Capitolo tre

Avvolgo il corpo nel giaccone felpato, chiudendo per bene i bottoni sotto il collo. Afferro la tazza e ci soffio sopra, espandendo di conseguenza il calore che sprigiona. Grazie a questo contatto, le mie mani iniziano piano piano a scaldarsi e un brivido sulla schiena accompagna il pizzichio sulla punta delle dita per il grande contrasto di temperatura.

Alzo lo sguardo verso il mio amico e lo fisso spudoratamente, scuotendo infine il capo.

«Ricordami che sei pulito e non sotto sostanze stupefacenti?»

Rush ride divertito, sorseggiando il suo caffè.

«Sono i miei ormoni ad essere a mille»

Lo punto con l'indice, strabuzzando gli occhi.

«Siamo a fine Dicembre, e ormoni a parte, non è accettabile vederti alle otto di mattina a maniche corte. E' una questione di sanità mentale, la mia per intenderci»

Alza gli occhi al cielo, soffermandosi poi su due ragazze che ci passano accanto. Sventola una manina verso di loro, ammiccando con un sorriso da perfetto conquistatore seriale.

«Buongiorno splendori»

«Ciao Rush» sorridono le ragazze.

«Ci venite alla festa di capodanno si?» gli chiede a quel punto lui, scrutandole dal basso verso l'altro.

E' una reazione automatica la mia, alzare gli occhi al cielo e ridere.

Sono passati due mesi dal giorno in cui l'ho conosciuto e siamo diventati buoni amici da allora, a tal punto da sapere benissimo ogni sua tattica di caccia, come la chiamano lui e Cameron.

In questo periodo però, si è dimostrato essere anche una persona gentile, dolce e disponibile. Credo di aver ottenuto un occhio di riguardo da parte sua perché mi è spesso e volentieri intorno, non che mi dispiaccia sia chiaro, solo che all'inzio è stato strano vedere uno come lui che a prima impressione può sembrare un ragazzo con caratteristiche totalmente differenti, esternare lati dolci e accoglienti.

E poi c'è da dire che Rush è un ottimo ascoltatore. E' stata la prima persona cui ho raccontato la vicenda del mio ex ragazzo ed ex amica, e la cosa bella di tutto è stato il fatto che mi è venuto automatico raccontargliela. Mi piace la sua mente, mi piace che si da del tempo per rispondere, per visualizzare bene le possibili soluzioni o pensieri. Mi piace che non giudica, che ha la libertà di pensiero e qualsiasi discorso io gli pongo, lui trova sempre un modo di farti vedere il bicchiere mezzo pieno.

«Certo che ci saremo, venite anche tu e il tuo gruppo?»

la ragazza che ha parlato sta letteralmente litigando con i suoi capelli, visto che li attorciglia fra le dita da ormai dieci minuti.

«Secondo te?» gli risponde con ovvietà Rush, sorridendogli con malizia.

Le due tipe ridono come ad aver ricevuto la miglior barzelletta della giornata, poi con passo felino si allontanano verso l'uscita del bar.

«Ma che gli farai alle tipe tu, non lo so proprio» dico sogghignando e bevendo la mia tisana.

«E' il fascino del gruppo» alza le spalle e termina il suo caffè «Non te lo dico quello che abbiamo fatto in questi quattro anni, o potresti non accettare più la compagnia mia o di tuo fratello» e scoppia a ridere, osservando la mia espressione scettica.

Ci alziamo dal tavolo, paghiamo e ci incamminiamo verso la lezione del professor Cors, l'unica che abbiamo in comune.

«Invece tu stai per superare il record di questa Università» si accende una sigaretta, coprendosi dal vento con una mano, dopodichè mi circonda le spalle con un braccio.

«Che intendi dire scusa?» sollevo il capo per guardarlo confusa.

«Avery, con tutto il rispetto per la tua esprienza passata, ma sono passati due mesi da quando ti conosco e le uniche persone con cui parli, oltre il sottoscritto, è Jess. Ti conosco ormai e posso dire con certezza che non hai niente che non va, insomma non sei una matta psicopatica, e solo tu non ti rendi conto delle occhiate che molti ragazzi ti lasciano»

alzo un sopracciglio, leggermente turbata.

«Ma non è vero!»

La sua occhiata seccata mi fa deviare l'attenzione verso il corridoio, perché so che ha ragione. Il problema è che non ho forzato le cose volontariamente, semplicemente sono rimasta tranquilla per i fatti miei concentrandomi unicamente sullo studio.

«Ah no? E dimmi allora, con chi altro parli?»

«Beh» seguono secondi di silenzio, con il sorriso di Rush trionfante ad accentuare il suo discorso.

«Oh su dai, ogni tanto mi capita di parlare con qualcuno»

«Immagino»

«Per il momento sto bene cosi, facciamo che mi basta la tua allegria e presenza ok?» lo guardo con occhi dolci, ma non abbocca perché scoppia a ridere divertito e mi pizzica un fianco, facendomi saltare sul posto.

Entriamo in aula e ci mettiamo al nostro posto, seguiti subito dopo dal professore che chiude la porta.

Vuole organizzare un lavoro a piccoli gruppi da tre, ognuno con ricerche su un determinato poeta o filosofo del '700.

In pochi attimi i gruppi si creano facilmente, rimanendo solo Rush ed io senza il terzo.

Ovviamente il mio amico lo ha fatto presente subito al professre, sperando in un tempo prolungato per noi, quando dalla porta entra frettolosamente una ragazza.

Il suo viso mi era già noto alle lezioni precedenti, poiché ha le punte dei suoi capelli colorate di un blu acceso, cosa che ho ammirato tantissimo, e anche perché è l'unica ragazza dell'intero corso ad avere buona parte del corpo piena di tatuaggi.

«Professori mi scusi, si è bucata la ruota della maccina e sono rimasta a piedi in mezzo alla strada»

«Sisi grande puffa» gli sventola una mano con totale disinteresse, poi ci indica con una mano «raggiungi Conter e Bolv che gli manca proprio il terzo per chiudere il cerchio»

La ragazza annuisce e si incammina verso di noi. Ad ogni passo, avverto una tensione alla mia destra, proprio dove è seduto Rush che noto fissarla con espressione imperturbabile, non del tutto certa che stia respirando regolarmente.

Effettivamente posso capire se la ragazza lo lascia leggermente turbato. E' semplicemente bellissima. Un viso perfettamente ovale, due labbra+ carnose che ricordano vagamente quelle di Angelina Jolie e per ultima cosa, ma non di importanza, ha due grandi occhioni verde chiaro. Solo quest'ultimi raggiungono una bellezza quasi eterea.

«Ciao, sono Harper, spero andremo d'accordo» si presenta con un flebile sorriso, muovendo i piedi sul posto in attesa.

«Ciao! Io sono Avery, vieni siediti qui» le scosto la sedia alla mia sinistra e decido di andare in soccorso al mutismo improvviso del mio amico «Lui è Rush» nel presentalo gli do una gomitata sulle costole senza farmi vedere da Harper, riscuotendolo.

«Ciao splendore. Andremo sicuramente d'accordo» risponde con un ghigno malizioso.

Ci viene assegnato Denis Diderot e abbiamo tre settimane di tempo per organizzarci al test finale.

Le successive due ore ci siamo impegnati con ricerche relative a vita e opere del filosofo, e credo di non aver mai riso cosi tanto in vita mia. Harper ha quel tipo di allegria contagiosa, che quando capita di ridere, lo fa con la bocca e con gli occhi.

E poi è super simpatica, estroversa e da quanto sono riuscita a capire non ha affatto peli sulla lingua. E' stata spesso e volentieri a stuzzicarsi amichevolmente con Rush, e dire che di solito il mio amico mette in soggezione le ragazze, non il contrario.

Mi ha fatto quasi tenerezza. Quasi.

Decidiamo di scambiarci il numero per organizzare le prossime uscite, magari a casa di uno di noi, ed iniziare per bene il lavoro.

Fortunatamente abita anche al campus dell'Università, visto che non è di qua nemmeno lei, così sarà più facile poterci vedere.

L'ultima ora termina, finalmente, e ci sistemiamo per uscire dall'aula, quando la ragazza che mi fece cadere sbattendomi la porta in faccia non si materializza a due spanne da Harper, che fissa con aria severa.

«Si può sapere che è successo questa mattina? Mandarmi un messaggio all'ultimo per dirmi di venire da sola a scuola, sul serio? Menomale che ho incontrato quello sfigato di Richard che mi ha dato uno strappo per arrivare puntuale»

Harper non gli degna nemmeno di uno sguardo, sistema la sua borsa con estrema lentezza, quasi annoiata da questo comportamento.

«Stephanie mi si è bucata una ruota, mi scuso se la signorina non è arrivata come desiderava a scuola, ma io ho dovuto pensare a cose ben più serie»

Ah ecco come si chiama, la stronza.

Indignata da come gli ha risposto Harper, Stephanie sbatte le palpebre più volte, allibita, poi si sistema la grande chioma castana all'indietro con gesto di stizza e sospira frustrata.

«Devo sopportarti giusto per il grado di parentela, non faccio che ripetermelo. Tornatene da sola a casa, io ho trovato di meglio» e come se non avesse appena sputato fuoco dalla bocca si gira ed esce.

Il fischio di Rush spezza il silenzio che si era creato fra noi.

«Però, ha le unghie appuntite la gattina» commenta, guardando la porta da dove è uscita.

«Ti dico io cosa deve farci con quelle unghie..» esclama sottovoce Harper, facendomi ridere.

«Siete parenti?» chiedo allora, presa dalla curiosità.

Harper sbuffa e si tocca il piercing all'orecchio.

«Cugine di primo grado, da parte di padre. E' la vita, non decidiamo con chi condividere lo stesso sangue purtroppo»

Si sistema i capelli in una crocca disordinata che comunque la rende bellissima e ci guarda con un sorriso di circostanza.

«Allora, alla prossima ragazzi»

«Ciao Harper» la saluto, uscendo anche io con Rush.

Quest'ultimo aspetta che la ragazza si allontana, per poi darmi una botta con la spalla.

«Credo di amarla, sul serio»

Si tocca il cuore con una mano ed io scoppio a ridere senza controllo, visto l'espressione smarrita che aleggia sul suo viso.

«Ti innamori ogni giorno tu»

«E' un mestieraccio, il mio»

«Certo Rush, certo. Parlando di cose serie, sabato esco con Jess per andare a compare le maschere-» lo vedo perso fra i pensiero e mi blocco, passandogli una mano davanti al viso.

«Terra chiama Rush, mi senti?» chiedo divertita.

Mi scocca un occhiata dura, sposta la mia mano e mi appoggia il braccio intorno le spalle.

«Si, di che maschere parli?»

«Le maschere per capodanno, che è praticamente questo sabato»

Il suo viso si illumina, allargandosi in un sorriso maligno.

«Vuoi venire anche tu? Se non l'hai già acquistata s'intende»

«Nono, ci ho già pensato. E poi come sempre mi incontrerò prima con i ragazzi per un aperitivo. E' il nostro rituale, per ogni evento piccolina»

«Piantala di chiamarmi piccolina, mi fa sentire stupida» lo ammonisco.

«Mi rifiuto, è troppo adatto a te, piccolina» ride mentre lo dice e schiva per un soffio un mio pugno sul braccio.

«Se ti prendo..» lo minaccio, cercando di colpirlo mio malgrado sia troppo veloce.

Il mio fallimento non fa che divertirlo sempre di più, ridendo a voce alta e simulando una telecronaca sul come io pur impegnandomi non riesca a sfiorarlo.

Ed io lo assecondo e inizio a ridere insieme a lui, perché è cosi ormai il nostro rapporto, leggero e spensierato.


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