Capitolo 2

Buongiorno, mondo! Avrei davvero voluto usare queste due paroline, almeno una volta nella vita, ma non è mai un buongiorno per me. Le mie giornate hanno preso una brutta piega in questi quattro anni che ho vissuto con i Johnson. Ormai credo di essermi abituata alle cattiverie meschine di Mark, non ci faccio quasi più caso... ma chi voglio prendere in giro? Per quanto provi a convincere me stessa, non riuscirò mai a non far caso alle sue bravate da eterno adolescente. Mi sono ripromessa che appena il liceo si sarà concluso andrò via di casa, ho già fatto domanda alla Columbia University, il college più prestigioso di New York e spero tanto che mi accettino. Sentirò molto la mancanza di Bryan e Cindy, più di ogni altra cosa al mondo. Mi piacerebbe dire lo stesso di Mark, ma è colpa sua se voglio andarmene così lontano, perché qui a Seattle ci sono molte opportunità. Maledizione, è così irritante che se avessi più coraggio lo prenderei a schiaffi!

Oggi la lezione è molto noiosa e non vedo l'ora che sia tutto finito, menomale che è l'ultimo anno, poi potrò dire addio a questa maledetta scuola! Perché maledico ogni cosa, vi starete chiedendo? Be', la risposta è semplicissima ed è comporta da quattro semplici lettere; Mark! Peccato che di semplice non abbia nulla. Per colpa sua, sono la tipica ragazza che tutti chiamano sfigata e il fatto che sia brava in quasi tutte le materie, soprattutto non mi vesto da poco di buono, ha influito molto sul mio reale modo di essere. Anche per questo motivo, in quattro anni di liceo, non sono riuscita a farmi delle amiche, eccetto una; Tiffany. L'unica che è stata in grado di capirmi, di leggermi dentro e sostenermi, in mezzo a questa gabbia di matti. I suoi capelli biondi naturali, danno luce al suo viso angelico e i suoi occhi verdi smeraldo le rendono lo sguardo intenso e furbetto. È considerata una delle ragazze più belle del liceo, infatti mi sono sempre chiesta come faccia ad essere amica mia. È stata bocciata per due anni di seguito, fino a che ci siamo ritrovate a frequentare lo stesso corso. Una delle poche fortune che mi è capitata è non dover frequentare i corsi con Mark, abbiamo orari completamente diversi. Immaginate se fossimo insieme anche in classe, sarebbe l'inferno più totale, il caos per eccellenza e la mia vita diventerebbe ancora più infernale. La cosa peggiore è che non ha mai voluto rivelare che siamo fratellastri, nessuno dei suoi stupidi amici ne è al corrente, non sapete quanto mi piacerebbe spifferare ogni cosa, solo per fargli dispetto, ma so bene che dopo me la farebbe pagare e ho già abbastanza problemi per conto mio. Non ho paura di lui, ma voglio evitare di litigarci, sa essere così perfido.

Finalmente la campanella suona, annunciando la fine della lezione e posso andare a casa. Esco dall'enorme edificio senza ulteriori problemi. Devo ammettere che mi aspettavo uno dei soliti scherzetti crudeli di Mark e la sua gang, ma per mia fortuna non erano nei paraggi. Raggiungo la mia piccola Smart rossa e mi siedo al suo interno. Essere figlia di Bryan e Cindy ha i suoi vantaggi, me l'hanno regalata all'età di sedici anni, subito dopo aver preso la patente, la faccia di Mark era verde d'invidia, anche se aveva già una macchina tutta sua. Metto in moto e percorro un paio di metri, quando mi rendo conto di un rumore strano. Mi acciglio e inserisco il freno a mano, fino a scendere dal veicolo. Controllo le ruote e resto sbigottita. Sono bucate tutte e quattro.

«Cavolo!» impreco a voce bassa.

Mi guardo intorno, consapevole del fatto che sia stato lui. Finalmente lo scorgo, vicino all'entrata del liceo, insieme al suo gruppetto di idioti. Mi guardano con un sorriso cattivo, infine scoppiano in una risata fragorosa. Ecco, sembrava strano che non avessi ricevuto una loro sorpresa. E adesso come torno a casa? A quest'ora non ci sono autobus nei dintorni. Sono davvero furiosa, vorrei tanto poter spegnere quel sorrisetto da cretino che si ritrova. Ashley, una delle snob del gruppo, mi mostra il suo dito medio, infine scoppia a ridere. Adesso basta, quando è troppo è troppo, Mark deve smetterla di mettermi contro tutti. A passo veloce, mi dirigo verso di loro, parandomi esattamente di fronte all'artefice di tutto, il diavolo in persona. Incrocio le braccia al petto e lo guardo malissimo, ricevendo in cambio altri risolini. Che odio, li detesto!

«Che cosa vuoi, sfigata?» chiede Mark, avvicinandosi pericolosamente a me.

Scuoto la testa e alzo gli occhi al cielo, poi lo afferro per la maglietta, meravigliandomi per il mio coraggio.

«Che cosa hai fatto alla mia macchina?» cerco di essere il più minacciosa possibile.

Mi guarda ironico e poi scoppia nuovamente a ridere, contagiando il suo gruppo. Afferra i miei polsi, spingendomi leggermente all'indietro e facendo sì che lasci il tessuto della sua maglietta.

«Non azzardarti mai più a toccarmi, hai capito?» sbraita con gli occhi pieni di ira. «Sei solo una sfigata del cazzo!»

Un suo compagno gli da il cinque, mentre io resto impietrita e con gli occhi lucidi. Non posso piangere davanti a loro, sarebbe troppo e non voglio dargliela vinta.

«Povera piccola, sta per mettersi a piangere.» ironizza Ashley.

Come non detto, ogni volta mi si leggono in faccia i miei sentimenti, è davvero stressante, vorrei non averne. A quella battuta tutti ridono, provocando in me ancora più rabbia e tristezza. Cavolo, non ce la faccio a battere questa gentaglia, si coalizzano tutti contro di me, con l'aiuto di quel demonio.

«Smettila, Johnson!» la voce della mia migliore amica mi riporta alla realtà.

«Ciao, Tiffany!» la saluta Mark, scandendo bene il suo nome.

«Quando la smetterai di trattarla così?» gli domanda Tiffany.

«Quando la smetterai di impicciarti?» risponde Mark, sfidandola con lo sguardo.

Tiffany lo guarda male e se non la conoscessi bene, direi che sta per prenderlo a pugni. Prima che ciò accada, decido di afferrare il suo polso e tirarla via da lì. Non è mai stata una ragazza calma, si scalda subito con chiunque, tranne che con me.

«Apprezzo molto il tuo aiuto, Tiff, ma devi stare attenta a lui, è molto violento.» l'avverto.

«Mark Johnson è solo un deficiente!» esclama con convinzione. «E non capisco perché tu non gliela faccia mai pagare. Devi trovare il coraggio e dire a tutti che sei sua sorella.»

Non sono sua sorella! Insomma, credevo di esserlo, ma ora mi fanno persino male le orecchie quando me lo ripete.

«Sorellastra.» la correggo. «Non posso, lui me la farebbe pagare cara se dovessi raccontare la verità a tutti.»

«Emy, non puoi vivere così, quello lì continuerà a prenderti in giro se non farai subito qualcosa.»

So benissimo che Tiffany ha ragione, ma cosa posso farci se non ho il coraggio di ribellarmi? I miei scatti d'ira peggiorano solo la mia situazione, incrementando il suo prendersi gioco di me. E poi non mi ritengo affatto come lui, ho un animo chiaro, mentre invece la sua anima è nera come il carbone ardente, d'altronde, cosa ci si poteva aspettare da un demonietto? Ha solo oscurità dentro di sé e non capisco come faccia ad essere figlio di Bryan e Cindy, visto che sono adorabili. Forse è colpa della gente che frequenta. Ma perché sono qui a scervellarmi sui motivi per cui mi tratta così? Non devo perdere tempo a pensarci, è solo un ragazzo viziato, irascibile e odioso, chiuso il discorso.

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