5. Arianna
Il giorno successivo mi feci accompagnare da mia mamma all'indirizzo che mi aveva indicato Gioele. Quando arrivammo a destinazione ci trovammo davanti ad una casa a tre piani a dir poco enorme, restai un attimo sbigottita.
-Sei sicura che sia il posto giusto? - mi chiese mia mamma un po' perplessa.
Controllai di nuovo l'indirizzo che mi aveva dato Gioele per essere sicura, ma sia il numero civico che la via corrispondevano-Si, é giusto.
-Allora prova ad andare suonare al citofono.
Presi lo zaino e scesi dall'auto. Un po' insicura mi avvicinai alla casa, mi metteva soggezione. Mi guardai indietro per assicurarmi che mia mamma fosse ancora lì e poi lessi il cognome che c'era scritto sul campanello: Perego. Era giusto. Feci segno a mia mamma che eravamo nel posto esatto poi schiacciai il pulsante.
-Chi è? - chiese una donna.
-Sono Arianna. Sto cercando Gioele.
-Aspetta un secondo- rispose lei.
Dopo un paio di interminabili minuti sentii il cancelletto elettrico aprirsi.
-Mandami un messaggio quando devo venire a prenderti- mi disse mia mamma prima di andarsene.
Ero rimasta da sola. Spinsi il cancelletto con una mano ed entrai nel giardino. Fui attenta a richiuderlo alle mie spalle. Percorsi il lunghissimo vialetto che mi separava dal portone chiedendomi quante persone vivessero in quella casa enorme.
Quando raggiunsi la porta mi bloccai un po' imbarazzata: non sapevo se aprirlo o no. Mentre stavo valutando cosa fare, per fortuna sentii il rumore della serratura e una donna dall'aria simpatica mi aprí la porta.
-Salve- salutai imbarazzata.
-Ciao, prego cara. Entra pure.
-Grazie- feci un passo e, appena varcai la porta, rimasi a bocca aperta. All'interno la casa era ancora più bella. L'arredamento era semplice e ben curato, tutto era moderno, nulla era in disordine. Sembrava quasi irreale talmente era perfetto.
-Gioele sta arrivando, vuoi darmi la giacca nel frattempo?
-Va bene- aprii la cerniera e me la tolsi.
La donna la prese e la appese all'interno di un armadio situato all'ingresso. Restai lí a fissarla un po' in imbarazzo. Non sapevo cosa dire.
Per fortuna Gioele ci raggiunse quasi subito facendo le scale di corsa. Lo salutai.
- Pronta?- lui indicó lo zaino che avevo appoggiato ai miei piedi.
-Certo- sorrisi.
-Zia, noi andiamo di sopra - disse lui rivolto alla donna che mi aveva aperto la porta.
-D'accordo ragazzi, se volete fare merenda più tardi sarei più che felice di farvi assaggiare la mia nuova torta.
-Va bene, grazie- Gioele si mise in spalla il mio zaino e si avviò correndo su per le scale.
-Buono studio- mi disse lei sorridendo. Era molto carina.
-Grazie - risposi e inseguii Gioele.
-Forza lumaca - lui era già in cima e mi stava aspettando.
-Tu sei partito prima
Lui non rispose e si incamminó lungo il corridoio. Indicó l'ultima porta a sinistra-Questa è camera mia.
Aprí la porta e mi fece entrare. Mi guardai intorno e subito mi innamorai di quella stanza, era bellissima: grande, spaziosa e ben arredata. Per fortuna era piuttosto disordinata.
La parete destra era completamente coperta da un armadio bianco, di fronte invece c'era un'enorme finestra che dava sul giardino. Contro la parete sinistra era appoggiato un letto enorme , il muro inoltre era pieno di mensole con parecchi libri.
-Mi piacciono le pareti blu - dissi facendo un passo verso la finestra.
-Anche a me, ho scelto personalmente quel colore. Ho dovuto lasciare il soffitto bianco, altrimenti è troppo scura.
Ci sedemmo alla scrivania e recuperai il mio zaino. Presi il libro e il quaderno e li aprii alle pagine giuste.
-Che argomento state facendo?
Morivo dalla voglia di chiedergli qualche informazione riguardo alla sua enorme casa, ma ero andata lì per fare matematica, non dovevo perdere tempo.
-Geometria analitica, ellissi- spiegai.
-Hai qualche esercizio da fare di compito?
Annuii e aprii il libro alla pagina giusta- Questi tre.
Lui inizió a leggere concentrato- Non sono difficili, inizia a scrivere i dati.
-Ok, Gio
-Devi portarmi rispetto e chiamarmi professore, o al massimo prof. Niente soprannomi mentre studiamo, dobbiamo essere un minimo professionali- rise lui. Dal tono in cui lo disse capii che stava scherzando.
Scossi la testa, ma non potei fare a meno di sorridere. Iniziai a scrivere sotto il suo sguardo vigile e lui tentó di farmi capire come andava fatto l'esercizio.
-Tu sei la prima persona a cui spiego matematica, se non capisci qualcosa o secondo te non è utile il mio metodo dimmelo subito.
-D'accordo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top