Capitolo 11

I giorni passano così, tra un dispetto dietro l'altro, Cindy che piange sempre, Bryan che cerca di imporre le sue regole a Mark, ma lui gli ride in faccia e va via. Com'è possibile che un ragazzo così bello, con il viso angelico, abbia un animo così scuro e un cuore completamente di ghiaccio? Sempre ammesso che lui ce l'abbia un cuore. Ritornando a me, sto vedendo spesso Sam e devo dire che più il tempo passa, più mi piace stare in sua compagnia. La cosa bella è che la nostra amicizia infastidire molto Mark e mi viene da pensare che sia geloso, però è assurdo, no? Be', in ogni modo, sapere che riesco ad infastidirlo mi fa sentire una vincente e so che è sciocco da parte mia, ma non mi dispiace, è così divertente.

«Andiamo?» mi domanda Sam.

«Sì, certo.»

Salgo sulla sua moto e guardo Mark, mentre ci allontaniamo; ha gli occhi sgranati, la mascella serrata e stringe i pugni lungo i fianchi. Solo quattro parole: Che razza di idiota.

«Mi sono divertita molto, Sam.» gli dico.

«Mi sono divertito anche io.» sfodera uno dei suoi sorrisi perfetti. «Se non fossi stato gay, sarei pazzo di te.»

Arrossisco e poi scoppiamo entrambi in una fragorosa risata. Non ricevo mai complimenti del genere, Sam è troppo dolce. Siamo stati a pranzo insieme, dopodiché in una sala giochi. Non pensavo che quelle macchine, che io ho sempre ritenuto infernali, potessero darti tanto divertimento. Per la prima volta in vita mia mi sono sentita felice e adoro il modo in cui mi tratta. La nostra amicizia cresce giorno dopo giorno, sempre di più e spero che una volta al college non prenderemo strade diverse, ci tengo molto a lui.

«Grazie per avermi riaccompagnata a casa.»

«E di che?»

«Ci vediamo domani, allora.»

Annuisce e gli poso un piccolo bacio sulla guancia, dopodiché scendo dalla moto. Raggiungo la porta di casa e poi mi volto, salutandolo con la mano. Entro in casa e mi dirigo in camera. Questa giornata è stata talmente intensa che sono stanchissima, credo proprio che farò un sonnellino.

Ho dormito un paio d'ore, fino a che Bryan non è venuto a svegliarmi perché era pronta la cena. Ora sono in bagno, appena finito di fare la doccia. Mark non è sceso per la cena e Bryan non gli ha ancora ridato le sue cose, mi chiedo cosa faccia in quella stanza tutto il giorno, è sempre così scostante e soprattutto antipatico, non riusciamo proprio ad andare d'accordo. Vorrei che nel suo cuore entrasse un po' d'amore, ma come posso fargli comprendere che non ha senso comportarsi in quel modo? Ma perché mi sto rammaricando sui problemi di Mark? Devo cercare di non pensarci e stare fuori dalla sua vita. La cosa peggiore è che non ci riesco, è come se una calamita mi attirasse a lui. Esco dal bagno e corro dritta in camera, il mio telefono sta squillando. Lo afferro dal comodino e leggo il nome della mia amica. Mi acciglio, notando che è quasi mezzanotte.

«Tiff, va tutto bene?» rispondo preoccupata. Comincia a sghignazzare e farfuglia parole senza senso, allora mi rendo conto che è ubriaca. «Tiffany, dove sei?»

«Sai che non me lo ricordo?» ridacchia.

No, ti prego, fa che non sia andata a qualche stupida festa organizzata da uno degli amici di Mark.

«Quanto hai bevuto?»

«Non me lo ricordo» ride ancora.

«Dove sei? Cerca di sforzarti.»

«Non so, vedo solo degli alberi qui intorno, ah... e una piscina enorme, quasi quasi mi ci tuffo.»

«No! Non fare stupidaggini. Credo di aver capito dove ti trovi. Non muoverti, sto arrivando!»

Se ho capito bene, è esattamente una festa degli amici di Mark ed ora mi toccherà andare a riprenderla. Ma perché quella ragazza si caccia sempre nei guai e poi chiama me? Indosso una camicia di jeans lunga fino al sedere e sotto un paio di leggings neri, infine le mie converse del medesimo colore, e vado verso lo specchio. Sono un disastro, ma non importa, devo andare da Tiffany. prima che possa fare qualche sciocchezza. Prendo la mia giacca dalla sedia, infilandola velocemente. Esco dalla stanza e facendo attenzione ai miei chiusi in camera, scendo le scale, pian piano. Passo per il soggiorno e noto Mark appisolato sul divano, con ancora il telecomando stretto in una mano. Ho quasi la tentazione di chiamarlo e chiedere il suo aiuto, ma poi penso che non è il caso, si infurierà. Di soppiatto, sorpasso la cucina e vado alla porta sul retro, che conduce nel garage. Entro nella mia macchina, mettendo in moto e aprendo la serranda col telecomando. "Vedo solo degli alberi qui intorno, ah... e una piscina enorme." L'unica villa che conosco con queste caratteristiche è quella degli Harmon, uno degli amici stupidi di Mark. Che guaio, ma perché è andata a quella festa?

Dopo circa dieci minuti di guida, arrivo a destinazione e posso notare che la musica si avverte da lontano. Parcheggio la macchina fuori dal vialetto, dato che è strapieno di macchine e poi vado dritto all'entrata. La porta è socchiusa e questo mi facilita le cose. Immagino già la faccia di tutti appena mi vedranno, non partecipo mai a queste feste, a dire il vero, non mi hanno mai invitata. Mi chiedo perché Mark non sia qui, d'altronde adora questi posti. Entro in casa e la musica mi sovrasta i timpani, diventerò sorda dopo questa festa. Mi guardo intorno e posso immediatamente notare orde di ragazzi ubriachi, ragazze mezze nude che si strusciano addosso ad altri ragazzi e li trovo davvero disgustosi. Dove sarà Tiffany, come faccio a cercarla in mezzo a tutta questa gente? Mi addentro ancora di più tra la folla, sentendo una strana puzza e una nube di fumo mi offusca la vista. Qualcuno mi ha sputato del fumo addosso, ma cos'è quest'odoraccio? Scaccio via il fumo con la mano e scruto i visi di tutte le ragazze, l'atmosfera soffusa e le luci colorate non aiutano affatto.

«Non ci posso credere, sei Emy?» dice una voce alle mie spalle.

Mi volto e vedo Jake Harmon, il padrone di casa, nonché amico di Mark. Credevo davvero di passare inosservata? Che patetica.

«Ciao.» lo saluto atona.

«Come mai sei qui?»

«Ehm... io...»

«Volevi provare il brivido della festa?» mi mette un braccio sulle spalle, che tolgo immediatamente.

«No, a dire il vero...»

«Shh, vieni a divertirti.» mi interrompe, afferrando il mio braccio.

Non mi piace affatto come idea.

«Sono venuta per cercare Tiffany.» ammetto imbarazzata.

Ignora le mie parole, mentre mi trascina verso un gruppetto di ragazzi. Il gruppo di Mark.

«Ragazzi, guardate chi c'è?» dice ai suoi amici e tutti voltano lo sguardo su di me, mettendomi in imbarazzo.

Faccio saettate i miei occhi altrove e finalmente vedo Tiffany sdraiata sul divanetto dietro, è mezza nuda e sembra aver perso i sensi. Mi libero dalla presa di Jake e corro verso la mia amica.

«Tiff, ma cosa ti è successo?»

La prendo per le spalle e la tiro su a sedere, apre gli occhi e mi sorride stupidamente.

«Ciao, Emy, amica mia.»

È ridotta proprio male, mi viene da pensare che non abbia soltanto bevuto.

«Adesso vieni con me.» la sollevo.

«Ehi, dove vai? Resta ancora un po'.» dice Jake, fermandoci.

«Non credo sia il caso, dobbiamo proprio andare.»

«Be', allora vattene, la ragazza bionda resta con me!» dice torvo.

«Si chiama Tiffany!» sbotto, irritata.

«Certo, Tiffany, quella troietta.» sghignazza.

Come osa chiamarla in quel modo?

«Come ti permetti?» chiedo con tono minaccioso.

«Ora, da brava, lascia stare Tiffany e vattene!»

«Te lo scordi, non me ne vado senza di lei!» mi impongo.

Mi meraviglio delle mie parole, non ho mai avuto tutto questo coraggio, sto affrontando quest'ubriacone violento.

«Adesso, basta!» mi afferra per la camicia, strattonandomi.

Ho una paura folle, ma non gliela darò vinta. Sono pronta ad affrontare le conseguenze del mio gesto.

«Ehi, tu! Perché non te la prendi con chi è più grande?» dice una voce a me familiare, alle mie spalle.

«Sam Watson.» sbraita Jake e molla la presa da me.

«Sam!» urlo felice.

Jake gli va incontro, saltandogli addosso, sferrandogli immediatamente un pugno sul viso. Oddio, no. Perché nessuno interviene? Mi scaravento su Jake, spingendolo via dal mio amico. Si tira su e volta il suo sguardo cattivo su di me.

«Puttana!» ringhia e sta per raggiungermi.

«Cosa cazzo credi di fare?» sento urlare dietro di lui, mentre lo afferra per il busto.

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