Capitolo 36
È un po' che mi aggiro per i corridoi, non la vedo, sto cominciando a preoccuparmi. Per quale motivo è andata via senza aspettarmi? Credevo volesse vedere i risultati con me. Infilo la mano nella mia borsa e prendo il cellulare, tolgo la modalità aereo e mi arriva immediatamente un messaggio di Adam.
Messaggio da Adam: Amore, ho provato a chiamarti, ma avevi il cellulare spento, volevo sapere come fosse andata.
Ora non ho tempo per rispondergli, devo chiamare Tiffany. Compongo il suo numero e metto in chiamata.
Attendo.
Non risponde.
Richiamo; Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile. La preghiamo di riprovare più tardi. Poco fa era accesso, questo è estremamente strano. Esco nel cortile del liceo, continuando la sua ricerca. Ci sono molti studenti, ma mancano Tiffany, Mark, Ashley e gli amici di Mark. Osservo il volto di ogni studente che mi passa davanti, sono sicura, Tiffany non è in mezzo a loro. Non mi resta altro che tornare in aula e attendere da sola. Chissà cosa starà combinando, avrà incontrato Danny? Probabile. Però avrebbe potuto avvisare, invece di spegnere il cellulare come ha fatto. Faccio un ultimo tentativo, raggiungendo i parcheggi del liceo. Alcuni studenti corrono in un'unica direzione e allora decido di fare lo stesso. In fondo ci sono un gruppo di persone e credo proprio che ci sia una rissa. Mi avvicino, alzandomi sulle punte per guardare all'interno del cerchio e resto sconvolta; ci sono Tiffany ed una ragazza che non conosco, si stanno tirando per i capelli. In mezzo a quel gruppo di esaltati ci sono anche Mark ed Ashley. Dovevo immaginarlo. Che stronzo, gli piace molto starsene a guardare. Devo fare qualcosa, non voglio che Tiffany si faccia male, o che faccia del male a quella ragazza. La violenza è una cosa senza senso, stupida e irrazionale, la gente non dovrebbe farne uso.
«Guarda chi c'è, Emy la sfigata.»
Mi volto di scatto e vedo Ashley insieme a Mark, lo tiene per mano e mi disgustano.
«Mark, fa qualcosa...» gli chiedo, con tono disperato e ignorando l'insulto di Ashley.
«Perché dovrei?» risponde con un sorriso beffardo stampato sul viso.
«Perché potrebbero farsi male.»
Comincia a sghignazzare, insieme alla sua snob.
Li detesto.
«Non me ne frega un cazzo, che si ammazzino pure.»
Maledetto stronzo!
Mi faccio spazio tra la folla, sgomitando. Se non vuole aiutarmi, allora lo farò da sola!
«Tiffany!» urlo.
Si volta per guardarmi e la ragazza le sferra un pugno. Oh, no, non dovevo chiamarla. Corro verso di loro e cerco di mettermi fra le due.
«E tu, chi accidenti sei?» chiede la ragazza dai capelli rosso/arancio.
«Va via, Emy!» ordina Tiffany.
Non l'avevo mai vista così furiosa. Ha dei graffi su entrambe le braccia. Oddio, è sangue quello? Stai calma, fa un bel respiro.
«No, tu vieni via con me.» cerco di convincerla.
«Se non ti levi dalle palle le darò anche a te.» mi avverte la ragazza.
Tiffany la guarda con aria assassina. «Tu provaci, Lucy, prova a toccare qualcos'altro a cui tengo e giuro che ti ammazzo!» Non riesco a capire cosa sta succedendo. «Emy, è una cosa che non ti riguarda, va via!»
«Ma cosa sta succedendo, Tiff?»
Mi guarda con occhi tristi, mentre la ragazza dai capelli... cioè, Lucy, sta per sferrarmi un pugno.
«No, bella! Potrai picchiare la Evans, ma non lei.» dice Mark, afferrando il pugno di Lucy in una mano. Da dove sbuca fuori e dove ha lasciato la sua snob? «Vieni via!» mi ordina. «E voi due, state dando spettacolo, levatevi dalle palle!»
Sembra quasi che lui conosca quella Lucy. Ma perché non è intervenuto prima? Ha aspettato che lo facessi io. Che idiota del cacchio, lo fa apposta, vuole mettermi in ridicolo ogni volta che ne ha l'occasione.
«Ci vediamo dopo, Tiffany.» urla Lucy mentre va via.
Il cerchio che si era formato, comincia a svanire e restiamo solo noi quattro, Ashley inclusa.
«Dovevi farti i cazzi tuoi, Johnson!» urla Tiffany, rivolta a Mark, poi volta lo sguardo su di me, mi guarda in un modo che non so descrivere, poi va via.
«Già, Tiffany aveva ragione. Non capisco proprio perché ti ostini a difendere questa nullità.» sbraita Ashley.
Come si permette, la nullità e lei.
Mark le rivolge uno sguardo assassino. «Ashley, mi hai rotto il cazzo, sparisci!» le urla contro.
Resta spiazzata e poi corre via irritata.
Non posso credere a quello che è appena successo.
«Grazie.» gli sussurro.
«E di cosa?»
«Hai fermato la rissa.»
«Niente affatto, ti ho evitato di finire in ospedale, deboluccia come sei, non saresti riuscita a difenderti.» Ora mi insulta? Che faccia tosta, non lo sopporto! Lo guardo male e lui sghignazza. «Torna in classe ora.»
Chi diavolo credere di essere, il mio padrone?
«No, mi vedo con Adam, addio!» mento.
Lo oltrepasso ma lui mi afferra per un braccio. «Adam? Ancora lui, porca puttana? Lo vuoi capire o no che non è adatto a te?»
Ancora insiste con quella storia?
«Non sono affari tuoi, Mark!»
«Ahh...» urla. «Fanculo, Emy! Perché devi rendermi sempre le cose difficili?»
Ma di cosa sta parlando, è lui quello che rende la vita difficile a tutti, chiunque gli stia vicino soffre, è un vero demone, anzi, è il male fatto a persona. Non so più in che modo definirlo. Mi libero dalla sua presa e vado via, lasciandolo lì a sbollire la rabbia.
Questa mattinata non poteva andare peggio di così. Mi domando perché Tiffany sia andata nei parcheggi a fare a botte con quella ragazza, chissà chi è era e chissà perché Mark la conosce. Mi è parso di aver sentito che questa Lucy le abbia fatto un torto, ma poi mi sono concentrata sui risultati ottenuti al liceo. Ce l'abbiamo fatta tutti, compresa lei e ciò mi ha resa davvero felice. Mi stavo chiedendo Mark che facoltà avesse scelto e come sarà la mia vita senza di lui. Questa mattina per poco mi staccava un braccio, quando gli ho detto che dovevo vedermi con Adam. Spesso mi capita di pensare: Mark cambierà mai atteggiamento nei miei confronti? Ma poi basta una giornata come questa per darmi la risposta: No, Mark non cambierà mai atteggiamento perché mi odia e mi odierà sempre! Il cellulare squilla, interrompendo i miei pensieri folli. È Adam. L'ho ignorato per tutto il giorno, poverino.
«Ehi, ciao.» rispondo un po' titubante.
«Tesoro, finalmente hai risposto. Va tutto bene?»
«Sì, Adam, tutto benissimo.»
«Ce l'hai fatta, vero?»
«Sì.» rispondo felice.
«Ne ero sicuro, sei grande!»
«Grazie...» tiro un lungo respiro. «Adam?»
«Sì?»
«Pranziamo insieme?»
Ho preso l'iniziativa, ma l'ho fatto solo perché ho bisogno di parlagli.
«Certo, dove sei?»
«Sono appena arrivata a casa.»
«Hai finito così tardi?»
«Già...»
No, solo che volevo restarmene per conto mio, volevo un po' di tranquillità dallo stress della giornata.
«Passo a prenderti tra poco, okay?»
«Ehm... no, cioè... ti dispiacerebbe se pranzassimo da me?»
«No, come vuoi.» Non ho proprio voglia di uscire, anche se Cindy non è d'accordo sul fatto di portare ragazzi a casa quando lei non c'è, ma non lo saprà, giusto? A meno che, Mark non decida di dirglielo, per farmi dispetto. Penserò a lui più tardi. «Ehi, sei ancora lì?» la voce di Adam, mi riscuote dai pensieri.
È sempre così, quando penso a Mark divento un'allocca.
«Sì, tra mezz'ora a casa mia.»
«Perfetto. A dopo, amore.»
Riattacco ed esco dalla mia stanza, devo preparare qualcosa in meno di mezz'ora. Che stupida, perché gli ho detto così presto? Vabbè, preparerò uno di quei piatti già pronti, non dovrebbe accorgersene, almeno spero. Anche perché è l'unica cosa che sai fare. Zitto! La casa sembra deserta e quindi Mark non sarà nei paraggi a mettermi a disagio. Menomale. Raggiungo la cucina ma devo ricredermi immediatamente; Mark, che fruga nel frigorifero, come un vero e proprio uomo delle caverne. Resto a guardarlo sconvolta. Appena si rende conto della mia presenza, si volta con in bocca una fetta di prosciutto penzolante.
«Ma cosa fai, sembri un cavernicolo.» gli dico disgustata.
«Fatti...» ingoia. «i cazzi tuoi.»
«Ma...» mi blocco e abbasso lo sguardo.
Meglio non proseguire, non mi va di litigare con lui.
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