Capitolo 24

Anna's pov
"C-Chi siete?" Domandai a due donne con una mascherina sulla bocca. "Infermiere cara." Disse una togliendosi la mascherina e guardandomi pietosamente.
"Ma... chi sono? Cosa ci faccio qui? Non ricordo nulla." Chiesi perplessa e abbastanza spaventata. L'unica cosa che ricordavo era di essermi addormentata per tanto tempo e che, quando mi sono svegliata un ragazzo mi guardava col viso in lacrime. Però non sapevo chi era quel ragazzo, eppure sembrava che mi conoscesse, in effetti mi chiamava amore quindi mi doveva conoscere davvero bene. Forse era il mio ragazzo. Forse era mio fratello che mi chiamava amore perché mi voleva straordinariamente bene. O forse era un perfetto sconosciuto, e lo era, almeno fino a quando non mi avrebbero detto ciò che mi andava detto. In quel momento volevo solamente sapere chi ero e perché non ricordavo nulla.
"Cara non agitarti. Devi riprendere le forze." Mi disse l'altra infermiera.
"Ma..." Dissi io prima di essere fermata dalla donna che disse "ti diremo quello che ti serve sapere, ma non ora. Ora ti dobbiamo visitare e tu devi riposare. Non ti preoccupare" sorrise la sconosciuta prendendo in mano una mascherina e avvicinandola al mio viso. Ma come potevo non preoccuparmi?! Ero in un luogo sconosciuto, circondata da persone sconosciute, persino io ero una sconosciuta. E non mi dovevo preoccupare?! Non ricordavo nulla è vero, ma non per questo ero stupida. Ciononostante mi feci mettere la mascherina trasparente sul viso e poco dopo mi addormentai.
Feci un sogno strano.

Ero su un lettino, simile a quello in cui ero quando mi sono svegliata, solo che non c'era niente e nessuno attorno. Ero solo io nel vuoto, da sola, senza la minima idea di cosa fare. Ero legata a questo lettino con delle catene. Poi una figura sconosciuta si avvicinò a me. Non sapevo da dove fosse venuto. Ma quando avanzò scorsi un bagliore provenire da lui. Si avvicinava lentamente e quando fu a pochi centimetri da me riuscii a vedere il suo viso. Era lucente, occhi chiari e profondi. I capelli erano corti e di un colore biondo-oro. I lineamenti erano perfetti e per un attimo rimasi lì imbambolata a guardarlo. Poi mi sorrise facendo vedere i suoi denti bianchi come il bagliore proveniente da questo ragazzo misterioso. Eppure avrei scommesso che non era un ragazzo. Nessun ragazzo è così bello. Forse era un angelo.

Mi svegliai cercando il ricordo del viso dell'angelo del mio sogno. Non si poteva scordare un viso come quello di un angelo. Eppure cercai di ricordare i lineamenti e i particolari di quell'essere bellissimo che mi venne incontro nel sogno, ma ricordai solo un bagliore profondo che mi accecava. Al mio risveglio ero ancora un po' stordita e confusa: sia dal sogno che dalle mie domande non chiarite.
Quando mi guardai attorno notai un viso che fissava le mie mani. Cercai di non far notare che ero sveglia. Quando sentii dei rumori arrivare dalla porta della stanza chiusi gli occhi definitivamente, con l'orecchio teso per ascoltare la possibile conversazione e il corpo immobile come un cadavere.
"Dottore. Buon pomeriggio." Disse una voce vicina alle mie orecchie e pensai fosse del ragazzo che mi teneva la mano.
"Salve signor. Horan" la voce del dottore era più dolce di quella del ragazzo.
"Sono Niall." Ribadì il ragazzo sempre con voce cupa.
"Okay, Niall. Allora volevo informarti di alcuni aggiornamenti riguardanti Anna." Disse il dottore a Niall sempre molto gentile. Sentii il rumore di una sedia che strisciava sul pavimento e pensai che si fosse seduto.
"Mi dica!" Nella voce del ragazzo c'era più vigore.
"Quindi: 1) Anna è perfettamente sana come un pesce, niente lesioni o danni superflui, 2) il fatto che non si ricordi niente è dovuto probabilmente alla botta presa nell'incidente. E 3) dovremmo solo aspettare che si ricordi da sola." La voce cessò e piombò il silenzio più totale. Mi ritrovai a riflettere... Anna? Era quello il mio nome? Ero io quella di cui parlavano? Quella che ha avuto un cosiddetto incidente e che che ha perso la memoria?!
Quelle tante notizie mi fecero sobbalzare e produssi un gemito che attirò l'attenzione, infatti sentii dei passi verso di me e mi sentii osservata perciò aprii gli occhi di scatto. Trovai il viso del ragazzo, Niall. E un uomo alto con un camice bianco e una targhetta a sinistra con inciso il nome Dr. Wilson allora dedussi che era colui che mi aveva svelato -senza sapere- le notizie che mi avevano scombussolato la mente confondendola ancora di più.
"Perché non me lo avete detto?" Dissi cercando di rimanere calma nonostante volessi urlare, ma non mi sembrava il caso.
"Cara..." Cominciò il dottore.
"perché non me lo avete detto?" Ripetei alzando un po' la voce. In meno di un istante sarei scoppiata.
"Anna mi dispiace, ma..." Continuò l'uomo che mi stava procurando molto nervosismo.
"PERCHÉ-NON-ME-LO-AVETE-DETTO?" Ormai persi le staffe e cominciai ad urlare mentre cercavano di calmarmi invano.
"Amore calma." Disse il ragazzo biondo chiamato Niall.
"CHI SEI?! PERCHÉ MI CHIAMI AMORE? NON TI CONOSCO NEMMENO." Urlai ancora e non riuscii a ristabilire la rabbia.
Vidi il ragazzo sconosciuto allontanarsi con le lacrime agli occhi e uscire dalla stanza singhiozzando qualcosa.
Poi vidi entrare infermieri con oggetti medici in mano. In meno di trenta secondi ero sotto effetto di un sonnifero, credo. So solo che calai in un sonno profondo dove cominciai a sognare.
Feci lo stesso sogno della volta prima.

Un bagliore mi accecò e scorsi il volto dell'angelo.
Era maestoso e impeccabile.
Mi sembrava quasi familiare, con gli occhi cristallini e i capelli oro lucente. Ma non riuscivo a pensare ad altro che alla sua bellezza, quindi mi distrassi molto facilmente.
Notai qualcosa che nel sogno precedente non avevo notato.
Un paio di ali maestose si manifestarono sulla schiena nuda e catturarono la mia attenzione.
L'angelo mi tese la mano e mi invitò ad alzarmi. Spezzò le catene solo sfiorandole e mi liberò dalla prigione che mi ero creata.
Dunque appoggiai i piedi nudi sul pavimento non visibile e mi parve di cadere nel vuoto. Ma non successe. Ero aggrappata solidamente alla mano del "ragazzo" angelico che me la tese.
Portò la mia mano sul suo petto e mi avvicinò a se. Mi sentii protetta delle sue potenti braccia. Poi però mi scansai e feci per andare verso le ali. Mi affascinavano molto e avrei voluto toccarle. Così trascinai la mano poggiata sul suo petto fino alla schiena, dove tracciai con il dito le ali bianche e lucenti. Erano morbide e calde. Mi sarei voluta avvolgere con quelle ali che sembravano una coperta di nuvole. Ma quando mi girai verso il lettino per un'istante lui era sparito. Poi aprii gli occhi.

Ancora non ricordavo il suo viso eppure sapevo che era bellissimo. Ricordavo solo le sue ali maestose e morbide. Ma quando aprii gli occhi trovai solo un infermiere che mi stava misurando la pressione.
Io chiesi: "scusate, potreste dirmi tutto ora che sono calma?" Cercai di sembrare stabile e innocente.
La povera ragazza che dal dolore di non sapere chi è scatena un piccolo tornado dentro di se.
Me lo immaginavo come articolo di prima pagina della rivista dell'ospedale. Pff.
Mi guardò incerto ma poi mi disse: "finisco di misurarti la pressione e poi ti spieghiamo."
"Okay" risposi impassibile.

Passarono circa quattro minuti da quando l'uomo mi parlò. Poi tolse il macchinario e si sedette sospirando.
"Allora. Bisognerebbe cominciare dicendo che tu, sei Anna Stone. Una ragazza di 18 anni, frequenti l'ultimo anno di liceo, voglio dire; frequentavi. Hai un ragazzo e molti amici che tengono davvero tanto a te. Anche tua madre, è davvero una donna stupenda.
Un giorno avevi litigato con il tuo ragazzo e in lacrime sei scappata via. Non hai visto una macchina che passava e ti sei trovata nel mezzo della strada sotto questa macchina. Le tue amiche ci hanno chiamato e ci hanno spiegato l'accaduto. Ti abbiamo portato qui e ti abbiamo esaminato. Abbiamo scoperto che eri in stato di coma... Niente lesioni gravi o danni celebrali. Dovevamo solo aspettare."
La mia storia mi fece rimanere senza fiato... Mi bloccai per vari minuti a riflettere immobile guardando un punto fisso. Cercai di contenermi per non scatenare un altro potenziale sonnifero. Ma dopo un po' dissi con voce strozzata "e..q-quanto... Quanto sono stata in... coma?"
"Circa sette mesi cara... Mi dispiace"
Poi si alzò e mi lasciò la. Da sola.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top