Capitolo 46
Infine le ho detto esattamente tutte le cose che ho pensato ed è rimasta sconvolta. Sostiene che la colpa sia di Jake, ma non ne sono sicura, anche se dopo aver bevuto quella roba preparata da lui, ho iniziato ad avere dei giramenti, ma forse era dovuto all'alcol, dato che non sono abituata, non lo so.
«Emy, giurami che non andrai più a quelle feste.» dice, mentre raggiungiamo il suo scooter.
«Ci sono andata per Mark...» ammetto imbarazzata.
«Quel coglione, troglodita che ti fa soffrire, ma ne vale la pena?»
«Non lo so, ma ormai non posso farci niente, ci sono troppo dentro.»
«Già, ti capisco. È difficile lasciar perdere.»
***
Ho chiesto a Tiffany di restare a pranzo da me e ha accettato. I miei sono a lavoro e quindi siamo sole, Mark non sembra essere nei paraggi e ringrazio il cielo. Spero sia chiuso in camera sua, o meglio, fuori casa. Ci dirigiamo in cucina e come al solito apro il freezer per cercare qualche pasta surgelata.
«Cosa fai?» chiede Tiffany, accigliata.
«Cerco qualcosa da cucinare.»
«Lì dentro?»
«Sì...»
«Se cucinassimo noi?» Mi prende in giro? Sa bene che non so cucinare. «Qualcosa di semplice; lasagne?» ironizza. «Spostati, vediamo cos'hai in frigo.»
Faccio come mi ha detto e la lascio frugare all'interno del frigo. La vedo tirare fuori alcuni alimenti e mi chiedo chi debba cucinare tutto questo.
«E se ordinassimo qualcosa?» chiedo a disagio.
«Tranquilla, ci penso io qui, tu intanto rilassati.»
«Scherzi?»
«Quando si tratta di cibo non scherzo mai.», «Sbrigati, via dalla cucina.» mi caccia fuori.
Incredibile, sono appena stata cacciata dalla mia cucina. Pensavo che anche lei non sapesse cucinare. Raggiungo il piano di sopra e mi chiudo in camera mia, mentre metterò a posto, ma stavolta senza musica. Brutte esperienze.
Ancora non posso credere di aver mangiato delle pietanze squisite, non avevo idea delle abilità culinarie della mia amica, non me ne aveva mai parlato. Mi ha raccontato che restando da sola per via della madre che lavora spesso fuori casa, ha dovuto provvedere a sé stessa, imparando anche a cucinare. Mi ha sorpreso, io sono una frana in tutto. Ora siamo dirette verso casa di Jake, le ho chiesto il favore di accompagnarmi a recuperare la macchina, dato che Mark non l'ha più fatto. Che idiota, mi lascio sempre abbindolare dalle sue stupide promesse.
Arrivate a destinazione, vedo la mia piccola macchina e resto di nuovo delusa.
«Grazie per il passaggio.» dico alla mia amica.
«Di nulla.»
Scendo dallo scooter e proprio mentre sto per raggiungere la macchina, vedo sbucare Mark dal nulla. Si rende immediatamente conto della mia presenza e mi guarda stranito.
«Cosa fai qui?» chiede torvo.
Perché quello sguardo nervoso?
«Mi pare ovvio.» indico la macchina.
«Ieri ti ho detto che sarei passato a prenderla oggi.»
Non posso credere che sia qui per la mia macchina, non ho avuto fiducia nelle sue parole, ma come potevo, mi prende in giro di continuo. Mi ritrovo ad arrossire e lui allunga lo sguardo alle mie spalle. Mi volto e vedo la mia amica raggiungere due persone. Quello sembra Danny e la ragazza con lui è... Cacchio, Lucy! Corro nella loro direzione.
«Ormai la vostra relazione è ufficiale, bravi!» urla Tiffany, battendo le mani.
«Tiffany, io...» cerca di parlare Danny, ma Tiffany gli sferra un calcio alle parti basse.
Danny emette un gemito di dolore e si accascia a terra.
«Ma sei pazza?» urla Lucy preoccupata, mentre si china verso di lui.
«Ringraziami che non gli abbia tagliato quel cazzetto che si ritrova, almeno potrete ancora scopare!» Sono alquanto sconvolta da questa conversazione, a volte Tiffany diventa estremamente volgare. L'afferro per un braccio e la trascino via da lì. Ha tutta la mia approvazione, Danny ha sbagliato nei suoi confronti, provava qualcosa di serio per lui, anche se ora non lo ammetterebbe mai, ma so che si stava innamorando per la prima volta da quando ha sofferto anni fa. Nessuno è immune all'amore, chiunque può amare e forse anche Mark. Che pensiero assurdo, su di lui non ci sono speranze, è uno stronzo superficiale. Però è stato carino a venire qui, nonostante la mia malafede. «Non riesco ancora a crederci, ma li hai visti?»
«Sì, mi dispiace, Tiff.»
«A me fanno solo tanta rabbia.»
«Dai, non sarai più costretta a vederlo, sei stata promossa, pensa positivo.»
«Già, questo è l'unico pensiero che mi da forza.»
«Comunque sei stata grande.»
Mi guarda con stupore. Nessuno si sarebbe mai aspettato quelle parole uscire dalla mia bocca.
«Emily Johnson favorevole alla violenza?»
«Certo che no!»
«Mi sembrava strano.»
«Stavo solo dicendo che se l'è meritato.»
Comincia a ridere, contagiando anche me.
«Allora, alla fine è venuto.» dice, guardando Mark che aspetta poggiato alla mia macchina.
«Sì, chi se lo sarebbe mai aspettato.»
«Ripeto che dovresti dirgli quello che provi.»
«Shh» lo guardo per un attimo e fortunatamente non ha sentito. «Sei pazza?»
«Pensaci, la tua dolcezza potrebbe farlo guarire dalla sua arroganza, in questo modo salveresti tutti noi.» ridacchia.
«Ma dai, non dire sciocchezze.»
«Be', allora torni con lui?»
«Non lo so.»
«Ti aspetto qui, vai.» mi sorride.
Voglio davvero tornare con lui? Ma cosa dico, la macchina è mia, quindi è lui che torna con me.
«Vai pure, non preoccuparti.» dico convinta.
«Sicura?»
«Sicurissima.»
«Allora ci vediamo stasera per il ballo.»
«Sicuro.»
«A proposito, verrai con lui?» mi scruta maliziosa.
«Ovviamente no, verrò con Sam.»
«Quel Sam?» Sembra molto sorpresa. «Qui, gatta ci cova.»
«Ma no, siamo solo amici.»
«Uhm.»
«Dai, Tiff.» le do una piccola spallata.
«Va bene, a più tardi.» ridacchia e raggiunge il suo scooter, fino a sfrecciare via.
Raggiungo Mark e sembra un po' a disagio.
«Cosa fai, torni con me?» gli chiedo, un po' timida.
«No.»
«Io, credevo che...»
«Ho delle cose da fare.» mi interrompe e poi infila le mani in tasca, fino ad allontanarsi da me.
Ma perché fa così? Ero convinta che saremmo andati via insieme e avremmo parlato un po'. Il suo comportamento strano finisce sempre per ferirmi, non imparerò proprio mai.
Appena arrivata a casa, mi rendo conto di essere ancora da sola, chissà cosa aveva da fare quel violento. Mi è dispiaciuto vederlo andare via in quel modo, avrei voluto che le cose sarebbero andate in maniera diversa. Ormai è inutile pensarci, lui è così e non cambierà. I miei pensieri vengono interrotti dalla suoneria del mio telefono. Guardo lo schermo, è Tiffany.
«Ehi.» rispondo.
«Stavo pensando di passare da te con dei vestiti, più tardi, che ne pensi?»
«Eh?»
Ma cosa sta farneticando?
«Vuoi conquistare o no quel troglodita?»
«Non voglio conquistare proprio nessuno.»
«Dai, non opporti, ci vediamo dopo.» attacca, senza darmi il tempo per dibattere.
Non voglio i suoi vestiti, sono troppo diversi dal mio modo di essere. A dire il vero, ogni vestito è diverso da me. Credo che sia meglio darmi una mossa, alle otto passerà Sam e non voglio fare tardi. Raggiungo il bagno e lo trovo occupato. Ma allora è in casa? Appena sono rientrata credevo di essere sola. Non voglio bussare alla porta, aspetterò che esca, intanto vado nella mia stanza. Apro la porta e sobbalzo.
«Oh, cavolo! Adam?» sbraito.
Non ci posso credere, cosa ci fa in camera mia?
«Ciao, Emy.»
Entro in camera, chiudendo la porta alle mie spalle. Non voglio che Mark lo trovi qui.
«Cosa ci fai qui?» gli chiedo con tono duro.
«Emy, non ce la facevo più, dovevo parlarti.» si alza dal letto e viene verso di me. Allunga una mano sulla mia spalla, ma faccio un passo indietro, impedendogli di toccarmi. «Hai paura di me?»
«Niente affatto!»
«Allora perché ti allontani?»
Abbasso lo sguardo verso la moquette, non sapendo cosa rispondergli. Non voglio che mi tocchi, non riesco a non pensare a quello che ha fatto e poi... Ami Mark, smettila di dirlo.
«Io... voglio che tu te ne vada.»
Mi afferra prontamente per le spalle. «Non prima di aver parlato.»
«Non credo sia il caso, non adesso.»
«Quando, allora?»
«Dopo il ballo, okay?»
Annuisce debolmente. «A proposito, chi è l'amico che ti accompagna al ballo?»
«Non lo conosci. Per favore, va via, parleremo domani.»
Si avvicina ancora di più, mi poggia una mano sotto al mento per costringermi a guardarlo e poi avvicina le labbra alle mie. Mi scosto, prima che possa baciarmi.
«Okay, a domani.» dice in modo nervoso e deluso.
Va verso la finestra ed esce. Devo trovare un modo per evitare che entri in camera mia senza permesso, magari smontare la grondaia e tagliare le rampicanti.
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