Capitolo Ventisette

Il caldo del primo pomeriggio inizia ad essere insopportabile quando mi accorgo che nonostante indossi un top striminzito per casa e legando i capelli in una crocca disordinata, comunque, un rivolo di sudore mi scende al centro della schiena e nelle pieghe del seno.

Sbuffo esausta, spostando con la forza del mio alito un ciuffo ribelle caduto sulla mia fronte e appoggio i pugni sui miei fianchi mentre i miei occhi saettano tra i due vestiti che ho messo sul letto.

Sono buoni dieci minuti almeno che me ne resto immobile a guardarli, pensierosa.

Confusa, angosciata.

Non so quale scegliere e nonostante possa sembrare una sciocchezza, il fatto che mi serva per il diciottesimo della sorella del mio ragazzo automaticamente aumenta la sua importanza.

La suoneria del mio telefono mi distoglie dall'attenzione e con passi pesanti raggiungo la mia borsa, lasciata cadere vicino la porta della stanza. Afferro rapidamente il telefono e quando vi leggo sopra Mamma rispondo con un ampio sorriso.

«Ma allora ti ricordi di avere una figlia» ironizzo al fatto che ultimamente si fa sentire veramente poco, sentendola ridere oltre la cornetta.

«Ciao tesoro mio, come stai?»

Sbuffo ancora per spostare l'ennesimo ciuffo pronto ad infastidirmi un sopracciglio e mi sdraio per terra, rinfrescando al momento il mio corpo con il pavimento freddo.

«Bene?» sbuffo ancora «Fa un dannato caldo che si muore, praticamente. E mi fa innervosire cosi tanto che devo legarmi le mani per non strapparmi tutti i capelli e rinfrescarmi la testa con un dannato cuoio rasato»

Mamma ride ancora, questa volta con un tono più alto, mentre il rumore di pentole rimbomba in sottofondo.

«E perché non te ne sei andata al mare? Lo hai a due passi, amore»

«Beh perché» mi fermo. Lei non sa di Jenna, perché non sa di Hunter. Il figlio del suo ex.

«Perché ho una festa a breve, di una mia amica. Mi stavo preparando, anche se con scarsi risultati»

«Ho capito. Senti amore io in realtà ti ho chiamata per chiederti» seguono secondi di silenzio «proporti una cosa»

Inarco un sopracciglio per il suo tono poco deciso e inconsciamente inizio a giocare con una ciocca di capelli.

«Si esponga, madre»

La sua risata precede il discordo.

«Ecco.. volevo chiederti se ti andava di tornare la prossima domenica a casa.. per un pranzo. Ovviamente ho già avvisato tuo fratello il quale ha già felicemente accettato, come suo solito»

«Ah, certo mamma non vedo perché-»

«Devo farti conoscere una persona, amore» non finisco di parlare che la sua confessione mi porta a strabuzzare gli occhi.

Mi alzo con il busto e fisso il pavimento, incredula per ciò che ho sentito.

Qualcuno? Qualcuno tipo.. un uomo?

«Avery?»

Mi massaggio la fronte con una mano, schiarendomi la voce prima di rispondere.

«Certo.. ovvio che ci sarò» avverto la tensione da mia madre e stranamente mi sono fatta coinvolgere, circondandomi di disagio.

«Bene. E' importante per me, amore»

Sospiro, improvvisamente stanca e mi mordo il labbro inferiore per evitare una qualche domanda scomoda.

«Allora.. a domenica»

«Si, amore. Ti voglio bene»

«Anche io» sussurro prima di attaccare.

Fisso il telefono ancora confusa e cerco di ragionare.

Mamma non ha mai avuto bisogno di presentarci un uomo, non ha mai avuto bisogno di un uomo.

Il pensiero che una persona sia diventata cosi importante per lei in questo breve tempo che io non c'ero.. mi destabilizza.

Poi mi rendo conto che il discorso dei miei pensieri è puramente egoistico e che mi dovrei vergognare anche solo di non essere stata subito felice per lei.

La mia immatura gelosia mi fa ridere come una cretina.

Dovrei essere felice per lei e comportarmi come una buona figlia.

Mi alzo di scatto, portandomi via il sudore dal collo con una mano, poi osservo il mio letto.

«Fanculo, vada per il rosso» e afferro il vestito.

Quando oltrepasso la porta di casa di Hunter, trovo già la festa avviata e molte persone a divertirsi fra loro sotto il rimbombo della musica che proviene dalle casse in giardino.

Stringo fra le mani la mia borsa e inizio a cercare i miei amici, quando vedo proprio Hunter discutere amichevolmente con alcuni ragazzi vicino la cucina.

Indossa una camicia nera con le maniche arrotolate fino al gomito, un bermuda di jeans a fasciargli quel sedere sodo e un sorriso sghembo a completare il tutto.

Osservo come con la mano si sposta il ciuffo già disordinato di suo e sospiro.

Mi avvicino a passo svelto, incapace di ragionare lucidamente ogni volta che me lo ritrovo davanti.

«Non avevamo parlato di una semplica e discreta festa?» poggio la borsa sul top della cucina e mi giro a guardarlo, cogliendo la sorpresa nei suoi occhi nel trovarmi li da lui.

Un sorriso smagliante affiora sulle sue labbra e senza calcolare più i ragazzi che sono a una spanna da lui, mi afferra saldamente i fianchi, spostandomi in braccio a lui, che è seduto sullo sgabello, e senza darmi il tempo di capire mi stampa un bacio mozzafiato.

Proprio lì, come se la persona che ho davanti non fosse tra le più riservate di questo mondo.

Avvolgo la lingua con la sua e ci assaporiamo lentamente.

Quando mi allontano, avverto gli occhi farsi lucidi per l'eccitazione del momento.

«Non è stata opera mia» risponde aumentando il suo ghigno quando realizza i miei rossori sulle guance.

Sospiro, accarezzando lentamente il suo collo.

«Fammi indovinare, Rush?» gli chiedo divertita e certa della risposta.

«Il solo e unico» sento dirmi da dietro e quando mi giro verso la voce trovo proprio lui a guardarci divertito.

«Andiamo, guardate come si divertono tutti. Questa è una festa» dice Rush con ovvietà, avvicinandosi velocemente da noi e scoccandomi un bacio con forse troppa forza sulla guancia.

«Non sai come potrebbe reagire Jenna per questo»

Rush afferra alcuni bicchieri, fermandosi poi davanti a noi.

«Chi? Vuoi forse dire la festeggiata che in questo momento si trova in mezzo alla piscina circondata da ragazzi e molto,molto alcool?»

Avverto i muscoli di Hunter irrigidirsi sotto di me e lo osservo di sottecchi, notando la sua mascella farsi tesa.

«Mi prendi per il culo?» gli chiede infatti con un tono burbero.

Si fissano per diversi secondi senza pronunciar parola, quando poi Rush scoppia a ridere con le lacrime agli occhi, sotto i nostri sguardi confusi.

«Cazzo, avresti dovuto vedere la tua faccia. Non esplodere amico, la tua piccola Jenny è sotto il nostro controllo. Però si sta divertendo, quello si. Ritira la spada, che cazzo e divertiti» gli da una pacca sulla spalla e con passi confusi esce nuovamente in giardino.

Ci guardiamo leggermente confusi, poi scoppiamo a ridere per il nostro amico.

«Sei riuscito a preparare tutto?» gli chiedo sinceramente curiosa.

Una scintilla passa fra i suoi occhi quando mi guarda. Annuisce con un flebile sorriso e mi porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Tutto fatto, con l'aiuto di mio padre. Ho già dato i documenti e la copia delle chiavi a Jenna questa mattina, ho preferito tenerlo tra di noi» Avvicina il suo viso al mio collo e sfiora la pelle con il suo naso, inspirando poi profondamente.

«Sei bellissima con questo vestito» lascia un bacio umido vicino la clavicola e lentamente alza la testa, tornando a sigillare le nostre labbra in un bacio dei nostri.

So quanto è importante questa giornata per Hunter e Jenna. Da oggi lei sarà ufficialmente residente di questa casa, grazie ai vari documenti di cui parlava Hunter. Da oggi potranno vivere vicini e Jenna potrà finalmente vivere felice e spensierata.

E sembra tanto una sciocchezza, vista da fuori, ma so che diciotto anni di vita reclusa e infelice non è una barzelletta.

E so che Hunter ne ha sofferto molto perché non ha potuto fare molto per lei, fino ad ora.

Sono euforica, al settimo cielo. Vedo la perfezione nelle mie giornate, da quando sto con lui, da quando mi ha permesso di fare qualche passo verso il suo vero essere.

Sto iniziando a conoscere ogni suo lato e mi spaventa il fatto che io.. li accetti tutti.

Perché mi rende più legata a lui di quanto io pensassi, e se dovesse accadere qualcosa non so come riuscirei a reagire.

Non ho nemmeno più la certezza che reagirei, ancora.

Mi stacco da lui e mi alzo controvoglia, allungo una mano e sorridendogli timidamente.

Non sono abituata a non avere la nostra privacy e in un certo senso mi infastidisce il pensiero di altri occhi che ci guardano.

«Mi porti dagli altri? Voglio salutare tua sorella»

Annuisce divertito e incrociando le nostre dita mi trascina sul giardino.

«Avery!» Jenna mi viene incontro sorridendo, ed io ho giusto il tempo di staccarmi da Harper che mi fionda praticamente addosso.

Capisco dal luccichio nei suoi occhi che non è completamente lucida e divertita per il suo sguardo la stringo a me.

«Jenna! Tantissimi auguri» si allontana e mi ringrazia sorridendo felice.

Il suo sorriso mi ricorda molto quello del fratello e non posso non provare empatia.

«Allora, ti stai divertendo?» gli chiedo, alludendo a tutta la festa intorno a noi.

Jenna continua ad annuire e sta per rispondermi, quando Cameron la afferra da dietro e prendendo la rincorsa si butta dentro la piscina, sotto i miei occhi increduli.

A bocca spalancata e molto divertita mi giro verso Hunter che osserva il suo migliore amico e sorella riemergere dall'acqua.

«Cameron è un mio amico d'infanzia, conosce bene Jenna, per questo mi vedi cosi rilassato» giustifica ancor prima di farmi parlare, inalando una mia risata di cuore.

Passiamo il resto della festa in pieno divertimento, e come al solito io mi ritrovo con un certo livello di alcool ingerito e tutto per colpa della mia amica dai capelli blu.

Il mio diavolo tentatore.

«Avery secondo te è normale amare cosi tanto tuo fratello?» mi chiede con gli occhi chiusi, mentre galleggiamo su un gommone dentro la piscina. La sua frase esce biascicata e il mio risolino che segue risulta troppo stridulo.

«Certo, James è l'uomo perfetto» confermo, annuendo lentamente.

«Ehi non puoi prenderlo, è mio» mi da una botta con il piede, facendomi barcollare «i suoi figli saranno i miei. Tre maschi, già lo so, tutti con la stessa bellezza del padre e con la stessa lunghezza del-» questa volta gli do io una botta forte, tanto da farla ribaltare.

Con occhi chiusi, capisco quando riemerge e sputa l'acqua dalla bocca, tossendo più volte.

«Brutta bastarda» mi dice divertita ed io apro un occhio per osservarla tentare di aggrapparsi al gommone fucsia.

Mi guardo intorno, rilassata, trovando tutti i nostri amici divertirsi fra le loro cose.

La stessa Jenna che ora vedo parlare con una ragazza bionda e minuta, mai vista prima. E sono felice che si stia divertendo, questa festa è tutta per lei infondo.

Riesco finalmente a intravedere il mio ragazzo vicino l'ingresso del patio e sorrido, in un movimento incontrollato del mio viso.

Poi però il sorriso svanisce quando mi rendo conto di come parla concitato con Cameron il quale capisco dalla sua espressione corrugata che il discorso non deve piacergli poi molto.

Quando li vedo muoversi furtivamente verso l'interno della casa, mi alzo dal gommone ed esco dalla piscina senza dire alcuna parola alla mia amica.

Afferro un asciugamano datomi prima da Hunter e mentre inizio ad asciugarmi cammino verso di loro.

Raggiungo la cucina e inizio a osservare ogni angolo di casa, con i battiti accellerati per la preoccupazione.

Li vedo dopo vari secondi, muoversi a passo svelto verso l'ingresso di casa.

Poi sotto il mio sguardo perplesso escono dal portone, sbattendolo un secondo dopo alle loro spalle.

Non ci penso un secondo di più, i miei piedi si muovo e raggiungo il portone, aprendolo piano.

Giusto lo spazio per permettermi di vedere Hunter e Cameron, parlare a voce alta con un ragazzo.

«Solo un briciolo» dice il ragazzo con voce fatta in preghiera.

«Logan cosa non ti è chiaro del no che ti ho sbattuto in faccia le ultime quattordici volte che me lo hai chiesto?» La voce burbera di Hunter mi fa fermare il cuore.

«Non ti vendiamo più un cazzo, sei tossico per il nostro giro e noi non vogliamo gente che ci porta problemi» ribatte Cameron con le braccia incrociate sul petto.

«Non vi ho mai dato problemi, non sono mai stato trovato con la roba in giro. Non conosco nessuno della zona che vende come voi-» Hunter non lo fa finire che con una manata lo spinge all'indietro.

«Non me ne frega un cazzo. Ti sei permesso di venire fuori casa mia come un cazzo di drogato, proprio oggi che ho della gente a casa. Devi ringraziare che non ti sei fatto aprire da mio padre o ti avrei già deformato la faccia»

Cameron appoggia una mano sulla spalla di Hunter, guardandolo in ammonizione.

«Vattene Logan» gli dice stranamente tranquillo rispetto al suo amico.

«Senti» dice Logan avvicinandosi un ultima volta «Non mi interessa se non vuoi darmi più cocaina. Mi basta l'erba, anche solo un ciuffo. Ti prego Hunter, è urgente»

Spalanco la bocca e gli occhi, incredula.

Ma cosa sta dicendo?

Lui.. Hunter vende droga?

No, non ha mai accennato a nulla che faccia riferimento..

Poi mi vengono in mente tutte le volte che è dovuto scappare di corsa insieme a Cameron.

Tutti i segreti.

Era questo che mi teneva nascosto?

Mi ha mentito fino ad ora?

Il mio sussulto viene intercettato da Logan, che mi guarda un secondo di troppo, tanto da far girare i capi anche ai due che ha di fronte.

E mi rendo conto all'istante del viso di Hunter farsi cadaverico una volta aver capito chi sta guardando.

Schiude le labbra e mi fissa senza dire nulla.

Un movimento dietro di lui mi fa spostare lo sguardo verso Cameron, che in quel momento ha afferrato per una spalla Logan.

«Lo porto fuori io» sussurra quest'ultimo, prima di iniziare a camminare trascinandosi il tizio dietro.

Rimaniamo noi due, fermi a fissarci, incapaci di parlare per un breve momento.

E' lui a fare il primo passo, incerto, verso di me.

«Cosa hai sentito?» mi chiede con una voce bassa.

«E' vero?» gli chiedo io invece.

Saltiamo subito i preliminari, sa che ho sentito e so ciò che ho sentito.

Devo solo sapere da lui se è vero. Devo sentirlo direttamente dalle sue labbra.

Che è stato solo un bugiardo per tutto questo tempo.

Continua a non rispondermi, limitandosi a mordere il labbro furiosamente.

«Allora? E' la verità?»

Sospiro quando ancora non ricevo risposta e scuoto la testa.

«Ciao Hunter» faccio per girarmi e andarmene, ma la sua voce mi blocca.

«Se ti dicessi che è vero.. cambierebbe qualcosa?»

Mi giro di scatto verso di lui e inconsciamente iniziano a tremarmi le mani.

«E me lo chiedi anche?» rido nervosamente, passandomi poi una mano sugli occhi «non ci credo» sussurro più a me stessa.

Mi sembra come se tutto quello a cui mi aggrappavo, di colpo crolla a terra, portandosi dietro la maschera che teneva i fili delle sue bugie.

Senza dire altro, mi giro e inizio a camminare furiosamente verso le scale, senza una vera destinazione.

«Avery aspetta!» lo sento urlare da dietro ma sinceramente non mi frega niente di quello che dice.

Bugie, solo bugie.

Hunter spaccia droga.

«Cazzo» sento dire e in poche falcate me lo ritrovo di nuovo davanti.

Siamo ancora soli, al piano di sopra, con il suo viso a pochi passi dal mio visibilmente agitato.

«Togliti» cerco di passargli oltre, ma non me lo permette.

«No aspetta, aspetta» cerca di bloccarmi poggiando le sue mani sulle mie spalle, ma come se quest'ultime fossero una bomba indietreggio di scatto e allontanandomi dal suo tocco.

«Non aspetto un cazzo, Hunter. Cristo ma sei serio?» lo guardo allucinata «Era questo che mi nascondevi per tutto questo tempo? Sei quel tipo di persona?»

«Aspetta, fammi almeno spiegare» mi fissa dritto negli occhi e li vedo perfettamente vacillare quando si scontrano con i miei.

Bugie, solo bugie.

«Ok, bene. Spiega. Vuoi dirmi che non lo fai?» sul mio viso passa un velo di tristezza «Ti prego dimmi che non lo fai»

Niente, non ci pensa nemmeno a contraddirmi, confermando sempre di più i miei sospetti.

Hunter spaccia droga.

Hunter potrebbe finire in pigione.

Per spaccio di droga.

Furtivamente mi sposto di lato con l'intenzione di passargli oltre, ma una sua mano afferra il mio polso.

«Per questo ho evitato di dirlo, per evitare questa tua reazione» mi guarda con uno sguardo duro.

Sono ancora più incredula.

Vi prego, ditemi che è uno scherzo.

Dove sono le telecamere?

«La mia reazione è anche fin troppo tranquilla. Io non voglio crederci» stacco brutalmente la mia mano dalla sua «Capisci quanto la situazione sia pericolosa per te e per chi ti sta intorno? Lo vedi dal mio sguardo quanto questa situazione mi faccia schifo?»

Mi sposto furiosamente i capelli senza dargli un vero senso.

«Sicuramente ne farai pure uso, ma certo» indignata, cerco di controllare i miei occhi dal farsi lucidi, seppur sia quasi impossibile.

«Cosa? No! Cazzo Avery, lo sai che sono pulito da quella roba»

«Ah lo so?!» mi metto a ridere «A me ora sembra di non conoscerti proprio, Hunter» la mia frase lo colpisce abbastanza da far vacillare il suo sguardo e abbassare la sua mano, che si chiude a pugno.

Ci stiamo urlando a pochi centimetri l'uno dall'altro e continuiamo a fissarci in cagnesco.

Infine distolgo lo sguardo perché per quanto sembri forte, questa situazione mi sta logorando da dentro.

I miei occhi sono inondati di lacrime che non vogliono scendere.

«Non è cosi grave» sussurra con la voce roca, portandomi a scuotere la testa.

«Beh..» mi schiarisco la voce «scusami se la mia mente non è cosi aperta come la tua, ma io in questo giro non ci voglio stare. E se non è chiedere troppo non voglio che il mio ragazzo ci sia dentro con tutte le scarpe»

Hunter si limita a fissarmi, con uno sguardo gelido e a tratti indifferente.

Ha messo su una corazza che.. dannazione, che non dovrebbe avere con me.

E la mia mente ha già capito tutto, provocandomi un dolore sordo alla testa.

«Non posso rinunciare a quel lavoro, Avery» inspira profondamente, quando una lacrima mi scende lenta sulle gote e la sua mascella si tende.

Mi asciugo il viso con stizza, distogliendo infine lo sguardo dal suo.

«Bene, almeno hai messo in chiaro a cosa puoi rinunciare e cosa non» e questa volta mi affretto ad allontanarmi da lui, iniziando la lunga discesa delle mie lacrime che vengono accompagnate dal mio umore e raccolte infondo dal mio cuore.

E nonostante io sia scandalizzata e indignata per tutto, una piccolissima parte di me spera che Hunter si affretti a venire da me e pregarmi di dimenticare questi ultimi dieci minuti e urlarmi che ho ragione e non è un buon giro e che lascerà perdere per il suo bene.

Che è meglio stare con me che continuare quella merda.

Ma lui non mi chiama.

Lui non mi insegue.

Lui non mi ferma.

Ed io inizio ad andare realmente a pezzi, passo dopo passo.


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