Sunrise, Sunburn, Sunset


Coppia/Legame: Tony/Peter
Iniziativa: Partecipa alla Maritombola 11 indetta da Lande di Fandom.
Prompt n°: 60. "Il mio obiettivo era vincere. In cosa e contro chi? Era solo un dettaglio." ("Molly's Game")
Parole: tramonto, mentore, vita.

Sunrise, Sunburn, Sunset


Quel tramonto bagna New York di una luce dorata. Sembra una pantomima di un paesaggio del sud America. Lascia che gli edifici si spoglino del grigio soffocato che li contraddistingue ad ogni ora del giorno, eccetto quella, dando alle vie trafficate e coperte di smog un'aria quasi vivibile, meno oppressiva. Meno cancerogena.

Peter si sfrega le mani coperte dalla tutta contro le ginocchia, mentre un leggero vento gelido gli attraversa la spina dorsale. È seduto sul cornicione di un palazzo, uno dei più alti e il riverbero, ormai, non gli fa nemmeno più paura. Lo affascina quel senso di vuoto nel petto, ogni volta che guarda giù e metri su metri lo separano dal suolo. È Spider-Man, non può cadere e se dovesse succedere riuscirebbe comunque a salvarsi, lanciando una ragnatela e dondolando come se la vita fosse meno importante di quella che sembra. In verità non si sofferma mai a pensare al fatto che, quella nuova vita da supereroe, lo ha cambiato così tanto. Dal ragazzino impaurito e debole, è diventato un ragazzo coraggioso e forte, che ha messo al servizio della gente un potere che, da sempre e per sempre, lo riempie di tante responsabilità. Peter, quelle responsabilità, se le vuole prendere ma a volte lo spaventa l'idea di fallire e non adempire ai propri compiti, che comunque si arroga da solo.

Si mette alla prova, cerca di vincere sempre, ma in giorni come questo, pervasi da malinconia e tristezza, si chiede se non sia solo per se stesso invece che per gli altri.

Ha sempre creduto di possedere una personalità decisamente altruista, ma dopotutto quando riesce a salvare la situazione, è pervaso da quel senso di orgoglio personale che un po' sporco, certe volte, lo fa sentire. Fa del bene, ed è lodevole, ma è tutto per proprio tornaconto.

La vita è un difficile groviglio di situazioni a cui non sa dare una risposta o un motivo, ma cerca sempre di non lasciarsi sopraffare dai dubbi. Solo che, quando si tratta di lui, tutto viene messo in dubbio, e si sente... si sente... un impostore.

La verità è che non riesce a pensare ad altro che a zio Ben, da questa mattina. Ha beccato zia May piangere, con una foto stretta tra le mani, seduta sul letto che una volta lei e suo zio condividevano insieme, forse persino consapevoli che niente li avrebbe divisi e... e anche Peter, al tempo, era convinto della stessa cosa. Per questo, poi, ha sotterrato quella figura paterna sotto strati infiniti di scuse, di impegni, di obblighi... per non pensarci.

Solo che ogni tanto quelle domande emergono e si chiede pure, di tanto in tanto, se abbia mai davvero assimilato quel lutto, dentro di sé.

Sospira e guarda il cielo. Non pensa che zio Ben sia lì, nel firmamento, come molti gli hanno detto. Non crede in dio, o non ci crede abbastanza, almeno. E il fatto che non creda in un aldilà, rende le cose ancora più complicate.

Zio Ben è stato solo carne per i vermi, e un insieme di nevrosi che si sono spente. Scintille di vita che non esistono più. Come un computer che viene spento e mai più riacceso. Statico. Morto.

Si morde le labbra, dietro alla maschera e reprime le lacrime, che non hanno niente a che vedere con la tristezza, ma con la rabbia e i sensi di colpa, verso se stesso. E reprime ancora di più quei sentimenti quando un suono di propulsori e fiamme lo investe e, poco dopo, vede Iron Man sedersi accanto a lui, su quel cornicione che si affaccia su una città che pian piano si fa inghiottire dal buio.

«Sia lodato il GPS, Parker. Ti ho cercato dappertutto.»

«Non era mia intenzione non farmi trovare e... sinceramente non pensavo nemmeno che mi stesse cercando, signor Stark», dice, debolmente, e si stringe nelle spalle. Si carezza le braccia perché ha freddo, ma non ne vuole sapere né di tornare a casa né di abbandonare quel posto. Anche se ora c'è Iron Man ad occupare il posto accanto al suo, fingendo di non essersi preoccupato poi troppo del fatto che, quasi sicuramente, lo ha chiamato e lui non ha risposto immediatamente come sempre.

«Era solo un invito in laboratorio, siccome oggi avevo un sacco di cose da fare.»

«E le serviva uno schiavo?», chiede Peter, con una risatina, e Tony gli dà una gomitata sul braccio.

«Ehi, non penso di aver mai nascosto il fatto di schiavizzarti, no? Lo sai bene e accetti ogni volta. Il masochista sei tu», lo rimbecca e, aprendo la maschera e rivelando il viso sorridente, gli fa l'occhiolino.

Tony Stark è sempre affascinante, unico. Ha quel modo di fare che lo spiazza un momento sì e l'altro pure. Peter ne è succube, di quel fascino, ma non pensa glielo dirà mai. È troppo insicuro per poterlo fare e... quanto è sbagliato, poi, che si sia preso una cotta proprio per il suo mito d'infanzia? Se venisse a saperlo, probabilmente il signor Stark smetterebbe di cercarlo e ne sarebbe disgustato.

Non ha bisogno anche di un fanboy innamorato che gli ronza attorno.

Così lascia andare anche quei pensieri nei meandri dell'anima e li nasconde insieme al ricordo di zio Ben, cercando di risultare felice, senza problemi, senza uno straccio di preoccupazione. Però il signor Stark sa sempre vedere oltre e Peter non sa mai come accidenti fa a riuscirci. Così distoglie lo sguardo, anche se ha ancora su la maschera e l'altro non può vedere la sua espressione spaccata dai ricordi e dai fallimenti.

«È successo qualcosa? Di solito non te ne stai solo e in disparte senza un motivo», lo incalza, e lui alza solo le spalle, sospirando.

«È solo una giornata un po' così.»

«Così? Significa che è una giornata che non va proprio per il verso giusto? Che hai combinato?»

«Nulla. È solo... un po' di malinconia, ecco. Ogni tanto mi pesa addosso e la devo scaricare ma vedrà che domani andrà meglio. Domani va sempre meglio», tenta un sorriso che Tony non può vedere, ma è più per rassicurare se stesso che l'altro.

Iron Man lo guarda alzando un sopracciglio e, schioccando la lingua, distoglie lo sguardo e lo punta sul tramonto.

«Il problema è oggi, però.»

«Non è lei che dice sempre di guardare al futuro e non soffermarsi sul presente?»

«Solo per quelle cose che non tornano a perseguitarti. Qui si tratta di qualcosa che ritorna e che andrebbe risolta, no? Che succede?», chiede di nuovo il signor Stark, e Peter si toglie la maschera e la stringe tra le dita guantate. Gli tremano le mani, perché non ne vuole parlare, ma sa quanto il signor Stark può diventare insistente se rimane all'oscuro di qualcosa.

«Lei... è cresciuto con una figura paterna accanto?»

«Sì, una mezza specie... si è rivelato tutt'altro che quello, ma inizialmente lo è stato. Perché?», risponde l'uomo e non sembra per nulla intenzionato a dargli dei dettagli più specifici, ma Peter sa già di chi parla. Obadiah Stane, vecchio amico della famiglia Stark e mentore del suo. Un vile, un bugiardo, un approfittatore.

Nient'altro che questo. Così lontano da colui che invece ha cresciuto, per quanto molti direbbero il contrario.

«Beh, perché... ecco, sa, ci sono dei giorni in cui penso che il destino si sia messo d'impegno a portarmi via tutte quelle figure che o avrebbero dovuto crescermi – tipo mio padre, e io nemmeno me lo ricordo, o che ci hanno provato ma che sono spariti prima del previsto – zio Ben, lo sa, no?»

«Ti chiedevi se è possibile crescere senza nessuno vicino che ti guidi? E io chi sono?», risponde il signor Stark, indignato e gli fa scappare una risata che poi Peter fa sfumare via in uno sbuffo preoccupato.

«Forse non sono portato per questo. Forse devo semplicemente cavarmela da solo.»

«Oh, certo che devi! Devi sempre cavartela da solo. Ci sarà qualcuno a guidarti in ogni momento della vita, che sia tua zia o un insegnante o un mentore, ma alla fine dei conti si è sempre soli, Peter. Puoi contare su molti, ma se c'è qualcuno su cui puoi porre la massima fiducia, quello sei tu.»

«Non mi sembra una gran bella fortuna, fidarsi di me», risponde, con un mezzo sorriso amaro.

«Perché nessuno è capace di non mettersi in dubbio. Ti poni un obiettivo e lo raggiungi, da solo o con qualcuno, devi farlo. La vita non è solo un passaggio di azioni e reazioni, è ambizione. In qualunque cosa. E nessuno meglio di te sa cosa vuoi dalla vita.» La saggezza è un tratto complesso, nel signor Stark. A volta gli sembra di parlare con un ragazzino capriccioso di dodici anni, altre volte gli vede negli occhi il peso dell'esistenza e della miriade di esperienze che ha vissuto nell'arco degli anni. Però lui c'è sempre, ed è sempre in grado di mostrargli la mano e di farlo riemergere dalla merda in cui sguazza. Anche se poi ci ricasca, Tony è sempre lì, a rimettere insieme i pezzi.

Come faceva zio Ben.

«Lei... che ambizioni aveva alla mia età? Lo so, è una domanda stupida, m-»

«No, non lo è», lo interrompe l'altro, poi sospira e si poggia le mani sulle ginocchia, stancamente. Non è stanco di lui, ma del tempo che passa e che gli ruba via istanti da vivere senza le conseguenze di ciò che è stato a gravargli addosso. «Vincere. In tutto e per tutto.»

«Vincere?», ripete Peter, e alza le sopracciglia, stupito da tanta semplicità.

«Il mio obiettivo era vincere. In cosa e contro chi? Era solo un dettaglio», continua il signor Stark, poi lo guarda e sorride. «A volte non è necessario che vi sia un punto di arrivo, quando si ha un obiettivo. Peter, raggiungere una fine significa perdersi. La vita non è fatta per un solo scopo, la vita è fatta per alimentare quello che siamo fino alla fine dei nostri giorni, dove non sappiamo in che luogo arriveremo e come lo faremo. Ti poni un obiettivo fisso e lo raggiungi, e poi?»

«Te ne poni un altro?», chiese, incerto.

«Poi raggiungi anche quello e ti rimane l'insoddisfazione, l'idea che è tutto finito. No, l'obiettivo è vincere, contro cosa o chi non ha importanza; importa che tu senta dentro sempre la voglia di impegnarti, di combattere per quello che vuoi, e quando lo raggiungi combatti ancora, e ancora... si vive l'avventura, non la sua fine», conclude l'uomo e Peter non sa che dire. Ha ragione, è più importante la realizzazione e l'impegno verso qualcosa, che il fatto stesso di arrivarci. L'entusiasmo, la caparbietà, lo svolgimento.

Niente è più importante di vivere la vita... vivendola. Senza che questa passi e basta. Non avrebbe senso, altrimenti, perché se ogni cosa ha una fine, significa che la morte è ciò che attendiamo e non è questo a rendere la vita bella com'è.

Zio Ben gli manca; gli manca da impazzire, ma non può fare niente per riportarlo indietro, e allora lo usa come carburante per andare avanti. Non è vero che non gli ha insegnato niente, lo ha reso il ragazzo umile, altruista e responsabile che è oggi. Non è vero che salva gli altri solo per sé, ma anche per sé, ed è giusto che sia così. È giusto che tutto faccia parte di un grande disegno e in questo disegno c'è anche lui.

Alza la testa e incontra gli occhi del signor Stark, fissi sui suoi, che nemmeno attendono una risposta. Sa che vuole solo che stia bene e che quei dubbi che a volte lo annichiliscono evaporino via. Perché nemmeno Tony Stark fa le cose solo ed esclusivamente per sé, o non sarebbe lì, su quel cornicione, ad ascoltare i suoi dubbi esistenziali.

«Grazie», mormora, così piano che pensa che non lo abbia nemmeno sentito, e invece quello ride, reclinando la testa all'indietro e, dandogli una pacca sulla spalla che è più di quanto Peter possa chiedere, gli sorride ancora.

«Andiamo, la giornata non è ancora finita. Ti offro una cena!»

«Oh... mi sta invitando a cena fuori?», chiede, e si rende conto solo dopo di quanta ambiguità ci sia in quella domanda fatta con zero malizia.

Tony non sembra scomporsi e, facendogli l'occhiolino con una certa freschezza negli occhi, gli dà un buffetto sotto al mento per fare in modo che alzi di più il viso sul suo.

«Sì, un appuntamento. Magari riesco a farti capire che no, non sono solo il tuo mentore.»

Parole ambigue, che Peter non capisce... o che capisce fin troppo. Sente il viso in fiamme e, lasciando che il tramonto si perda dietro all'orizzonte, spera che quella serata che minava la sua felicità, in verità lo salvi di nuovo.

Come solo Tony Stark sa salvarlo. Esistendo.

Fine

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