Capitolo 45
Il mio cuore comincia a battere all'impazzata, mi basta un suo sguardo per farmi perdere la testa. Questo ragazzo è il mio tormento più bello, mi fa diventare matta, ma mi piace così. Lo so, non sono normale, ma cosa ci posso fare se mi sono innamorata del mio fratellastro? Ma cosa dici, sei matta per davvero? Sì, ho perso la testa per lui, quando lo guardo non capisco più nulla, non riesco più a distinguere il bianco dal nero e il bene dal male, è entrato dentro di me, pian piano, è come un tatuaggio indelebile stampato sulla pelle. Non riesco a descrivere quello che provo soltanto con un suo tocco. Vorrei baciare quelle labbra rosee, sentire il piercing a contatto con la mia pelle, non posso farne a meno, è come una droga. Mi avvicino, prendendo l'iniziativa e i nostri nasi si sfiorano. Lo sento sussultare, ma non si allontana da me. Le sue mani afferrano il mio viso e non so descrivere il modo in cui mi guarda, forse un miscuglio tra eccitazione e tenerezza, però non ne sono pienamente sicura. Improvvisamente mi bacia, dando sfogo al mio desiderio. Vorrei che questo momento magico durasse per sempre, ma so già che dopo questo bacio, lui continuerà ad odiarmi e a fare finta che tutto ciò non sia mai successo. Mi tira ancora di più, fino a che non mi ritrovo a cavalcioni su di lui. Fa scorrere le sue mani lungo i miei fianchi, provocandomi mille brividi lungo tutta la schiena. I nostri vestiti sono ancora umidi, ma la mia pelle sta andando a fuoco. Smette di baciarmi le labbra e comincia a torturarmi il collo, mentre con le mani accarezza i miei fianchi, dopodiché infila le mani sotto la mia maglietta ed io sussulto per la sorpresa. Afferra entrambi i miei seni e li stringe delicatamente. Alzo la testa ed emetto un gemito. Non mi ero mai sentita così. Con una mano sbottona il mio reggiseno per facilitare il tocco, mentre sento il mio corpo prendere fuoco, lentamente.
«Cazzo.» sbraita e poi mi da una spinta, che mi fa ritornare al mio sedile.
Ma cosa gli prende, perché si comporta così? Mi rende ogni volta più confusa. Rimette in moto e parte, non incrociando più il mio sguardo. Sono stata davvero una scema, non avrei dovuto lasciarmi andare in quel modo. Possibile che anche lui si senta in imbarazzo?
Dopo pochi minuti siamo arrivati a casa, parcheggia la macchina nel vialetto e solo allora ritorno a guardarlo. Stringe ancora lo sterzo tra le mani ed ha lo sguardo perso nel vuoto.
«È colpa tua!» sbotta, senza guardarmi. «Mi sei saltata addosso come una pazza.»
Cosa? È lui quello che stava per violentarmi. Ma sentiti, eri consenziente. Devi sempre infierire tu? Proprio sì. Be', se non altro, ne sta parlando, non è certo da lui.
«N-non è vero.» Non riesco neanche a parlare, ho un nodo alla gola. «Tu... cioè... tu, mi hai tirata verso di te...»
«Sì, ma per evitarti di finire in qualche brutta situazione.» dice beffardo.
«Ma cosa dici, che situazione?»
«È notte fonda e andare in giro da sola per la strada è pericoloso.»
Mi sta dicendo che mi ha fermata per evitarmi qualche guaio? Cioè, non voleva affatto baciarmi? Vorrei sprofondare e ritrovarmi in un altro posto. Che imbarazzo.
«Ma... sei stato tu a baciarmi.»
«Sì, ma tu ti sei avvicinata, ed io ero mezzo ubriaco se non ricordi.»
Non ci credo, no... non è possibile, perché sta capitando tutto questo, proprio a me.
«Ah, certo.»
«Stai insinuando che ti ho baciata di mia spontanea volontà?» sghignazza.
Che bastardo insensibile, mi sento davvero malissimo.
«Sei uno stronzo!» urlo, mentre esco velocemente dalla sua macchina.
Non posso credere che me l'abbia detto in faccia, mi prendeva in giro per tutto il tempo... Lo odio, lo odio tantissimo.
Arrivo in camera mia e mi chiudo dentro. Le lacrime cominciano a rigarmi il viso e la delusione mi avvolge completamente. Vorrei che tutto ciò non fosse mai accaduto, non meritavo le sue cattiverie e ancora oggi non le merito. In fondo, l'avevo capito, ma non lo credevo possibile. Si è preso gioco di me fin dall'inizio. Le parole possono ferirti fino a farti sanguinare, soprattutto quelle di Mark. Sapevo che questa storia mi avrebbe fatto male, ma non ho voluto dare ascolto alla mia testa, mi sono lasciata trascinare dai sentimenti. Ed ora mi ritrovo in questo stato. Domani sera si terrà il ballo di fino anno e non ho proprio voglia di andarci, ma devo farlo per Sam, lui ci tiene tanto, non voglio deluderlo, non lo merita.
***
La suoneria del mio nuovo cellulare comincia a squillare e mi chiedo che razza di canzone sia mai questa. Apro gli occhi di scatto e mi rendo conto di essermi addormentata con addosso i vestiti umidi. Ma che ore saranno? Afferro il cellulare che sta ancora squillando e leggo il nome di Tiffany.
«Pronto.» rispondo un po' a disagio.
«Emy, credevo che non avresti risposto.»
«E invece ti ho risposto.»
«Ne sono felice. Ce l'hai ancora con me per quello che è successo?»
Tiro un lungo sospiro. «No.»
È così, non ce l'ho più con lei, anzi, ho un pochino esagerato lo scorso pomeriggio, non avrei dovuto urlarle contro in quel modo. Adesso ce l'ho con Mark, non pensavo che stesse giocando con i miei sentimenti, credevo che fosse diverso, almeno con me.
«Oh, Emy, mi sei mancata tantissimo in questi due giorni... non avevo il coraggio di telefonarti.»
«Adesso però l'hai fatto.»
Mi viene da ridere, che scema.
«Sì e ti chiedo scusa per tutto.»
«Non hai bisogno di scuse, anzi, mi dispiace se ti ho trattata male.»
«Macché, un po' lo meritavo.»
«Solo un po'?» ridiamo entrambe.
È bello ritrovarci a ridere insieme. Ho sempre creduto che la nostra amicizia fosse profonda e sincera, siamo completamente differenti, in tutto, ma le nostre anime sono uguali.
«Ti va di andare in piscina?»
Penso a quello che è accaduto ieri e mi si forma un groppo in gola.
«Non lo so, Tiff...»
«Ti farà bene uscire un po'.»
«Ti va un gelato al parco?» cerco di cambiare prospettiva.
«Sì, va bene, vada per il gelato. Passi a prendermi tu?»
«Sì.» dico convinta. Non stai dimenticando qualcosa? Aspetta... hai ragione, la mia macchina è rimasta da Jake. Cacchio! «Tiff?» la richiamo.
«Sì?»
«Ho un problema con la mia macchina.»
«Cos'è successo alla tua macchina?»
«Ti racconto dopo. Passi tu con lo scooter?»
«Sì, va bene.»
«Ci vediamo tra un'ora? Il tempo di fare una doccia.»
«Certo. A dopo, amica mia.»
«A dopo.»
Riattacco e guardo l'ora; le nove e mezzo, non è tardi, per fortuna. Mi tiro giù dal letto ed esco dalla mia stanza.
Dopo la doccia, ritorno in camera con indosso il mio accappatoio e resto a fissare il mio armadio; cosa mi metto? Emily Johnson che si preoccupa per il look? Come mai tutto questo interesse? Forse per qualche ragazzo in particolare? Uffa, non è così, voglio solo essere carina. Afferro la prima cosa che vedo. Una t-shirt verde acqua a tinta unita, sotto un paio di shorts di jeans, non troppo corti. A posto così, non devo far colpo su nessuno. Certo, come no. Basta, ne ho abbastanza. La voce nella mia testa è davvero insopportabile. Il cellulare di Mark, ovvero, il mio nuovo cellulare, comincia a squillare. Devo ricordarmi di cambiare suoneria. Guardo lo schermo e leggo il nome di Adam. Uffa, mi chiama in continuazione, non lo sopporto più.
Faccio un lungo respiro e rispondo. «Sì?»
«Ehi, ciao, come stai?»
«Bene, grazie, tu?»
«Da quando non stiamo più insieme, non molto bene...»
Vuole farmi pena?
«Capisco.»
Non so cos'altro rispondergli, le sue parole sono così melodrammatiche.
«Stasera sarai al ballo?»
«Sì.»
«Chi ti accompagnerà?»
«Un amico.»
«Solo un amico?»
«Sì, Adam, un amico e basta!» sbotto un po' irritata.
Forse dovrei contenermi, non ho motivo di prendermela con lui. Questa conversazione sta prendendo una brutta piega, devo levarmelo di torno.
«Scusa, non volevo innervosirti.»
«Non mi stai innervosendo. Adesso devo riattaccare.»
«Hai da fare?»
«Sì.»
«Con chi?»
Oddio, sembra una cozza.
«Tiffany.»
«Ah.» Sembra infastidito, ma chi se ne frega! «Allora ti lascio alle tue cose.»
«Buona giornata.»
«Anche a te.»
Mi dispiace per come si siano messe le cose tra di noi, ma non avrebbe funzionato. Be', non posso più aspettare, dopo il ballo dovrò parlargli e lasciarlo definitivamente. Esco dalla mia camera e sobbalzo, vedendo Mark in corridoio. Mi imbarazzo per la nostra strana situazione e per il modo in cui si fa trovare ogni volta; in mutande. Il mio sguardo ricade verso le sue parti intime, involontariamente, fortuna che è assonnato e quindi non se ne rende conto. Ma cosa mi prende, non ero mai stata così perversa. Cammino per il corridoio, ignorandolo e lui fa lo stesso, chiudendosi in bagno. Ammetto che mi aspettavo qualche suo commetto, oppure un insulto, invece è rimasto in silenzio. Il mio cellulare emette un bip, riscuotendomi. è appena arrivato un messaggio.
Messaggio da Tiffany: Sono fuori casa tua.
Perché non è entrata? Senza pensarci oltre, raggiungo il piano di sotto ed esco di casa. Mi sta aspettando al marciapiede di fronte, a testa bassa e un po' a disagio.
«Ciao...» saluto timidamente, mentre la raggiungo.
Sono in imbarazzo per il modo in cui l'ho trattata. Improvvisamente mi da un abbraccio, il più bello che avessi mai ricevuto da lei.
«Mi sei mancata, secchiona.»
«Anche tu, Tiff.» mi sciolgo.
«Bene, ora andiamo a mangiare questo gelato? Non ho fatto colazione e ho molta fame.» ridacchia.
«Neanche io.»
«Allora salta su.» dice, porgendomi il casco.
Lo metto immediatamente, dopodiché salgo sullo scooter dietro di lei e la cingo in vita.
«E il tuo casco?» le chiedo titubante.
«Dai, Emy, il parco è qui vicino e poi quel coso mi appiattisce i capelli.»
Tipico di Tiffany, preoccuparsi dell'acconciatura e tant'altro che riguarda il look.
«Sì, ma se ti beccano, ti multano.»
«Non fare la guastafeste.» ridacchia.
Tiffany parte come una pazza e mi lascio scappare un urletto di terrore. Avrei dovuto immaginarlo.
«Vai piano.» urlo impaurita e lei come risposta comincia a ridere.
Dopo pochi minuti di puro terrore, per mia fortuna siamo arrivate sane e salve. Parcheggia lo scooter fuori al cancello e insieme ci dirigiamo al suo interno.
«Sei stata invitata al ballo di stasera?» le chiedo.
«No.»
«Non ci credo.»
«Ho rifiutato l'invito di tutti, a dire il vero.»
«Perché?»
«Voglio decidere da sola con chi andarci.»
Tipico di lei, non si accontenta mai.
«E tu, verrai con Adam?»
«No.»
Si acciglia. «Vi siete mollati?»
«Più o meno.» rispondo a disagio.
«Cosa vuol dire?»
«Non gli ho ancora parlato, gli ho solo detto di non chiamarmi più.»
«È colpa mia, scusa...» dice rammaricata.
«No, Tiff, hai fatto bene ad avvertirmi su di lui.»
«Avrei dovuto farlo appena l'ho saputo.»
«Non pensarci più, va bene?»
Annuisce e raggiungiamo il carretto dei gelati. Prendiamo i nostri coni, il mio è vaniglia e nutella, il suo pistacchio e nutella. Tiffany adora il pistacchio, invece a me non piace per niente. Andiamo a sederci ad una delle panchine di fronte alla fontana e gustiamo il nostro gelato. Mi ritornano alla mente le parole di Mark e tutto quello che è successo ieri notte. Comincio a pensare che Ashley c'entri qualcosa con il mio incidente, è stata lei a chiedermi di andare alla festa. Ma come ha fatto a sapere che avrei chiamato Mark? Questo dubbio mi sta mettendo in difficoltà, facendomi pensare chissà cosa.
«Pianeta terra chiama Emy.» dice Tiffany, riscuotendomi.
«Scusami, ero sovrappensiero.»
«Me ne sono accorta.», «Devi dirmi qualcosa?»
Sì, io e Mark ci siamo baciati due volte, mi ha toccato il seno, poi mi ha detto che era ubriaco. Ah e poi sono finita in piscina a casa di Jake, spinta da chissà chi e se non fosse arrivato Mark sarei annegata. Dovrei raccontarle tutto questo? So già che la prenderà male e che vorrà uccidere chiunque si trovava alla festa di Jake, incluso Mark.
«Be', a dire il vero...» mi blocco.
Non so da che parte cominciare...
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