The Last Time


[ Amore, paura, strada | wc:1685 | Angst ]

The Last Time

C'è l'infinito, in quello sguardo. C'è amore, calore, veleno. C'è un mondo sconfinato in cui perdersi e Peter, in quegli occhi castani, vorrebbe perdersi almeno altre cento volte; almeno per un'altra vita intera. Sbatte le ciglia una sola volta, poi mantiene un contatto visivo da considerarsi eterno, solo perché ha paura di perdere ogni singolo frame di quell'istante che sa durerà troppo poco. Tony gli passa le dita tra le ciocche arricciate. Sente i polpastrelli dell'uomo sfilacciare via nodi e timori; incertezze fragili e inconsistenti dubbi, che Peter vorrebbe dissipare ma che sa di dover accantonare. L'ultima volta. È l'ultima volta, e fa male da morire. Gli brucia il cuore, le mani e la testa. Gli bruciano le dita e gli occhi. Gli brucia l'anima, che arde, sempre, perennemente, sotto al tocco delicato ma deciso, dell'uomo che ama e che non lo vuole più con sé.

"L'ultima volta, Peter."

Vorrebbe piangere, urlare; cacciare via i demoni che albergano il suo spirito e le sue cellule. Vorrebbe dirgli che non esiste nessuna ultima volta, tra di loro. Che ormai sono in trappola, legati da un sentimento che prima sembrava assurdo e ora è diventato necessario. Peter ha paura del tempo. Ha paura delle conseguenze. Ha paura di perdere l'unica cosa in cui credeva - l'amore. Peter è terrorizzato, annichilito, all'idea che Tony lo ami più di qualsiasi altra cosa, ma che tema così tanto l'esposizione del proprio spirito e del proprio cuore, da non volerlo più. È questo a fare più male. È questo che lo apre in due; lo divide. Lo uccide.

"L'ultima, poi basta."

Gli prende la testa fra le mani. Scivola sulle sue labbra e le divora. Peter le accoglie ed è di nuovo vittima di quell'incantesimo. Vorrebbe svincolarsi, andare via, fuggire dai suoi sentimenti e da quelli di Tony, ma come si può dire all'amore di abbandonare il cuore e la testa? Abbandonare l'anima e la vita? Come si può non assecondare qualcosa che ha volontà propria?

Gli sguardi... sono una catena infrangibile di cose non dette ma pensate. Sono la verità nuda e cruda che mai, e poi mai, Tony gli direbbe a parole. Peter sa che è l'ultima volta davvero ma, quello che fa più male, è che nessuno dei due vorrebbe che fosse così. Asseconda quindi quel bacio. Si lasci scivolare sul materasso e affonda la testa nel cuscino. Apre le gambe, coperte dai jeans e dalla voglia di sbarazzarsene. Non avverrà subito, dovrà soffrire la pena di quella lentezza data dal fatto che sì, è l'ultima volta e va assaporata ogni secondo. Vuole questo, anche se sa che non servirà a un accidenti, centellinare il tempo e raggiungere la fine, inesorabilmente, con un vuoto nel cuore.

Tony lo sovrasta e lui lo lascia fare. Come sempre. Come ogni volta. Come se potesse mai prendere lui, l'iniziativa. Non è capace. Sembra sempre così dannatamente inesperto; la verità è che adora, ama che sia lui a fare tutto ciò che vuole. Perché dopotutto Peter sa che mai e poi mai gli farebbe del male; non fisicamente. A parole, però, Tony è così bravo a ferire. Specie quando dice, con quella convinzione, cose a cui nemmeno lui crede davvero. Tipo che non sono niente. Non lo sono mai stati. Che ogni sguardo è solo un desiderio e nulla più. Che una volta esaudito tutto torna come prima. Tornano ad essere quello che la gente vuole che siano. Mentore e allievo, Iron-Man e Spider-Man, Tony e Peter. Due entità distinte, che ora mischiano gli occhi tra di loro e ne fanno una cosa sola.

Fa male. Dio, fa male. Ogni bacio fa male, ogni carezza fa male, ogni occhiata, ogni sospiro, ogni rantolo, ogni addio. Fanno male. Divorano. Uccidono.

Tony alza la testa e lo guarda. Assottiglia gli occhi, e lo dice di nuovo. Più lo dice e più Peter non ci crede. Più lo dice più Peter sa che è l'ultima volta davvero, ma che nessuno dei due vuole che sia così.

"È l'ultima davvero."

"Smetti di dirlo." Lo sussurra, ma vorrebbe urlare. Lo dice piano, sulle sue labbra, ma vorrebbe scostarlo con uno spintone e chiedergli cosa accidenti sta cercando di fare. Vorrebbe dirgli che gli sta lacerando l'anima, che gli sta rovinando la vita, che lo ha già fatto quel giorno in cui se l'è preso e gli ha donato amore, speranza e importanza. Qualcosa che mai e poi mai Peter aveva avuto la fortuna di ricevere in cambio, da qualcuno che aveva amato a sua volta. Tony si infila tra le sue gambe e gli bacia la fronte. Lo sta ignorando. Vuole solo che taccia e Peter vuole solo che Tony capisca.

"Non dirlo più", lo incalza, e chiude gli occhi. Le labbra dell'altro gli bruciano addosso. Tony scende sul suo zigomo. Lo pizzica a fior di bocca. Poi scende ancora e incontra il suo mento; poi il collo, e scende ancora, ancora, nel baratro di una passione che arde peggio dell'inferno. Peter gli infila le mani tra i capelli e chiude gli occhi. Lo ferma. Non vuole. Non vuole che scenda ancora. Non vuole che continui, come se fermarlo possa dargli modo di rendere quell'ultima volta, non davvero tale.

Sospira. Si copre gli occhi con l'avambraccio e vorrebbe urlare ancora; vorrebbe alzarsi, andar via, correre per la strada e non tornare più su i suoi passi. Vorrebbe tornare indietro nel tempo e non incontrarlo. Vorrei tornare a quel giorno lontano e non innamorarsi di lui. Sei un ragazzino, che ne sai dell'amore? E Peter sa di saperne molto più di lui, probabilmente. Solo perché, da parte sua, non gli spezzerebbe mai il cuore come invece Tony sta facendo col suo. Lo sta aprendo, lacerando pian, piano. Inconsapevolmente. No, forse no. Tony sa sempre cosa fa. Lo sa sempre.

L'uomo torna a fronteggiare il suo viso e gli si stende accanto, sospirando. Non vuole nemmeno lui, che sia l'ultima, ma sembra in dovere di farlo. Di interrompere, chiudere, serrare quel rapporto. Come se qualcuno glielo avesse chiesto. Come se a Tony importi davvero del giudizio degli altri. Peter si mette su un fianco, e lo guarda. Gli regala uno sguardo speranzoso che non ne riceve uno uguale in cambio. Tony guarda il soffitto e si sforza di non voltarsi, anche se il desiderio di farlo, Peter lo avverte da quella distanza.

Tony non ha più segreti per lui, ed è per questo che non può esserci mai davvero un'ultima volta. Oppure è per questo che in fondo dovrà esserci, prima o poi.

"Hai sprecato l'ultima occasione."

"Perché? Perché vuoi che sia l'ultima?", gli chiede, in un sussurro.

"Perché non sarebbe dovuta esistere nemmeno una prima, Peter." In totale contrasto con quella frase che gronda veleno, Tony gli prende una mano. La stringe. È la sinistra, quella che si accartoccia intorno alle sue dita. La sinistra, quella che trema quando Tony ha paura. Lo conosce troppo bene. Troppo bene.

"Pensavo avessimo superato quella fase dove la cosa è sbagliata a prescindere", risponde, e tenta un tono calmo, ma gli trema la voce.

Tony si gira su un fianco. Imita la sua posa. Chiude gli occhi e sembra stanco. Forse semplicemente non lo vuole guardare.

"La cosa è sbagliata. Lo è. Tu lo sai."

"Non è sbagliata per me. Non è sbagliata per noi. Ci sono cose che non si possono prevedere o controllare, Tony."

L'uomo sbuffa divertito e apre gli occhi. Ardono di cattiveria fasulla. "Tipo l'amore?"

"Sì, tipo l'amore. Esatto", risponde, lapidario e asciutto. Serra la mascella. Lo guarda incollerito per quella superficialità che ha messo su, che prova a celare cose di cui Tony ha paura e che non vuole più affrontare. Ecco perché brama tanto questa fantomatica ultima volta.

"Smetteresti di amarmi, se lo facessimo davvero per l'ultima volta?", gli chiede e sa già la risposta.

"Io non ti amo, Peter. Io non amo nessuno. Non ne sono capace."

"Non a parole. No, a parole non sai proprio farlo", gli risponde, ed è meno addolorato di quel che dovrebbe. È abituato. È così triste, che sia così... è così ingiusto sentirgli sputare via quelle bugie a cui nemmeno lui crede. "Smetterai di farlo, se facciamo l'amore?"

Tony tace. Peter sa che non gli risponderà mai. Non mettendo, una dietro l'altra, frasi melense o verità scomode. No. Non è da lui, ma ha smosso qualcosa. Peter sa che ha smosso qualcosa, in quell'anima impaurita, che sa cosa vuole ma che ha paura di rovinare, corrodere, distruggere. Come ogni cosa che ha toccato in vita sua. Gli prende i fianchi tra le dita. Se lo porta contro. Sono così vicini che Peter può sentire il battito del suo cuore contro il proprio. Sono così vicini che le ciglia lunghe di Tony sembrano un cancello che porta in paradiso, ma che è chiuso. È sempre stato chiuso.

"Smetterai di farlo, se facciamo l'amore?", ripete, a due millimetri dalle sue labbra. Abbassa gli occhi per guardargliele, poi li alza ancora e incatena gli occhi ai suoi.

"Che ne sai tu, dell'amore, ragazzino?", gli chiede Tony, e sorride beffardo, crudele. È dolce. Fa male ma è dolce.

Tony gli infila una mano sotto la maglia. Gli accarezza i fianchi. Peter inarca la schiena. Reclina la testa all'indietro e Tony gli addenta il collo. Lo morde, lo divora, lo brama e se lo prende. Non gli fa male, ma lo dilania lo stesso.

"È davvero l'ultima?", chiede, quando tornano a guardarsi. Tony Lo sovrasta di nuovo. Appoggia le mani al materasso e alza la schiena. Si china e gli ruba un bacio che gli fa male al cuore.

"Vorrei che lo fosse."

"E non lo sarà?"

Tony lo guarda. Lo guarda, lo fissa, lo cattura tra le sue iridi scure. Gli dice cose che non ha mai pronunciato, ma se le lascia scivolare via solo dalla pelle e non dalla bocca, poi sorride e lo bacia ancora e ancora e ancora. "No. Non lo sarà. Non questa."

Probabilmente, nemmeno la prossima, e nemmeno quella dopo. Peter non lo sa. Spera solo che sia così e che quell'ultima volta, infine, non arrivi mai.

Fine

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Ogni tanto ci vuole un po' di tristezza da sanare...

Grazie a elvi_granatiero per le tre parole che mi ha suggerito. Sono state davvero ispiratrici ♥

A venerdì/sabato prossimo ♥

Miry

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