Behind the Wall of Sleep


[Divano; soffitto; tavolo - 1262]

Behind the Wall of Sleep


  «L'ho sognato.»

  May gli prende le guance tra le mani, e gli lascia un bacio sulla fronte. Peter non ha nemmeno detto di chi si tratta, ma non è difficile capire che parla di Tony. Sono passati sei mesi. Sei, lunghi, interminabili, dolorosissimi mesi, eppure quel dolore al petto che lo lacera giorno per giorno, non lo vuole proprio abbandonare. Anzi, ogni evento che arricchisce la sua vita è solo un motivo in più per non dimenticarlo. Non è quello che vuole, dopotutto. Peter non lo vuole dimenticare, Tony. Vorrebbe solo che, quei ricordi che si sono creati, quando erano insieme — con quella sensazione di invincibilità, dove ogni cosa sembrava incapace di scalfirli, di distruggerli, di dividerli — potessero fargli meno male di così. Thanos ce l'ha fatta due volte, a compiere quel che Peter credeva impossibile. Prima lo ha spazzato via dalla vita di Tony e poi si è preso quella dell'uomo che amava — che ama ancora. Che non riesce a dimenticare.

  Ci ha provato, Peter, a trovare conforto in qualcun altro. Ha dato quella chance a una bugia che si era raccontato, del fatto che Michelle gli piacesse davvero. Fandonie. Menzogne. Hanno provato a fare l'amore, e amore non è stato. È stato solo un rabbioso gesto liberatorio, che gli ha solo confuso di più le idee e gli ha dato l'unica risposta che cercava e che non voleva ricevere: non gli piacciono le ragazze. Nemmeno i ragazzi. A lui piace Tony. Lui ama Tony e nessun altro. Non sarà in grado di amare nessun altro, in tutta la sua intera esistenza. MJ l'ha capito, e se n'è andata via, quando lui ha abbassato gli occhi.

  «Mi dispiace...», le ha mormorato, mentre erano ancora stesi sul letto. Lei umiliata dal poco — nullo, amore che le aveva dedicato. Poi si era alzata senza dire una parola.

  Siccome lui è distrutto, si sente in dovere di distruggere gli altri. Inconsapevolmente, certo. Perché Peter non vorrebbe mai e poi mai distruggere gli altri. Non vuole rovinare nessuno, eppure non ce la fa a cambiare. Non ce la fa.

  «Che cosa faceva?»

  «Mi guardava», risponde. Si chiude nella testa abbassata. Il bacio sulla fronte che May gli ha lasciato rimbomba ancora nella sua testa. Vorrebbe che quel tepore durasse per sempre. Si sente puro, senza peccato, quando lei lo guarda come se, al mondo, non esistesse altro che lui. Un nipote d'oro, un ragazzo esemplare. Il suo orgoglio. Il suo Spider-Man. Se solo May sapesse, che cosa lo distrugge... se solo May capisse che non è più il ragazzino indifeso, ma un uomo fatto. Che sa quello che vuole ma non lo può avere mai più.

  «Mi guardava», ripete. Alza le mani e se le guarda. «Non parlava. Solo... mi guardava.»

  «Veglia su di te», dice May, in una di quelle frasi fatte, che a Peter fanno salire il magone in mezzo alle corde vocali, che vibrano.

  «Sì», risponde. No, mi odia. Mi odia, mi odia, mi odia. Per quello che ho fatto, per quello che sto facendo. Per non averlo salvato. Per essere sparito. Mi odia. Tony mi odia.

  «L'avevi mai sognano?» May glielo chiede mentre lo prende per mano e lo fa sedere accanto a lei sul divano. Un luogo familiare, che appartiene a loro. Uno spazio personale che non serve solo a guardare la TV o a mangiare schifezze, ma anche a confidarsi. È successo più volte ma non le ha mai parlato di Tony. Si vergogna a confessare che sono stati amanti, che sono stati molto più che mentore e allievo, molto più che amici. Sono stati qualcosa di indefinibile, che Peter ricorda nelle intense occhiate che riuscivano a dire troppe cose, che a parole non erano nemmeno contemplabili. Ai gesti. Alle dita strette tra quelle di Tony e alle notti perdersi l'uno nell'altro, col desiderio di non ritrovarsi mai più.

  «Mai», ammette ed è la verità. Abbozza un sorriso. «Non ho mai sognato nemmeno mamma e papà. Zio Ben una sola volta... forse due. Il signor Stark, lui... è la prima volta.»

  May alza una mano per arruffargli i capelli. Gli sorride sempre come se Peter non avesse colpe da espiare. Si sente sporco. Alza la testa verso il soffitto e il cuore sembra in procinto di esplodere. Non riesce a pensare ad altro che a lui. È il suo chiodo fisso, La sua luce nel buio, che però è troppo lontana per raggiungerla, anche se vorrebbe tanto. Vorrei rincorrerla, trovarla, stringere quell'uomo così forte e non lasciarlo più andare. Scivolare sul letto, per terra, in aria... cadere nell'oblio della passione ancora una volta, magari l'ultima, sebbene Peter sa che non ne avrebbe mai abbastanza. Mai abbastanza. Mai. Si sente un ripieno di emozioni contrastanti, una bomba in procinto di esplodere. Immagina cose che non saranno più. Immagina di sospirare l'urgenza di quell'amore nell'orecchio di Tony, mentre lo scalda con affondate decise, ma dolci... così dolci, che solo pensarle lo uccidono. Lo divorano. Come i morsi sul collo che lasciavano segni che sono rimasti sotto la pelle, che non hanno lasciato cicatrici a confermarne la veridicità.

  «Non sarà l'unica. Lo sai...», gli dice May, e gli affonda le dita nei capelli. Li carezza delicatamente, come se non fosse mai cresciuto. Forse, per lei, Peter è ancora un bambino da crescere, da proteggere. No. Non lo è più.

  «Lo spero. Un po' lo spero», mormora, con quella purezza che non gli appartiene più, mentre sente ancora i polsi stretti dalle dita di Tony, che lo spingono contro il tavolo del laboratorio. Sente quasi le sue labbra sul collo, il suo ginocchio tra le gambe. Il suo respiro addosso. Gli occhi bagnati dalla voglia di andare oltre, che sono lo specchio dei suoi. Non avrà mai più indietro niente del genere. Mai più. Dio, fa un male tremendo... si sente morire. Si copre il viso con le mani e sospira, carico di frustrazione. Il petto gli batte come se, da qualche parte, bussasse la speranza di riaverlo. È l'unico capriccio che si concede, ed è l'unica cosa che non potrà mai avere indietro.

  Lo ha sognato. Non lo guardava. Non solo. Lo toccava, gli baciava le labbra e gli chiedeva di più, Peter voglio più di questo, e Peter, nel sogno, glielo ha concesso ancora una volta. Può averlo solo lì: nell'immaginario dato da un sonno irrequieto e dall'immaginazione che va sempre lì, al suo Tony, che non è mai stato davvero suo. Non è mai stato di nessuno, eppure lo ha desiderato, forse anche amato. Peter, questo, non lo saprà mai ma, vivere sapendo che magari è stato davvero così, lo fa stare meglio. La vita fa schifo lo stesso, non ha più lo stesso significato, ma almeno ha dei ricordi a cui aggrapparsi.

  Non capiremo mai davvero cosa avevamo, finché non lo perdiamo.

  Zia May gli circonda un braccio intorno alle spalle e lo abbraccia. Gli bacia di nuovo la testa, e Peter vorrebbe dirle tutto ciò che ha dentro, che lo opprime peggio di una morsa ma, dopotutto, si tratta del passato e, con una certezza pari a quella della morte stessa, quel che ha avuto non tornerà. E allora finge di essere ancora quel bambino impaurito dalle tempeste che non ha troppi segreti indecenti nascosti dietro al cuore. May merita di pensare a lui come quello che era; qualcosa che Peter nemmeno ricorda più ma che, dopotutto, gli piaceva essere.

  Domani andrà meglio; non ne è sicuro, ma lo spera col cuore. Ma Tony continuerà a mancargli come manca l'aria nei polmoni.

Fine

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Credo che, infine, anche Peter abbia un lato oscuro... queste storie mi stanno un po' aiutando a conoscerlo meglio e, a volte, ci vogliono anche queste introspezioni che sanno di zolfo e ci ricordano che sì, Peter è diventato un uomo... un uomo solo.

Mio dio, questi due finiranno per uccidermi... 

Grazie a We_smile_outside  per le tre parole che mi ha suggerito. Sono state davvero ispiratrici ♥

Alla prossima ♥

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