Capitolo 43

Non l'ho più visto dopo quel momento, sembra essersi volatilizzato nel nulla e credo che non sia in casa. Queste sue fughe mi rendono terribilmente nervosa e non capisco perché si comporta in questo modo; crea situazioni ambigue, poi scappa e domani sarà tutto come prima, come se nulla fosse successo. Vorrei tanto sapere cosa gli passa per la testa, cosa lo spinge a comportarsi così. Non so più cos'altro pensare, ho la testa che mi scoppia, voglio solo andare a dormire.

«Tesoro, va tutto bene?» chiede Bryan.

«Sì, sono solo un po' stanca.»

«Allora va a riposarti.» interviene Cindy, con un sorrido dolce stampato sul viso.

Abbiamo appena finito di cenare e Mark non ci ha degnati della sua presenza, come al solito, anche se capita sempre più spesso nell'ultimo periodo.

«Sì, hai ragione.» mi alzo dalla sedia e ripongo il mio piatto nella lavastoviglie. «Buonanotte.» auguro ad entrambi.

«'Notte, figliola.» risponde Bryan, anche per sua moglie.

Mi dirigo nella mia stanza e guardo l'ora sulla sveglia sul comodino; sono le nove e vorrei sapere che fine ha fatto quel deficiente. A volte mi preoccupo troppo, ma non lo faccio apposta, mi viene naturale. È via da molte ore ormai, dovrei chiamarlo? Perché dovresti farlo? A lui non importa nulla di te. Già, ma a me importa di lui. Devo prepararmi un bel discorso se voglio chiamarlo, non so mai come comportarmi con lui. Hai davvero deciso di chiamarlo? Non lo so, l'ho deciso? Senza pensarci, afferro il cellulare, compongo il suo numero e metto in chiamata. Con il cuore in gola, attendo una risposta, ma ormai sono al quarto squillo. Probabilmente non risponderà mai, sto perdendo solo tempo. Poi ecco che la telefonata viene accettata.

«Mark, finalmente hai risposto...» dico, sembrando abbastanza patetica.

Devo controllarmi, o crederà che non vivo senza di lui.

«Chi sei?» una voce di donna a me familiare, mi fa sussultare.

Non capisco, è con quella snob?

«Ashley?» chiedo titubante.

«Sì, sei Emy?»

Dal tono di voce deduco che è ubriaca. Ma perché ha risposto lei al cellulare di Mark? È stata davvero una pessima idea averlo chiamato, ora so che è in compagnia. Che rabbia, quella lo sta solo usando. Anche lui sta usando lei. In effetti... Ma è diverso, insomma, lui è... io... okay, non riesco ad esprimermi.

«Sì, sono Emy. Dov'è Mark?»

«Perché non vieni alla festa?»

È andato ad una festa, erano mesi che non lo vedevo frequentarne una. E come mai Ashley mi sta invitando?

«Quale festa?»

Non so perché gliel'ho chiesto, dato che non ci andrò comunque.

«A casa di Jake.» Pensavo che Jake avesse smesso di fare quelle feste assurde e che Mark avesse chiuso i rapporti con lui, nonostante l'ultimo aiuto che gli ha dato, evidentemente mi sbagliavo.

«Mark non ha parlato di nessuna festa.»

«E credi che ne avrebbe parlato con te? Sei davvero ridicola.» comincia a ridere.

Che stronza!

«Sto arrivando!» riattacco, senza darle il tempo per dibattere.

Cacchio, Emy, non posso credere che tu abbia accettato di andare a quella stupida festa, non ne uscirà nulla di buono. Ho bisogno di sapere come sta Mark, andrò lì, darò un'occhiata e tornerò immediatamente a casa. Infilo un paio di sandali, afferro le chiavi della mia macchina e scendo le scale lentamente, non voglio rischiare che Cindy e Bryan si accorgano che sto uscendo, dovrei dare troppe spiegazioni. Riesco ad arrivare alla porta del garage, senza essere vista, erano così immersi nel film, che non si sono resi conto di nulla. Non so se sto facendo la cosa giusta, piombare a casa di Jake senza preavviso, dopo lo spiacevole episodio dell'altra volta. Inutile pensarci, adesso, devo andare! Sai che stai commettendo un grosso errore, vero? Sì, ma ho bisogno di vederlo... cioè, ho bisogno di sapere se sta bene, è questa la verità.

Dopo circa dieci minuti, il mio cellulare comincia a squillare, lo afferro dal cruscotto e rispondo, senza nemmeno vedere chi è, inserendo il vivavoce.

«Pronto?»

«Emy, mi manchi tantissimo.»

Oh, no, è Adam, se avessi guardato lo schermo avrei evitato di rispondergli.

«Ne possiamo parlare in un altro momento?»

«Sei in vivavoce? Sento l'eco.»

«Sì, sto guidando.»

«Dove vai?»

«È una lunga storia, adesso devo riattaccare.»

«Emy, aspetta...»

«Cosa c'è?»

«Ricordati che... ti amo.»

Mi ama? Non me l'aveva mai detto nessuno. Adesso non è il momento, sono arrivata a casa di Jake.

«Okay... ne parleremo.» dico a disagio.

«Come preferisci.»

Riattacco e ripongo nuovamente il telefono dov'era, poi parcheggio metri lontano dalla villa e scendo dalla macchina. Come al solito, la musica si avverte da qui e il vialetto è pieno di macchine. Raggiungo la porta, trovandola stranamente chiusa. Forse dovrei andarmene. Senza pensarci su, suono il campanello ma nessuno si degna di venire ad aprire. Non credo che sentano con quel casino. Dopo pochi secondi la porta si apre e davanti a me c'è Danny, l'ex ragazzo di Tiffany, con una bottiglia di vodka in mano. Non pensavo che conoscesse Jake.

«Emy, ciao.» mi saluta, con la voce impastata.

Dev'essere ubriaco fradicio.

«Ciao.»

Si fa da parte per lasciarmi entrare. Una puzza di fumo invade le mie narici, ma quanto hanno fumato? Osservo il solito spettacolino pietoso. Non riesco a capire la mentalità di questi ragazzi, come fanno a trovare divertente tutto ciò? Li trovo disgustosi e senza cervello. Mi addentro ancora di più tra la folla, non vedo nessuno che conosco. Dove sarà Mark? Continuo a camminare, fino a che non vedo un viso familiare; Jake. Ha una sigaretta tra le labbra e parla con qualcuno che non conosco, sembra guarito del tutto, non porta più le stampelle. Mi vede e fa cenno all'amico di aspettare, mentre viene verso di me.

«Emy.» mi abbraccia. Un abbraccio troppo forte e inaspettato. Riesco a sentire l'odore dell'alcol e del fumo, sembra gli si sia impregnato sulla maglietta. «Cosa ci fai qui?» mi chiede confuso.

«Be', mi chiedevo se... cioè, sai dov'è Mark?» chiedo confusa.

«Tuo fratello?»

«Sì...»

«Non lo so, l'ho visto uscire in giardino, più o meno un'ora fa.»

Di sicuro sarà impegnato a fare cose con quella poco di buono di Ashley, se ci penso mi sale un nervoso che vorrei spaccare tutto.

«Vado a dare un'occhiata, allora.»

«Vieni prima a bere qualcosa con me, dai.»

«Ehm... io non bevo.»

«Per favore, voglio sdebitarmi con te per il tuo aiuto, non ne ho mai avuto modo.»

«Va bene, ma pochi minuti.»

«Perfetto.» mi prende per mano.

Inutile dire che la cosa mi spiazza. Non sarei dovuta venire a questa festa, non vanno a finire mai bene, soprattutto per me. Seguo Jake fino alla cucina, mi poggio al bancone, guardando mentre prepara qualcosa.

«Jake, io non bevo alcolici.» lo informo, ma fa finta di nulla.

«Devi assolutamente provare questo.» mi porge un bicchiere con dentro chissà cosa.

Lo annuso, l'odore è un po' forte. «Non credo proprio di volerlo assaggiare.»

«Dai, è solo un po' di vodka alla fragola.» Non sembra per niente odore di fragola, ma io cosa ne posso sapere, non ho mai bevuto questa roba. «Per favore, soltanto un bicchiere.» Mi lascio convincere e porto il bicchiere alle labbra. «Allora, com'è?»

«Non male.»

«È una mia specialità.»

Non avevo idea che si cimentasse a creare questi intrugli. Per mio stupore, bevo tutto quello che c'è nel bicchiere e lo poggio sul bancone. Tutto sommato, era buono. Mi sto dilungando troppo, devo andare a cercare Mark.

«Adesso devo andare.»

Annuisce e d'un tratto vedo due Jake davanti a me. Oddio, si è sdoppiato? Mi appoggio al bancone e aspetto che passi.

«Va tutto bene?» chiede, avvicinatosi a me.

Annuisco e riprendo a camminare. Ho bevuto solo un bicchiere, com'è possibile che mi giri la testa così tanto? Può c'entrare il fatto che non sia abituata a bere?

Riesco a raggiungere il giardino, mentre la vista mi si offusca un po'. Se il cervello non mi inganna, non c'è traccia di Mark. Ashley mi avrà mentito? Ma allora perché aveva il suo cellulare? E poi Jake ha detto di averlo visto uscire in giardino. Probabilmente è verso la piscina. Continuo a camminare e la delusione cresce in me. Sono stata davvero una sciocca a venire qui, cosa mi aspettavo, di trovare Mark a braccia aperte? Sono davvero ridicola. Improvvisamente qualcuno mi da una spinta molto forte, facendomi ritrovare in acqua. La testa fa male e non riesco a raggiungere il bordo della piscina. Cerco di urlare, ma la voce mi si è bloccata in gola, come se fossi paralizzata. Mi dimeno nell'acqua, finendo con la testa sotto, più volte.

«Qualcuno... mi aiuti.» cerco di urlare, ma riesco solo a bere dell'acqua.

La paura sta prendendo il sopravvento, non riesco a vedere nessuno nei paraggi. Annegherò. Aiuto, aiuto...

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