Capitolo 10
All'uscita non abbasso mai la guardia, è sempre in questi momenti che capita qualcosa di spiacevole e oggi non mi sembra proprio il caso, dato che ho un appuntamento con Sam. Ma è davvero un appuntamento? Ovviamente no, siamo solo amici. Mi guardo intorno, convinta di vedere Mark insieme al suo gruppo, ma non è così, il che è molto strano. Sono sollevata, almeno non dovrò sorbirmi qualche scena spiacevole. Scendo le scale e vado verso Sam, che mi aspetta poggiato al muretto. È così bello quel ragazzo, ma questo l'ho già detto un milione di volte.
«Ciao!» mi posa un bacio sulla guancia e non posso fare a meno di arrossire, anche se non dovrei. «Andiamo?» mi domanda con quel bel sorriso.
Annuisco e insieme ci dirigiamo verso la sua macchina. Sto per entrarci, quando qualcuno mi prende per le spalle e mi sbatte contro il muro, provocandomi un po' di dolore.
«Cosa diavolo stai facendo con lui?» sbraita Mark. E chi altri, sennò? Cerco di divincolarmi dalla sua presa ma non me lo permette. «Ferma!»
«Basta, Mark, mi hai stancata!» gli do una spinta, non riuscendo a spostarlo nemmeno di un centimetro.
«Cosa sta succedendo?» chiede Sam, appena sceso dalla macchina.
«Non sono cazzi tuoi!» risponde Mark, in maniera poco educata.
«Emy, posso intervenire, se vuoi.» Sam chiede il mio consenso.
«Cosa vuoi fare, tu?» sbotta Mark, mentre cerca di andare verso di lui, ma gli impedisco di farlo.
«Adesso smettila!»
«Ora tu vai a casa!» mi ordina.
Chi si crede di essere, mio padre? Non ho alcuna intenzione di sottostare ai suoi insulti e ricatti.
«Io vado dove mi pare, ora lasciami!»
Riesco a liberarmi di lui e raggiungo Sam. Entrambi entriamo in macchina, mentre fisso il mio fratellastro furioso. Mi piace troppo quell'espressione, quando capirà che non può sempre vincere?
«Ma che problemi ha?» mi domanda Sam
Me lo chiedo da quattro lunghi anni. Scuoto la testa ed alzo gli occhi al cielo.
Raggiungiamo un fast-food vicino la scuola, non ero mai stata in questo locale, è molto carino e accogliente. Ci sediamo a uno dei tavoli vicino alla vetrata e ci ritroviamo subito in sintonia.
«Allora, dopo il liceo hai deciso di fare domanda alla Columbia?» mi domanda.
«Sì, te l'avevo già accennato, ricordi?»
«Certo, volevo esserne sicuro. Avere un'amica con me è un sollievo.»
Pensai la stessa, identica cosa.
«Ne sono sicura.» sorrido.
Dopo pochi minuti, arriva il cameriere, pronto a prendere le nostre ordinazioni.
«Per me va bene un cheeseburger.» dice Sam. «Per te, Emy?»
«Un panino con hamburger, patatine fritte, provola, cheddar, bacon, insalata e maionese.» Il cameriere segna il tutto e va via, mentre Sam mi guarda sbigottito. «Perché mi guardi così?»
«Non ho mai visto una ragazza ordinare un panino così calorico, sono sorpreso.»
«Be', ho una fame da lupi.» ridacchio, seguita da lui.
Con Sam non mi sento sotto pressione, è così bello passare del tempo insieme, vorrei che anche Mark mi trattasse in questo modo.
Dopo aver pranzato, Sam mi ha riaccompagnata al liceo, dove ho preso la mia macchina e sono tornata a casa. È stato molto dolce e gentile, per tutto il tempo e non posso fare a meno di pensare che se non fosse gay sarebbe stato il ragazzo perfetto per me. Vado in camera mia e appena apro la porta, noto qualcosa di strano e un odore che conosco benissimo, e poi la cornice che è sul mio comodino e capovolta. Mark è stato qui e fino a poco fa. Come osa toccare le mie cose? Adesso mi sente! Raggiungo la sua stanza e apro la porta in modo brusco, senza curarmi di bussare. Purtroppo non c'è. Sarà sicuramente al bagno. Lo raggiungo e apro la porta allo stesso modo di prima.
«Perché non bussi mai?» chiede irritato davanti allo specchio, intento a farsi la barba.
Porto le mani sui fianchi e lo guardo con occhi furenti. «Sei entrato in camera mia, perché?»
Inizia a sghignazzare. «Perché avrei dovuto?»
«Non lo so, dimmelo tu.» Si sciacqua il viso, ignorandomi, dopodiché sta per prendere il gel dal mobiletto e il mio unico profumo rischia di cadere. Riesco ad afferrarlo al volo. «Ma sei scemo, il mio profumo.» lo rimprovero. Mi guarda accigliato e poi lo tira via dalle mie mani, lasciandolo cadere sul pavimento. Il vetro si frantuma in mille pezzi e il liquido è sparso ovunque. Brutto stronzo, vuoi la guerra? Strappo il gel dalla sua mano e lo verso tutto all'interno del lavandino. Mi guarda malissimo e con fare veloce, tira fuori il borotalco dal mobiletto, fino a rovesciarlo tutto sulla mia testa. «Stronzo!» urlo e tossisco, fino a mettergli le mani al collo.
Voglio ammazzarlo!
Lo spingo, fino a che non inciampa all'interno della vasca, trascinando anche me. Per sbaglio apre il rubinetto e il getto dell'acqua ci finisce addosso, inzuppando sia noi che il pavimento.
«Ti detesto, ragazzina!» mi urla in faccia, mentre si mette a cavalcioni su di me, tenendomi ben salda per i polsi, gli basta una sola mano, mentre con l'altra afferra il tubo della doccia, rivolgendolo sul mio viso. Urlo e mi dimeno, non mi piace l'acqua sul viso, mi fa sentire male.
«Mark, cosa stai facendo?» urla Cindy, arrivata giusto in tempo.
Mark ritorna in sé e si tira su, lasciandomi sdraiata nella pozza d'acqua.
«Ha cominciato lei.» punta il dito verso di me, in modo infantile.
Che bugiardo, è sempre lui a cominciare. Esce dal bagno, ignorando gli sguardi assassini di sua madre, fino a chiudersi nella sua stanza.
«È tutto a posto, tesoro?» Cindy mi porge una mano e mi aiuta ad uscire dalla vasca.
«Sì, grazie per essere intervenuta.» dico, afferrando la sua mano sottile.
Una volta fuori, si poggia al bordo del lavandino, tenendo lo sguardo puntato al pavimento.
«Non so più cosa fare con quel ragazzo, ti causa sempre dei problemi.» dice flebilmente.
«Non preoccuparti, va tutto bene.» cerco di tranquillizzarla.
Mi dispiace che Mark sia così crudele con me, ma non posso farci niente, nessuno può, devo solo aspettare il giorno della mia partenza, andrò via di qui e tornerà quello di prima, non avendo me tra i piedi. Certo che è proprio un ragazzo infantile, oltre che crudele, avrei voglia di fargliela pagare, vorrei fargli capire che non sono più la ragazzina debole di anni fa, quando sono entrata a far parte di questa famiglia. Ma faccio davvero parte di questa famiglia? Sono anni che me lo chiedo e la risposta è sempre negativa. Mark non permetterà mai che io faccia parte di questa famiglia, troverà sempre mille modi per farmi sentire inadeguata e a disagio. Non capisco che gusto ci trovi nel vedermi stare male, è davvero un demonio, o peggio, il diavolo!
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