Update on my life that probably doesn't suck that much

Non so perché, ma stavo risfogliando tra questi pensieri e mi sono resa conto di quanto fossi triste nell'ultimo che avevo scritto.
Ero in un periodo brutto della mia vita e, pensandoci adesso ad agosto, quasi quasi neanche riesco più a ricordarmelo.
Se ci penso.
Se ci penso, per un solo istante, a quanto fossi terrorizzata all'idea di partire ed a quanto, tanto attentamente, stessi nascondendo tutto a tutti.
"Eli è già partita. Per lei sarà una passeggiata"
"Sarà facile. Tu ci sei abituata"
Quando la realtà era che avevo attacchi di panico e non riuscivo a dormire la notte.
Suppongo che però, io stessa sia la prova che (come in un ennesimo brutto periodo della mia vita mi ripeteva sempre una mia amica), da una cosa brutta, ne nasce sempre una bella.
Io ve lo dico, con le dovute corna perché sono superstiziosa e non vorrei davvero chiamarmela, sono proprio felice, cazzo.
Talmente felice che, se ci penso, non mi sembra neanche vero.
Ma partiamo dall'inizio.
Pagare le bollette è una cazzata.
Ai proprietari di casa interessa quanto interessa a te che tutti i conti siano in ordine. Il primo giorno in cui sono arrivata, ci siamo seduti sui divani (che definiremo vintage per non dire che avranno probabilmente settant'anni) del soggiorno e mi hanno detto come sarebbero avvenuti i pagamenti.
Bonifico, cari ragazzi.
Ogni mese per l'affitto ed ogni due mesi per le bollette.
Quindi, il primo problema è risolto.
Il secondo problema sono i coinquilini. Come si fa a vivere con altre persone?
Con molta, molta tolleranza.
Prima che Aisling venisse a casa e mi salvasse la vita, io vivevo con quattro ragazzi. Il problema maggiore era che lasciavano sempre la tavoletta del cesso alzata.
Adesso, se Aisling entra in bagno prima di me, la trovo alzata meno spesso dato che l'abbassa lei.
In più, ad essere onesti, sono stata molto fortunata. Vivo con persone decenti. Anche se Jorge è sempre un po' triste e passa la maggior parte del suo tempo in camera, Gigi è timido ma è grazie a lui che ho conosciuto nuovi amici, e, comunque, io ho Aisling ed Andrea. Mangiamo sempre assieme noi tre. Andrea è abruzzese e cucina sempre per nove persone ed Aisling è un po' distratta ma sono la cosa più simile che ho ad una famiglia qui e non potrei essere più felice.
Last but not least, c'era il problema del lavoro. Quando sono arrivata, un lunedì, ho presto scoperto che l'azienda dove lavoro assume più tirocinanti che dipendenti e, per quanto questo sia deplorevole (visto che non pagano almeno una ventina di stipendi), questo mi ha anche permesso di essere circondata da ragazzi della mia età, che hanno voglia di prendersi una birra il fine settimana, di andare a ballare e girare l'Irlanda tanto quanto ne ho voglia io.
Ho deciso di scrivere stanotte perché ho letto le mie parole terrorizzate di due mesi fa e, se penso adesso a quanto il mio cuore sia leggero, neanche mi sembra vero.
Mi sveglio felice perché, anche se non sono pagata, il lavoro mi piace da matti. Arrivo con Julija che mi dice:"Hello honey, how you doing?", con Hui che parla sempre a voce un po' bassa anche se, a fine giornata, è più stanca e dice sempre parolacce e Julia che è rumorosa quasi quanto me ed ha qualche problema con la ceretta.
Ma cerco di riderci su.
Il giovedì è la sera del Charles Malones. C'è questo pub che, solo il giovedì fa musica dal vivo e si riempie di talmente tanti ragazzi che mi lascia ogni volta a bocca aperta. E la cosa sorprendente è che, non solo questo buco di culo si riempie il giovedì come se fosse il locale più esclusivo della città, ma lo fa solo il giovedì! Cioè, se andate in questo cazzo di posto il venerdì od il sabato, ci sono solo due, tre vecchi ubriachi che cercano di bere la loro Guinness accasciati sul bancone.
Il venerdì è girls' night. Io e le mie due colleghe, Hui e Julia, andiamo a cena fuori tutti i venerdì e scegliamo sempre un posto diverso. Un cibo diverso e non importa quanto siamo stanche dalla settimana, la cena fuori il venerdì non ce la toglie nessuno e, a questo punto della cosa, direi sia ormai tradizione.
Il sabato è il mio cheat day il che significa che, a meno che Andrea od Aisling non mi trascinino da qualche parte con loro, me ne sto volentieri a casa dopo essere uscita a prendere il mio chai latte da Carlton, leggendo un libro nei tavolini fuori.
La domenica mi organizzo con la mia amica da Cork ed andiamo a vedere qualche posto nuovo in Irlanda.
E, forse, per chi leggerà questi pensieri tutto d'un fiato, arrivando a questo subito dopo l'abisso di incredibile merda di quello prima, sarà probabilmente scioccato. Ma suppongo che sia così che funzioni, giusto? Ci si ferisce e poi si guarisce anche.
Io torno a casa all'una, le due del mattino e non ho paura. Mi godo la notte, l'aria fresca sul viso e, con le mani nelle tasche del giubbotto, mi sento proprio tranquilla e felice.
Bevo il mio chai latte e mi chiedo se, in fin dei conti, per una volta, non possa essere la protagonista di un film invece che solo la comparsa o la migliore amica che non si caga mai veramente nessuno.
Perché parlo con Aisling ed Andrea, seduti al tavolo di una cucina che ha almeno settant'anni e mi sento di essere a casa. Perché vedo i loro sorrisi, ascolto le loro risate e mi rendo conto che, anche qui, ho trovato qualcuno a cui voler bene e che mi vuole bene.
La Guinness non mi piace, è troppo amara. Vado avanti a Cider ed a tutti va bene così anche se, a primo acchito, mi fanno sempre la faccia un po' storta.
I ragazzi irlandesi sono estremamente timidi. Devi dargli qualche birra perché si aprano e, quando lo fanno, ti regalano un po' di succhiotti ed una notte indimenticabile.
Gli irlandesi, in generale, hanno un accento buffo, sopratutto per me che sono abituata a quello inglese. Ma mi piace. Mi piacciono loro e mi piace il loro accento. E mi piaccio io qui perché sono talmente tanto serena e talmente tanto felice che non ho tempo per pensare alle cose brutte.
Mi piaccio io qui perché ho ripreso a leggere come facevo un tempo, senza fiato. Ho ripreso a leggere talmente tanto da fare amicizia con la commessa della libreria che, quasi quasi, si convince anche a leggerlo Percy Jackson perché:"se ne stai comprando così tanti di questi libri, devono essere belli".
Mi piaccio io qui perché avevo paura e, se ci penso adesso, mi chiedo perché.
Mi piaccio io qui che mi addormento nel momento stesso in cui poggio la testa sul cuscino, perché, anche se a volte mi adombro, trovo sempre il modo di far rispuntare il sole.
Non ho attacchi di panico da giugno.
Credo di avere paura a dirlo ma, pazienza, a volte vale la pena rischiare un po'.
Sono proprio felice.

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