Capitolo Sette
«Harper rimettiti queste dannate scarpe, stiamo sotto i dieci gradi e non so nemmeno che ora abbiamo fatto, dannazione!»
Incrocio le bracci al petto cercando di riscaldare le mani.
E' venerdi sera, abbiamo passato la mezzanotte da un pezzo ormai e sto tornando a casa a piedi mezza brilla insieme ad Harper, dopo che sono stata più di dieci minuti a convinverla a dormire da me visto le nostre condizioni e calcolando la troppa distanza dal locale al campus.
Jess fortunatamente è andata via prima, quando Cole è passato a prenderla per portarla a dormire da lui.
Quindi mi ritrovo davanti un muretto, barcollante, in attesa di Harper che finisce di levarsi i tacchi senza cadere con il culo a terra.
E' passato un mese da quando l'ho conosciuta e non posso essere più felice di aver trovato lei come amica.
Siamo due parti di un puzzle che si uniscono perfettamente fra loro. Lei ha quella luce dentro, quel sole potente che riesce a darti energia anche quando sei sotto con l'umore.
Ricarica le mie batterie, completamente.
«Mi fanno male i piedi, queste maledette le brucerò domani mattina. Anzi sarà la prima cosa che farò una volta dentro casa»
«Sei matta? Vuoi bruciare delle Jimmy Choo?»
Sbuffa e lancia sul marciapiede quella che è riuscita a sfilare.
Una volta che ha completato l'opera si alza barcollando sui suoi piedi.
Le raccolgo le scarpe fissando un punto preciso del marciapiede per non cadere di testa sull'asfalto. Poi a braccetto riprendiamo a camminare.
Abbiamo esagerato un pochino stasera, ma questa era la terza serata organizzata solo da noi ragazze e ci lasciamo prendere dal momendo, oltre che dai racconti.
Per esempio, Harper mi ha raccontato di come con Rush abbia instaurato un rapporto puramente fisico, da qualche settimana.
Si sono scelti come compagni di giochi, tenendo l'esclusiva fra loro e divertendosi finché ne hanno voglia.
«Comunque, io non ci credo che con Rush non ci sia niente di sentimentale. Andiamo vi rintanate troppo in camera sua!»
«Come io non ci credo che non ti sei mai rintanata tu, con nessuno»
Io, per l'appunto, ho lanciato la bomba sulla mia verginità, dico bomba perché entrambe non ci credevano che una ragazza come me, alla mia età, fosse ancora vergine.
Non le biasimo, io stessa sono curiosa di scoprire quel mondo. Da come raccontavano, era un concentrato di sentimenti ed emozioni che ti mandavano fuori di testa.
E ne avresti sempre voluto di più.
Il problema è che, quando capitava che il mio compagno del momento avanzava di qualche passo, io mi morivo dalla paura.
Mi veniva un blocco, tremendo, che aumentava la mia ansia e scemava tutta l'eccitazione.
Chiudevo porte e portoni e correvo nel mio rifugio di casa.
E cosi è stato per tutti quelli che ci hanno provato, perché oltre al bacio io non ho mai concesso altro.
Che poi paura, devo ancora capire bene di cosa.
«Sul serio Harper, come fai a fare.. quelle cose» muovo le mani in aria velocemente «E non provare emozioni anche solo a sentire il contatto con le sue labbra?»
Harper sbuffa soronamente, ma io ormai non ci faccio più caso.
Lei quando beve, sbuffa sempre.
Ironico se pensi a come è lei caratterialmente, perché sembra proprio che l'alcool tira fuori un suo lato che nasconde al mondo stesso.
«E' diverso Avery, certo che provo emozioni, ma non quelle che pensi tu. Provo eccitazione, non provo amore» alla parola alza gli occhi al cielo «Non sento il cuore battermi impazzito e nessuna farfalla gira nel mio stomaco. Io ho l'insetticida a difendermi da certe cose»
Con le mani fa finta di spruzzarmi sugli occhi ed io la scanso con le mani.
«Piantala cretina, mi fai cadere»
Ride sommessamente prima di cingermi nuovamente il braccio.
«Magari cosi ti attivi anche tu»
Arriviamo sotto casa mia e nel salire i primi scalini e raggiungere il portone perdo l'equilibrio e cado all'indietro nel cespuglio.
Iniziamo a ridere come due matte, con le lacrime agli occhi e non ho minimamente le forze di tirarmi su.
Il portone alle spalle di Harper si apre e sbuca mio fratello con una ragazza.
Fissa la mia amica con un cipiglio in viso, poi osserva me incastrata nel cespuglio e il silenzio ci avvolge per qualche secondo.
«Ciao, palloso fratello di Avery, come andiamo?» gli sorride forzatamente la mia amica e cerco con tutte le mie forze di non ridere perché mio fratello mi sta fissando malissimo.
«Avery, perché sei..» mi indica con una mano «Non dovevate essere al Brown con Jess?»
«Sono caduta..» sussurro.
«Non dovevate essere al Brown nenene-» lo copia Harper con una voce isterica «-mammamia che palloso» e guarda la sua amica «scommetto che in realtà sei andata a casa sua a giocare a dama, non mi sorprenderebbe»
Non ce la faccio.
Rido senza freni, lacrimando come una scema davanti l'espressione incredula di James.
Guarda la sua amica e gli sussurra di raggiungere la macchina che a breve l'avrebbe seguita e lei da brava amante esegue.
Gli faccio ciao con la manina e comincio a trovare comoda la posizione, ma James mi afferra per un braccio ed è cosi che torno a stare dritta.
«Avery, se proprio me la devi portare a casa, almeno assicurati che chiuda quella boccaccia che si ritrova, la tua amica» mi da un bacio in fronte e si allontana «Ci vediamo più tardi, scimmietta» raggiunge velocemente la sua macchina senza dare la possibilità ad Harper di rispondere.
La cosa non fa che innervosirla.
«Odio tuo fratello, gli darei fuoco in questo preciso momento» dice fissandolo torvo mentre va via, poi realizza di quello che ha detto e mi guarda pentita «Non proprio a fuoco fuoco..»
Scuoto la testa divertita.
«Tu quando bevi daresti fuoco a ogni cosa, non mi sorprende che includi anche James visto che in questo mese glie ne hai dette di tutti i colori. Da lucida»
Apro il portone e saliamo le scale, raggiungendo casa.
Con la poca probabilità che c'era riusciamo a cambiarci e lavarci senza rompere nulla o vomitare, infine ci addormentiamo nel mio letto dopo nemmeno cinque minuti.
La musica proveniente dalla cucina mi sveglia controvoglia.
Mi giro con la testa, aprendo gli occhi verso la finestra e trovo a pochi centimetri dal mio viso il piede di Harper.
Con una ponderosa spinta la butto già dal letto, gesto seguito da un suo mugugno infastidito.
«Ma sei matta Avery» si lamenta ancora per terra con gli occhi chiusi.
Mi sollevo con una mano, mentre con l'altra mano mi strofino gli occhi.
«Avevo i tuoi piedi addosso, bleah. Ma poi perché ti sei spostata cosi?»
«mmh» si gira a pancia in su, aprendo leggermente un occhio «Mi muovo sempre nel sonno. Oddio che fastidio la testa, giusto tuo fratello poteva mettere la musica a quest'ora. Irritante fino al midollo»
Rido e mi alzo dal suo lato, oltrepassandola con i piedi e mi fiondo in bagno.
James siede al bancone della cucina con un drink energetico dei suoi da un lato e lo stereo vicino l'ingresso acceso. Sta lavorando chino a uno dei suoi disegni ed è cosi concentrato che non si accorge subito di noi.
«Buongiorno» gli passo dietro, accarezzandogli i capelli, e apro il frigorifero per prendere il latte.
«Ben svegliate»
Harper si appoggia sullo sgabello, con i gomiti sul top e la faccia coperta dalle mani «se solo fosse un buon giorno..» sussurra.
«Ma tu nemmeno quando ti svegli sei tranquilla?» James alza lo sguardo e lo punta annoiato verso la mia amica, che ricambia l'occhiata.
«Io sempre sono tranquilla, sei tu che metti musica da manicomio di prima mattina, che cavolo»
«Beh, menomale che non devo rendere conto a te»
«No, menomale lo dico io»
Sbatto forte l'anta del frigorifero e mi giro.
«La dovete finire! Non è possibile che ogni volta, ogni dannatissima volta, devo assistere a questa inutile guerra»
Afferro il cellulare per controllare le notifiche e trovo due chiamate perse da mamma, decido di richiamarla.
«Un minuto, uno» indico il balcone e li guardo male «Non deve volare una mosca o giuro che vi chiudo in bagno insieme»
Mamma risponde al quarto squillo e la sento che cerca di trattenere una risata.
«Mamma?»
«Avery,tesoro» ride «tutto bene?»
Aggrotto le sopracciglia.
«Io si, tu? Ho visto ora le chiamate»
«Oh si amore, erano di questa mattina. Non so mai quando chiamarti, con lo studio e il resto»
Attorciglio una ciocca di capelli intorno il dito e cerco di non pensare alla mancanza che provo per lei.
«Hai fatto bene-»
Un grande trambusto seguito da risate mi interrompono.
Guardo stranita il cellulare, per poi riavvicinarlo all'orecchio.
«Mamma?»
Altre risate.
Ma con chi sta ridendo?
«Avery sc-scusa» risate «ci sentiamo stasera devo...devo andare»
Non aspetta nemmeno la mia risposta che mi attacca in faccia.
Rimango diversi minuti a ragionare sulla compagnia di mia madre, poi mi decido a rientrare.
Una piccola parte di me sperava che avessero ascoltato la mia richiesta, ma quando torno capisco che qualcosa è andato storto.
«Ma che hai fatto?» chiedo a mio fratello.
E' rimasto seduto al suo posto, ma è completamente bagnato in testa, con i capelli che gocciolano.
Harper invece non è più nei paraggi e capisco che si trova in camera mia.
«Di tutte le persone che frequentano la nostra universita Avery» mi guarda malissimo «tra tutte, proprio quella mentalmente instabile dovevi frequentare? Cristo» si alza nervoso e torna in camera sua, sbattendo forte la porta.
Alzo gli occhi al cielo e decido di non impicciarmi più.
Ci stiamo dirigendo al Brown, locale scelto ormai come nostro punto di incontro, per incontrare gli altri ed organizzarci per il week-end da passare sulla neve.
A quanto avevo immaginato, il padre di Hunter.. e di James, è veramente benestante perché oltre alla grande villa dove abita ha anche uno chalet di ben due piani direttamente davanti le piste da scii.
Visto la fine del primo giro di esami, ci siamo concessi una pausa tutti quanti e quale miglior proposta se non quella di andare a sciare?
Tralasciando il fatto che io non ho mai sciato, nessuna.
Quando arriviamo troviamo già tutti al tavolo seduti, anche Harper che deve essere sicuramente arrivata con Rush visto la loro situazione/non situazione.
«Avery!» mi saluta Jess, seguita dagli altri che ci fanno posto.
Io finisco fra Harper e Cameron e dii fronte a me ho il bel faccino di Hunter.
Con lui le cose vanno meglio, non è più successo nulla fra noi e abbiamo avuto modo di conoscerci meglio da.. amici.
Ma non nego il fatto che, ogni volta vederlo andare via con una ragazza beh, mi faceva un certo effetto.
Un battito accellerato del cuore.
Un retrogusto acido.
Un pugno in faccia.
Insomma si scaturivano diverse emozioni, che preferivo evitare piuttosto che studiare.
Lo guardo e mi sorride, facendomi un occhiolino.
Ed io ricambio, rubandogli la birra e bevendo direttamente dal suo boccale.
«Accomodati»
«Sei un tesoro» bevo un sorso, poi glie la ripasso e gli lancio un bacio volante che fa finta di sbattere via con la mano.
Mi rendo conto che in sua presenza rido di più di quanto dovrei e forse potrebbe apparire anche un po' da piscopatica, ma che ci posso fare. Adoro stare in sua presenza.
«Allora» Rush mi stringe un polso, attirando la mia attenzione.
Harper, posizionata fra me e lui, si fa indietro con il busto per permetterci di poter parlare senza dove urlare «Domani ci dividiamo in questo modo; Jess andrà in macchina di Cole con Cameron e Hunter, mentre in macchina con James andremo io te e capelli blu» dice, tirando una ciocca della sua per metà ragazza.
«Ok, ma entreranno le valigie?» chiedo sinceramente preoccupata, provocando una forte risata da Hunter.
«Valigie? Piccoletta staremo due giorni sulla neve, non un mese. Cosa diavolo ti devi protare?»
Alzo gli occhi al cielo e mi allungo verso di lui.
Ha il classico faccino da arrogante, ma comunque dolce.
E il pensiero di baciarlo su ogni centimetro mi passa per la mente.
«Tu non puoi capire, vi basta una maglia e un paio di mutande che ci fate una settimana intera»
Harper scoppia a ridere e Hunter si tocca il petto con la mano.
«Cosi mi ferisci, Avery»
«Niente che il tuo grande ego non possa superare»
Prende una sigaretta e la accende, per poi sorridermi malefico.
«Nonostante tu me l'abbia servita su un piatto d'argento, decido di evitare il messaggio subliminare se non voglio istigare il lupo cattivo» indica James che in questo momento sta ridendo con Cameron.
«Anche quando non è nella conversazione, deve appesantire le cose quello» sussurra Harper ed io gli scocco un occhiata.
«Non capisco perché tutto questo astio tra voi, te lo giuro»
Lei alza le spalle, guarda la sua birra e con una mano accarezza dietro il collo a Rush che si gode la coccola come un cagnolino contento.
«E' il classico ragazzo che non sopporto, finto buonista ma che poi si rivelano sempre tra i più stronzi, proprio perché non te lo aspetti»
C'è molto di più in quella frase e sono convinta c'entri qualcuno del suo passato, ma decido di non indagare oltre, sopratutto in presenza degli altri.
Continuiamo a chiacchierare, perfettamente a nostro agio, quando da un tavolo più distante vediamo arrivare la cugina di Harper, Stephanie, insieme una sua amica.
Non so se fa finta di non vedere sua cugina o se realmente non ci ha fatto caso, ma punta direttamente verso.. mio fratello.
Oh no.
Gli dice qualcosa, toccandolo sulla spalla. Lui si gira e le sorride, come è suo solito fare.
Le accarezza una guancia e Stephanie sembra sciogliersi sul posto.
Bleah.
La sua amica nel frattempo viene verso la mia parte. La osservo dubbiosa e cerco di capire chi di noi sta- tocca la spalla di Hunter.
Merda.
«Guarda chi c'è» cinguetta lei, felice.
Alzo gli occhi al cielo.
Hunter la nota e sorride esattamente come ha fatto mio fratello.
«Tracy, che ci fai qui?» si alza e le bacia una guancia.
Ma è veramente cosi contento di vederla? Ma chi è poi?
«Sto andando al bancone con Steph, siamo appena arrivate. Vieni anche tu con noi?» indica la sua amica che sta raggiungendo il bancone con James.
«Oh guarda, due decerebrati che camminano vicini» sputa fuori Harper, osservandoli meticolosamente.
Stringo le mani sul tavolo, quando il mio amico li raggiunge seguendo la sua amica.
E li guardo, inevitabilmente, per un tempo illimitato.
Solo quando qualcuno mi posa un bicchierino di shot sotto gli occhi mi rendo conto di essermi isolata del tutto.
Alzo lo sguardo e trovo Cameron a sorridermi con un ghigno divertito.
Batte i due bicchierini fra loro e se ne porta uno alle labbra, invogliandomi a fare altrettanto.
Ripoggio con troppa forza il bicchierino sul tavolo, quando i miei occhi vedono Hunter ridere ad una battuta di Tracy, che in questo momento è in piedi appiccicata a lui che invece è seduto sullo sgabello. E' tra le sue gambe ed io vorrei dare un pugno a qualcuno.
Cameron mi tirà su, afferrandomi con una mano e mi trascina in pista dove già diverse persone si stanno divertendo.
Penso abbia notato le mie occhiate, perché nel suo sguardo ci leggo dispiacere e la cosa mi irrita ancora di più. Non voglio mortare debolezze, inutili a questo punto.
«Forza, divertiamoci un po' noi due, che gli altri si sono tutti accoppiati» mi dice divertito.
Sfiliamo davanti i quattro al bancone e aggrappandomi a tutte le mie forze e alla mano di Cam, riesco a non guardare il ragazzo che mi fa penare da quando lo conosco.
Arriviamo in pista e inizio a ballare con lui, o meglio, sono manichino nelle sue mani, perché mi fa girare come una trottola e mi spinge a posizioni assurde.
Mi ritrovo dopo diverse canzoni a ridere con lui ed essere spensierata, ma non riesco comunque a non dare alcune occhiate ad Hunter.
Specialmente dopo che ho visto ricambiare con i suoi occhi.
Per qualche ragione, mi osserva curioso, gustandosi comunque le coccole di un altra ragazza. Aprendogli un varco sul collo per la sua mano che lentamente lo accarezza, sparendo con le dita dietro il colletto.
Cameron mi strattona a lui, distogliendo la mia attenzione.
Mi gira una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi sorride dolcemente.
«Sai cosa mi dico, in situazioni come queste?» sussurra vicino il mio orecchio.
«Quali situaz-» interrompe il mio provare a mascherare la cosa.
«Mi dico che è inutile cercare di comprendere il comportamento degli altri» si scosta dal mio collo e mi fissa occhi negli occhi
«Mi dico che la vita è una, e devo solo pensare a come posso sfruttarla io, per goderne a pieno. Perchè quando le cose si fanno più difficili, ti basta guardare bene i dettagli. Perchè i dettagli sono tutto e se non li comprendi, non riuscirai a notare le altre mille strade che hai intorno. Ma ci sono»
Gira il braccio, improvvisando una mia piroetta. Gli finisco con la schiena sul petto e sento il suo respiro buttarsi caldo sul mio orecchio.
«Ci sono sempre, Avery»
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