Iris
Vi avevo già parlato di un mio amico che avevo chiamato F. e uno che avevo chiamato M. e adesso vi parlo di un altro amico che chiamerò D.
E non è che non vi dico io nomi perché voglio proteggere la mia privacy, ma perché sono talmente gelosa che persino i loro nomi sono miei. Anzi, i miei amici dicono che io sia territoriale. M. dice che alle volte "sei tipo cane, caz e mi fa umbe ridere". E la definizione fa sorridere anche me, perché è sempre stato così. Io che mi sento perennemente intimorita dalle persone nuove nel mio gruppo di amici forse perché, parte di me, ha sempre il timore che poi si rendano conto che io non sia così speciale, alla fine dei conti. O che si perda quella magia incredibile che c'è sempre tra tutti noi se dovesse entrare qualcun altro.
Che poi, lo so che non è così. Voglio dire, razionalmente lo so benissimo perché, non è che se c'è una persona nuova allora io scompaio e scompare anche la storia che ho con i miei amici, ma c'è quella parte di me, la quindicenne che è ancora incazzata con lo sparatore abusivo di sperma (aka mio padre), che si incazza sempre un po' per tutto. E anche per questo.
Comunque, se oggi voglio parlarvi di D. è perché ci stavo parlando io. Perché lui mi ha scritto per un nuovo sito streaming e poi io ho iniziato a parlargli di questa nuova serie della Rai che mi aveva fatto pensare a lui, che parla di questo professore di filosofia. E poi, è questo è il bello di tutti i miei amici e di D. in particolare, che qualsiasi discorso, anche quello più piccolo, si trasforma nel più incredibile dei voli pindarici.
Ma partiamo dall'inizio.
D. ha la mia età e anche se siamo realmente amici da quattro anni, ci siamo conosciuti quando eravamo bambini perché andavamo allo stesso stabilimento balneare. Mio padre poi, chiama perennemente il suo "geometra" e D. ha questa storia con mio padre dove, ogni volta che lo vede, sente la necessità di rimarcare lui sia juventino. Questo, al cuore di mio padre, interista incallito, è -ovviamente- un affronto orribile.
Comunque, con D. ci conosciamo sin da bambini e, completamente inaspettato, ci siamo trovati nella stessa classe alle superiori.
È stato un po' uno slow burn, con D. nel senso che se ci metti una me quindicenne (non la me quindicenne di adesso, che comunque smatta ma poi c'è sempre la me ventitreenne a reimposessarsi della sua testa, ma una me quindicenne VERA) gelosissima della sua (ex, grazie a dio) migliore amica e D. che ci si era appena fidanzato, capite pure bene che non è che sia stato uno slow burn, ma proprio un cazzo di shit show.
E lo è stato per tantissimo tempo perché nessuno dei due, per anni, è stato più in grado di fidarsi dell'altra.
C'è voluto tempo, c'è voluta la distanza e c'è voluta una maturità che era sempre stata lì e due teste che, alla fine, sono talmente compatibili che, alle volte, mi fanno anche paura.
La cosa bella di D. è che è un sacco curioso. Uno dei miei migliori amici, ugualmente D. ma con una I dopo, quindi, tipo Di., in quinta superiore l'aveva definito come uno che:"ha proprio fame di conoscenza". E non era una cosa su cui ci avessi mai riflettuto in quel momento perché c'era ancora maretta, ma che adesso, che siamo amici da anni e lo amo da impazzire, comprendo alla perfezione.
D. è la curiosità fatta a persona, con una fame di conoscere il mondo attorno a lui che basta per te e altre tre persone. E con una volontà d'animo che fa spavento.
D. poi, è un grande appassionato di filosofia. Nel senso che ne fa la sua ancora, il suo appiglio e il suo filtro per comprendere il mondo.
D. oggi, mi ha fatto venire voglia di scrivere perché mi ha detto che lui vuole ispirare le persone con la sua filosofia. Che quando sarà un attore, avrà la possibilità di portare la sua filosofia all'apice sia nei ruoli che interpreta che, magari, durante le interviste (questa conversazione ha portato al volo pindarico che vi dicevo prima, conclusasi poi abbastanza in fretta perché se metti un cuspide tra sagittario e capricorno con la luna in aquario avrai, come risultato, un essere umano completamente incapace di rispondere ai messaggi per più di cinque minuti).
Ecco, comunque, questo mi ero proprio dimenticata di dirlo, D. vuole fare l'attore. Nel suo cuore, già lo è, così come lo è nel mio e in quello dei nostri amici. Adesso, va a lavorare con Di. per mettersi abbastanza soldi da parte e salire a Roma, che li è la capitale del cinema in Italia ed è li che potrà sfondare davvero.
E sono davvero convinta che D. ce la farà e non solo perché è incredibilmente bello, con i capelli castani, le lentiggini e gli occhi luminosi, ma perché si vede quando qualcuno è speciale e lui lo è proprio.
D. è il classico ragazzo che ti giri a guardare per strada, con il look anni novanta e i capelli mossi che gli sfiorano la mascella. E quanto è bello è la prima cosa che noti, prima di conoscerlo e renderti conto che lui, mentre parli, ha visto te e anche oltre.
Ecco, una cosa che non mi piace un cazzo di D. è proprio questa, che fa parlare te ma di lui non ti dice mai un cazzo. Nel senso che, o ha una crisi nervosa e quindi ti vomita tutto addosso, oppure è semplicemente ermetico da fare schifo e la sua poesia crepuscolare la analizzi nei voli pindarici in cui ti infila sempre.
E io me lo chiedo spesso cosa gli frulli per la testa. O come faccia a tenersi tutti i miliardi di idee che gli devono volare tra i pensieri, solo per sé. A volte, mi chiedo se lo dica mai a qualcuno. Se si confessi a uno dei nostri amici, con una persona a caso o su un diario. E, a volte, mi chiedo anche come faccia a tenere tutto nella sua testa e ad esprimere ciò che sente solo attraverso quello che gli dici tu.
Ed è anche per questo che D. avrà successo. Avrà successo a prescindere da come andrà la sua vita, di quali saranno le sue scelte o le svolte che prenderà, perché D. ascolta e ruba tutto. Ruba i tuoi movimenti, i tuoi modi di dire, ruba i tuoi pensieri e diventa te. Assorbe, mangia tutto perché ha fame, fame di esplodere, fame di fare e questo non è da tutti. Così come non è da tutti avere un obbiettivo in testa troppo grande per chiunque altro ma grande abbastanza per te, e crederci comunque.
Anche quando, per te, la strada è sempre stata in salita, ma in fondo non conta, che quel sogno per te è reale e tu, automaticamente lo sei, e questo è abbastanza per continuare a camminare a testa alta, sopratutto se fai fatica.
Io ho un sacco di ricordi con D. ma il mio preferito è stato un rientro in macchina dal mare quest'estate. Lui guidava e non faceva altro che ripetere:"oia non ci credo che sto guidando io. Ogni tanto devo ricordarmelo che sto guidando io". È sempre bello parlare con lui perché ha sempre qualcosa di intelligente da dire, perché ti ascolta e non ti giudica. Non da' consigli -quantomeno, non troppi- ma ti ascolta e poi se ne esce con qualcosa che ha letto in un qualche libro di filosofia o che ha visto in qualche film e, in qualche modo, tu ne esci sempre un po' più ricca da una conversazione con lui. Perché, D. ti chiede "quindi che stai facendo?" o "come ti stai comportando in questa situazione?" e alla soluzione ci arrivi da sola, grazie a lui che ti ha fatto mettere le cose in prospettiva.
E la cosa bella di D. è che non è un tipo troppo fisico. Per esempio, a differenza di M. che è più facile ti accarezzi una guancia mentre parlate o ti abbracci, D. si limita a guardarti con le gambe divaricate e le braccia incrociate e un mezzo sorriso su quel volto bellissimo, annuisce e tu lo sai che, in quel momento, lui ti sta dicendo che ti vuole bene.
Una delle poche volte che ci siamo abbracciati è stato quando, il 28 dicembre 2020, io ero praticamente scappata via dalla Sardegna per tornare a Firenze. Seduti nello studio di M., avevo raccontato ai miei amici cose che non avrei neanche mai pensato di dire a qualcuno. Quando era stato il momento di andarsene via, D. mi aveva accompagnato alla porta e abbracciato così stretta che quasi quasi scomparivo o, forse, scomparsa lo ero davvero, almeno per qualche meraviglioso secondo.
È assurdo, D. perché ti capisce e ti ascolta in quel modo che hanno certe persone, che sembra abbiano già vissuto tutto quello che stai raccontando e, automaticamente, per qualche assurda ragione, riescono a metterti un po' di speranza.
D., poi, è anche fissato con dieta e proteine, infatti, alle volte, mi chiedo pure come sia possibile che siamo amici. Poi, però, mi ricordo che né chimica né amore si spieghino e, quello che c'è tra me e lui è esattamente questo, chimica e amore. Le accetti e basta, che se le contrasti, comunque è inutile. Noi ci abbiamo provato entrambi a contrastarle, per anni, e adesso siamo qui, con me che scrivo di lui e dei suoi infiniti voli pindarici.
D., poi, è una crackhead gigantesca e non te lo aspetti a primo impatto ma poi, in realtà, scopri che è la persona più caotica del mondo, con quest'energia pazzesca da cui puoi solo lasciarti travolgere.
Mi ricordo che, in quel viaggio in macchina, io gli avessi chiesto quale fosse il suo Love language (e lui è l'unico che mi capisce quando parlo così perché, come me, un po' parla inglese e un po' parla italiano e, in qualche modo, le nostre conversazioni fluiscono comunque alla perfezione), salvo poi pensare che il suo love language sia quando la tua, di crackhead energy, matcha con la sua.
La verità, è che D. è un enorme bastardo e quando dico sia in grado di vedere te e pure oltre, è perché, quando c'è qualcosa che mi da' fastidio, lui mi becca sempre. Io magari non parlo, scelgo la strada della diplomazia ma, a quanto pare, le mie facce proprio non le controllo perché, in quei momenti, quando mi giro a guardarlo, scopro lui lo stia già facendo, con una mezza risata sul volto mentre scuote la testa.
Un'altra cosa che mi piace un sacco di lui è che si arrabbia con facilità estrema e, che che ne dica a me, anche lui ha la concentrazione di un pesce rosso ma si ricorda comunque tutto quello che gli dici. Lui è convinto sia per spirito di conservazione e io credo proprio di dovergli dare ragione.
Un'altra cosa è che D. non hai mai soldi. Ma non perché li sperpera, proprio perché non ne ha mai e alla volta che ha due euro, però, invece di prendersi un caffè, ne prende due per te. E poi, è sempre in ritardo. Non importa dove o a che ora vi diate l'appuntamento, lui sarà sempre, perennemente in ritardo. Quando andiamo a prenderlo a casa, con Di. abbiamo questa tecnica di chiamarlo prima di arrivare da lui, così da non aspettare ma, in qualche modo assurdo, lui è comunque in ritardo. E quando lo chiami, chiedendogli dove cazzo sia, la sua unica risposta è:"finisco la peperonata e scendo", prima di chiuderti il telefono in faccia e mollarti ad aspettare per altre dieci minuti. Poi scende, baldanzoso come se tu non fossi stata giù ad aspettarlo (a una certa spegnendo anche il motore perché, comunque, il gasolio te lo paghi tu) per venti minuti e:"ebbe, tutto bene?" prima di darti un bacio sulla guancia e sorridere:"questo è proprio il mio posto designato". Perché, tra le altre cose, D. abita anche vicino a casa tua e il primo che passi a prendere sarà sempre lui.
Poi, D. è un sognatore, di quelli veri, però. È un sognatore di quelli che guardano su in alto la notte di San Lorenzo e che smette di ascoltare per guardare le stelle. Che manifesta per un futuro migliore e che fa un giro in rotatoria, alle due del mattino e a fari spenti solo perché c'è la luna rossa e quella, va proprio guardata due volte, anche se rischi di ammazzarti.
E una delle cose che preferisco di D. è che sa essere un po' nostalgico alle volte. Ma non in quel modo brutto che rischia di metterti pesantezza, ma di quella nostalgia di cui parli davanti a un caminetto e una tazza di the e una di camomilla che bevi anche se non è la tua. Di quella nostalgia arricchita da risate bellissime perché è la nostalgia di una vita che avete passato assieme e di una vita che guardate spiegarsi davanti ai vostri occhi, mentre continuate a mettere, mattone dopo mattone, un'esperienza dopo l'altra, uno al fianco dell'altra. "Io mi sono commosso quando hai detto che ti avevano preso a Firenze, perché noi, caz, ci siamo proprio visti crescere".
E lui lo capisce questo privilegio, lo valorizza. Lo sa che è per pochi vedersi diventare grandi, starsi affianco mentre si continua a crescere.
Ed è questa la cosa bella. Che lui è proprio un cazzone, un cazzone pieno di idee, incapace di messaggiare per più di cinque minuti, una bomba di volontà, amore, filosofia, generosità ed empatia. Con un senso di giustizia che, alle volte, mi spiazza, e questa assurda capacità di farti sentire sempre al posto giusto.
E non saprei come descrivere D. in poche parole, o in modo meno caotico che, comunque, vista la sua personalità, trovo comunque incredibilmente coerente. Credo che l'unico modo per descrivere D. sia un bel tramonto sulla spiaggia, con i colori caldi del sole che spariscono all'orizzonte, le risate che si affievoliscono mentre tu guardi il panorama seduta su un asciugamano che non si asciugherà mai per tempo. E mentre osservi il mare calmo e ascolti le onde placide che accarezzano la riva, D. è quel cretino che si alza di scatto dall'asciugamano mollando li gli occhiali da sole e:"Be' ultimo bagno? Brutti cabbi di gazzu", e poi si lancia tra le onde senza aspettare nessuno e senza dare spiegazioni.
D. è quello che si lancia sulla pista di bowling e fa finire la palla due corsie più in là. È quello che apre lo sportello di una macchina in corsa o che abbassa il finestrino solo per urlare qualcosa a un passante. O quello che abbassa sia il finestrino che i suoi pantaloni perché, senza una spiegazione alcuna, lui ha deciso che tutti debbano vedergli il culo.
Una volta, Di. mi aveva chiesto di paragonare tutti noi a un dio greco e D. senza alcuna esitazione, per me era subito stato Apollo. E, se fosse una canzone, per me sarebbe Iris dei Goo Goo Dolls, "yeah you bleed, just to know you're alive".
Oggi, è stato lui che mi ha ispirato a scrivere di nuovo. "Che sei una scrittrice seriale", così mi ha detto ed io non ho avuto cuore di dirgli che, in realtà, in questo periodo non ho scritto proprio un cazzo, anche se so che mi capirebbe. Che poi, alla fine quella frase è servita perché mi ha spinto a parlare di lui, che è diverso DNA ma stessa vita. Che mi ha guardato crescere e mi tifa dai suoi spalti mentre io, dai miei, faccio la stessa cosa e lo vedo diventare un uomo sempre più splendido, senza mai dimenticare il bambino che è stato. E che non smetterà mai di essere perché, comunque, non prendiamoci in giro, la taverna di casa mia ha visto cose che D. ha fatto che voi umani non potete nemmeno immaginare.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top