere anche allenato, dalla sua camicia nera riesco ad intravedere i muscoli. Basta, non devo fissarlo.

«Dove vuole che poggi la sua valigia?» mi chiede in modo gentile e con un accento straniero.

«La dia a me, ci penso io.»

«Va bene.» mi porge il bagaglio e sorride.

«Grazie.» dico timidamente.

«Di nulla, buona vacanza.» fa un piccolo inchino e va via.

Qui sembrano avere la fissa per gli inchini, li trovo veramente buffi, ma anche galanti. Chiudo la porta e poggio la valigia sul letto, ho proprio bisogno di un bel bagno in mare e poi non l'ho mai fatto al tramonto, potrebbe essere bello. Apro la valigia e resto sbigottita. È uno scherzo? Afferro un boxer e lo guardo in modo strano, questa non è la mia roba. Riconosco questa maglietta. Oh, no, quel tipo ha confuso il mio bagaglio con quello di Mark. Sento bussare nuovamente alla porta, probabilmente è il ragazzo, resosi conto dell'errore. Vado ad aprire e vedo Mark con in mano una delle mie mutandine ed un sorriso beffardo. Gliela strappo dalla mano e abbasso lo sguardo a terra.

«Credo proprio che ci abbiano scambiato le valigie.» dice, con tono malizioso. Annuisco e lo lascio entrare. «Ehi, stavi frugando tra la mia roba?»

Che faccia tosta, lui stava facendo lo stesso.

«Certo che no.» mento.

«E allora perché la mia valigia è aperta?»

«Volevo indossare un costume.»

«Vieni a prendere la tua.» dice, mentre esce dalla mia camera, con in mano la sua.

Che cafone, avrebbe potuto portarmela lui, ma è troppo arrogante e stupido per farlo. Adesso mi toccherà entrare nella tana del lupo cattivo. Come se ti dispiacesse. Certo che mi dispiace! Faccio un bel respiro e lo raggiungo. La stanza è uguale alla mia, anche la disposizione dei mobili.

«Dov'è?» chiedo scocciata.

«Proprio lì.» indica con il dito. Vado verso il letto e sento la porta sbattere. Mi volto di scatto e resto a fissarlo. «Che vuoi, è stato il vento.» sghignazza.

Ma qui non c'è vento. Scuoto la testa ed alzo gli occhi al cielo, devo andare via, prima che sia troppo tardi. Afferro la mia valigia e mi dirigo verso la porta, notando che mi sta fissando. Ma la smetti? Mi rendi nervosa. Mi dico mentalmente. Esco in corridoio e finalmente ritorno a respirare. Ora sono al sicuro, con lui non è una cosa possibile.

Dopo aver indossato il mio costume, scendo in spiaggia, appoggio le mie cose su una delle sdraio presenti e vado dritta verso il mare. Immergo i piedi nell'acqua e per mia sorpresa è calda. Che bella sensazione, è così rilassante. Mi piace molto questo posto, se non fosse per il fatto che Mark è così antipatico, sarebbe perfetto. Improvvisamente avverto dell'acqua fredda sul mio corpo. Mark è alle mie spalle, mi ha appena rovesciato addosso dell'acqua in una bottiglia.

«Cavolo, Mark!» urlo.

Ride come un cretino, vorrei affogarlo, così la smetterebbe all'istante.

«Sei così svampita, come fai a non renderti conto di quello che accade intorno a te?» continua a ridere come non mai.

«Idiota, ero sovrappensiero.»

«Be', cosa aspetti a tuffarti?»

«Ripeto, non sono affari tuoi.»

«Che stupida.» ride ancora di più.

Mi fa saltare i nervi ogni volta che mi parla, incredibile. Ma cosa ci fa qui? Credevo che se ne sarebbe andato in giro. Entro in mare, lontana da lui, non voglio che abbia un contatto con me, lo detesto. Sappiamo entrambe che non è così. Certo che è così, è sempre stato così. Faccio un tuffo e resto vicino alla riva, dato che non so tenermi a galla. Mi sdraio sull'acqua trasparente e chiudo gli occhi, non voglio sentire niente e nessuno. Improvvisamente vado giù, rischiando pure di affogare. Riemergo e vedo Mark che ride come un cretino. Mi ha stancata, non ho alcuna intenzione di trascorrere sette giorni così, con lui che mi umilia. Cerco di camminare in acqua, verso di lui, sembrando ancora più goffa, fino a che non lo raggiungo e lo colpisco al viso.

«Stronzo, potevo affogare.» mi lamento.

Si zittisce immediatamente e mi guarda in modo serio e irritato.

«Come osi?» sbraita. Come fa ad essere così ignorante, sa bene che non so nuotare e si diverte a farmi certi scherzi. Non gli rispondo e raggiungo la spiaggia, ma subito dopo me lo ritrovo addosso. Entrambi cadiamo al suolo e il suo corpo mi blocca. Afferra i miei polsi e li tiene ben saldi. «Non osare mai più prendermi a schiaffi, hai capito?» mi sussurra, con tono minaccioso.

«E tu smettila di scocciarmi.»

«Io faccio quello che voglio!»

«Non con me.»

«Soprattutto con te.»

Lo guardo malissimo. Ma crede che sia il suo cagnolino?

«Lasciami subito!» Scuote la testa in senso negativo e mi fissa serio. «Mark!»

Si avvicina al mio collo e strofina il naso su di esso. «Incredibile, nonostante tu abbia fatto il bagno, riesco a sentire il tuo profumo.» sussurra serio, poi mi sfiora le labbra e la solita sensazione si impossessa di me. Cavolo, non posso sempre permettergli di fare così. D'un tratto inizia a ridere e mi lascia finalmente andare. «Non meriti i miei baci.» ride ancora.

«C-chi te l'ha chiesto.» balbetto e lo vedo allontanarsi.

Che idiota montato, crede davvero che non vedi l'ora che mi baci? In un certo senso, è così. Sta zitto! Mi tiro su e vado a sciacquare il mio corpo sporco di sabbia nel mare. Avrò tutta la sabbia tra i capelli, per colpa sua.

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