It's All Spider-Man's Fault

 [parole: penna, biscotti, demoni - wc: 1168]

It's All Spider-Man's Fault

Tony ha le braccia incrociate al petto e un broncio lungo fino al pavimento. Gli occhiali da vista gli scendono sul naso e lui, con un gesto frettoloso e irritato, se li rimette a posto e guarda altrove. È arrabbiato, come poche volte lo è stato in vita sua e il silenzio di Peter, seduto accanto a lui su quel divanetto di pelle nera, non è d'aiuto. Il piglio caratteristico del sorvegliante del Queens è sparito nell'esatto momento in cui Tony l'ha preso di forza da quello scontro alla quale non avrebbe mai dovuto prendere parte, e non lo ha ancora abbandonato, nemmeno ora che sono a casa, al sicuro. Sa benissimo che, se Peter non interagisce con lui, è solo perché è troppo consapevole di aver sbagliato in toto e che, una vera e propria scusa, non ce l'ha da far scivolare via dalle labbra e riempirlo di inutili scuse. Ha sbagliato e lo sa, ma quell'espressione offesa lascia intendere che, dopotutto, non ha davvero capito la lezione.

"Hai intenzione di dire qualcosa? Qualunque cosa?"

"Che dovrei dire?", risponde Peter, lapidario. Incrocia le gambe con zero eleganza. Il linguaggio del corpo parla per lui e, se non fosse così arrabbiato, Tony si lascerebbe scappare una mezza risata.

"Oh, beh! Una spiegazione, una presa di coscienza. E delle scuse, anche!"

Peter sbuffa divertito; mai suono più irritante ha graffiato le orecchie di Tony, come quel rumore che sa di presa in giro. "Scuse? Andiamo, che avrò mai fatto?"

"Niente! Assolutamente niente! A parte infrangere la regola numero uno e fare di testa tua, come se avessi il potere di fare tutto ciò che vuoi!"

"Io posso fare tutto ciò che voglio!"

Tony l'aveva vista arrivare, quella risposta. Per quello alza un dito e lo indica, stizzito. Le sopracciglia così alzate sulla fronte che la pelle tira, e fa quasi male. "Non quando hai quella tuta addosso! Peter, ne abbiamo parlato un milione di volte e tu hai sempre concordato. Le tue ronde si limitano a vigilare il quartiere e combattere la gente comune. Quando le cose si complicano, chiami gli Avengers! Sai che è così!"

"Non c'era tempo di chiamarvi! Mi sono ritrovato implicato in una cosa più grande di me, non ne ero consapevole e... ho fatto la cosa più giusta: il mio accidenti di dovere!" Alza la voce e Tony non può dirgli di non farlo. Non è più Spider-Man, in questo momento. È Peter Parker, ormoni, ciuffo ribelle e camicetta a righe che copre in parte una maglietta di Star Wars.

"Rischiando così di farti ammazzare! Non devi agire di impulso! Accendi quel cervello e ragiona per consequenzialità. Persone cattive, posso farcela da solo? Sì, agisco! Persone cattive con armi nucleari e armature evolute che sparano razzi? No, brutti e cattivi, chiamo gli Avengers! Non è difficile, santo cielo!" Lo rimbecca e sta per perdere la calma. Ogni volta che agisce di testa sua dimostra un grande potere ma poche responsabilità ed è questo, più di tutto, che manda in bestia Tony. Vorrebbe che Peter gli dimostrasse un po' più di affidabilità e di fiducia; Tony vorrebbe vederlo meno impulsivo e più riflessivo. Tony vorrebbe vederlo più Iron-Man e meno Spider-Man, certe volte e, buon dio, sa quanto accidenti è sbagliato quel cavolo di ragionamento che viene fuori dai demoni interiori di una vecchia personalità che ha lasciato chiusa in una caverna in Afghanistan.

"Tony, so cosa faccio! Sei arrivato nel bel mezzo di una battaglia che stavo gestendo da solo, senza un accidenti di intoppo. L'intoppo... beh, sei stato tu. Mi sono distratto e quello mi ha colpito! Se non fossi arrivato, lo avrei sistemato per le feste!", bofonchia, e incrocia lui, le braccia al petto, ora. Mette il broncio e incassa la testa nelle spalle. Immaturo. Dio, certe volte si chiede come faccia a non perdere la testa, con lui.

"Sistemato per le feste? Ma ti senti, quando parli? Mi sembri un ragazzino del ghetto che frequenta cattive compagnie e comunque... smettila di gettarmi addosso la colpa! Sei più che consapevole che hai sbagliato! Non abbiamo stabilito regole tra me e te, ma tra Spider-Man e Iron-Man ne hai un paio che passano sotto al mio giudizio. Hai detto che andava bene, che accettavi la cosa! Ammetti di aver sbagliato e che sei stato un superficiale, chiedi scusa e chiudiamola qui! Mi sono rotto le palle, di discutere! E mi è pure venuta fame!", sbuffa, guarda avido i biscotti sul tavolino di casa e cala di nuovo il silenzio. Peter si gira dall'altra parte, offeso. Lui lo guarda e attende, perché sa che significa, quando fa così: ha capito e sta assimilando. Ha capito e sta raccogliendo coraggio. Tony sa che avrebbe potuto cavarsela da solo sul serio, ma solo Dio sa quanto lo fa preoccupare, quando si mette in testa che può farcela da solo e che non vuole scomodare nessuno. Gli ricorda troppo il sé stesso giovane e, siccome ricorda troppo bene i guai in cui si è cacciato, gli sale il panico al solo pensiero, marchiato a penna nella mente, come una memoria che vorrebbe rimanesse tale.

"...usa."

Tony alza un sopracciglio. Si avvicina e allunga l'orecchio, cercando di trattenere una risata che gli rimbalza nel petto e gli si incastra nel cuore. Sente caldo, in ogni singola cellula del suo corpo. Una sensazione che non sa spiegare, ma che solo Peter gli fa provare. "Come hai detto, bimbo-ragno?"

"Scusa!", ripete Peter, più convinto ma pervaso da un'adorabile e infantile collera. Tipico. Tipico di lui. Peter gli si avvicina saltellando un poco sul divano e, insicuro, gli appoggia la testa sulla spalla. Tony lo guarda come se al mondo non valesse la pena guardare altro che lui – arrabbiato e pentito – e trattiene una risata.

"Vattene!", lo scansa e Peter non sembra propenso a seguire quell'ordine. "Sono ancora arrabbiato con te."

Il ragazzino del Queens alza la testa e, indignato, gli riserva un'occhiataccia. "Non è vero! Tu sei arrabbiato con Spider-Man!"

"Siete la stessa accidenti di persona, Pete!", urla, perché quel fatto – quella scissione che Peter puntualizza troppo spesso tra lui e il supereroe, non riuscirà mai a capirla. Tony tace e lo fissa; Peter gli lascia un broncio pauroso da ammirare che galleggia tra un labbro tremulo e due occhi grandi da cucciolo indifeso, alla quale non sa dire no. Nemmeno sotto tortura. Sospira e gli circonda un braccio intorno alle spalle e se lo porta vicino. "D'accordo, vieni qui."

"Stasera cinese?"

"Meriteresti il digiuno, per quello che hai combinato!"

"Ma è stato Spider-Man! Smettila di incolpare me!"

Tony ha tremila vite sulle spalle. Un bagaglio di esperienze addosso che niente, ma proprio niente, riesce a sbarrargli la bocca e lasciarlo senza parole. Niente, a parte Peter Parker. Eppure, per quanto la cosa risulti quasi assurda al solo immaginarla, Tony è convinto che, sentirsi spiazzato e senza parole per colpa di Spider-Man, è la cosa più dolce che gli sia mai capitata in vita sua.

Fine 

______________________________________

Buonasera/buonanotte/buongiorno!

Sì, lo so, dopo tanto angst un po' di sano fluff ci voleva! E sinceramente mi serviva un po' per ricaricarmi! Come sempre ringrazio chiunque sta seguendo questa raccolta e chi, con tanto affetto, mi lascia un pensiero dopo la lettura ♥ Grazie davvero per la pazienza e per l'affetto dimostrato!

Ora, siccome la raccolta vive di "tre parole" che non sono "Sole, cuore e amore", vi chiedo... vi va di lasciarmene tre, proprio voi lettori? Potrebbe essere un ottimo esperimento per proseguire perché, sinceramente, non smetterei mai di scrivere su questi due imbecilli ♥ 

Se vi va, saranno ben accette ♥

Vi auguro un felice week end e alla prossima settimana ♥

Miry

Spazio pubblicitario: se vi va di farvi quattro risate, vi consiglio di leggere questa storia davvero divertente de Le_3_C! (Sì, una delle tre sono io XD)

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top