Capitolo due

Ringraziando tutti i santi, riesco ad arrivare sulla via principale che, da quanto dice il navigatore, mi porterà direttamente davanti lo studio. L'importante è andare sempre dritto.

Mi stringo nel cardigan con entrambe le braccia, visto il leggero vento che si è alzato da quando sono uscita dall'Università.

Quando ripenso a Rush, mi ritrovo a sorridere ancora. E' stata una piacevole conoscenza, sembra un bravo ragazzo ma non potevo certo aspettarmi diversamente dagli amici di mio fratello.

Se penso a come il nostro rapporto sia, nonostante tutto, cosi bello e intenso, mi viene quasi da piangere.

James ed io abbiamo due padri differenti. Suo padre li lasciò dopo il suo primo anno di vita. Non era una cattiva persona, semplicemente l'amore fra loro era finito, dissipato, dissolto come neve al sole. Ed è stato per questo inevitabile la separazione dalla stessa casa. La cosa buona è che ad oggi, James lo sente ancora e una volta al mese lo va a trovare direttamente a casa, o magari lo porta a pranzo fuori. C'è da dire che Adam, per quanto possibile, ha sempre cercato di essere un padre presente e disponibile. Tutt'ora, nonostante James sia totalmente indipendente e con un lavoro sulle spalle, il padre gli ricarica la carta di soldi, come per voler essere certo che il figlio campi bene e non incontri difficoltà. La cosa insolita è sapere però, che dopo tutti questi anni, i rapporti con mia madre Juliet siano rimasti sempre molto insoliti, se cosi si può dire. Non si parlano, se posso essere schietta.

Non che sia una novità, perché su questo campo nessuno batte il mio, di padre.

A dire il vero non ho nemmeno mai avuto il piacere di conoscerlo. Ha egregiamente inserito il seme dentro mia madre, e poi si è defilato alla velocità della luce.

Grazie e arrivederci.

La cosa positiva di tutta questa orrenda situazione è che mia madre ha un carattere forte, più duro della roccia. E' riuscita a tirarci su splendidamente, senza farci mancare alcun tipo di affetto, perché oltre a fare la madre lei riusciva perfettamente a coprire anche il ruolo di padre. Ed io mi sento ogni giorno sempre più fortunata ad avere lei nella mia vita.

Quando provavo a domandare cose riguardanti mio padre, lei accostava in qualche angolo il discorso, limitandosi a dire che era la persona sbagliata, al momento sbagliatissimo.

Se c'è mai stato un amore, nella vita di mia madre, quello è sempre e solo il padre di James.

Questo spiega il perché io e mio fratello abbiamo i cognomi diversi. Il padre lo ha riconosciuto, e di diritto è un Trent.

Io di diritto sono una Conter, come mia madre.

Il telefono mi annuncia della destinazione raggiunta, e con piacere trovo il logo Color Scars.

Suono il citofono e poco dopo entro.

L'ingresso si presenta molto stile metropolitano, con i barili verniciati al posto dei tavolini, e panchine create con pedane di legno dipinte di nero.

Ci sono due ragazzi seduti, in attesa di essere chiamati, e infondo a tutto c'è un bancone stile barile gigante, con dietro una ragazza al telefono impegnata a scrivere su un quadernone.

Il rumore della macchinetta riempie l'aria ed è un ronzio stranamente piacevole all'orecchio.

Il bancone divide le due porte chiuse, che immagino come studi per mio fratello e il suo collega.

Mi avvicino alla ragazza e prendo un bigliettino da visita per passare il tempo ed aspettare che finisca la chiamata.

«Scusami, quando capitano le ragazze che vogliono a tutti i costi un appuntamento il fine settimana, per accaparrarsi la scusa di portarsi via uno dei nostri ragazzi diventa difficile non mandarle al diavolo»

Sollevo lo sguardo ed incrocio i suoi occhi grandi di un caldo marrone, contornati da lunghi capelli biondo chiaro che porta legati in una coda alta.

Nonostante lavori dentro uno studio di tatuaggi, la ragazza ha più l'idea di una fatina delle fiabe. E' bellissima e delicata nei tratti, la pelle del tutto libera e pura , neppure un pallino tatuato sul dito. E' quasi ipnotizzante osservarla, perché sembra un cartone animato.

«Ci sei?» mi chiede allora divertita, facendomi riscuotere.

«Oh si, scusami» rovisto dentro la mia borsa e tiro fuori il plico di fogli «Sono la sorella di James, mi ha chiesto di portargli-»

«Avery, ce l'hai fatta!» James sbuca dalla porta a sinistra, con un cliente dietro. Mi viene incontro e mi bacia una guancia, afferrando poi i suoi fogli «Mi hai salvato» mi sussurra all'orecchio, poi indica con l'indice uno dei ragazzi in attesa e gli dice di entrare in studio e di attenderlo.

Ogni volta mio fratello mi scioglie sul posto, e giustifico ogni ragazzo presa da una cotta esistenziale per lui.

Alto un metro e ottantadue, moro con un ciuffo che scompiglia appena può, un sorriso perfetto, un fisico slanciato e allenato visto il suo passato nella squadra di football, ora ricoperto per le braccia e fino al collo da tatuaggi a dir poco fantastici. Infine un carattere solo da amare. Se la perfezione esiste, allora mio fratello si avvicina di sicuro.

«Tua sorella, sul serio?» la ragazza ci osserva incuriosita, mentre James mi circonda le spalle con un braccio.

«Esatto, scimmietta ti presento Jessika, amica nonché segretaria dello studio. Jess lei invece è Avery»

«Piacere, non sapevo avesse una sorella. Non vi somigliate poi, ad essere sinceri,e la cosa non va a tuo favore James» lo prende in giro Jess, facendomi ridere.

«E' arrivata finalmente la famosa sorellina?» un ragazzo esce dall'altra porta chiusa, scoprendo così il volto al collega.

E' alto quasi quanto mio fratello, ha i capelli tagliati cortissimi di un biondo cenere, dove si riesce a intravedere un tatuaggio che ricopre il dietro, fino a scendere sul collo e continuare sotto la maglietta. Ha una cicatrice a spaccargli metà di un sopracciglio e un piercing sul lato del labbro.

«Tu sapevi di lei e non mi hai mai detto niente?» Jess guarda male il ragazzo che tenendo lo sguardo fisso su di lei, quasi divertito, gli si avvicina per poi stamparle un bacio rapido a stampo.

«Tu non mi hai mai chiesto nulla, amore, e di certo quando sto con te non mi metto a parlare degli altri» la sua frase lascia illusioni private fra loro ma che involontariamente mi portano ad arrossire.

Jess lo spintona, scuotendo il capo e ridendo, e il ragazzo dopo aver riso si avvicina cauto a me.

«E' un piacere conoscerti Avery, sono Cole, il collega di tuo fratello»

«E' il boss di tutto questo posto»

«Piacere mio» gli stringo la mano «il negozio è bellissimo, mi piace molto lo stile che hai usato nei dettagli»

«Grazie, finalmente qualcuno che apprezza» dice, guardando storto la sua ragazza che alza gli occhi al cielo.

«Anche a me piace, ho solo consigliato di aggiungere del tocco shabby chic» mi guarda di nascosto e il suo occhiolino mi fa sorridere.

James mi tocca il naso con l'indice, attirando la mia attenzione.

«Ho solo un cliente, che fai mi aspetti cosi torniamo insieme? Fuori sta iniziando a calare il sole»

«Certo» gli sorrido ed indico la panca più vicina «Mi troverai proprio lì»

«Brava» mi tocca nuovamente il naso con il dito e si dirige verso il suo studio.

Jess viene occupata nuovamente dal telefono, cosi mi sfoglio qualche rivista e ogni tanto apro il cellulare per farmi gli affari di qualcuno.

Il non fare niente porta il cervello a girare più del dovuto, ed è per questo motivo che mi ritrovo a pensare al mio ex ragazzo.

Per un attimo mi balena l'idea di spulciare i suoi affari, rovistando tra le foto pubbliche, ma quando sto per cedere la porta dello studio si apre di colpo, facendo entrare un gruppo chiassoso di ragazzi che ridono fra loro.

«Jess, tesoro, ora che quell'idiota del tuo ragazzo non c'è possiamo amarci pubblicamente» il ragazzo che ha parlato è quello ad essere entrato per primo.

Il cappello in testa nasconde i suoi capelli che noto essere castani, mi godo il profilo mentre attrraversa l'ingresso, notando diversi piercing per tutta l'altezza del suo orecchio. Si sistema meglio il cappello con le mani, che noto essere piene di tatuaggi e il suo stile mi ricorda molto quello di Cole. Perciò lo collego come loro amico, visto anche l'approccio che ha usato con Jess.

«Cam, siete in anticipo» Jess evita di dar corda alla sua frase e gli sorride amorevolmente.

«Hunter è riuscito a liberarsi prima» indica con lo sguardo il ragazzo dietro di lui e i miei occhi passano in rassegna.

E' più alto del primo, quasi quanto mio fratello, i capelli totalmente in disordine sono neri come la pece. Ha un profilo perfetto, il piccolo nasino all'insù accompagna un paio di labbra carnose e il suo collo, così come gli altri del resto, nasconde l'inizio di un tatuaggio. Forse si sente leggermente osservato dalla sottoscritta, perché il suo sguardo viene calamitato verso il mio, e in un nanosecondo io smetto del tutto di respirare.

Vengo ipnotizzata, attratta, trascinata, sbattuta dall'oceano cristallino racchiuso nei suoi occhi.

Mai vista tanta bellezza e profondità.

Sono a dir poco bellissimi e la reazione sbalordita mi porta ad accellerare il battito del mio cuore.

Dovrei distogliere lo sguardo, vergognarmi per essere stata beccata in pieno, ma per qualche insolita ragione nn riesco nemmeno a battere le palpebre.

Il nostro scambio di sguardi sarà durato il tempo di qualche secondo, prima che lui torni a guardare avanti a sé, ma per me è stato visto tutto al rallentatore. Troppo al rallentatore.

Sbatto più volte le palpebre quando il mio nome viene chiamata dal ragazzo ancora dietro di lui.

«Avery, dovevo immaginare di poterti trovare qui!»

Rush mi si avvicina sorridendo, incredulo.

Io sono ancora più incredula di lui, ma per la reazione che ho avuto per il suo amico, che mi ha del tutto destabilizzato.

«R-Rush, ehi..» mi schiarisco la gola e sorrido forzatamente al ragazzo che ho di fronte, evitando quello per cui mi sono ridicolizzata

«Due volte in un solo giorno, potrei pensare sia opera del destino» mi dice sorridendo sempre di più.

«Ho dovuto soccorrere mio fratello» mi alzo, sentendomi a disagio per essere l'unica ancora seduta.

«Hai già conosciuto Rush?» mi chiede Jess, osservandoci.

Annuisco, ricambiando lo sguardo, ma i miei occhi vengono inspiegabilmente attratti ancora dal ragazzo moro, che in questo momento mi sta osservando come tutti gli altri.

«E tu chi sei?» mi domanda l'altro ragazzo, che ricordo chiamarsi Cam.

«Faccio io le presentazioni, visto che è occupato tuo fratello» mi si avvicina e appoggia una mano sulla mia spalla «Ragazzi lei è Avery, la sorella di James. Avery, loro sono Cameron e Hunter. Rush lo conosci già quindi..»

Cameron esordisce con un fischio acuto, osservandomi per tutta la lunghezza. Non mi è sfuggito però vedere il corpo di Hunter irrigidirsi e i suoi occhi che di colpo si abbassano, concentrati d'un tratto verso le sue scarpe.

Fine della magia, penso dentro di me.

«Hai capito cosa teneva nascosto James» dice con un ghigno divertito Cameron, percorre i pochi passi che ci separano e si ferma proprio davanti a me.

«E' un piacere conoscerti, splendore, chiamami Cam»

«Non deve essere alcun piacere per te, Cam» lo ammonisce oltre la porta mio fratello, facendo ridere i restanti nella stanza.

La sua gelosia verso il genere maschile mi fa piacere, ma in questo momento mi porta ad arrossire per la vergogna, perché mi tratta come un qualcosa di sigillato e prezioso.

E non voglio dare l'impressione di essere chissà chi.

Guardo nuovamente Hunter, aspettandomi che anche lui come il suo amico si avvicini per presentarsi, ma i suoi occhi sono questa volta attratti verso il cellulare, che attacca all'orecchio subito dopo e si dirige verso l'uscita a testa bassa.

Beh, non è stato come mi aspettavo. No di sicuro.

Dentro di me, una piccola parte di me, ci è rimasta male del suo non calcolarmi, il che è inspiegabilmente ingiustificabile, visto che lo conosco se cosi si può dire da nemmeno dieci secondi e non dovrebbe importarmene un fico secco di lui.

Do la colpa ai suoi occhi, che ho trovato a dir poco bellissimi e rari, e cerco di rinsavire nell'indifferenza.

«Venite con noi al locale?» mi domanda Rush, che nel frattempo si è affiancato alla mia seduta e mi osserva in attesa.

Mi siedo anche io e passo una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Non penso, domani ho lezione presto e con James sono rimasta che tornavamo insieme a casa»

«Ah, peccato» risponde stringendo le labbra.

Alzo le spalle e m rigiro una ciocca di capelli fra le dita, osservando le mie scarpe.

I ragazzi iniziano un discorso per quanto riguarda una macchina che stavano aggiustando all'officina, così spiega Cam a Rush, quando nemmeno a farlo apposta, le due porte si aprono con pochi secondi di distacco ed entrambi escono soddisfatti.

Salutano i loro amici con le classiche pacche sulla spalla, mentre i clienti pagano a Jess per le sedute e poi si dileguano.

«Scusa se ci ho messo tanto» mi dice James, scusandosi anche con lo sguardo.

Scuoto il capo per fargli capire che va tutto bene e gli sorrido.

«Jam perché ci hai nascosto l'esistenza di tua sorella?» scherza Cam, sapendo già la reazione di mio fratello.

«Perché devi stare alla larga da mia sorella, tutt'ora Cam» gli dice in tono imperativo, fregandosi in un sorriso amichevole.

Cam alza le mani come a dichiararsi innocente e raggiunge nuovamente Jess, arpionandola con le braccia.

In sottofondo sento Cole minacciare il suo amico e rido involontariamente.

Tra loro avverto un aria di complicità impressionante, e capisco che questo gruppo è piu affiatato di quel che fanno vedere.

«Andiamo?» mi domanda James, infilandomi il suo giacchetto.

«Si, sto morendo di fame» gli rispondo, alimentandogli una risata di pancia.

Salutiamo tutti con un ciao collettivo ed usciamo dallo studio.

Per poco non inciampo sui miei stessi passi quando mi ritrovo occhi di ghiaccio a pochi metri di distanza.

Sta controllando il tuo cellulare, e nel momento in cui incrocia lo sguardo di mio fratello, un sorriso bellissimo illumina il suo viso. Poi però incrocia i miei occhi, e la serietà torna sovrana.

La consapevolezza di essere io ad avergli trasmesso il brutto umore non è che mi vada molto a genio, ad essere sinceri. Ma decido di sorvolare, limitandomi ad osservarli mentre si salutano, forse con troppa enfasi.

Qualcosa cambia negli occhi di mio fratello, cosi come si incrina il suo sorriso, quando si ricorda di me. Dura un secondo la sua perplessità, ma l'ho comunque vista.

«Avery, hai già conosciuto Hunter?» mi domanda a bruciapelo, guardandomi ma non per davvero.

«Si, me lo ha presentato Jess prima» sorrido cordialmente ma preciso la situazione, il mio orgoglio vuole far presente il fatto che lui non è venuto da me come gli altri. Che magari io aspettavo proprio il suo di saluto, rimanendoci delusa. Ok questa parte ovviamente la terrò per sempre per me, ma è un dato di fatto.

Il silenzio fa da padrone per i primi dieci secondi, quando poi James respira rumorosamente, mi prende sottobraccio e decide di andare.

Si lanciano uno sguardo tra di loro e Hunter finalmente mi regala un minimo di attenzione, il suo cenno del capo per salutarmi.

Presa del tutto alla sprovvista, ricambio il gesto con il viso, e prendo a camminare con mio fratello.

Rimaniamo in silenzio, ognuno perso fra i suoi pensieri, quando sbotto.

«Non credo di essergli molto simpatica»

«Di chi parli scimmietta?» si gira a guardarmi ma io rimango con gli occhi verso la strada, a disagio per la situazione.

«Del tuo amico, Hunter. Non è stato molto socievole, a differenza di tutti gli altri»

Avverto i suoi muscoli irrigidirsi percettibilmente sopra le mie spalle e si prende qualche istante per rispondermi.

«E'.. un po' particolare Hunter. Ma è un bravo ragazzo, te lo posso assicurare»

Scrollo le spalle e annuisco lentamente «Sarà»

Di colpo James afferra il cellulare dalla tasta e il suo viso si allarga in un sorriso bellissimo.

«Ti va la pizza questa sera? Cosi ci mettiamo a mangiare e vedere il Trono di spade direttamente sul divano»

Mio fratello sa proprio come prendermi, perché in un nanosecondo i miei occhi si illuminano e lo vorrei baciare in bocca per quanto mi ha fatto felice.

«Andata! Se non fossi mio fratello, ti sposerei James»

«Ew Avery, che scena disgustosa» scuote la testa come a cancellare l'immagine di me e lui sposati, ed io scoppio a ridere dandogli uno spintone.

«Solo per questa frase, sistemerai tu dopo il salone»

Mi abbraccia nuovamente, ridendo sottobaffo.

«Tutto quello che vuoi, scimmietta»


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