F
Oggi, chissà perché e chissà per quale motivo, voglio parlarvi di un mio amico. Non vi dirò come si chiama, lo sapete che non lo faccio mai però, vi dirò almeno per quale lettera inizia il suo nome: F.
F non lo conosco da molto tempo anche se è il cugino di Supertrapper (di cui vi ho parlato nel pensiero prima). Ha iniziato ad uscire nel mio gruppo di amici da fine settembre più o meno e questo perché, durante l'estate, mentre io lavoravo, lui ha legato tantissimo con i miei due migliori amici e quindi, una sera di metà ottobre -più o meno- io mi sono ritrovata in birreria con uno dei miei migliori amici e lui.
Prima che inizi a raccontarvi meglio di lui però, ho intenzione di descrivervelo. Prima di tutto, F è incredibilmente bello. Ha l'aria da skater con le felpe che sono sempre una taglia più grande della sua, il cappuccio tirato sul viso e, quando lo ha, anche il cappellino con la visiera. Ha l'aria da skater ma non è uno skater ed ha anche dei tatuaggi stranissimi. Sono sparsi per le braccia, vicino ai polsi, sulle dita, nell'incavo del gomito, poco sopra e poco sotto e, se non fossero colorati, neanche si noterebbe li abbia. In ogni caso, F ha lo sguardo che sembra un po' cattivo. Questo perché gli occhi scuri sono un po' incassati e quindi sembra che stia guardando sempre e costantemente male le persone. E, a primo acchito, visto che sta per la maggior parte del tempo zitto, l'impressione che da' sembra anche calzare, effettivamente.
è di quelli, per intenderci, che ha il profilo Instagram con pochissime foto (prevalentemente foto del volto) e, nelle storie, posta tramonti o la musica che ascolta.
Nella mia vita, F era talmente insignificante che, il primo periodo, lo chiamo Silvio. Perché secondo me aveva la faccia da Silvio. Poi, non so cosa sia successo ma non ho solo iniziato a ricordarmi del suo nome, ho anche iniziato ad affezionarmi a lui. Perché F parlerà anche poco ma ascolta tantissimo. Osserva tutto ciò che lo circonda, ogni dettaglio più piccolo e, quando parla, lo fa sempre con cognizione di causa. Non lo fa mai invano e, anche quando lo fa, comunque, non fa discorsi lunghi, dice un paio di frasi e tu, per qualche attimo, lo guardi e ti chiedi se sia il tuo momento di parlare o se debba aggiungere lui qualcosa.
F è la classica persona che si sente più a suo agio nel silenzio e, per questo, mi prende spesso in giro. Io zitta non ci sto proprio stare. Non faccio altro che parlare e, quando c'è silenzio, se non trovo niente da dire (il che, comunque è raro perché, pur di sparare puttanate dico sempre qualcosa), inizio a canticchiare. Io i silenzi li odio. Ci sto scomodissima e lui, invece, ci si culla.
Ieri ci stavo proprio riflettendo perché eravamo in fila assieme al Mc Donald e mentre io canticchiavo Post Malone, lui era in silenzio, con le mani nelle tasche della tuta a guardarsi attorno. Ed ho sorriso e gliel'ho chiesto. Gli ho proprio chiesto:"come fai tu a stare così bene in mezzo al silenzio?" e lui mi ha sorriso. Mi ha fatto quel suo solito sorriso che gli arriva fino agli occhi, assottigliandoglieli al punto tale da non riuscire più a vederne il colore. Quel sorriso da piantagrane che lo toglie sempre dai guai e:"eh, vedi, è una cosa che tu dovresti imparare". Ed io sono scoppiata a ridere perché, effettivamente, se dovessi pensare ad una persona lontana dal mio modo di fare, penserei a lui.
F parla davvero poco. Ma non è un asociale che se ne sta in un angolo. Quando siamo tra di noi e chiacchieriamo tutti assieme, la sua voce si sente spesso ma è rarissimo che sia lui ad iniziare un discorso e, nei momenti morti, quando siete in macchina e c'è solo un po' di musica a basso volume, od un fila da qualche parte o fuori da qualche posto ad aspettare qualcuno, lui non parla mai.
Se siamo assieme, ho l'abitudine di infilarlo io in un discorso. Lo guardo fumare il tabacco ed intanto parlo e mi aggrappo alle due frasi che mi regala per continuare a parlare.
Che poi, F è sorprendente perché, oltre al preferire ascoltare che parlare, è anche estremamente sveglio e ti sorprende nei momenti più opportuni. Ma non solo perché sia sveglio, ma perché regala gesti che, da lui, non ti aspetteresti poi più di tanto. Tipo, quando gli ho chiesto di uscire con me e l'altro mio migliore amico a San Valentino e lui, invece di trovare l'idea ridicola perché eravamo tre sfigati single in un ristorante, è venuto comunque (rimproverandomi anche perché aveva fame ed io sono arrivata in ritardo). Ama i tramonti al punto da tale da rispettarne la bellezza. Sta in silenzio, con gli occhi fissi davanti a sé ed il sole che gli batte sul volto, col cappellino calato sulla fronte e tu ti rendi conto che si trovi in un punto talmente lontano da essere irraggiungibile.
Ti sorprende perché inizia a fidarsi lentamente e, quando ha iniziato a raccontarmi della sua infanzia e di quanto, per colpa di alcune persone, lui ne abbia un ricordo così triste, quasi quasi non riusciva a smettere di parlare. Quando ha iniziato a confrontarsi, chiedendo pareri ed aspettando un paio di secondi prima di rispondere, ho visto in lui la stessa necessità che ho io, con determinate persone, di parlare, di sentire la loro voce e quello che hanno da dire.
In più, ti sorprende perché è simpatico e neanche si sforza ed anche se sembrerebbe il classico ragazzo che, se incrociato quando cammini per strada da sola, eviteresti, è proprio "goofy". Ed è l'unico termine che mi viene in mente per descriverlo. Perché, quando gioca, gonfia il petto, mi viene contro e mi spinge ed io non riesco a fare altro se non ridere, mettendogli le mani sulla faccia per farlo smettere. Oppure quando mi avvolge il collo con un braccio e mi tira verso di lui, spingendomi sotto al tavolo. A volte, fa anche finta di flirtare:"Ehi, pupa, che fai stasera?" ed io ci provo anche a rispondergli seriamente ma, con quel sorriso da piantagrane, proprio non ci riesco. In più, è proprio buffo perché, se piega il mento verso al collo, nella pelle gli escono un sacco di grinze ed io gliele tiro e, anche se deve essere una cosa fastidiosa per davvero, quando gli do colpi sotto al mento perché lo faccia, lui mi mostra un'espressione scocciata per un solo secondo prima di accontentarmi. E lascia anche che io gli tiri la pelle a lungo abbastanza da darmi fastidio da sola fino a che non la smetto principalmente per quello. Perché, quando trovo che il momento ne valga la pena e gli punto il telefono contro al viso per immortalarlo, o solleva il terzo dito nella mia direzione, o acchiappa chiunque sia affianco a lui per metterlo nell'inquadratura oppure, come un bambino, sorride felice, allargando le braccia.
Oppure ieri, per esempio, mentre aspettavamo le pizze, lui ha iniziato a chiedermi cosa avrei detto per un colloquio ed io mi vergognavo davvero a parlare ed allora ha iniziato a fissarmi con lo stesso sorriso da piantagrane di sempre. Io mi coprivo e lui si sporgeva, mi giravo e mi veniva davanti fino a che, in qualche modo, l'imbarazzo per le mie parole è scomparso davanti al suo sguardo.
La cosa bella di lui è che, la sua facilità nello stare in silenzio, la sua naturalezza nell'esserlo praticamente sempre, ti permette di parlare con lui senza aspettarti una risposta. Gli racconti come stai, di quanto tu stia male, ti sfoghi e, invece che sentirsi in dovere di darti una risposta che la maggior parte delle volte non serve ad un cazzo, lui ti guarda, assorbe la tua merda e ti lascia continuare a parlare. E non ti guarda in modi che ti mettono in imbarazzo. Lo fa con gli occhi gentili, un po' più profondi del solito e tu, dentro di te, sai che ti ha capito anche se non te lo dice.
Ma la prova del nove con F è avvenuta ieri notte. Dopo una bellissima giornata, io, lui ed il mio migliore amico abbiamo mangiato a casa di quest'ultimo una pizza e poi dovevamo decidere che film guardare. "Guardiamo Noi Siamo Infinito" e io so che il mio migliore amico apprezza quel film quanto lo faccio io, ma F non lo aveva mai visto ed io ero terrorizzata.
Noi Siamo Infinito è il mio film preferito. Mi fa sempre piangere ogni volta che lo guardo ed il libro, quando avevo quattordici anni, l'avevo letto in giusto qualche ora. E l'idea che a qualcuno non possa piacere quel film perché, magari, non è stato in grado di capirlo, mi distrugge. E la possibilità che F non potesse capirlo, mi terrorizzava anche di più.
Ma, ed avrei dovuto aspettarmelo, F ha capito eccome. Ha capito cosa fosse successo a Charlie, l'ha apprezzato e l'ha compreso e, quando siamo saliti in macchina, noi due da soli, ha preso il mio cavo aux ed ha messo Heroes. E, anche se guidare nella mia città non è lo stesso spettacolo di luci della città di Sam, Patrick e Charlie, in qualche modo, con David Bowie che cantava, era tutto anche troppo perfetto. E, con la musica alta nelle casse della mia macchina, a me andava bene anche stare in silenzio perché, in qualche modo, quella serata non aveva bisogno di altre parole.
Perché, mentre andavano i titoli di coda del film, lui ha saputo io scrivessi ed ha insistito un sacco (nonostante la mia evidente reticenza) per sapere di che cosa parlassi e, quando gli ho raccontato (a grandi linee e senza dirgli il mio nome qui), era interessato. Era interessato per davvero. E, sempre a grandi linee, gli ho raccontato del rapporto con mio padre e lui, in quel caso, non mi ha sorpreso, perché non ha detto nulla. Ha lasciato che mi liberassi da sola dell'imbarazzo per quella confessione, limitandosi a guardarmi dal basso, con gli occhi profondi ed anche un po' luminosi.
E poi però, quando pensavo che non avrebbe potuto essere migliore di così perché in quella giornata eravamo andati al mare, avevamo mangiato la pizza e poi guardato il mio film preferito che era piaciuto tutti, F ha rotto il silenzio. E vi ho già detto essere una cosa che non succede praticamente mai.
Mi ero appena fermata ad uno "stop", stavo girando il volante e lui mi ha semplicemente detto:"Caz, è veramente bello quel film" e l'ha detto come se ci avesse pensato fino a quel momento. Come se non fosse più riuscito a trattenere i pensieri. Come se non avesse più voluto farlo.
"Si, la quindicenne che è in me ne è innamorata"
E, ovviamente, F mi ha sorpreso ancora. Perché, chissà perché, non avevo preso in considerazione l'idea che lui, un concetto del genere, potesse capirlo. Non perché sia stupido ma perché, semplicemente, non pensavo che qualcosa avesse mai potuto colpirlo fino a quel punto. Che lui capisse il mio attaccamento per il film ad un livello così profondo perché l'aveva già provato e, sottilmente, con il finestrino un po' abbassato per la sigaretta che aveva finito da poco di fumare, avesse deciso di confessarmelo.
Forse, quello che mi sorprende sempre sono gli attimi rubati in cui mi rendo conto che, anche se io sono una chiacchierona, a disagio nel silenzio in cui, invece, lui si poggia così naturalmente, siamo incredibilmente simili.
"è arrivato nel momento giusto".
E poi, ovviamente, con David Bowie che, lentamente, finiva di cantare "Heroes", lui ha smesso di parlare.
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