Capitolo 20
Sono arrivata al liceo giusto in tempo, rinunciando alla doccia mattutina per colpa di quell'idiota. Sto per entrare nell'edificio, quando vedo la mia amica corrermi incontro. Ha davvero un bel sorriso oggi, è così raggiante, beata lei.
«Ehi, bellezza.» mi saluta.
«Ciao, Tiff.»
«Come mai sei arrivata quasi in ritardo?» mima due virgolette sul quasi.
«Mark!»
«Si ostina ancora a farti dispetti da bambino?» Annuisco ed alzo gli occhi al cielo. «Ma quando la smetterà? Ha quasi diciannove anni.»
Me lo chiedo da anni, quando la smetterà di comportarsi da cretino infantile? Probabilmente mai. Tiffany mi prende a braccetto e insieme ci dirigiamo all'interno del liceo.
«Be', cos'è successo, perché sei così felice?» le chiedo.
Muoio dalla voglia di saperlo e questo non vuol dire che sia una ficcanaso. Forse solo un po'.
«Ti ho parlato di Danny, vero?»
«Sì.»
«Ci stiamo frequentando sul serio.»
Resto a bocca aperta. Tiffany non ha mai provato a stare con qualcuno, le sue storie hanno la durata di una notte.
«Sei sorpresa?» mi chiede.
«Be', un po', ma sono felice per te, Danny sembra uno a posto.»
«Macché, è un ragazzaccio.» ridacchia.
«Non intendevo in quel senso, Tiff.» rido a mia volta.
«Ne parliamo dopo, voglio sapere di te e Mark.» mi fa un occhiolino.
Ma resto in silenzio, senza sapere cosa dirle. Ci sediamo al nostro posto e aspettiamo che la lezione scorra. Oggi è davvero una bella giornata, il cielo è azzurro chiaro e mi ricorda gli occhi di Mark. Basta, non devo pensare a quell'idiota, mi rende la vita difficile anche quando non è presente.
La lezione è passata molto lentamente, il tempo al liceo non mi era mai sembrato così lungo, avevo la testa da un'altra parte. Ho fatto fatica a seguire tutti i corsi e inutile dire che la colpa è di Mark, perché l'ho ripetuto un milione di volte. Devo smetterla di farmi tanti problemi, se Mark cercherà di giocarmi un brutto tiro, mi difenderò, chiuso il discorso. Non mi farò più abbindolare dalle sue parole e i suoi stupidi ricatti.
«Ehi, ma hai la testa tra le nuvole?» chiede Tiffany, schioccando le dita davanti al mio viso.
«Scusa.»
«Signorina, cos'è successo?»
«Niente di che.»
«Quel niente di che ce l'hai da stamattina. Sputa il rospo, oppure dovrò torturarti!»
«Oh, no, grazie!» L'ultima volta che mi sono rifiutata di raccontarle qualcosa, mi ha fatto il solletico fino a farmi piangere, lo soffro troppo, soprattutto sui fianchi e lei lo sa. Quindi meglio se mi decido a parlare. «Ieri ho detto a quella strega di Ashley che io e Mark siamo fratelli.»
Mi guarda compiaciuta ed infine batte le mani. «Finalmente, era ora!»
«Sì, ma Mark l'ha presa malissimo e adesso ho paura che me la faccia pagare.»
«Smettila di temere quel deficiente, non ti farà nulla.»
«Be', non lo conosci.»
«Ti difenderò io. Se solo proverà a farti del male, assaggerà il mio pugno distruttivo.» mi mostra il pugno.
Ammiro molto la sua forza, l'ho sempre invidiata, è così allegra, così carina, non sarò mai alla sua altezza.
«Grazie, ma lui colpirà me.»
«Basta, Emy!» sbotta. «Smettila di lamentarti. Mark Johnson è solo un cretino, pallone gonfiato, tu sei migliore e lo sconfiggerai.»
Entrambe scoppiamo in una fragorosa risata. Forse ha ragione, devo smetterla di lamentarmi e soprattutto devo avere più fiducia in me stessa. Sconfiggerò il demonio Mark e sarò libera... mi sento Wonder Woman. Forse sto esagerando, devo tornare con i piedi per terra.
Ormai fuori scuola, mi aspetto qualsiasi cosa, ma non accade un bel niente. Solo che tutti continuano a fissarmi e mi viene da pensare che la notizia sia già arrivata alle orecchie di chiunque. Mark non è nei paraggi e la cosa mi preoccupa, quando non c'è vuol dire che sta architettando qualcosa. Riesco a vedere Sam ed entrambi ci salutiamo con la mano. Ultimamente ci vediamo poco e niente, siamo entrambi impegnati con lo studio e mi dispiace, ma tra poche settimane avremmo la risposta al college e non vogliamo trovarci impreparati.
«Emy...»
Volto lo sguardo verso Tiffany e noto che sta guardando alla sua destra. Stanno arrivando Mark e i suoi amici. Mi sembrava strano. Quella strega di Ashley non lo molla un secondo.
«Ciao, cognatina.» mi saluta Ashley. Mark la guarda malissimo e lei sghignazza, lo stesso fanno i suoi amici. Mi domando cos'abbiano da ridere, a me fanno solo ribrezzo. Jake non è con loro, deduco che non faccia più parte della setta, dopo quello che ha combinato. «Sai, Mark ci ha spiegato tutto.» continua. «Così sei stata adottata, chi l'avrebbe mai immaginato.» il suo tono è sarcastico e tutti gli alti ridono. «La nostra piccola sfigata è un'orfana. La mammina e il papino ti hanno abbandonata?»
Le risate aumentano ed io vorrei solo commettere un omicidio. Come osa dirmi una cosa simile? E perché Mark glielo permette? Sa bene quanto mi faccia soffrire ricordare il mio passato.
«Smettila, stronza!» interviene Tiffany, difendendomi.
«Sennò, cosa mi fai?»
«Ti tiro fino all'ultimo capello finto che ti ritrovi.»
«Mi chiedo come fai ad essere amica di questa sfigata, non ti disturba il fatto che sia pure orfana?»
Adesso basta, quando è troppo è troppo! Corro verso Ashley la stronza e le tiro i capelli con tutta la forza che ho. Sono intenzionata a strapparle ogni ciocca finta, persino il cuoio capelluto. Non avrebbe mai dovuto parlare dei miei genitori in quel modo, non avrebbe dovuto darmi dell'orfana e sono stanca dei loro dispetti, delle loro critiche, stanca di tutto e tutti. Cerca di liberarsi dalla mia presa, con scarsi risultati.
«Lasciami, puttanella!» urla, dimenandosi. Non intendo mollare la presa. Nessuno dei ragazzi cerca di dividerci, si limitano a ridere e a battere le mani, tipico di loro. Ashley non reagisce e non ne capisco il motivo, ieri mi è sembrata così agguerrita e ora non fa nulla. Continua a dimenarsi e cerca di allontanarsi da me, oltre questo nient'altro. «Basta, smettila!» piagnucola.
Non ci posso credere, questa ragazza mi ha sempre umiliata davanti a tutti, comportandosi da dura e ora sta per mettersi a piangere. Questo trionfo mi serviva proprio, sto recuperando la fiducia in me stessa, nessuno si prenderà più gioco di me. Qualcuno mi afferra da dietro e mi tira via. Riconosco il profumo. Un misto tra vaniglia e liquirizia. Non so spiegarmelo, ma è inebriante. Mi carica in spalla, come un sacco di patate e si allontana sempre di più dalla rissa. Mi dimeno e gli do dei pugni sulla schiena, non può trattarmi sempre come se fossi niente.
«Mettimi giù, mettimi giù!» urlo.
«Vuoi stare zitta?» urla Mark a sua volta.
«Non eri malridotto per via delle botte prese? Ora mi tieni in spalla come fossi nulla?» cerco di farlo irritare.
Ma se ne resta in silenzio, continuando a camminare. Perché è venuto a fermarmi proprio lui? Non capirò mai i suoi modi di fare. Apre la portiera della macchina e mi scaraventa sui sedili posteriori, come se si fosse liberato di un peso. Mi hanno rotta i suoi modi stupidi! Lo tiro per il colletto della maglietta e lo trascino dentro con me. Voglio fargliela pagare.
«Non ti sopporto più, Mark Johnson, mi tormenti da quando ci conosciamo.» lo scuoto. Inizia a sghignazzare e la cosa mi irrita ancora di più, allora gli tiro uno schiaffo, colpendolo in pieno. Smette di ridere all'istante e porta la mano sullo zigomo arrossato. «Sai qual è la cosa che mi rasserena un po'?» gli urlo in faccia esasperata. «Che appena finirò il liceo me ne andrò via, non dovrò più sopportare la tua faccia del cazzo!»
Non avevo mai usato quel linguaggio con nessuno, ma non ce la facevo più, sono anni che subisco senza reagire. Mi guarda sconcertato, non sa cosa dire, poi abbassa lo sguardo, quasi a disagio.
«Vattene e non farti più vedere!» gli ordino con le lacrime agli occhi.
«Questa è la mia macchina.» dice quasi in un sussurro e col tono di un bambino.
«Ah» mi guardo intorno «giusto. Me ne vado io.»
Che figuraccia. Lo spingo all'indietro e poi esco. Corro per il parcheggio, fino a che non vedo Sam poggiato sulla fiancata della mia macchina.
«Emy, ciao.» mi saluta.
«Sam!» lo abbraccio.
Che bello vedere una faccia amica. Subito dopo arriva Tiffany e dal suo sguardo deduco che stia per complimentarsi con me.
«Sei davvero tu?» mi domanda con stupore.
«In persona.» ironizzo.
«Sei stata grande, hai visto come piagnucolava? Gliel'hai fatta proprio vedere. La mia piccola Emy, è diventata grande.» mi abbraccia.
Non sono mai stata a favore della violenza ma Ashley se l'è cercata, sono fiera di me stessa, per la prima volta nella mia vita. Tiffany saluta Sam con la mano e poi va via, lasciandoci soli.
«Hai visto cos'è successo, vero?» chiedo a Sam, con un certo imbarazzo.
«Sì.»
«Sei deluso?»
«Niente affatto, era ora che tu ti facessi valere.» sorride e mi da una pacca sulla spalla.
Sono contenta che tutti la pensino come me, questo mi rasserena molto.
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