Capitolo Tredici
Il giorno dopo mio sveglio prima del dovuto e con un sorriso cosi ampio da farmi dolere gli zigomi. Da perfetta imbecille.
E non è solo per il ricordo di ciò che è successo ieri con Hunter, dove ancora adesso sdraiata sul letto posso sentire il suo odore sulla coperta.
No, ma è anche dovuto al fatto che questa mattina io abbia ricevuto un suo messaggio. Banale ma pur sempre un messaggio.
«Raggiungimi al bar dell'ala est, devo parlarti»
Semplice, conciso. Nulla di sdolcinato o che faccia anche minimanente riferimento a ieri pomeriggio, ma ha comunque reso felice la sottoscritta.
So che non devo avere l'idea che il nostro rapporto sia in qualche modo ampliato rispetto a prima, non voglio darmi false speranze, anche se dentro di me, una piccolissima parte spera che lui voglia di più di quanto siamo.
E non immagina quanto sarei disposta a dargli se solo me lo chiedesse.. e non parlo di cose fisiche, ma di un amplesso di fatti ed emozioni che reputo molto importanti. Molto intime.
Gli darei una parte del mio cuore che racchiude la fiducia, la presenza, l'amore, una parte di ogni mio lato.
Comunque, ecco perché quasi un ora prima rispetto al classico orario, mi ritrovo a camminare verso l'Università.
La cosa ancora più strana? E' stato il non aver trovato mio fratello questa mattina a casa, il che mi porta a due conclusioni; o è uscito anche lui ancora prima oppure ieri sera non è rientrato affatto a casa.
La prima opzione la vedo molto improbabile, visto che non ha motivo di uscire così presto, la seconda invece è assolutamente possibile perché è già successo altre volte.
Oltrepasso la porta dell'ala est e mi dirigo verso il bar.
Una volta dentro ispeziono ogni tavolo alla ricerca di Hunter, poi lo vedo.
Chino sul tavolino rotondo a scrivere qualcosa sul cellulare. Indossa una tuta nera con delle scritte giallo fosforescente che gli calza a pennello.
Alza la testa e quando mi nota, sorride.
E mi rendo conto di essere rimasta ferma all'ingresso con magari anche un sorriso da idiota stampato in viso.
Mi schiarisco la voce e lo raggiungo a passo svelto.
Non ho idea di come io debba salutarlo, per cui mi limito a sedermi alla sedia vicino la sua e ricambio il sorriso.
«Ehi, è tanto che aspetti?»
Ha messo da parte il suo cellulare e mi osserva con un bellissimo ghigno in viso.
Poi fa una cosa inaspettata.
Si solleva dalla sedia e allungandosi di poco mi stampa un bacio fugace sulle labbra.
Ed io mi sciolgo davanti a lui come ghiaccio al sole.
Devo notare però come questo gesto abbia confuso persino se stesso, perché nel momento in cui si stacca corruga la fronte in un espressione confusa. Si gratta dietro l'orecchio a disagio e si alza del tutto, evitando il mio sguardo.
«No tranquilla, vado a prendere i caffè e torno subito» dice avviandosi verso il bancone.
Butto fuori l'aria che avevo inconsciamente trattenuto e cerco di regolare il battito del cuore.
Mio dio, sono arrivata a queste condizioni per un solo bacio?
Sul serio?
Mi giro ad osservarlo e un emozione simile alla paura mi perfora la mente.
Lo vedo ridere con la cameriera che ha preso le nostre ordinazioni, vedo lei toccarsi i capelli con fare scontato quando si vogliono attenzioni dall'altra persona ed io comincio ad irritarmi.
Distolgo lo sguardo e mi fisso le mani.
Devo tornare in me.
Quando lui torna, mi poggia il caffè davanti gli occhi e si siede al suo posto.
«Allora, adesso possiamo parlare del motivo per cui ti ho fatto venire qui» inizia con un tono nuovamente serio.
«Dimmi» bevo il mio caffè, soffiando prima sopra due volte.
«Come ben sai lunedi James compie ventiquattro anni e pensavo-»
Inizio a tossire come una forsennata, bloccando il suo discorso.
Siamo già arrivati al compleanno di Jam? Ed io me ne stavo anche per dimenticare.
«Di già?» chiedo con gli occhi lucidi sotto il suo sguardo divertito.
«Eh si.. è il due marzo. Quindi pensavo tipo di organizzargli una festa questa domenica sera, una festa a tema con qualche stronzata che so a voi femmine piace e a noi maschi diverte. Niente roba sdolcinata, la voglio divertente. E ho pensato che potremmo andare oggi pomeriggio io e te a cercare gli addobbi perché, chi meglio dei suoi fratelli può organizzare la cosa?» domanda con ovvietà.
«Certo, conta pure su di me» maggiormente se la cosa va a significare che passerò del tempo con te, aggiungerei.
«Ma la organizziamo a casa nostra?»
«No» beve un sorso «pensavo a casa mia. Mio padre è fuori per un convegno, lui spesso viaggia per lavoro» scrolla le spalle, con totale indifferenza.
«Allora piccoletta siamo d'accordo?»
E il solo sentir usare il classico nomignolo cui sono abituata ormai mi porta a sorridere.
Ok la cosa inizia ad essere imbarazzante.
«Assolutamente, magari a pranzo possiamo anche andare al messicano. Adoro il messicano, ci sei mai stato? Fanno dei tacos a pochi isolati di qui che non puoi immaginare»
Scuote il capo ridendo e mi guarda con uno scintillio negli occhi quasi.. dolce?
«Va bene qualsiasi cosa»
Si alza dalla sedia e afferra una sigaretta nella tasca posteriore. Mi fa cenno di seguirlo e dopo aver pagato per entrambi ci dirigiamo fuori dove inizia a fumare.
Parliamo delle lezioni della giornata, evitando non so per quale motivo anche solo di accennare a ciò che è successo ieri e non so sinceramente come interpretare la cosa, quando con un cenno della mano mi dice di fare silenzio.
Ha uno sguardo leggermente impaurito e seguo la stessa traiettoria, curiosa, quando non trovo mio fratello vicino un muretto all'angolo del palazzo in compagnia di Harper.
Sta parlando in modo concitato con uno sguardo abbastanza serio e seccato mentre lei si guarda intorno più volte, chiaro segno di voler evitare la persona che ha davanti. Difatti sembra voglia scappare a gambe levate.
Guardo per un secondo Hunter, sollevato del fatto che James non ci abbia notato insieme e la sola idea di lui che ha questa paura di farsi trovare insieme a me davanti nostro fratello mi fa venire voglia di litigare.
Ma non ha molto senso, perciò torno a guardare i protagonisti del momento.
Harper gli da le spalle e prova a fare qualche passo ma James la afferra per un gomito rigirandola nuovamente verso di lui.
Gli sussurra qualcosa vicino al viso e lei cambia totalmente espressione.
Decido che è arrivato il momento di farci gli affari nostri, nonostante la mia curiosità e mi giro sospirando.
«Bene allora io.. io vado a lezione. Ci incontriamo qui dopo?»
«Si, perfetto» mi sorride forzatamente ed io vorrei alzare gli occhi al cielo «Ciao piccoletta, a dopo»
Scappa come farebbe una persona con un killer alle calcagna ed io lo guardo, seccata, prima di dirigermi verso il mio ateneo.
La giornata è sembrata infinita fino alla fine, pesante da far paura e con scarsi risultati di concentrazione da parte mia.
Mi ritrovo sulla panchina fuori il bar e sto aspettando Hunter venirmi a prendere. Con la scusa mi rileggo alcuni appunti che ho trovato più confusionari della lezione stessa quando qualcuno cattura la mia attenzione.
«Globalizzazione storia economica, non ti è bastata la lezione di prima?»
Alzo lo sguardo e mi ritrovo Steve con un sopracciglio alzato e uno sguardo divertito.
«Sono autolesionista» sorrido di rimando.
Steve è un ragazzo che ho conosciuto per via delle molte lezioni in comune. E' stata più una necessità cosi che possiamo scambiarci appunto quando manca uno dei due o darci dritte quando appunto non sono chiare alcune
tematiche.
Sta studiando per settore più centrale di giornalismo, mentre io vado per l'editoria, ma sono considerati indirizzi quasi gemelli per cui passiamo veramente molto tempo insieme.
Del resto mi ritrovo bene in sua compagnia, è molto una persona per bene e sopratutto sa essere divertente.
«Stavo andando a mangiare però poi ti ho vista qui»
Si siede vicino sulla panchina e prende una sigaretta dal pacchetto accendendosela un secondo dopo.
«Sto aspettando una persona e nell'attesa..» indico il libro che ho sulle gambe, libro che lui mi chiude di scatto.
«Non farti del male, quella materia fa sanguinare già di suo»
Alzo gli occhi al cielo e lo osservo scettica.
«Ma se sei tra i più bravi, specialmente in queste materie»
Ghigna divertito e si avvicina al mio viso.
«Questo perché la Mith è innamorata del mio fascino»
Scuoto la testa divertita reggo il suo sguardo.
«Non ti bastano le ammiratrici che ti seguono come spie?» faccio riferimento a tre ragazze che non mollano mai lo sguardo su di lui a ogni santa lezione.
Mi risponde con una smorfia «Non sono il mio tipo. E poi cazzo, mettono anche un po' di inquietudine. Sembrano gufi appostati su un albero» dice divertito, scatendo una risata di cuore che non riesco a controllare.
«Effettivamente»
«Avery!»
Giriamo di scatto la testa, trovando Hunter poco distante da noi sopra la sua moto con uno sguardo tra l'annoiato e l'infastidito.
Ops.
Mi alzo di scatto, facendo cadere il libro per terra che pensa Steve a raccogliere, passandomelo subito dopo.
«Ok, grazie io.. » indico il ragazzo sulla moto «devo proprio andare»
Steve annuisce e dopo aver guardato un secondo di troppo Hunter, si avvicina di un ultimo passo stampandomi un bacio sulla guancia.
«A domani» mi sorride amichevolmente, dopodiché si incammina verso la mensa.
Raggiungo Hunter di corsa, già pronto con il mio casco in mano.
«Scusa, non ti ho visto arrivare»
Continua a guardare seccato dietro di me mentre mi mette il casco in testa.
«Già, l'ho notato. Chi è quello?»
Deglutisco ansiosa perché cavolo, non l'ho fatto di certo apposta a non sentirlo.
«Ehm.. un compagno di corso»
Leva la sicura e mugugna qualcosa di incomprensibile.
Mi fa cenno di salire dietro di lui ed eseguo da brava ragazza, aggrappandomi come un polipo quando parte sgommando.
Alla fine mangiamo dal messicano e solo ora mi confessa il fatto di non esserci mai venuto, cosa per me impensabile.
Gli faccio provare il meglio del meglio, con salse piccante e guacamole in abbondanza, assicurandomi prima di sapere che non soffre il piccante.
Come prevedevo, apprezza molto il burrito che ho deciso per lui e inizio a mangiare il mio pienamente soddisfatta.
E' strano da pensare ma, se non vado a calcare sul fatto che stiamo tergiversando sull'accaduto di ieri, direi che noi due insieme.. stiamo bene.
Nel senso, parliamo molto e ci capiamo di conseguenza.
Non c'è forzatura nei dialoghi e mi sento veramente a mio agio insieme a lui.
Ed è per questo che ci ritroviamo già a camminare sulla strada principale, in direzione del famoso negozio per addobbi, con il tempo che è volato e la voglia di godere di altre cento giornate cosi.
Ho notato diverse sue espressioni che ho aggiunto alla lista di cosa ti piace di Hunter, come per esempio il sorriso innocente che gli esce quando assaggia qualcosa che approva.
O il suo toccarsi un orecchio mentre è completamente concentrato verso un discorso, in un gesto involontario.
Ha anche un bellissimo vizio di leccarsi spesso il labbro inferiore, gesto che ripete molto più di quanto penso creda e che i miei sensi approvano in pieno.
Oppure quando ride di gusto che allarga le narici e.. non lo so.
Mi piace tutto di questo ragazzo.
«Quindi tua madre sta patendo la solitudine in questo momento»
Gli ho raccontato di come ha affrontato il mio trasferimento mia madre, dopo anni in cui è stata sola ad accudirci come una mamma guerriera e mamma chioccia coonsecutivamente.
Annuisco, guardando il cielo.
«Già, manca anche a me.. lo devo ammettere. Abbiamo un bel legame sai»
Mi giro ad osservarlo.
«E tua madre invece?»
Capisco di aver fatto la domanda sbagliata, quando i suoi occhi si oscurano improvvisamente e il sorriso gli si incrina.
«Oh.. scusa, non volevo essere..» cerco di giustificarmi a disagio per il suo cambiamento d'umore.
«No tranquilla, tu dai un po' a me, ed io devo dare un po' a te. Quel che è giusto è giusto, infondo» sorride amaramente.
«Mia madre.. è di Reno, in Nevada. Abita con il suo compagno e sua figlia, nonché mia sorella. E' cinque anni più piccola di me e se continuo a frequentare quella casa è soltanto per vedere lei» capisco che non gli piace proprio affrontare questo discorso e decido di dire la prima cosa che mi viene in mente.
«Oh.. Anche noi siamo di Reno sai? Insomma mia mamma abita li e prima anche io e James..»
«Beh, se ci pensi avrebbe senso che sono nella stessa città»
mi guarda negli occhi e subito capisco.
In effetti..
«Già» arrossisco.
Hunter quindi ha una sorella.. di cinque anni più piccola, di conseguenza ne ha uno in meno di me.
Sto per chiedere di più su di lei quando mi anticipa lui, facendomi cenno di seguirlo al fatidico negozio.
Ci sono costumi di ogni genere e grandi mascotte di personaggi famosi.
Ovviamente noi stiamo scegliendo tutta roba senza senso come per esempio un travestimento da giraffa, uno da cetriolo, alcune maschere senza personaggio giusto per farle indossare agli invitati, un mega travestimento da banana-man, uno da scoiattolo scelto dalla sottoscritta. Sotto richiesta di Rush, Hunter ha preso anche oggetti ancora più strambi, come peni giganti e vagine gonfiabili e non so che altro.
Ci stiamo divertendo come matti e il tempo sta volando del tutto.
Quando siamo del tutto soddisfatti, ci decidiamo ad uscire. Tutti i materiali verranno consegnati domenica stessa alla casa nel primo pomeriggio, ottimo orario per permetterci di sistemare al meglio.
Ovviamente andrò insieme alle ragazze per aiutare negli addobbi, mentre Cole distrarrà James con una scusa già studiata e organizzata.
Ci lasciamo poco prima di cena e non faccio in tempo a mangiare che per il tempo trascorso fuori devo sbrigarmi a studiare qualcosa prima di crollare in un sonno profondo, ma molte volte la mia mente viene distratta dal fatto che ho solamente domani per fare un regalo decente a James e dall'idea stessa della festa di cui non vedo l'ora che arrivi.
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