43. Arianna

Alle tre in punto suono il campanello a casa di Gio, ho deciso di andare a trovarlo comunque. Devo farmi perdonare per averlo lasciato solo sabato sera.

Viene ad aprirmi Clara che mi accoglie con un sorriso- Arianna, non sapevo saresti venuta. Gioele non ti ha detto che è a letto con la febbre?

-Si, me l'ha detto. Sono qui solo per fargli un po' di compagnia. Niente matematica oggi.

-Ah, d'accordo. Lui sa che sei qui?

-Si. Posso salire?- mento.

-Prego, la strada la sai- Clara mi sorride, non sospetta di nulla. Mi dispiace prenderla in giro in questo modo, ma voglio vedere Gio.

-Ci vediamo dopo- salgo le scale di corsa e percorro tutto il corridoio senza incontrare nessuno. Busso alla porta, so che gli da fastidio chi entra senza bussare.

-Avanti

Appena entro nella sua stanza lui esclama- Che ci fai qui?

-Sopresa! Non potevo abbandonarti nel momento del bisogno.

-Ma...

-Che c'è? Non sei contento di vedermi?- lo prendo in giro.

-Si, certo. Sono solo... stupito.

-Comunque, a parte gli scherzi. Come stai?- mi avvicino al suo letto e gli prendo una mano.

-Benino. Ho ancora la febbre piuttosto alta: 38,3. Si era abbassata, ma ora è tornata.

-Mi dispiace.

-Accomodati dove trovi posto.

Prendo la sedia su cui mi siedo di solito quando studiamo e la sposto vicino al letto- Allora, che vuoi fare? Dovrai passare il tempo in qualche modo.

-Non dirmi che hai portato i compiti- indica lo zaino che ho appoggiato sul pavimento.

-No no, erano solo una scusa per venire qui - rido.

-Bene- sospira lui.

-Hai qualche gioco in scatola?

-Sono tutti in mansarda, ma se vai lì a prenderli dopo ti rapisce Ginny e io non voglio. In fondo sei venuta a trovare me.

Mi sento arrossire per il suo commento- Allora, che facciamo?

-Aspetta, mi è venuta in mente una cosa. Apri la seconda anta dell'armadio, sulla mensola in mezzo dovrebbe esserci il portatile. Guardiamo un film.

Controllo dove mi ha detto e, in effetti, trovo il computer.

-Poiché sei tu l'ammalato lascio scegliere a te il film.

-Aiutami un secondo, voglio mettermi seduto. Mi metti il cuscino contro la spalliera del letto? Spero di riuscire, perché stamattina mi girava troppo la testa.

Non immaginavo stesse così male, lo aiuto a mettersi seduto e poi accendo il portatile.

-È quasi scarico- mi avverte Gio. Cerco la presa e lo collego alla corrente.

Andiamo su un sito di film in streaming e guardiamo tra quelli proposti se c'è ne è uno che ci attira. Alla fine guardiamo "Estate a staten island". La trama non è granché, ma fa abbastanza ridere. In pratica parla di un gruppo di ragazzi che fanno i bagnini in una piscina pubblica durante l'estate e vogliono organizzare lì una festa, ma vengono ostacolati da un altro tizio che lavora nella piscina. Non ha molto senso, ma è abbastanza carino.

A circa metà film inizio a essere scomoda sulla sedia così mi metto seduta da parte a lui sul letto- Ti do fastidio?

-No, ma non credo sia una buona idea. Non voglio farti ammalare.

-Pensi che io mi preoccupi per un po' di febbre? Al massimo sto a casa un paio di giorni da scuola- e non sarebbe una brutta cosa.

-Fa come vuoi

Mi tolgo le scarpe e distendo le gambe di fianco alle sue. Così è decisamente meglio. Quando finisce il film mi alzo giusto il tempo di mettere a posto il film e poi torno da parte a lui-Ti vedo pallido, stai bene?

-Abbastanza

Gli metto una mano sulla fronte per sentire se scotta- Sei bollente, dovresti riprovare la febbre.

-Ma va, tranquilla- Gio mi afferra il polso e allontana la mia mano dalla sua fronte.

-Forse è meglio se torno a casa e ti lascio riposare.

-No, resta qui. Voglio dire, se hai voglia. Mi piace averti qui.

La porta si apre all'improvviso, poiché non ha bussato nessuno mi aspetto di veder comparire la chioma bionda di Ginny, invece mi ritrovo davanti una donna con un caschetto nero.

-Mamma- Gio mi lascia andare il posto.

-Salve- scatto in piedi. Non penso sia una buona idea restare seduta sul suo letto.

-Ciao ragazzi.

-Mamma, lei è Arianna.

-L'avevo immaginato.

-La zia non ti ha detto che è venuta a trovarmi? - chiede Gio.

- No, pensavo stessi dormendo. Sono solo venuta a controllare come stai. Hai provato la febbre? Se è ancora alta prendi un'altra tachipirina.

-Dopo la provo, non preoccuparti.

-È da tanto che sei qui?- mi chiede la madre .

Controllo l'orologio: sono le cinque passate- Un paio d'ore, ma stavo per tornare a casa. Gli ho detto che deve riposare, ma non mi vuole dare ascolto.

-Io mi sento bene. Non ho bisogno di dormire ancora, ho dormito tutta mattina.

-È testardo, che ci vuoi fare?- ride lei.

-Già- sorrido.

-Torno da basso, vi lascio un po' in pace.

Appena lei esce mi rimetto seduta e obbligo Gio a riprovarsi la febbre -Se è meno di 38 resto ancora un po', altrimenti torno a casa. Tu devi riposare. Tanto torno domani.

-Non sono d'accordo

-Sul fatto che torno domani?

-Sul fatto che te ne vai ora.

Non so come interpretare la sua risposta, così resto in silenzio in attesa che il termometro suoni.

-Visto: 38,2 ora mi lasci di nuovo solo.

-È per il tuo bene - gli faccio l'occhiolino.

-Peste.

Lo aiuto a sdraiarsi, poi prendo lo zaino che ho mollato per terra sul pavimento ed esco dalla stanza dopo averlo salutato. Mi sono divertita con lui, è incredibile come mi venga naturale parlarci assieme. Ho trovato un buon amico. Recupero il telefono per chiedere a mia mamma se può venire a prendermi. Scendo le scale alla ricerca di Ginny o di Paolo. Raggiungo la cucina dove trovo Clara assieme alla mamma di Gio, proprio non mi ricordo come si chiama.

-Tutto bene, cara?- mi chiede la prima.
-Si, l'ho lasciato riposare un po'. Posso tornare domani? - chiedo.

-Certo, se a te non pesa. A Gioele fa bene passare il tempo con te. Non ha molti amici- la mamma di Gio mi fa un sorriso che mi ricorda parecchio quello del figlio.

Sento vibrare il telefono, mia mamma mi ha risposto.

"Viene tuo papà fra 45 minuti, io sto accompagnando tua sorella da Manuel"

-Qualche problema? - mi chiede Clara.

-Mia mamma non è in casa e mio papà è ancora al lavoro. Possono venire a prendermi fra tre quarti d'ora- spiego.

-Non c'è problema, puoi restare quanto vuoi- mi dice la mamma di Gio.

-D'accordo.

-Se vuoi vai pure su in mansarda con gli altri- mi dice Clara.

Annuisco e salgo su per le scale. Non faccio in tempo a raggiungere la mansarda che vengo fermata da Alessandro -Che ci fai qui?

-Sono qui per Gioele- mi affretto a precisare.

-È ammalato, è in camera sua. Non ti conviene andare da lui.

-Lo so che ha la febbre. Ero con lui fino a dieci minuti fa. I miei non possono venire a prendermi, sto cercando tua sorella. Sto un po' con lei mentre li aspetto.

-Ti porto a casa io, sto già uscendo.

Ho detto a Gio che l'avrei evitato, ma non vedo cosa ci sia di male nell'accettare un passaggio. Vuole solo essere gentile e se anche avesse secondi fini io di sicuro non ci casco. Non mi faccio abbindolare da qualche parolina dolce.

-D'accordo.

Lo seguo fuori casa dopo aver salutato sia la mamma che la zia di Gio. Il viaggio in macchina è piuttosto strano, lui tenta di attaccare bottone con me e io gli rispondo senza dargli troppa confidenza. Non voglio si faccia strane idee, ho accettato il passaggio solo perché ne avevo bisogno non voglio fare amicizia con lui. Non dopo ció che ha fatto a Gio.
Mando un messaggio a Gioele per avvisarlo, é meglio che lo sappia da me, per correttezza.

"Avevo bisogno di un passaggio, sono rimasta a piedi. Mi ha dato uno strappo tuo cugino, Alessandro. Non preoccuparti lui non mi interessa minimamente ;). Io non sono Giulia. Ti giuro che se non ne avessi avuto bisogno e lui non me l'avesse chiesto non mi sarebbe neppure venuto in mente di chiederglielo. Non arrabbiarti, per favore ❤".

Non so perché, ma mi sento in dovere di dirglielo. Voglio che lo sappia, voglio che si fidi di me.

-A chi scrivi quel poema?- indaga Alessandro sbirciando sul mio telefono.

-Affari miei- rispondo brusca.

-Scusa, che permalosa

Non sarei così permalosa se tu non fossi così stronzo con Gio. Non mi sembra il caso di dirglielo, non voglio creare casini.

-Mi dispiace, è il mio carattere. Comunque sono arrivata, puoi lasciarmi qui a destra.

-D'accordo - lui frena e accosta al lato della strada.

-Grazie mille - apro la portiera e scendo dall'auto.

-Figurati, ci vediamo

-Ciao- richiudo la portiera e lui riparte a manetta. In realtà non sono arrivata, ma da qui a casa sono poco piú di dieci minuti a piedi. Non sopportavo più l'idea di stare ancora qualche minuto con lui, continuo a pensare a ciò che ha fatto a Giulia e ad altre ragazze.

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