41. Arianna
-Allora, dove mi porti?- chiedo a Lele appena salgo in macchina. Finalmente usciamo di nuovo assieme, attendevo con impazienza questo momento. Lui non ha voluto assolutamente dirmi dove andiamo e sto letteralmente morendo di curiosità. Stamattina ho dovuto riferire a Marta ciò che si siamo detti io e Andre, ovvero che lui la considera solo come un'amica. Anche se io e Marta stiamo cercando di imparare a sopportarci a vicenda non è stato piacevole doverle dire la verità. Non è stata una conversazione molto felice, la giornata non è iniziata nel migliore dei modi. Ho bisogno di trascorrere una bella serata per rallegrarmi la giornata.
-Ciao anche a te - ride lui.
-Ciao- dico rendendomi conto di non averlo neppure salutato.
-Non te lo dico, è una sorpresa
-Dai
-Ti sei vestita sportiva come ti ho detto?
-Leggins e felpa vanno bene?
-Perfetto- Lele, soddisfatto dalla risposta, avvia la macchina e parte.
-Sto morendo di curiosità - per quale motivo mi ha fatto vestire così?
-Dovrai attendere ancora un po', prima andiamo a riempirci la pancia. Dove vuoi andare?
-Da Burger King va benissimo- niente posti lussuosi.
- D'accordo
-Posso accendere la radio? - chiedo.
-Prego, fa pure.
Schiaccio sul pulsante di accensione e cerco una canzone che mi piaccia.
-Non azzardarti a cambiare - dico appena ne trovo una. Come and get it di John Newman
-Ai suoi ordini capo
Inizio a canticchiarla sottovoce, purtroppo non conosco tutte le parole. Anche Lele si unisce a me stonando leggerermente, a quanto pare non sono l'unica pessima cantante.
-La conosci anche tu?
-Si
Riprendo a cantare alzando la voce, senza più paura di far sentire
a Lele quanto sono stonata. Ci divertiamo, è questo l'importante.
-Ora scelgo io - dice lui una volta finita la canzone.
-Stupiscimi.
Cambia un po' di stazioni prima di fermarsi. Hold my hand di Jess Glynne.
-Per tua fortuna mi piace - dico iniziando a canticchiare, sostituendo le parole che non conosco con parole totalmente inventate. Mi piace il modo in cui canta Lele, senza vergogna, senza preoccuparsi delle stonature.
-Penso che la tua versione avrebbe più successo dell'originale - mi prende in giro lui.
-Shh, ora tocca a me
Io scelgo Daylight dei Maroon 5. Lele fa una performance degna di un concerto, lui si che sa davvero le parole.
-Adesso mi spieghi come fai a conoscere così bene i testi delle canzoni inglesi. La tua pronuncia poi è perfetta.
-L'anno scorso, ho fatta la quarta all'estero. Ho studiato in America per un intero anno, ormai per me parlare in inglese è diventato facile come in italiano.
-Che figo! Parla un po' in inglese
-You are so beautiful darling.
-Thanks, I'm so happy to be with you tonight
-Me too.
Siamo arrivati nel parcheggio di Burger King così scendiamo dall'auto. Lele mi prende per mano, glielo lascio fare.
-Offro io, prendi ciò che vuoi
Sono parecchio affamata così gli indico il panino più grosso di tutti.
-Sei sicura di riuscire a mangiarlo?
-Dubiti forse delle mie capacità? Comunque il panino me lo pago da sola, non preoccuparti.
-Come vuoi
Gli porgo 10 euro- Tu fai la fila, io intanto vado ad occupare un tavolino.
Ne trovo uno che fa a caso nostro, così mi affretto a sedermi. Mi tolgo la giacca e l'appoggio sul divanetto assieme alla borsa.Lele mi raggiunge presto portando con se un vassoio contenente il nostro cibo.
-Non sono mai stata così felice di vederti.
-Tieni il tuo resto- Lele si siede di fronte a me e mi ridà la mia banconota da 10 euro. Ha usato solo i suoi soldi.
-Ma? Ti ho detto che avrei pagato io il mio panino- protesto.
-Lo so, ma a me non interessa. Voglio offrirtelo io. Ora mangia e non protestare.
-Peggio per te- sbuffo e poi addento il mio panino.
Durante la nostra cena chiacchieriamo del piú e del meno. Lele è simpatico, mi fa ridere. Lui divora il suo panino velocemente e poi si butta sulle patatine. Io sono decisamente più lenta, così deve aspettare che io finisca. Quando usciamo dal fast food risaliamo in auto e Lele mi dice-Pronta per la sorpresa?
-Prontissima
Il viaggio mi sembra lunghissimo, è incredibile come più impazientemente si aspetta una cosa e più il tempo si dilata. Una curva dopo l'altra la strada sembra infinita, non capisco dove stiamo andando.
-Devo preoccuparmi? - chiedo.
-Forse- lui sorride malizioso.
-Emanuele, dove stiamo andando?- lo chiamo apposta col suo nome di battesimo per farlo arrabbiare.
-Manca poco, fidati di me. Di sicuro ti piacerà.
-D'accordo - sbuffo.
In effetti neppure cinque minuti dopo Lele svolta in un parcheggio.
-Siamo arrivati al motel che ti dicevo - spiega indicando una casa a più piani un centinaio di metri più avanti. La scritta motel è incompleta, la M e la T non si vedono, quindi tutto ciò che si legge è oel.
Io arrossisco fino alle punte delle orecchie. Diceva sul serio e io che pensavo fosse solo uno stupido scherzo. Sto per dirgli di riportarmi subito a casa quando lui scoppia a ridere.
-Dovresti vederti in faccia, sei bordeaux. Comunque sto scherzando, non ti porterei mai in un postaccio del genere. Ho in mente di meglio. Ti fidi di me?
-Idiota- borbotto.
-Eh dai, vieni con me. Ti prometto che ti divertirai.
-Non vengo finché non mi dici dove andiamo.
-Pattinaggio sul ghiaccio, c'è un palazzetto del ghiaccio a due minuti da qui- dice sorridendo.
- Sei davvero un idiota
-Lo so
-Io però non sono capace di pattinare
-Tranquilla, è facile- mi rassicura.
-D'accordo, però dovrai farti perdonare per questo scherzo idiota. Ok?
-Va bene, me lo merito. Cosa vorresti?
-Un gelato stracciatella e tiramisù
-Dopo andiamo a prenderlo. Ora vieni?-
-Ok- scendo dall'auto.
Un quarto d'ora più tardi, dopo aver pagato il biglietto e aver trovato i pattini del nostro numero, metto per la prima volta piede sull'enorme lastra di ghiaccio. La pista é piena di gente, la maggior parte sono ragazzi della nostra età, ma ci sono anche adulti e bambini. Lele è sicuro di se, ha fatto qualche metro e poi si è fermato per aspettarmi. Mi sta osservando. Avrei preferito che fosse rimasto accanto a me. Muovo un piede e poi l'altro, sono ancora viva. Ripeto il movimento un'altra volta, ma non faccio neppure un metro prima di finire col sedere per terra. La mia goffaggine è sorprendente.
-Hey, ti sei fatta male? - Lele mi ha raggiunta e mi sta porgendo una mano per aiutarmi a rialzarmi.
-No, ma avresti dovuto aspettarmi. Ti ho detto che non sono capace - dico una volta in piedi.
-Non pensavo dicessi sul serio, scusa.
Facciamo così, ti tengo per mano, così se stai per perdere l'equilibrio ti sorreggo io.
-D'accordo- acconsento.
Lui inizia a pattinare lentamente e mi trascina, ho troppa paura di cadere di nuovo per muovere i piedi.
-Hai intenzione di farti trascinare per tutto il tempo?- chiede lui dopo che abbiamo fatto qualche giro attorno alla pista.
-Ti do fastidio?
-No, ma potresti provare a collaborare un po', é più divertente.
-D'accordo- cerco di imitare i suoi movimenti disinvolti, ma mi sento impedita.
-Continua, stai andando bene
-Davvero?
-Si, ma non stare così rigida.
Ci provo, ma non è assolutamente semplice. Però devo ammettere che Lele ha ragione, così è decisamente più entusiasmante, piuttosto che essere trascinata come un sacco di patate. Ad un certo punto sto per cadere di nuovo, così mi aggrappo al braccio di Lele anche con la mano libera finché non riesco in qualche modo a ritrovare l'equilibrio.
-Hey, non morirmi qui- scherza lui sorreggendomi.
-Mi son vista per terra- dico col cuore in gola per lo spavento.
-Riprendiamo?- chiede lui.
Annuisco e riprendo a "pattinare", se così si può definire il mio buffissimo movimento, accanto a Lele.
Pian piano prendo sempre più confidenza con i pattini e mi sembra più facile di quando ho iniziato. È divertente, non avevo ma provato prima e devo ringraziare Lele per avermi fatto fare questa nuova esperienza. Potrei tornarci con le mie amiche un giorno.
-Direi che mi sono meritata il mio gelato - dico dopo un paio d'ore. Pattinare è più faticoso di quanto pensassi.
-Direi di si. Andiamo a riconsegnare i pattini? Poi ti prometto che ti porto a mangiare il gelato.
-Mi sembra una proposta ragionevole
Ci dirigiamo verso l'uscita della pista e raggiungiamo il luogo in cui affittano i pattini. Li riconsegnamo e riceviamo in cambio le nostre scarpe. Mi sembra strano non essere più sulla pista, le mie gambe di erano adattate ad un altro tipo di movimento.
Lele mi porta in una gelateria poco distante dal palazzetto del ghiaccio. Il gelato è buono, ma non avevano il gusto tiramisù così l'ho sostituito con quello alla crema. Torniamo verso la macchina chiacchierando e gustando i nostri coni gelato. Mentre mi riaccompagna a casa riprendiamo il gioco di prima delle canzoni. Stare con Lele è divertente, non ci si annoia mai. L'ho incontrato per caso, ma nel giro di poco è diventato un buon amico. Sono felice di aver messo proprio quelle scarpe sabato scorso in discoteca, se non l'avessi fatto non l'avrei mai incontrato.
Hey ragazze, spero che la storia vi stia piacendo!
Voi per chi fare il tifo: Lele o Gio?
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top