CHANGES

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||REINA||

"Qatar?"

"Quattordicesima"

"Mmm...America?"

"Decima"

"Argentina"

Guardo Barbara di traverso, senza rispondere.

"Ok, me lo ricordo, era uno zero in Argentina. Jerez?"

"Sedicesima"

"Le Mans? Mugello? Catalogna?"

"Diciottesima, zero e undicesima"

Il silenzio cala attorno al tavolino di ferro battuto del mio bar preferito di Cervera, poco affollato in questo afoso lunedì pomeriggio di Giugno. Batto la sigaretta ancora spenta sul tavolo a ritmo del ticchettio pensieroso delle dita di Barbara.

Il sole è  coperto dalla vegetazione del parco e dall'ombrellone sopra le nostre teste, ma entrambe abbiamo gli occhiali da sole addosso.

"Quindi il tuo miglior risultato è un decimo posto?" continua lei, decisamente sprezzante dei miei sentimenti, come suo solito. Per fortuna.

"L'idea era quella di diventare una leggenda della MotoGp" rispondo con una scrollata di spalle e un sorrisetto sarcastico.

"Io cambierei idea fossi in te"

Nonostante la situazione sia per lo più tragica, una risata isterica esce dalle mie labbra mentre lo sguardo si fissa sulle diramazioni dell'albero alle spalle di Barbara. Se soltanto sapesse quanto davvero sto pensando a cambiare idea. Non sono più in tempo per farlo senza conseguenze, ma forse, forse, sarebbe la scelta giusta.

Per non dover rispondere subito ne approfitto e porto la sigaretta alle labbra, accendendola.

Faccio il primo tiro.

Barbara sembra studiarmi dietro le lenti specchiate dei suoi Oakley.

Secondo tiro.

"Reina?" mi richiama, togliendosi gli occhiali. I suoi occhioni blu si piantano nei mei, fin troppo seri per i suoi standard "Stai davvero pensando di cambiare idea?"

"Ti fidi di me?" le domando, consapevole in realtà che neanche io in questo momento mi fiderei di me stessa. Purtroppo però devo, nella speranza di poter fare qualcosa di buono. Qualcosa da Reina.

Barbara non risponde subito.

Purtroppo distolgo lo sguardo da lei e ne approfitto per guardarmi in giro. Purtroppo, perché i miei occhi catturano una figura familiare che forse avrei preferito ignorare.

In maglia termica e pantaloncini, con i capelli scompigliati e gli auricolari nelle orecchie, Marc percorre di corsa e perfettamente a ritmo il sentiero che giunge dritto fino al bar.

"Uh guarda chi c'è" mormora sarcastica la mia amica quando, seguendo il mio sguardo, individua l'oggetto delle mie attenzioni. E comunque, sarebbe impossible non notarlo. "Scommetto che lui non immaginava di trovarti qui e che tu sei sorpresa di averlo incontrato"

Annuisco, decisamente poco convinta. Un attimo dopo infatti un pugno di Barbara collide contro il mio braccio.

"Lo so persino io che questo è il tuo bar preferito, e sono sicura che tu conosca gli orari in cui Marc si allena"

Annuisco di nuovo, mentre il cuore inizia a battere un po' più del normale, così come è abituato a fare quando Marc si avvicina. Ormai è quasi davanti a noi, riesco persino a vedere la linea tonda dei suoi pettorali e quella definita dell'addome sotto la maglia nera aderente. L'espressione dura sul suo viso stanco, con le goccioline che scendono dalla tempia.

Marc decide di interrompere il suo ritmo per fermarsi davanti al nostro tavolino. Mi guarda, quasi confuso, forse un po' spiazzato. Mi guarda come quelle cose che sai di aver perso.

Tira un respiro profondo, poi riparte, circumnavigando il giardinetto del bar.

Solo quando esce dal mio campo visivo torno a respirare.

"Quindi Miss Marquez, cosa succede?"

Più che respirare, ho bisogno di continuare a fumare.

Mi spallo sulla sedia di ferro, gettando la testa all'indietro per qualche attimo. Barbara è qui di fronte a me che cerca di capire qualcosa di questa situazione, ma non saprei neanche da dove iniziare.

"Mettiamola così" inizio, passandomi una mano sul viso per poi tirare indietro i capelli "Dopo Le Mans ho proposto di non tornare a Barcellona, di stare un po' qui a Cervera. Poi ho iniziato ad accampare scuse per non vederlo. Ora a malapena ci parliamo e non so come andrà a finire"

In sottofondo al mio discorso ci sono i gridolini e le risatine di tre ragazze, sedute al tavolo dietro il nostro, che non perdono l'occasione di sottolineare quanto si sentano fortunate ad aver incontrato Marc mentre si allena e di quanto sia persino più bello dal vivo e bla, bla bla.

Mi giro di scatto, fulminandole una alla volta.

"Non fare così, hanno ragione: Marc è un dio e tu non potrai mai avere di meglio. Pensaci prima di buttare tutto all'aria"

"Tu si che sei sempre d'aiuto"

Le faccio una smorfia, sicuramente meno efficace dello sguardo lanciato alle ragazze che invece si sono ammutolite da quel momento.

"Se la casa di Barcellona non vi serve vado a viverci io" risponde infatti Barbara, sorridendo innocentemente.

"Ti donano i capelli più lunghi Babs" cambio argomento, indossando un'espressione un po' più strafottente "su chi stai cercando di far colpo? Qualche pilota?"

"Ok, afferrato, niente più discorsi su Marc, ma lasciami essere seria per una volta" si affretta a dire, leggermente imbarazzata. "Tu stai facendo pena in moto, Marc ha fatto due zeri nelle ultime due gare per colpa di cadute stupidissime, è chiaro che non sta con la testa sulla pista. Per il bene di un pilota che sta riscrivendo la storia, non credi che dovreste almeno tornare a parlarvi?"

"Marc ha sempre saputo distinguere benissimo la sua vita dalle gare, quando guida non ha altro per la mente"

"Prima non aveva te a cui pensare, non nel modo in cui ci pensa ora almeno"

Spegno il cervello.

Non posso sentire queste cose, sopratutto da Barbara.

Mi alzo dal tavolo senza esitare. Infilando una mano nei pantaloni tiro fuori le chiavi della moto e qualche spicciolo che lascio sul tavolo per pagare i nostri due caffè.

Barbara nel frattempo si è alzata e con lo sguardo interrogativo mi chiede "che si fa?". Le lancio il casco e lo prende al volo.

"Prima non hai risposto, ti fidi di me?"

"Ho altra scelta?" domanda lei sarcastica.

"No" rispondo con un sorrisetto "andiamoci a riprendere la vera Reina".

✖️✖️✖️

In una mezz'ora arriviamo nella periferia di Cervera. Spengo la mia bellissima KTM davanti ad un capannone familiare, faccio segno a Barbara di scendere e quando poggia entrambi i piedi per terra la seguo.

"Ho sempre sognato di lavorare qui un giorno" commenta lei, guardandosi intorno "e ora faccio il vice ingegnere di pista per la Yamaha di Valentino nella MotoGP, credo di aver superato le mie aspettative"

Sfilo le chiavi dalla moto e infilo il casco sotto il braccio, poi Poggio una mano sulla spalla di Barbara.

"Eri destinata a cose più grandi" commento, conscia del fatto che la scelta di cedere il mio premio a Barbara sia stata la scelta migliore che abbia preso l'anno scorso. "Questo posto però potrebbe aiutarmi ancora per un po'"

L'officina di Armando Carrera è la più importante e rinomata della zona. Armando ha delle mani magiche e un'intelligenza non da sottovalutare, ma la sua fama deriva sopratutto dalla sua presenza come team nel campionato MX. Il mio team.

Muovo i primi passi sul sentiero sterrato che porta all'ingresso dell'ufficio di Armando, mentre le sale sulla sinistra dove fanno le loro magie su moto e macchine hanno le serrande mezze abbassate.

Tuttavia, un rumore di passi sulla breccia attira la mia attenzione.

"Reina del Gado, riconoscerei il rombo della tua moto ovunque" esclama un ragazzo con la tuta da meccanico mezza abbassata, sbucando da dietro la serranda.

Pianto i piedi per terra e mi riparo gli occhi dal sole con la mano per guardarlo meglio.

"Tomàs Guarell, il miglior gommista della storia" rispondo, stiracchiando le labbra in una smorfia che assomiglia ad un sorriso.

La verità è che mi sento improvvisamente in colpa. E la cosa più imbarazzante è che ci sto pensando solo ora a tutte le conseguenze della mia scelta di tornare a correre in pista.

Una fra queste? Aver abbandonato il mio vecchio team.

Tomàs cammina verso di me contento, allungando un braccio quando mi è vicino per stringermi la mano e poi attirarmi in un abbraccio frettoloso, amichevole.

"Ti sto seguendo in Moto3" dice, passandosi una mano un po' sporca di grasso tra i capelli riccioli e castani. Ha ventiquattro anni, ma ne dimostra molti meno. "mi sa che facevi meglio a restare con noi"

Fantastico, ora persino il mio vecchio gommista insulta la mia carriera.

Sbuffo leggermente, non abituata ad essere criticata così tanto da così tanta gente, al di fuori di me stessa.

"Io glie lo dico sempre" si intromette Barbara, aggiustandosi il casco sul braccio prima di allungare la mano e presentarsi a Tomàs "sono Barbara, la cosa migliore nella schifosa vita di Reina"

Tomàs le stringe la mano e ridacchia, con un bel sorriso che si apre sul viso dolce e tondeggiante.

Ha messo su qualche muscolo dall'ultima volta che l'ho visto, sollevare pneumatici in tutti questi anni deve avergli fatto bene.

"Sono venuta a cercare Armando" taglio i convenevoli e arrivo al sodo, nonostante non sia poi così felice di essere tornata qui, con la coda tra le gambe, a cercare l'aiuto del mio vecchio capo.

Tomàs annuisce senza commentare e con un gesto della mano ci indica la strada, unendosi però a noi mentre raggiungiamo la porta metallica dell'ufficio.

Prima che le nocche tocchino la porta, però, esito.

Lo sto facendo davvero ?

Respiro e busso contro il metallo.

"Avanti"

L'ufficio del signor Carrera è piccolo e disordinato, dominato da una vetrata angolare che affaccia sull'interno dell'officina così che il suo stakanovismo possa essere appagato mentre osserva i suoi dipendenti al lavoro.

Lui ci accoglie da dietro la scrivania con un sorriso enigmatico. I capelli brizzolati sono un po' più lunghi del solito e incorniciano il suo viso dai lineamenti marcati, seminascosto da una montatura importane davanti agli occhi.

"Armando" lo saluto, camminando fino ad arrivare davanti alla scrivania.

Lui mi studia per qualche attimo, prima di scoppiare in una risata fragorosa.

"Sapevo che saresti tornata" grida tra gli schiamazzi, scuotendo la testa. Se non lo conoscessi da tanti, troppi anni, forse mi farebbe rabbrividire.
Armando non è una brutta persona, non è neanche una compagnia piacevolissima, ma quando si tratta di moto sa il fatto suo. E questo è ciò che conta.

"Il campionato di MX non è ancora iniziato, potremmo quasi dire che non sono mai andata via" cerco di giocarmela con un sorrisetto strafottente, poggiando le mani sulla scrivania di vetro e piegandomi leggermente verso di lui.

"Peccato che non puoi correre contemporaneamente in Moto3 e nell'MX, a meno che non abbia sviluppato capacità fuori dal comune mentre sei stata via" commenta sarcastico, tendendo il corpo verso di me "tipo un modo per stare lo stesso weekend in due piste diverse, in due nazioni diverse, in due città diverse"

Il suo alito arriva dritto alle narici e il sapore intenso di sigaro me le fa arricciare.

"Posso sempre scegliere un solo campionato" controbatto "se tu mi dessi di nuovo una moto, un team e degli sponsor"

Sento Barbara dietro di me mormorare un "cosa?" agitato, ma i miei occhi sono fissi in quelli scuri di Armando, bramosi di una risposta.

"No" dice lui, secco.

Questa volta è il turno di Tomàs di esclamare "cosa"?

Mi trattengo, continuando a fissarlo.

"No" ripete Armando, in attesa di una qualche reazione sul mio viso.
Invece sembra quasi come se della situazione siano più sboccati Barbara e Tomàs, come se a me non freghi poi così tanto della risposta.

E invece vorrei mettermi a gridare.

"Avete un altro pilota?" Domando, stringendo le dita attorno alla scrivania come punto di sfogo.

Armando annuisce vigorosamente.

"È bravo la metà di Reina" controbatte Tomàs, affiancandomi. Il suo intervento però non è messo agli atti in questo processo agli sguardi.

Armando non mi dice di sì per orgoglio, lo stesso orgoglio che lui sa non mi porterà mai a supplicarlo per farmi tornare, mentre è esattamente ciò che vorrebbe facessi. E che forse dovrei fare, non essendo nella posizione giusta per poter negoziare.

"Reina ci hai abbandonato per correre in Moto3, è stata una tua scelta, noi però non siamo qui ad attenderti, sei sostituibile"

Io? Sostituibile?

Devo mordermi la lingua per costringermi a non rispondere a tono, a non mandarlo a quel paese.

"Chiamami se cambi idea" rispondo consapevole di non poter ottenere niente da lui, non ora "Io sarò anche pentita della mia scelta, ma tu potresti pentirti della tua"

Chino il capo a mo' di saluto e giro sui tacchi, facendo segno a Barbara di uscire dall'ufficio.
Prima di andare via poggio una mano sulla spalla di Tomàs e incrocio il suo sguardo.

"Ci vediamo presto" gli dico, strizzando l'occhio. Tomàs sorride, evidentemente dispiaciuto dell'accaduto.

Senza dire altro io e Barbara torniamo all'aperto, investite dal sole e dal caldo. "Questa era la tua idea? Tornare a fare motocross?"  Domanda Barbara, alle mie spalle, mentre camminiamo sulla brecciolina fino alla moto. Nel suo tono c'è una vena divertita.

Annuisco prima di infilarmi il casco, ma quando mi è affianco percepisco qualcosa nel suo sguardo. Uno scintillio che mi ispira.

"Spero tu abbia un piano b" dice.

Sorrido.

"Qualcosa in mente ce l'ho"

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