Capitolo 37
Vado verso il freezer, lo apro e cerco una di quelle paste surgelate. Trovo i maccheroni al formaggio. Sono perfetti, anche perché Adam adora questo piatto. Stai cercando di preparagli i suoi piatti preferiti per non sconvolgerlo, quando gli dirai che non vuoi stare con lui? Sì! Cioè, no, voglio solo essere carina con lui. Apro il mobiletto degli utensili e afferro una padella, la pongo sui fornelli, ci metto un filo d'olio e accendo il fuoco. Dopodiché apro la busta coi maccheroni e li verso al suo interno. Mi volto e vedo Mark che mi fissa in modo strano. Cosa vuole, adesso? Continuo ad ignorarlo e afferro un cucchiaio di legno per mescolare di tanto in tanto i maccheroni.
«Cosa stai combinando?» mi chiede. Devo ignorarlo. «Emily, ti ho fatto una domanda!» Continuo ad ignorarlo e questo lo irrita ancora di più. «Cazzo, Emy, rispondi!» quasi urla.
«Ma cosa vuoi?»
È arrabbiato, come sempre. Certo, perché il signorino deve ricevere una risposta all'istante, altrimenti diventa violento.
«Mi fai diventare matto, lo sai che non ti sopporto?»
Va bene, vuole provocarmi, meglio non dilungare la cosa.
«Sto cuocendo i maccheroni.» rispondo sarcastica.
Che risposta ovvia, mi viene da ridere.
«Ma dai? Non l'avevo notato. Per chi sono?»
«Per me?»
«Sì, certo, sono tutti per te. Non cercare di fregarmi.» si avvicina a me, scrutandomi con attenzione.
I suoi occhi mi ipnotizzano, porca miseria. E va bene, gli dirò tutto, non mi importa se si arrabbierà, sono libera di fare quello che voglio, con chi voglio.
«Ho invitato Adam a...»
Non mi lascia finire la frase, batte il pugno sul mobile dietro di me. «Cazzo, no! Non puoi averlo fatto sul serio.»
«Ma quali problemi ti affliggono?»
«Tu non sai chi è Adam, in realtà.»
«Tu sei fuori di testa.» gli dico, dandogli una spinta ma lui non si sposta di un centimetro.
Continua a guardarmi con aria preoccupata, come se stesse cercando di dirmi qualcosa. Cacchio, perché non parla più? Si avvicina ancora di più al mio viso. Oh, no, sta ricapitando, come l'altra volta.
«Ti farà del male.» sussurra, a pochi centimetri dalle mie labbra, mentre le fissa.
«T-ti sbagli.» balbetto. Che strano effetto che mi provoca, è un misto di emozioni che non riesco a spiegarmi. Forse è tutto frutto della mia immaginazione e quest'ossessione che ho per il mio fratellastro passerà presto. Sì, dev'essere così, per forza. Continua a fissarmi le labbra, schiudendo appena le sue e poi emette un piccolo gemito. Rabbrividisco, quando il suo respiro mi colpisce il viso e poggia le mani suoi miei fianchi, tirandomi verso di sé. Poso le mie sul suo petto, un gesto alquanto involontario e non riesco più a parlare, i suoi occhi mi hanno ipnotizzata di nuovo. Vorrei schiaffeggiarlo per allontanarlo da me, però non ne ho la forza, sono troppo attratta da lui, da quello sguardo, quelle labbra, il suo piercing, i suoi tatuaggi, mi fanno fare pensieri poco casti. È come un diavolo tentatore pronto ad affondare i suoi artigli in me e questo mi piace terribilmente. Adesso ritorna in te, Emy, non lasciarti trascinare nelle sue trappole, ti sta solo prendendo in giro! Sì, il mio cervello ha ragione. Si avvicina alle mie labbra, sfiorandole con le sue. Sto per avere un infarto. Il suo ciuffo mi solletica la fronte ed io non desidero altro che baciarlo. Il suo odore si mischia improvvisamente con una strana puzza di bruciato e poi realizzo. «Cacchio, i maccheroni!» urlo, voltandomi.
Oh, no, si sono bruciati. Dannato Mark, è colpa sua, perché deve sempre cacciarmi in queste situazioni? Cos'ha che non va nel suo cervello? Prima mi odia, poi vuole baciarmi. Parli proprio tu che sei la coerenza fatta persona? Sta zitto, cervello! E adesso cosa faccio, non ho un'altra busta di maccheroni, ci sono solo dei secondi. Il peggio è che mancano solo venti minuti all'arrivo di Adam ed io non so cosa preparare, sono davvero una frana in cucina. Be', qualcosina la so fare; maccheroni con il pomodoro. Quello lo sa fare chiunque. Grazie per avermi reso ridicola ancora una volta. Devo darmi una mossa, rimboccarmi le maniche e cucinare. Mi volto e Mark non c'è più. Tipico, prima provoca e poi sparisce.
Dopo dieci minuti circa, il sugo è sul fuoco e i maccheroni in pentola. Non credo di riuscire a farcela per l'arrivo di Adam, se non altro, non resteremo a digiuno. Nel forno ho messo un pollo intero già cotto, bisogna solo scaldarlo, spero di non bruciarlo. Non ho preparato nulla per Mark, lui non merita le mie attenzioni, no! Basta, devo smetterla di pensarlo, lo tiro sempre in ballo, in ogni mio pensiero appare il suo nome, è come una malattia pronta a divorarmi. Pochi istanti dopo, avverto una musica provenire dal piano di sopra, la stessa della volta scorsa; la chitarra. Dev'essere proprio importante per lui se continua a suonarla. Mi chiedo chi gli abbia insegnato, non me ne intendo, ma è davvero bravo. Forse ha scelto proprio un istituto di musica dopo il liceo? Dovrò chiederlo a Cindy. Esco dalla cucina e resto ferma ad ascoltare, poggiandomi alla parete delle scale. È così rilassante questa melodia, ma anche triste. Improvvisamente suonano il campanello e mi riscuoto dai pensieri. Non può essere già arrivato, mancano ancora dieci minuti. Sbuffo e vado ad aprire.
«Per te.» dice Adam, porgendomi il mazzo di fuori.»
Wow, fiori da far seccare nell'armadio. Tra le mani ha una bottiglia di vino, che ovviamente non berrò, non mi piace.
Afferro i fiori e sorrido. «Grazie.»
«Ciao, amore.» si avvicina per baciarmi sulle labbra ma volto la testa velocemente e finisce col baciarmi una guancia.
«Entra.» gli dico, ignorando la sua espressione delusa.
Varca la soglia e insieme raggiungiamo la cucina. Poggio i fiori sul mobiletto in fondo.
«Mhh, che profumino, cosa cucini?»
«Maccheroni al pomodoro e pollo arrosto.»
«Adoro il pollo.»
«Lo so, è questo il motivo per cui l'ho preparato.»
Bugiarda, tu non l'hai preparato, era già pronto. Sì, ma lui questo non può saperlo, quindi non infierire. Sto dando un'ultima mescolata al sugo, quando mi sento cingere in vita. Adam comincia a baciarmi il collo e fa scivolare le sue mani dritte al mio seno.
«Mi fai impazzire, lo sai?» sussurra.
«Ehm... è pronto. Mangiamo?» dico, mentre mi libero dalla sua presa.
Oddio, perché cerca sempre di toccarmi ovunque?
Adam si risiede, intanto scolo la pasta e la faccio saltare in padella col sugo per un minuto. Spero che abbia un buon sapore, ho un'ansia incredibile. Verso i maccheroni in due piatti e noto che ne ho fatti troppi, non riesco proprio a regolarmi con le porzioni, che disastro. Devo stare calma, i maccheroni in più li lascerò nella padella, magari sono venuti così buoni che vorrà fare il bis, credo. Porto i due piatti a tavola e mi siedo. Adam mi sorride molto dolcemente e infilza due maccheroni, li porta alla bocca e li assapora. Attendo un suo giudizio con ansia, magari mi dirà: Emy, fanno schifo.
«Molto buoni, brava.»
Visto? Lo sapevo... Cosa? Ha detto che sono buoni? Comincio a respirare regolarmente, sono molto contenta che gli piacciano, temevo il peggio. Infilzo anche io i maccheroni e li assaggio. Niente male. Sì, forse sto migliorando. Adam mangia e non dice una parola. Stappa il vino e lo versa in due bicchieri.
«Oh, a me non piace il vino, scusa.»
«Assaggialo, questo è dolce.»
Mi fido e faccio come mi ha detto.
«Hai ragione, è buono.»
Non pensavo esistessero anche dei vini dolci, questo è quasi fruttato. Proprio in quel momento mi arriva un messaggio sul cellulare.
«Chi è?» domanda.
«Ehm... Tiffany.»
Messaggio da Tiffany: Emy, perdonami per come ti ho trattata prima, ero molto nervosa. Magari passo da te stasera, così ti racconto tutto?
«Cosa ti scrive?» volta lo sguardo verso il mio telefono per dare un'occhiata ma mi ritraggo.
Che ficcanaso.
«Niente di che.»
«Uhm... va bene.» Incredibile, voleva spiare sul mio cellulare. «Sai, Emy, stavo pensando a quando ci sposeremo» Sto per strozzarmi. Cosa cavolo gli passa per la testa, stiamo insieme da appena tre settimane e se ne esce con questa frase. «mi preparerai da mangiare, ed io ti farò i complimenti, proprio come oggi. Poi faremo l'amore fino all'alba. Scommetto che sei brava a letto.» mi guarda malizioso. Sgrano gli occhi e distolgo lo sguardo da lui. Sta parlando a vanvera. «Scusa se ti ho messo in imbarazzo, stavo solo scherzando.» sghignazza. «Però sarebbe bello, un giorno, poterti sposare.»
Continua a fare ironia?
«Prendo il pollo.» dico, per chiudere il discorso.
Si stava spingendo troppo oltre. Tiro fuori il pollo dal forno e lo metto in un vassoio, attenta a non scottarmi, poi lo porto a tavola.
«Wow, Emy, ha davvero un bell'aspetto, complimenti.»
Arrossisco. «Grazie.»
Be', anche se non l'ho preparato io, mi compiaccio di averci abbinato un bel vassoio, l'abbinamento è importante. Abbinare il vassoio ad un pollo, ma sei matta per davvero? Fa silenzio!
«Che coglione che sei, Adam.» la voce di Mark mi fa sussultare. È poggiato allo stipite della porta con le mani in tasca e un sorrisetto beffardo sul viso. Adam lo fissa con sguardo assassino e incrocia le braccia al petto. «Davvero non ti rendi conto che il pollo non l'ha preparato lei, oppure ti trattieni per non offenderla?»
Che bastardo, perché gli ha detto una cosa del genere? Mi sento ribollire le guance per la figuraccia appena fatta. Mi sta mettendo in ridicolo apposta, per puro divertimento personale, come si fa ad essere così infantili? Mi chiedo quando crescerà.
«Sei davvero un bamboccio, Johnson.» dice Adam.
Mark serra la bocca e stringe i pugni. Se non intervengo subito questa storia finirà male.
«Ragazzi, adesso basta.»
L'atmosfera si sta facendo tesa. Mark deve sempre rovinare tutto, almeno tutto quello che riguarda me.
«Mi dispiace che questo qui ci abbia rovinato il pranzo, amore.» mi dice Adam.
«Come l'hai chiamata?» sbraita Mark.
Cosa gli prende, perché si infastidisce in quel modo? Sta per avvicinarsi ad Adam e non sembra avere buone intenzioni. Mi alzo di scatto e lo blocco.
«Torno subito.» dico ad Adam.
Lo spingo fuori dalla cucina, fino a trascinarlo al piano di sopra. Non voglio che Adam ascolti il nostro discorso e non so perché, dato che non gli dirò nulla di compromettente, ma lui farà lo stesso? Non credo proprio. Lo afferro per la canottiera nera, notando che gli sta davvero bene. Ma cosa dico, non devo distrarmi. Lo spingo contro il muro, meravigliandomi della mia forza.
«Perché mi metti sempre in ridicolo?» gli chiedo, con tono minaccioso e lui scoppia a ridere. «Idiota, smettila di provocarmi.»
«Altrimenti, mi fai picchiare da quel coglione del tuo ragazzo?»
«Non chiamarlo in quel modo.»
«Levami le mani di dosso, altrimenti finirà male.»
Cioè, mi metterà le mani addosso? Questo ragazzo è estremamente pericoloso, quanto stupido, ma non lascerò che le sue minacce mi intimoriscano. Crede davvero di essere superiore a tutti?
«Ah, sì? E in che modo?» chiedo, sfidandolo con lo sguardo.
Con fare veloce, mi afferra i polsi e li incatena dietro la mia schiena, cambiando posizione. Ora sono io contro il muro. Alzo lo sguardo e incontro i suoi bellissimi occhi di ghiaccio. Il cuore comincia a battere violentemente e non riesco a capacitarmi dell'effetto che mi fa, è una cosa incredibile. La situazione sta diventato pericolosa e potrebbe sfuggirmi di mano, devo andare via, adesso. Mi lascia i polsi e si attacca al mio corpo, dopodiché mi sfiora il collo. Avverto il suo respiro, il suo profumo e fisso le sue labbra rosee. Si avvicina al mio orecchio e aspetto solo che faccia qualcosa.
«Odio il fatto che tu sia qui. Odio quel giorno in cui in miei ti hanno portata a casa. Non avrei dovuto conoscerti, non qui. Ma soprattutto, odio l'effetto che mi fai.» sussurra.
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