Simon Says

«Dio, almeno rispondimi!» biascicò il castano, sedendoglisi di fianco, incrociando le gambe e poggiando le spalle contro la parete. Le loro braccia erano a pochissimi millimetri di distanza, eppure Eren non osò farle scontrare. La divisa scolastica gli calzava alla perfezione, e c'era qualcosa di estremamente affascinante nel modo in cui la stoffa bianca della camicia sfiorasse leggera le sue braccia e il suo busto. Ed ancor più emozionante, per il giovane Jaeger, era indossare vestiti identici ai suoi, come se quel piccolo e insignificante dettaglio potesse in qualche modo legarli indissolubilmente.

«Ti sto rispondendo.» sospirò esausto l'altro, portandosi una mano sul ponte del naso e chiudendo gli occhi, sofferente... quasi esasperato. Eren si perse ad osservare il suo viso, se non fosse stato così bello forse tutti quei rifiuti sarebbero stati meno dolorosi. Se il suo cuore si struggeva in quel modo, la colpa era principalmente di Levi. Sì, perché se il corvino gli avesse detto anche una sola volta che non era minimamente interessato a lui, beh, Eren se ne sarebbe fatto una ragione. Invece, ogni dannatissima dichiarazione che gli aveva fatto, era stata ricambiata con un sonoro due di picche, accompagnato, però, da giustificazioni blande.

Sei troppo rumoroso; non esco con i chiacchieroni; mastichi con la bocca aperta; sei un moccioso; presuntuoso.

E come poteva gettare la spugna se tutti quei rifiuti non rappresentavano mai niente di definitivo? E no, Levi non lo faceva per essere gentile, di questo Eren ne era assolutamente sicuro. Lo conosceva da appena un anno, eppure sapeva abbastanza da poter dire che il più grande non si faceva scrupoli quando si trattava di esprimere il proprio pensiero, anzi, sapeva essere piuttosto spietato con quella lingua biforcuta che si ritrovava. Forse quello era stato uno dei tanti motivi che aveva portato Eren alla totale pazzia. Già, perché lui la testa l'aveva definitivamente persa, forse proprio quando aveva visto Levi varcare la soglia della sua aula la prima volta. Di certo non si aspettava di trascorrere l'ultimo anno delle superiori in quel modo: cercando continuamente di inventarsi stratagemmi per conquistarlo. E così, assieme a Jean, aveva avuto quell'idea, e inizialmente Eren l'aveva anche trovata geniale: farsi chiudere nella palestra della scuola e star lì con il corvino fino alla mattina dopo. Aveva pianificato tutto, pensato ad ogni singolo dettaglio. Non aveva però messo in conto la cosa più importante di tutte: Levi.

Erano chiusi lì dentro da poco più di un'ora e la maggior parte delle volte in cui il ragazzo aveva aperto la bocca, era stato unicamente per sospirare sommessamente.

«Senti, mi dispiace! Io-»

«Dispiacerti? E perché mai? Hai detto che tu non ne sai niente di tutta questa storia e che è stata una pura casualità.» lo interruppe prontamente, assottigliando gli occhi e puntandoli in quelli verdi dell'altro. Già, non poteva certamente dirgli che aveva premeditato tutto, non gliel'avrebbe fatta passare liscia questa volta.

«G-Giusto.»

«Com'è un'incredibile coincidenza il fatto che il mio telefono sia rimasto in aula e che il tuo sia scarico.» affermò, e questa volta non tentò nemmeno di nascondere la pungente ironia dal suo tono. Eren s'impegnò con tutto se stesso per sorridere, sperando che la penombra celasse la forzatura. Mentire non era mai stato il suo forte, puntualmente in un modo o in un altro, veniva sgamato. Fece un respiro profondo prima di riprendere parola.

«Senti, ti dà fastidio il fatto di essere rimasto chiuso in palestra o il fatto di esserci rimasto chiuso con me?» domandò a quel punto, lasciando interdetto l'altro per alcuni secondi.

«Entrambe.» ammise, tirando le ginocchia contro il petto e poggiando su di esse la testa. Perché era così difficile capirlo? Sempre così atono e controllato in ogni reazione... avrebbe pagato oro per vedere quell'espressione sfigurarsi in una arrendevole, sentire quella voce piatta trasformarsi nel più peccaminoso e lascivo dei gemiti.

«Oh, grazie tante.» sbuffò piccato il castano, mettendo su un broncio risentito.

«Andiamo, Jaeger! Sono prigioniero in un fottuto covo di germi con la persona più molesta che io conosca. Cosa cazzo dovrei fare? Ballare la samba?» avrebbe potuto ballare anche la Macarena e, agli occhi di Eren, sarebbe stata comunque la più erotica delle visioni. Era un caso perso, se ne rendeva perfettamente conto.

«Sei seduto sulla mia felpa perché ti fa troppo schifo poggiare il culo per terra e io sarei quello molesto, ma ti senti?- no, non era assolutamente così che aveva immaginato di trascorrere quelle ore. -Che avresti fatto se non ci fossi stato io? Saresti stato in piedi per tutto il tempo?» Ancora una volta, Levi si limitò a sbuffare ed Eren fu dannatamente tentato di allungare una mano per accarezzargli quei capelli scuri, magari anche sollevargli qualche ciocca dalla fronte. Non lo fece, Levi non amava essere toccato senza preavviso e lui ci teneva ad avere ancora tutte e dieci le dita.

«Hey, Levi?» lo richiamò, quasi cantilenante.

«Che vuoi?» quella dannatissima boccaccia acida, avrebbe voluto prenderla a morsi.

«Sono davvero molesto?» gli domandò a quel punto, sentendo da solo quanto imbronciata risultasse la sua voce. Ripensò per un momento a tutte le volte che aveva braccato Levi vicino al suo armadietto, a quella in cui l'aveva costretto a fare insieme il progetto di scienze, o a quando costringeva Sasha, la sua compagna di banco, a fare cambio posto, unicamente per essere notato. Percepì un sorriso, benché il suo viso fosse ancora nascosto tra le sue stesse braccia.

«Assolutamente.»

«E ti dà così fastidio il fatto che io sia molesto?» questa volta anche un angolo della sua bocca si sollevò.

«Non così tanto. - e a queste parole, Eren portò una mano sul petto, stringendo tra le dita la stoffa della sua camicia ed emettendo un urlo di dolore che face sobbalzare il compagno. - E adesso che ti prende?»

«Sei crudele, Levi! Hai attentato al mio cuore.» esclamò, fingendo la più fasulla delle sofferenze. Beh, forse fingere non era il termine esatto, il suo cuore aveva seriamente fatto una capriola. Era sempre così, il corvino diceva qualcosa di vagamente carino e lui si scioglieva come un ghiacciolo sotto il sole estivo.

«Che idiota che sei.» lo apostrofò, questa volta non gli parve serio.

«In compenso ti faccio ridere.» fece, mettendo su l'espressione più audace del suo repertorio.

«Sì, certo.» ed Eren trovò assolutamente adorabile quella finta aria accondiscendente.

«E sono anche bello da morire.» gli lanciò un sorrisetto sghembo.

«Questo non c'entra.» rispose prontamente il corvino, affondando subito dopo i denti nel labbro inferiore, causando così un fremito ad Eren.

«Però non l'hai negato!» gli sussurrò vittorioso, ricevendo in cambio un'imprecazione silenziosa da parte dell'altro.

I minuti che seguirono quello che Eren poteva definire "delizioso battibecco", furono tutt'altro che rosei. Levi si era nuovamente rifugiato nell'assoluto mutismo, riuscendo in quel modo a fare sembrare ogni secondo una vera e propria agonia. Non che Eren si aspettasse qualcosa di diverso, ma forse, sotto sotto, un po' ci sperava. Era una vera e propria tortura essere lì, a pochi centimetri di distanza dalla persona che desiderava di più al mondo, e non poterla toccare. Come ci si comportava in casi del genere? Non era assolutamente abituato a fare la corte spietata, solitamente anche le persone che provavano a fare le preziose, cedevano dopo un po'. Levi invece lo stava facendo penare di proposito, e la cosa peggiore stava proprio nel fatto che, dopo ogni rifiuto, lui lo voleva ancora di più. Un anno. Era da un anno che non aveva occhi che per lui, trecentosessantacinque giorni durante i quali nemmeno aveva provato ad avvicinarsi ad altre persone.

«Levi, mi sto annoiando da morire!» sbuffò il castano, passandosi una mano tra i capelli per poi appoggiare la fronte contro un palmo aperto.

«E cosa dovrei fare io? Intrattenerti? Mi hai preso per un cazzo di clown?» Eren ci pensò su un attimo, Levi sarebbe stato sexy da morire anche con un pantalone colorato di tre taglie più grande e con una pallina rossa sul naso. Sorrise a quel pensiero, ma presto le sue labbra si sfigurarono un ghigno malizioso, scaturito dalla brillante idea che aveva appena avuto.

«Giochiamo a qualcosa?» propose a quel punto, cercando di tirar su un'espressione innocente.

«E ti stupisci quando dico che sei un moccioso? - a quella domanda, Eren sporse il labbro inferiore e gli fece gli occhi languidi. - A cosa vuoi giocare?» sospirò rassegnato il corvino. La sua espressione da cucciolo bastonato funzionava sempre.

«Non lo so...- temporeggiò per qualche istante, non voleva farla sembrare una cosa premeditata. -Giochiamo a Simone dice!» l'occhiataccia che Levi gli lanciò a quelle parole fu qualcosa d'impagabile. Se fosse stato possibile uccidere le persone con un semplice sguardo, Levi sarebbe stato un serial killer di prima categoria.

«Te lo scordi.» sentenziò solamente, puntando le pupille sulla punta delle sue scarpe.

«Ma come? Perché no?» provò nuovamente a fare gli occhioni dolci, ma questa volta Levi non ci cascò.

«Perché è un gioco da maniaci e tu sei un fottuto pervertito.» brutalmente onesto, lo adorava. Eren mise su un finto broncio, mostrandosi risentito per quell'accusa.

«Che esagerato.»

«So perfettamente dove vuoi andare a parare, non sono nato ieri, Jaeger.»

«Credi seriamente che il mondo giri intorno a te? Un po' egocentrico da parte tua, non trovi?» lo prese in giro, cercando di irritarlo. Eppure Levi non si scompose minimamente, si limitò a fissarlo per interi secondi, arrivando addirittura a farlo sentire a disagio.

«Forse il mondo no, ma tu sicuramente sì.» concluse, levando gli occhi al cielo e facendolo arrossire.

«Sei proprio un bastardo.» affermò, la bocca schiusa per lo sconcerto.

«Non è per questo che ti piaccio tanto?» e a quella domanda, la maschera spavalda che Eren si ostinava a portare, crollò definitivamente.

«Sì, anche per quello.» mormorò, mordendosi il labbro inferiore. Levi scosse la testa divertito, facendogli palpitare il cuore.

«Non possiamo giocare, siamo solo in due.» disse a quel punto il maggiore, la voce improvvisamente più morbida.

«Facciamo un comando a testa.» e se avesse avuto una coda, molto probabilmente avrebbe preso a scodinzolare per la gioia.

«Jaeger, se-»

«Sì, farò il bravo.» lo interruppe immediatamente, facendogli alzare gli occhi al cielo.

«Simone dice: toccati il naso.» iniziò il corvino, provocando un risolino nervoso nell'altro che, docilmente, obbedì a quella richiesta. Tenendo l'indice puntato sulla punta del naso, Eren strinse gli occhi in un'espressione pensierosa.

«Simone dice: toccati le ginocchia.» accompagnò quel comando con un cenno della testa e trattenne il respiro nell'osservare le mani del più basso percorrere lentamente la stoffa dei pantaloni neri a partire dalle cosce, fino a giungere alle rotule.

«Simone dice: toccati le orecchie» ed Eren eseguì immediatamente.

«Simone dice: toccati le labbra.» gli occhi argentei di Levi si soffermarono a studiare il suo volto, per poi puntarsi in quelli verdi dell'altro, incastrandolo con lo sguardo. E senza interrompere il contatto visivo, umettò le labbra con la lingua, prima di schiuderle e passarci su due dita con una lentezza esasperante. Quella fu una vera e propria tortura e Levi diede conferma di esserne assolutamente consapevole nel momento in cui l'indice e il medio sfiorarono i suoi denti, per poi farsi largo all'interno di quell'antro. Eren sospirò, del tutto rapito da quei movimenti, impossibilitato a distogliere lo sguardo e sofferente per l'improvvisa erezione che premeva contro i pantaloni della divisa.

«Hai intenzione di farmi impazzire?» biascicò roco, facendo sorridere l'altro maliziosamente. Stava forse dormendo? Sì, probabilmente quello era l'inizio dei tanti sogni a luci rosse che faceva da quando l'aveva conosciuto.

«Simone dice: toccati.» ordinò quelle parole con una lentezza straziante, scandì ogni singola lettera languidamente, il tutto accompagnato da quelle iridi, ormai lucide e scure per quanto dilatate, che lo scrutavano con estrema attenzione. No, non era un sogno. Eren nemmeno immaginava che Levi potesse essere così seducente, né che i suoi occhi potessero trasformarsi in quel modo.

«Levi...» sussurrò il suo nome quasi ansimando, stringendo nel mentre la stoffa dei calzoni tra le mani talmente tanto forte da far sbiancare le nocche.

«Non vorrai perdere, Jaeger?- ovviamente no, non lui che detestava essere sconfitto più di ogni altra cosa. -Nessuno ti costringe a farlo.» aggiunse poi, con un sorriso vittorioso stampato in faccia.

«Sai, Levi...- sussurrò Eren, sporgendosi nella sua direzione fino a giungere con la bocca a pochi millimetri dal suo orecchio. -Dovresti essere più preciso quando dai un ordine.» soffiò contro la sua pelle, inebriandosi subito dopo del suo profumo. Lo sguardo di Levi percorse il suo corpo centimetro dopo centimetro, risultando quasi una carezza, fino a soffermarsi sul cavallo dei suoi pantaloni, che venne indicati con un cenno del capo. Una sensazione di calore si diffuse, a partire dal basso ventre, lungo tutto il corpo del castano. Quest'ultimo mosse lentamente una mano, prendendo ad accarezzarsi, prima l'addome, spostandosi senza fretta verso il basso. Talmente pacato da risultare straziante agli occhi dell'altro, si calò la cerniera, insinuandosi sotto la stoffa dei pantaloni, varcando poi il sottile strato dei boxer. Le pupille perse nel volto dell'altro che, senza ritegno alcuno, fissava meticolosamente ogni singolo gesto, del tutto rapito. Si lasciò andare con la schiena contro il muro e un gemito mal trattenuto accompagnò le dita che si avvolsero intorno alla sua erezione. Cominciando a darsi piacere da solo, sospirò l'ennesimo comando.

«Simone dice: chiudi gli occhi.» un po' titubante, Levi eseguì, calando entrambe le palpebre. Fu in quel momento esatto che Eren gli sfiorò la guancia con la mano libera, attirandolo immediatamente nella sua direzione e posando le labbra su quelle sottili del corvino, reclamando quel bacio agognato da ormai troppo tempo. Non immaginava che quella bocca potesse essere così morbida, né tantomeno così calda. A quel contatto gli occhi del più basso si spalancarono immediatamente, tanto che Eren tremò al pensiero di poter essere rifiutato. Ogni dubbio si dissolse nel momento in cui le sue palpebre calarono lievemente e la sua bocca si schiuse, accogliendolo finalmente in un vero e proprio bacio, fatto di movimenti perfettamente combinati e collisione di gemiti incontrollati.

«Eren...- sospirò contro le sue labbra, e quel tono fu musica per le orecchie del compagno. - Eren, toccami.» quella era la realtà che incontrava la sua fantasia, e lui si sarebbe goduto ogni millesimo di secondo.

«È Simone che me lo chiede?» domandò, prendendosi gioco di lui. In fondo l'aveva fatto penare per mesi, meritava di struggersi un po' prima che Eren esaudisse ogni sua richiesta.

Le dita del corvino s'intrecciarono con le ciocche castane sul retro del capo, tirandole debolmente. «No, te lo chiedo io.» rispose subito, aggrappandosi alle sue spalle e facendo forza su di esse per portarsi a cavalcioni sulle sue gambe. Accompagnò quel movimento strattonando verso il basso i pantaloni del più alto, oramai del tutto superflui. I palmi di Eren si ancorarono a quei fianchi tonici, stringendoli e spingendoli contro il suo inguine, nella disperata ricerca di attrito e quando quel desiderio fu realizzato, la testa prese a girargli colta da improvvise vertigini. Calore, ardore... era così che si sentiva e, se lui era il fuoco, Levi era benzina pura che lo faceva divampare come nient'altro prima di allora. Quasi contemporaneamente, presero a sbottonare la camicia l'uno all'altro, facendo scontrare le loro mani. La fronte di Eren si poggiò contro quella del maggiore e il sorrisetto nervoso che fino a quel momento aveva su, svanì completamente, sostituito da un'espressione seria.

«Levi... ti voglio così tanto... da così tanto.» gli sussurrò facendo sfiorare la punta dei loro nasi e incanalando lentamente aria nei polmoni.

«Va bene.» annuì tranquillamente.

«Va bene? Ma siamo... non credo sia il posto migliore per-»

«Hai organizzato questa ridicola messa in scena e ora vuoi tirarti indietro?» gli domandò con cipiglio, facendo colorare le guance di Eren che si sentì come un bambino colto con le mani nella marmellata.

«Non sapevo più che fare per elemosinare un briciolo della tua attenzione, diamine eri sempre così scostante... mi facevi impazzire, mi fai impazzire. E lo so, questo si chiama sequestro di persona, potresti anche denunciarmi-»

«Hey!- lo interruppe, posandogli un dito sulle labbra. -Se devi usare la lingua, fallo come si deve.» se quello era un velato invito a farselo succhiare, beh, aveva assolutamente fatto centro. Lo baciò nuovamente, questa volta con più trasporto, serrando gli occhi per godersi appieno quello che gli pareva un vero e proprio miracolo. Scese piano, lambendo con la lingua ogni singola porzione di pelle, passando per il mento e la gola, solcando il torace e soffermandosi sui capezzoli. Da ogni singola lappata riusciva a ricavare versi diversi, alcuni trattenuti, altri acuti e tutti assolutamente perfetti. Si disse che, se quello era il risultato delle sue premure e delle sue carezze, avrebbe potuto passare l'intera vita a vezzeggiare quel corpo, venerandolo nelle maniere più disparate.

Lasciando una scia umida lungo il suo addome, segnando così il suo passaggio, si calò sempre più in basso, afferrandolo per la vita è adagiandolo con la schiena sul pavimento, ben protetta dalle camicie della loro divisa.

«Dopo-»

«Sì, dopo ti darò la mia felpa.» lo anticipò, notando il bianco immacolato impolverarsi, per poi spingersi tra quelle gambe. Gli accarezzò le cosce, risalendo all'altezza della cintura di cuoio che venne prontamente sbottonata. E dopo avergli calato i pantaloni e i boxer, si prese qualche istante per fissarlo, per imprimere a fuoco quell'immagine perfetta nella sua mente. Se già pensava che Levi fosse la persona più affascinante che avesse mai visto nella sua intera vita, la visione di lui, privo di qualsivoglia barriera, con il volto girato su un lato e una mano a coprirsi gli occhi, fu solamente una meravigliosa conferma. Dolcemente gli divaricò le cosce, afferrandolo per il retro delle ginocchia e posando un bacio su quella destra. Le dita di Eren s'incrociarono a quelle che nascondevano quei meravigliosi occhi, scostandole e rivelando le gote leggermente arrossate. Poi gli carezzò il mento, costringendolo a voltarsi.

«Levi, guardami.» fu imperativo, ma allo stesso tempo delicato in quella richiesta.

«Dio, Jaeger! Cosa ti cambia?» domandò a quel punto, la voce leggermente incrinata.

«Cambia tutto. Voglio fare l'amore con te, e voglio farlo guardandoti negli occhi per tutto il tempo.» sussurrò, portandosi il dorso della mano, ancora stretta nella sua, alle labbra, baciandone le nocche. Lo vide annuire, così, sorridendo maliziosamente, si calò tra le sue cosce che si contorsero non appena la sua lingua sfiorò il glande lucido. Eren, prontamente, gliele tenne ferme con entrambe le mani e, con una lentezza esasperante, inglobò il suo membro completamente. Il respiro trattenuto, le dita dei piedi deliziosamente arricciate e quegli occhi argentei che, solo per compiacerlo, erano puntati nei suoi, furono la migliore ricompensa che il castano potesse ricevere. Le labbra scivolarono, percorsero ogni singola vena, ogni singola sporgenza e le mani di Levi si strinsero tra i capelli di Eren, artigliandoli come se quello fosse l'unico contatto con la realtà. E il castano dovette trattenersi con tutto se stesso perché, ne era sicuro, quello gli sarebbe bastato per venire: il sesso pulsante di Levi nella bocca e quel corpo perfetto a scuotersi sotto le sue attenzioni. Doveva darsi un contegno, eppure le viscere gli si contorcevano ad ogni gemito d'apprezzamento dell'altro, ad ogni spinta di quei fianchi che a malapena riusciva a mantenere.

«Dio... Eren.» sussurrò a denti stretti, i suoi occhi non abbandonarono nemmeno per un secondo i movimenti. Fu in quel momento che lo lasciò andare, pompandolo quasi oziosamente con la mano.

«Ti piace?» soffiò a pochi millimetri dalla sua intimità, sorridendo nel vederlo rabbrividire. Non rispose, semplicemente si limitò a fare pressione sul suo capo, chiedendogli silenziosamente di continuare. Eren lo inglobò, scendendo fino in fondo e sostando contro il suo pube per qualche secondo, risalendo subito dopo, esclusivamente per abbandonare nuovamente il suo lavoro.

«Ti ho fatto una domanda.» bisbigliò, ghignando divertito per l'espressione quasi dolorante del compagno, chiaramente frustrato da quella mancanza di contatto. Era egocentrico? Assolutamente sì. Ricevere complimenti per le sue prestazioni sessuali l'aveva sempre eccitato.

«Sì, sei fottutamente bravo. Va bene? E ora, se il tuo ego è abbastanza gonfio, smettila di parlare, logorroico del ca- Ah... Cazzo.» era stato fulmineo nel sollevargli le gambe, Levi nemmeno si era reso conto di come l'altro avesse maneggiato il suo corpo per poter arrivare arrivare a lambire con la lingua il piccolo anello di muscoli nascosto tra le sue gambe. Ed Eren ci mise tutto se stesso, lo vezzeggiò con perizia, lo manipolò dolcemente fino a farlo rilassare sotto quelle attenzioni, e infine lo penetrò. Mantenne ferme le cosce di Levi, questa volta con maggior forza, per evitare che quel picco di estasi potesse farlo sfuggire dalla sua presa. Non gli sarebbe scappato, non ora che poteva divorarlo come aveva sempre desiderato di fare. Ogni gemito, ogni guizzo di quei muscoli, ogni gocciolina di sudore che si formava sulla pelle nivea del corvino, Eren le accolse come fossero oro colato. E quando si separò da quello che non poteva che considerare l'Eden fatto persona, si spinse nuovamente tra le sue gambe, ancora una volte fronte contro fronte, occhi negli occhi.

«Come preferisci farlo? - gli domandò, sorridendogli nervosamente. - Insomma io non ho problemi in nessun caso, però ecco... desidero entrare dentro di te da così tanto tempo che... Ti giuro, dopo possiamo farlo come preferisci tu, ma ora, se non è un problema io-» le labbra del corvino si scontrarono furiosamente contro le sue, reclamando un bacio che urlava necessità.

«Ma lo vedi che non riesci proprio a startene zitto.» lo riprese, mordendogli il mento e prendendo a calargli i pantaloni, ancora abbassati per metà. E l'altro lo aiutò, scalciando via le scarpe, allontanandole con una distratta spinta del piede. Una falange si avvicinò alla sua apertura, ancora umida, prendendo a massaggiarla delicatamente. "Nessuna fretta." continuò a ripetersi mentalmente, pronto ad affrontare un'intera nottata a coccolare quel corpo nei modi più diversi; eppure quando la sentì contrarsi in uno spasmo involontario ogni proposito andò a farsi benedire. Lo penetrò delicatamente, inserendo un solo dito all'interno del suo corpo, stretto, ma allo stesso tempo bollente e incredibilmente accogliente. Rimase fermo, permettendo all'altro di abituarsi a quella nuova intrusione; nel frattempo fece scorrere il suo sguardo su di lui, a partire da quelle gambe aperte, pronte per accoglierlo, fino ad arrivare al suo torace che si alzava e abbassava ritmicamente. Stava per scopare nella palestra della scuola. Arrivò poi sul suo viso: le sue labbra schiuse, semicoperte da una mano, i capelli, per la prima volta da quando lo conosceva, arruffati in un vero disastro, e le sue iridi, completamente scure per l'eccitazione. No, stava per scoparsi Levi, nella palestra della scuola.

Fu il corvino a chiedere di più, andando con i fianchi incontro alla sua mano; ed Eren agì immediatamente, prendendo a muoversi con perizia, aggiungendo, quando lo sentì pronto, una seconda falange. Quando lo vide annuire debolmente, dandogli l'ennesimo consenso, allineò la sua erezione con quell'entrata maledettamente invitante, spingendosi poi tra le sue carni in un solo colpo di reni. Sentì Levi sussultare tra le sue braccia, così prese a baciargli ogni singolo punto del viso, a partire dalla fronte e scendendo subito dopo sul naso e sugli angoli della bocca, cercando con quel suo dolce contatto di rassicurarlo.

«Male? - domandò, sforzandosi di rimanere completamente immobile. - Posso fermarmi quando vuoi.» gli respirò contro l'orecchio. Le gambe di Levi si allacciarono attorno alla sua vita, facendo improvvisamente pressione con i talloni sul fondoschiena del castano.

«Chiudi il becco e scopami.» ringhiò in risposta esasperato, stringendo quella ciocche scompigliate tra le dita e ricevendo un morso sulla gola. Quello avrebbe lasciato il segno. E così Eren si issò sulle ginocchia, sollevando di poco il bacino dell'altro, uscendo lentamente dal suo corpo, per poi affondarvici nuovamente, con una poderosa scoccata. Così caldo, così stretto, così dannatamente perfetto per lui. Si sentiva, per la prima volta nella sua vita, completo, come se avesse trovato il tassello mancante, l'unico pezzo in grado di combaciare con lui. Un'altra spinta, e Levi si lasciò andare a sospiri lascivi, a movimenti frenetici che pregavano una maggiore velocità.

«A-ancora, ti prego... Eren, ti prego, va' più veloce.» ma quella supplica, benché maledettamente eccitante, non fu accolta. Il castano mantenne lo stesso ritmo, secco, preciso e maledettamente lento.

«Sai quante volte ho immaginato di essere tra le tue gambe e sentirti supplicare? - domandò, affondando ancora di più e riuscendo finalmente a trovare la sua prostata, annunciata dal respiro improvvisamente mozzato del corvino. - E scommetto che ti divertivi da morire, quando mettevi il tuo culo in bella mostra ed io ci sbavavo dietro.» biascicò, vedendo il suo viso contorcersi in un'espressione divertita e al contempo assolutamente eccitata. In un momento di distrazione, Levi ribaltò le loro posizioni, schiacciando Eren tra le camicie spiegazzate e sedendosi su di lui.

«Oh, sì. - gli sussurrò, accogliendolo nuovamente dentro di se. - Dire che mi divertivo è riduttivo.» sospirò, sorridendo nel vedere gli occhi dell'altro che faticavano a restare aperti ma, nonostante ciò, ben determinati a fissarlo per tutto il tempo. Prima di iniziare a muoversi, contrasse tutti i muscoli che avvolgevano Eren, facendolo sobbalzare con un lamento rauco; poi, posandogli le mani contro il petto, prese a compiere movimenti circolari, alternando spinte più veloci ad alcune più lente e profonde. Eren si sollevò sulla schiena, tenendo stretti i fianchi dell'altro per poter mantenere l'equilibrio, e lo baciò: disperato, come se ne andasse della sua vita. Seguiva i suoi movimenti perfettamente in sincrono, gli andava incontro ogni singola volta, quasi fossero un corpo solo. Quando lo sentì gemere contro le sue labbra, la mano di Eren si frappose tra i loro corpi, afferrando il sesso del compagno e pompandolo all'unisono del loro ritmo che, via via, diventava sempre più veloce.

«Mi piaci da morire, Levi. Nemmeno lo immagini.» biascicò, rincorrendo la piacevole sensazione che aveva preso a formarsi nel basso ventre. E il corvino inarcò la schiena, irrigidendo ogni singolo muscolo del corpo, a partire dalle gambe fino a giungere all'addome.

«E-ren, io sto-»

«Sì, vieni per me. Voglio sentirti.» lo supplicò, mordendogli la clavicola senza permettersi di spezzare quel ritmo. Dalle sue labbra si levò un gemito gutturale, mentre i suoi umori si riversavano tra i loro stomaci, marchiando entrambi e diventando la prova palese di ciò che stava avvenendo. Eren lo voltò nuovamente sulla schiena, bloccandolo contro il pavimento e spingendosi in lui con rinnovato vigore, raggiungendo finalmente il culmine. Si accasciò sul suo petto pallido, cercando di regolarizzare il respiro e i battiti del cuore, furiosi contro il petto. Le sue mani presero a giocare con i capelli del più basso, umidi per lo sforzo appena compiuto, ma nonostante ciò dannatamente profumati. Cominciò a ridere, completamente inebetito, scosso da quello che era stato l'orgasmo migliore della sua vita.

«Alzati, Jeager. Mi stai schiacciando.» lo apostrofò il corvino, spingendogli debolmente il petto, senza tuttavia riuscire a smuoverlo di un millimetro.

«Oh, adesso sono di nuovo Jaeger? - lo prese in giro, baciandolo a fior di labbra. - Eppure mentre ti scopavo mi parevi conoscere il mio nome alla perfezione: Eren, sì, ancora! Ti prego, Ere-» quello scimmiottare venne immediatamente interrotto da un colpo di Levi dritto nel suo stomaco, troppo debole per fargli realmente male, ma sufficiente per interromperlo, farlo scoppiare in una risata cristallina e spostarlo.

«Non prendermi per il culo.» lo fulminò con un'occhiataccia.

«Non eri di quest'idea fino a poco fa.» esclamò sollevando le sopracciglia, rapito dal modo in cui il corvino aveva preso a ripulire il disastro sul suo corpo.

«Sei un fottuto arrogante. Seriamente ti domandi il perché di tutti i miei rifiuti?» fece, schioccando la lingua assolutamente piccato, mentre pigramente cominciò a cercare a tentoni pantaloni. Eren lo guardò con occhi languidi, leggermente preoccupati, sporgendosi nella sua direzione.

«Però adesso non mi dirai più di no, giusto?» gli chiese, mordicchiandosi ansiosamente un labbro. Levi trattenne una risatina traditrice, guardandolo con sufficienza.

«Pensi che io ora sia il tuo fidanzatino, Jaeger? Che ti debba prendere per mano nei corridoi della scuola, imboccarti in mensa e uscire con te il venerdì sera?» domandò, scuotendo il capo alla vista della sua camicia completamente impolverata.

«Pensi che stare con me significhi questo?» l'espressione improvvisamente mogia e il capo calato.

«No. - disse, afferrando la felpa della tuta di Eren e infilandosela. - Sono sicuro che significhi molto altro.» ammise, afferrandogli il mento tra indice e pollice.

«Ma?» non provò nemmeno a nascondere l'incertezza dalla sua voce tremante.

«Ma adoro vederti sbavare sul mio culo.» sorrise il corvino, contagiando anche l'altro.

«Oh, ti assicuro che quello non potrebbe cambiare neppure se lo volessi.»

«Mh, allora potrei anche pensarc-» le labbra di Eren furono immediatamente sulle sue, gioiose, avide.

«Lo sapevo che la mia idea era geniale.» sussurrò contro la sua guancia, scendendo poi a baciarli l'incavo della gola.

«No, è da maniaci.»

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