Appuntamento con l'Amore
Storia liberamente ispirata al film "Appuntamento con l'Amore"
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«La mia vita è un totale fallimento. Chi avrebbe mai detto che mi sarei ritrovato a ventotto anni in una situazione del genere?» esclamò il ragazzo dai capelli corvini, sprofondando nel divano del suo soggiorno con un calice di vino rosso tra le mani, sbottonando i primi due bottoni della morbida camicia bianca che gli fasciava il corpo.
«Oh Levi tu sei troppo drammatico! - esclamò la sua coinquilina, uscendo dalla sua stanza e piazzandosi dinnanzi al grande specchio posto vicino la porta d'ingresso, armeggiando con un paio di orecchini pendenti. - Allora, come sto?» domandò dunque, facendo una piroetta su se stessa e facendo svolazzare l'ampia gonna del vestito verde smeraldo che indossava.
«Troppo drammatico, quattrocchi? - chiese sarcastico, portando due dita sul ponte del naso e scuotendo il capo. - Nell'ultimo anno la mia vita è stata un susseguirsi di fallimenti. Io ed Erwin ci siamo lasciati, non sono riuscito ad avere quella maledetta promozione a lavoro, mi hanno rubato la macchina e per comprarne una nuova sono rimasto praticamente al verde. Essere drammatico mi pare il minimo.»
Hanji prese un paio di stivali dalla scarpiera, sedendosi poi accanto al compagno, prendendo ad annodare i lacci. «Senti, secondo me tu hai bisogno semplicemente di un'avventura di una notte. - disse, ricevendo in risposta uno sguardo interrogativo e un'alzata di sopracciglia. - Dai hai capito di cosa sto parlando: una botta e via. Niente corteggiamento, niente cena a lume di candela... sesso e basta, insomma.»
Il Levi Ackerman di qualche anno prima molto probabilmente avrebbe dato di matto, mandando al diavolo la sua amica per aver avuto un'idea tanto sciocca.
«Certo Hanji, ora esco e al primo che mi capita a tiro propongo una scopata senza impegno. Diamine perché non c'ho pensato prima?» fece ironico, buttando giù una generosa sorsata del liquido rossastro.
«Mai sentito parlare del magico mondo di internet? Ne trovi uno carino, semmai con le tue stesse necessità ed è fatta.» consigliò, alzandosi e dirigendosi verso l'appendiabiti con il cellulare tra le mani.
«Mai sentito parlare dei maniaci?» domandò a quel punto il corvino, scimmiottando il suo tono e abbandonando il calice sul tavolino di vetro.
«Non credo tu sia così ingenuo da non renderti conto con quale tipo di persona hai a che fare. E poi sappiamo entrambi che sai benissimo come difenderti. - Si avvolse uno sciarpone scuro attorno al collo ed infilò un cappotto pesante. - Ora devo andare, Moblit mi aspetta giù. Mi raccomando, usa i preservativi.» esordì, afferrando il suo mazzo di chiavi e facendogli un occhiolino, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Il corvino rimase a fissare per qualche minuto il vuoto, ponderando le varie opzioni: rimanere a casa a crogiolarsi per l'ennesima sera nell'insoddisfazione o trovare un ragazzo, quantomeno decente, da portarsi a letto per una notte e dimenticarsi della sua esistenza il giorno dopo?
Tirò un paio di sospiri , prima di afferrare dalla borsa il pc e digitare sulla tastiera ciò che gli interessava.
«Devo essere completamente impazzito.» mormorò a se stesso, scorrendo la pagina del primo sito d'incontri che aveva trovato e rimanendo sorpreso dalla quantità di persone in cerca della sua medesima cosa. Continuò ad ispezionare i profili, finché la sua attenzione non venne catturata da un paio di occhi verdi ed un sorriso sgargiante. Un angolo della bocca del corvino si sollevò inaspettatamente.
«Non male.» sospirò, dando uno sguardo al suo profilo e scoprendo che il ragazzo in questione si chiamava Eren, aveva ventiquattro anni, ed era un Interior Designer.
Proprio mentre Levi stava facendo ammenda a tutto il suo coraggio, gli arrivò un messaggio, proprio da quel ragazzo con gli occhi tanto belli da parere smeraldi.
-Hey, ciao!-
Levi si ritrovò nuovamente a sorridere, mentre compose con un po' d'incertezza, la risposta.
-Ciao a te.-
Si sentì un vero e proprio idiota. Eren ci mise pochi istanti a rispondere.
-Senti, io non ne so niente di questa roba, è la prima volta che faccio una cosa del genere. Per quanto ne so potresti essere anche un serial killer.-
Levi rilesse quelle parole un paio di volte, per poi scoppiare in una fragorosa risata.
-Ti ricordo che sei stato tu a scrivermi.-
-Senti, posso chiamarti? Così, per stare tranquillo.-
Nemmeno il tempo di acconsentire a quella richiesta che gli arrivò una video chiamata . Levi esitò alcuni istanti prima di decidersi ad accettare. Era pronto a tutto, tranne che ritrovarsi due meravigliosi occhi verdi fissarlo dall'altra parte dello schermo con una nota di curiosità e un'espressione sollevata. Levi alzò una mano, facendo un cenno di saluto, continuando a fissarlo.
«Grazie a Dio.» fu la prima cosa che disse il castano, portando un mano all'altezza del petto e sospirando.
«Cosa?» domandò dunque Levi, guardandolo con cipiglio.
«Niente, ora sono sicuro che la foto che hai come immagine del profilo ritrae sul serio te e non... che ne so: qualche modello straniero e sconosciuto. Non prendertela, ma sono parecchio scrupoloso e come ti ho già detto è la prima volta che faccio una cosa del genere. Mi pareva veramente assurdo aver trovato un ragazzo così figo... capisci ciò che intendo?» Levi fece finta di non essere stato colpito in pieno da quell'ultimo commento, limitandosi ad annuire con un cenno della testa.
«Allora, dove vogliamo vederci? Io vivo a Shiganshina Street, tu di che zona sei?»
Levi, si diede uno scossone, ricordando a se stesso il motivo di quella chiamata. Si sistemò meglio sul divano, incrociando le gambe e poggiando la mano chiusa sotto il mento.
«Io sono di Trost.»
«Bene, posso chiamare un taxi e raggiungerti.» rispose, accennando un sorriso. A Levi passarono per la mente tutti i possibili scenari imbarazzanti che sarebbero potuti capitare se Hanji l'avesse trovato a casa loro.
«No senti, facciamo da te. Io non vivo da solo e poi ho la macchina, quindi posso raggiungerti tranquillamente.» dopo qualche attimo di silenzio, Eren sorrise.
«Perfetto, ti scrivo l'indirizzo.»
Levi posò il computer accanto a se sul divano, portandosi la testa tra le mani e scuotendola.
«Cristo, non posso credere che arriverò fino a Shiganshina per una sveltina.» bisbigliò a se stesso, mordendosi un labbro.
«Mi sa che non ti sei scollegato.» la voce divertita di Eren arrivò dritta alle sue orecchie, facendo accendere quel viso solitamente pallido.
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Quando Levi si svegliò in un letto sconosciuto per poco non gli venne un colpo. Il tempo di mettere a fuoco la stanza e i ricordi della sera precedente riaffiorarono nella sua mente, concretizzandosi nell'esatto momento in cui il suo sguardo si posò sul ragazzo svestito che dormiva al suo fianco. Sbuffò, maledicendo mentalmente Hanji per quell'idea assurda che gli aveva messo in testa, per poi imprecare contro se stesso per averle dato ascolto. Il risultato di quella serata? Il sesso più scadente della sua intera vita fatto con il ragazzo più carino che avesse mai visto. Cercò di cacciare via quei pensieri, convincendosi che tanto non l'avrebbe visto mai più e che un'esperienza del genere era stata quasi istruttiva. Cercando di fare meno rumore possibile, poggiò i piedi per terra, mettendosi alla ricerca dei suoi vestiti sparpagliati per la stanza. La sua etica normalmente gli avrebbe impedito di sgattaiolare via come un fottuto ladro, ma comunque non avrebbe avuto senso preoccuparsi di svegliarlo. Velocemente s'infilò boxer e pantaloni, bramando con tutto se stesso di arrivare a casa il prima possibile per farsi una doccia. In punta di piedi, con le scarpe ancora tra le mani, si avviò verso l'ingresso, afferrando il suo giaccone adagiato su una sedia. Sfortuna volle che inciampasse nel gradino appena prima della porta d'ingresso causando un tonfo, seguito da una sonora imprecazione. Il tempo di riprendersi che vide Eren appoggiato contro l'uscio della sua camera da letto, fermo a fissarlo.
«Tutto ok?» gli chiese, con un sorriso abbozzato. Levi prese qualche istante per ammirare il fisico davvero mozzafiato che aveva il castano. La pelle naturalmente scura, addominali ben definiti, ventre piatto... peccato che le sue prestanze fisiche erano limitate a quello. Era stato davvero un disastro.
«Si. - rispose semplicemente. - Devo andare a lavoro, ci vediamo.» lo liquidò, aprendo la porta.
«Beh, è stato un piacere fare sesso con te.» disse incerto, e Levi proprio non ce la fece a trattenersi.
«Oh, come vorrei poter dire lo stesso.» fece acido, chiudendosi la porta alle spalle e prendendo a scendere le scale due a due.
Quando arrivò al portone principale, fece per spingerlo, trovandolo del tutto bloccato. Fece più pressione sulla maniglia, appoggiandosi con una spalla, ma la porta non si smosse di un millimetro. Imprecò tra se e se, al solo pensiero di dover salire di nuovo per chiedere al ragazzino di aprire. Quando si voltò, vide Eren in cima alle scale che lo fissava con aria preoccupata.
«Ehi, potresti aprirmi, per favore?» chiese, tirando l'ennesimo sospiro.
«Ehm, io... non posso.» disse a quel punto il castano, scendendo qualche gradino con passo incerto.
«Come sarebbe a dire?» Levi cercò di trattenersi con tutto se stesso dal salire quei pochi gradini che li separavano per prenderlo a pugni.
«Non è come pensi! - si giustificò subito, quasi come se avesse intuito le sue intenzioni. - Ecco vedi, mi sono affacciato alla finestra e... pare che stanotte abbia nevicato parecchio.» fece, avvicinandosi ancora, questa volta con un po' più di decisione.
«Che cazzo stai dicendo?» sbottò dunque il corvino, sperando con tutto se stesso che quello che stava immaginando fosse falso.
«Sto dicendo che il portone è completamente bloccato dalla neve e che ora sta continuando a cadere. Non ci sono altre uscite e, se anche ci fossero, non potresti tornare casa. Le strade sono del tutto inagibili, c'è una vera e propria bufera.» rispose, buttando fuori l'aria e guardandolo mortificato.
«Cristo, qualcuno si diverte sul serio a prendermi per il culo.» biascicò a quel punto Levi, poggiandosi con tutto il corpo contro la parete e chiudendo gli occhi, in preda allo sconforto.
«Coraggio sali, non puoi stare qui.» gli disse semplicemente, voltandosi e dirigendosi nuovamente verso il suo appartamento.
«Quanto cazzo di tempo ci vorrà?» si lamentò il corvino, ben consapevole di quanto sciocca fosse quella domanda.
«Non ne ho la minima idea, non ho mai visto così tanta neve in vita mia. Una cosa è sicura: se continua così non potrà venire nessuno a spalarla. - si voltò verso il corvino, ancora fermo nei pressi del portone. - Ti muovi? Qui fuori mi sto congelando il culo.»
Levi alzò gli occhi al cielo, prendendo a salire i gradini per rientrare poi nell'abitazione, dove decisamente faceva più caldo.
Eren si diresse verso la cucina, lanciandogli prima uno sguardo imbarazzato e mortificato.
«Gradisci qualcosa da bere? Un caffè, forse?» gli domandò, chiaramente in imbarazzo. Levi si morse l'interno della guancia, maledicendosi: se almeno non gli avesse detto quelle parole prima di uscire di casa, l'aria non sarebbe stata così tesa.
«Un tè nero, se possibile.» fece, lasciandosi cadere su una sedia e abbandonando la giacca sullo schienale. Eren annuì, mettendo un pentolino sul fuoco e lanciandogli di tanto in tanto qualche occhiata. Levi prese il cellulare dalla tasca, componendo velocemente il numero di Hanji. La voce squillante della sua migliore amica arrivò dopo appena due squilli.
«Hey nanerottolo, sono bloccata a casa di Moblit. Con tutta questa neve mi sarà veramente difficile rientrare.» disse allegra. In lontananza si sentiva anche la voce del ragazzo che sghignazzava qualcosa sul come passare quelle ore.
«Sono bloccato anche io. - sbuffò Levi, alzandosi e dirigendosi verso il salotto. - Ed è tutta colpa tua, quattrocchi schifosa.» sussurrò queste ultime parole esasperato.
«In che senso?» chiese curiosa, chiaramente divertita da quella situazione.
«Nel senso che, fidandomi dei tuoi stupidi consigli sono bloccato, a casa di un perfetto sconosciuto, a Shiganshina.» disse stizzito.
«Aspetta, aspetta, aspetta... Tu hai davvero fatto quello che penso?» domandò, urlando sbalordita.
«Dio santo, è tutta colpa tua. Questa è una tragedia, te ne rendi conto?» la sua voce alterata. Come poteva divertirsi quando a lui sembrava di essere andato in anticipo all'inferno.
«Ma lo vedi che sei drammatico? Sei bloccato a casa di un ragazzo che, pur essendo uno sconosciuto, ti attrae, altrimenti non ci avresti fatto sesso. Che t'importa? Approfitta di queste ore e sfogati un po' che, detto tra noi, ne hai bisogno.» disse dunque, continuando a ridere e facendo imbestialire ancor di più il corvino.
«Quando questa dannata neve si sarà sciolta e ti avrò tra le mie mani, ti farò pentire di avermi messo in questa situazione del cazzo.» la minacciò, portando una mano sulla fronte.
«Si certo, ora devo andare. Mi raccomando, divertiti!» fece maliziosa, salutandolo.
«Come se fosse possibile.» sospirò, ma l'amica aveva già chiuso la chiamata. Quando si voltò, sobbalzò per lo spavento di essersi ritrovato Eren sull'uscio della porta della cucina, con due barattoli in mano. Aveva sentito tutta la conversazione? Non che fosse chissà quanto importante, ma di figure di merda ne aveva già fatte troppe con quel ragazzo. Anche se aveva sentito, Eren non lo diede a vedere.
«Miele o zucchero nel tè?» chiese, gesticolando con i due contenitori di vetro tra le mani.
«Amaro.» sbuffò semplicemente il corvino, dirigendosi nuovamente nella cucina. La tazza di tè fumante gli fu servita adagiata su un piattino e accompagnata da biscotti ai cereali. Il silenzio che calò in quella stanza, mentre l'uno beveva il caffè e l'altro il tè, fu assolutamente imbarazzante. Levi evitò lo sguardo del castano, cercando di concentrarsi sulla bevanda calda che solitamente gli dava sollievo nelle situazioni stressanti. Quella però non era una situazione stressante, quella era una situazione ridicola. Il destino non faceva altro che giocargli brutti tiri e quella era decisamente la ciliegina sulla torta che completava il suo anno colmo di sfighe. Il primo a prendere parola fu Eren che, prendendo posto di fronte a lui lo guardò intensamente.
«Senti, ho capito che la notte passata non è stata una delle migliori e ti assicuro che il sentimento è strettamente reciproco... ma non puoi continuare a tenermi il muso in questo modo.» sbottò, rivelando il lato sfacciato che aveva tenuto ben nascosto fin dalla sera precedente.
«Tenerti il muso? - chiese Levi, inarcando un sopracciglio. - Questa è la mia faccia, dovrai fartene una ragione.» disse, sorvolando sul fatto che quel moccioso gli avesse appena detto che fare sesso con lui non era stato di suo gradimento. Semplicemente si convinse del fatto che quelle parole fossero state dettate unicamente dal risentimento, così si limitò ad avvicinarsi al lavandino, afferrando entrambe le tazze.
«Che stai facendo?» domandò sorpreso il castano.
«Se sono costretto ad essere tuo ospite a tempo indeterminato, il minimo che posso fare è lavare le tazze.» disse, afferrando una spugnetta e del detersivo al limone.
«Beh, non c'era bisogno, avrei potuto...» ma venne interrotto nuovamente dal corvino.
«Senti io devo assolutamente farmi una doccia.- disse stanco.- per te è un problema?»
«No! No, assolutamente. Ti vado a prendere dei vestiti puliti.» rispose, avviandosi di corsa verso la camera da letto, lasciando che il suo ospite finisse di sciacquare le tazze. Ritornò in un batter d'occhio con una felpa verde tra le mani, un paio di pantaloni morbidi, un paio di boxer e degli asciugamani.
«Vieni, in bagno dovrei avere anche uno spazzolino nuovo.» disse gentilmente, conducendolo verso la stanza in questione. Levi lo ringraziò, con la promessa che gli avrebbe restituito al più presto i vestiti lavati e stirati.
Non appena il getto caldo colpì il suo corpo, il corvino si sentì praticamente rinascere. Normalmente non l'avrebbe fatto, ma si trattenne sotto la doccia qualche minuto in più, beandosi di quel calore confortevole e di quella sensazione paradisiaca di pulito. Quando uscì, prese un asciugamano, passandolo energicamente sui capelli scuri per eliminare l'acqua in eccesso, per poi passare a tamponare il resto del corpo. Si mise alla ricerca di un asciugacapelli ma con scarso successo, così, infilati i boxer si affacciò vedendo Eren seduto sul divano preso a fare zapping.
«Ehi, hai un phon per caso?» gli domandò, richiamando la sua attenzione.
«Si certo-» le parole gli morirono in gola quando gli occhi smeraldini si posarono sul corpo di Levi, percorrendolo più volte con lo sguardo e le labbra schiuse. Levi ghignò divertito, inarcando un sopracciglio.
«E ti spiacerebbe prestarmelo?» fece allora, passando una mano tra i capelli umidi per esplicitare il concetto. Eren arrossì, distogliendo lo sguardo e alzandosi.
«Si scusami, ieri l'ho lasciato in camera mia.» borbottò imbarazzato, andandolo a recuperare ed evitando d'incontrare nuovamente gli occhi del più basso.
Quando Levi fu finalmente vestito e asciugato si diresse nella direzione del padrone di casa che lo guardava con un sorrisetto sinceramente divertito.
«Che hai da sghignazzare?» gli domandò dunque, andandogli incontro con le mani nelle tasche.
«Niente, ti ho dato la felpa che usavo ai tempi del liceo, ma ti va comunque larga.» esclamò, con uno strano luccichio nelle iridi. Levi lo fulminò con lo sguardo, non sopportava le battutine sulla sua altezza.
«Non voleva assolutamente essere un'offesa! Nel senso, sei bello... cioè ti sta bene! Ecco, sei carino.» si giustificò, imbarazzandosi per la scelta delle parole usate.
«Mmh, carino eh?» lo prese in giro Levi, sedendosi al suo fianco e incrociando le gambe sul divano.
«Allora vuoi fare qualcosa?- sputò fuori Eren, cercando di cambiare discorso ma arrossendo ulteriormente. - Cioè non qualcosa in quel senso! Qualcosa tipo... non lo so, vuoi guardare un film?»
Levi sorrise divertito, per poi scrollare le spalle. «Quello che vuoi.»
Gli occhi di Eren scintillarono per l'emozione. «Sai giocare a ping pong?» gli chiese, indicando il tavolo in fondo alla stanza.
«Sono anni che non lo faccio.» rispose, fissandolo negli occhi. Era piacevole ammirare le sue iridi, sembrava che all'interno di esse scorresse un intero universo e quelle pagliuzze dorate vicino la pupilla le rendevano ancora più spettacolari.
«Allora è il momento buono per ricominciare.» affermò, afferrandolo per la felpa e trascinandolo verso il tavolo da gioco. Contro ogni aspettativa del castano, Levi si rivelò un abile giocatore e l'avversario ideale. Il suo servizio era micidiale e le prime tre volte non era riuscito a ricevere a dovere. Una volta abituato al ritmo e ai movimenti dell'avversario però, fu facile recuperare, arrivando ad una situazione di assoluta parità.
«E giochi così quando sei fuori allenamento?- domandò sorridente, continuando a rimanere concentrato sui rimbalzi della pallina. Levi ricambiò il sorriso, non distogliendo l'attenzione dal gioco. - Non oso immaginare come giocavi un tempo!» aggiunse, riuscendo poi a fare un punto ed esultando silenziosamente.
«Quando avevo sedici anni ci giocavo praticamente tutti i giorni, soprattutto in estate.» disse, ricevendo prontamente la nuova battuta di Eren.
«Poi cos'è successo? Perché hai smesso?» chiese l'altro curioso.
«Sono cresciuto e altre cose hanno avuto la priorità.» fece semplicemente, come se fosse la risposta più naturale del mondo.
«E con questo cosa vorresti dire? Che un adulto non può avere un hobby?» gli pose quella domanda con un sorrisetto divertito, distogliendo per un attimo l'attenzione e perdendo l'ennesimo punto.
«Non ho detto questo, semplicemente ho dovuto fare delle scelte. Prima l'università, poi il lavoro... hanno sottratto quasi tutto il mio tempo libero.»
Eren tenne la pallina stratta tra le dita, rigirandosela nervosamente.
«In cosa ti sei laureato?» chiese a quel punto, guardandolo di sottecchi.
«In economia aziendale, ho seguito la strada di mio padre.»
«E sei felice?» gli chiese a bruciapelo, lasciandolo di sasso. Quella era una domanda inaspettata e tremendamente difficile.
«Cosa?»
«Anche mio padre avrebbe voluto che io seguissi le sue orme. Voleva che diventassi un medico di fama mondiale come lui. All'inizio non volevo contrariarlo, poi un giorno, di punto in bianco sono andato da lui, dicendogli che non me ne fotteva un cazzo di diventare dottore, che il mio sogno era quello di fare il designer. Ah e poi gli ho anche detto di essere gay. Tanto valeva dargli tutte le notizie assieme.» disse, scoppiando a ridere.
«E lui come l'ha presa?» lui non aveva mai avuto problemi del genere, suo padre non si era mai particolarmente interessato alla sua vita privata, lasciandogli i suoi spazi.
«Dire che l'ha presa male è riduttivo, Grisha Jaeger non poteva accettare di avere un figlio artista e finocchio. Mi ha sbattuto fuori casa. Ho vissuto per un periodo con il mio migliore amico, mi sono trovato un lavoro per pagarmi l'affitto e gli studi. Non è stato facile, ma devo dire che essere riuscito a realizzarmi con le mie sole forze è stato inebriante.»
«E tua madre? Nemmeno con lei hai parlato più?» nemmeno Levi sapeva da dove veniva tutta quella curiosità. Semplicemente gli piaceva ascoltare la voce di Eren e bramava sapere quanto più possibile di lui.
«Mia madre è morta quando io avevo nove anni.» sospirò, lanciando poi uno sguardo alla sua destra. Levi lo seguì, notando che questo era rivolto ad una fotografia appesa al muro. Una donna dai lunghi capelli color mogano che stringeva tra le braccia una bambino con un sorriso raggiante e due enormi occhioni. Levi si avvicinò alla foto per osservarla meglio.
«Era bellissima. Le somigli tantissimo.» disse, cercando di essere il più delicato possibile. Eren lo affiancò annuendo piano, posando poi il suo sguardo sul più basso.
«Questo forse è il primo complimento che mi fai da quando sei entrato da quella porta ieri sera.» scherzò, cogliendo però Levi di sorpresa.
«Mi dispiace.» sussurrò, aggrottando la fronte.
«E perché mai? Guarda che non mi offendo solo perché non piaccio ad una persona.» rispose, la voce era chiara, tranquilla e il suo sorriso gentile.
«Frena, non ho mai detto che non mi piaci.- si giustificò Levi, ormai giocava a carte scoperte, quindi tanto valeva dirgli la verità. - Credo che tu sia bellissimo... Cristo sarei un folle o un cieco per dire il contrario. Diciamo solo che, probabilmente, non siamo compatibili sotto il punto di vista... fisico?» disse, provando con tutto se stesso ad addolcire quell'amara verità.
«Beh, effettivamente è stato il sesso più scadente di tutta la mia vita.- concordò invece il ragazzo, mettendosi a ridere e avviandosi nuovamente verso il divano.- Allora guardiamo un film?»
Levi lo raggiunse indispettito e oltremodo offeso.
«Aspetta! Ripeti un po' quello che hai detto!» fece, stringendo le labbra in una linea dura.
«Perché fai quella faccia? Siamo d'accordo, non siamo adatti a fare sesso assieme.» disse, come se stesse ribadendo la cosa più ovvia del mondo.
«E cosa avrei fatto di così sbagliato, sentiamo?» gli chiese, assottigliando gli occhi e pretendendo subito una risposta.
«O andiamo, non mi sembra il caso di-»
«Parla.» ordinò e il suo tono non ammetteva repliche. Eren sospirò, grattandosi la testa.
«Beh, innanzitutto... mi spieghi quella stronzata della luce spenta? Non so te, ma a me piace guardare quello che sto facendo.» era vero, Levi aveva insistito per mantenere la luce della camera da letto spenta. Non faceva sesso da un anno e quella situazione lo faceva sentire così tanto in imbarazzo che voleva evitare di guardare negli occhi quell'amante occasionale.
«Tu invece baci da schifo. Troppa saliva e movimenti troppo veloci. Per non parlare del fatto che hai fatto scontrare i nostri denti per più di una volta.» si difese, incrociando le braccia.
«Vuoi seriamente parlare di denti? L'avevi mai succhiato a qualcuno prima di ieri sera?» rispose prontamente, scuotendo la testa.
«Almeno a differenza tua so dove cazzo sta una prostata e non ci metto venti minuti per trovarla, manco stessi facendo una caccia al tesoro.» Eren rimase senza parole, con le labbra schiuse per lo sgomento. Levi sospirò, lasciandosi cadere sul divano come se avesse appena corso una maratona. Tutto si aspettava, tranne di trovarsi a pochi millimetri di distanza dalle labbra di Eren che, tenendo gli occhi puntati nei suoi , lo spingeva delicatamente contro i cuscini.
«Che stai facendo?» gli chiese allora, non riuscendo a muoversi di un millimetro dalla sua posizione.
«Riproviamoci.» asserì serio, passando un pollice sul viso pallido del corvino, provocandogli una scarica fin al basso ventre.
«Cosa?»fece incerto.
«Quando la neve si sarà sciolta, l'uno sparirà dalla vita dell'altro. Intanto sfruttiamo il tempo a nostra disposizione per... fare pratica.»
«Vuoi fare seriamente sesso con me dopo che ti ho detto tutte quelle cose?» fece dubbioso.
«Effettivamente sei stato uno stronzo, ma nemmeno io ci sono andato leggero, quindi...» prima che Eren riuscisse a finire di parlare, Levi azzerò la distanza tra di loro, fondendo le loro labbra in un bacio casto. Le pupille di Eren si dilatarono quasi immediatamente, rendendo gli occhi lucidi e dannatamente seducenti. Levi gli leccò dolcemente il labbro inferiore, come a chiedergli il permesso di poter accedervi. Queste subito si schiusero in risposta, muovendosi lentamente contro quelle del corvino. Levi sorrise soddisfatto nel vedere come Eren avesse messo subito in pratica i suoi consigli, così gli avvolse le braccia attorno al collo, approfondendo quel contatto così dolce. Spinse i fianchi verso l'alto in un movimento lento e calcolato, strappando un gemito al castano che in risposta prese a succhiargli le labbra con vigore. Entrambi si liberarono della felpa, rimanendo a petto nudo e facendo sfiorare le loro pelli, continuando ad ondeggiare l'uno contro l'altro e facendo sfregare i loro sessi ancora coperti dalla protezione dei pantaloni. Levi invertì le loro posizioni, salendo sul grembo del compagno e inchiodandolo contro la spalliera del divano, continuando a baciarlo lascivamente. Le mani di Eren sfiorarono delicatamente le spalle del ragazzo che, a cavalcioni su di lui, gli stava facendo vedere le stelle con semplici movimenti.
«Primo errore, ragazzino.» lo fermò Levi, allontanandosi da quelle labbra carnose e tanto bisognose.
«Sarebbe?» esclamò Eren, infastidito dal contatto interrotto.
«Non sono una bambolina di porcellana, ti assicuro che se sarai meno delicato non mi romperò.» gli sussurrò, a pochi millimetri dal suo orecchio, mordicchiandone il lobo. Eren sorrise malizioso, affondando le unghie nella carne della schiena e graffiando la pelle fino ad arrivare ai glutei del compagno, che strinse a mani piene, spingendolo contro il suo bacino.
«Si, una cosa del genere.» mormorò, soddisfatto da quella presa di posizione. Le mani di Eren si spostarono poi verso i lacci che stringevano il pantalone che aveva prestato al ragazzo, prendendo impazientemente a sciogliere il nodo, per liberarsi di quell'ormai inutile barriera. Lo fece alzare per aiutarsi nel compito di far scivolare via l'indumento, prendendo a baciare il ventre piatto del compagno. Lo ammirò, guardandolo dal basso e facendo scorrere le mani lungo il suo intero corpo, venerandolo famelico.
«Dio... sei dannatamente arrapante.» bisbigliò contro la sua pelle, carezzandone ogni centimetro con i polpastrelli. Le mani di Levi si persero nell'accarezzare quei capelli ribelli, passando le dita tra le morbide ciocche castane. Eren si alzò, superandolo nuovamente in altezza e trascinandolo tra un bacio e l'altro verso la camera dove il letto, ancora sfatto per la notte passata, era pronto ad accoglierli. La mano di Levi istintivamente si posò sull'interruttore della luce sul quale, questa volta esitò, vedendo il sopracciglio di Eren inarcarsi. Alzando gli occhi al cielo, Levi sorrise, scacciando dalla sua mente quello stupido complesso e lasciando la stanza illuminata. Eren sorrise soddisfatto, spogliandosi dei pantaloni e spingendolo contro il materasso, sovrastandolo nuovamente. Catturò le labbra, leggermente arrossate, in un nuovo bacio, questa volta più urgente e irruento. Levi si sollevò sui gomiti, prendendo a sfilare i boxer del compagno, con un solo obiettivo fissato in mente. Si abbassò all'altezza dell'erezione dell'amante, leccandosi le labbra, senza smettere di guardarlo fisso negli occhi. Leccò la punta, già umida di umori, sottraendo un gemito d'approvazione al castano.
«Stai attento ai den- Ah... Cristo santo» la bocca di Levi inglobò interamente l'erezione, questa volta stando ben attento a non sfiorarla minimamente con i denti. Le mani di Eren accarezzarono i capelli corvini, senza però forzarlo e senza gestire il ritmo: gli diede completa autonomia. Ogni carezza, donata con quella lingua umida, portava Eren sull'orlo della follia e più il ritmo aumentava, più il castano ansimava, inarcando dolcemente la schiena quando veniva accolto più in profondità. Assolutamente niente a che vedere con la sera prima. E mentre con la bocca continuava a donargli le gioie del paradiso, con un paio di dita prese a prepararsi da solo, penetrando frettolosamente la sua entrata. La sola vista di una scena così erotica e peccaminosa, costrinse Eren ad interrompere il magistrale lavoro che stava compiendo il compagno per non rischiare di venire precocemente. Un sorriso malizioso prese forma sul volto di Levi che, sollevandosi nuovamente all'altezza di Eren, lo coinvolse con trasporto in un nuovo bacio, fatto di morsi e gemiti.
«Levi. - ansimò, prendendo il suo volto tra le mani. - Dio, desidero così tanto entrare dentro di te.» gli sussurrò. Le mani tremanti gli carezzarono le guance arrossate, scendendo dolcemente lungo tutto il suo corpo e arrivando fino ai suoi fianchi stretti. Senza pensarci, lasciandosi guidare unicamente dall'istinto, lo fece voltare, costringendolo a caproni sul materasso e facendo aderire i loro corpi. Con un gesto veloce infilò il preservativo, lasciando cadere la bustina argentata sul pavimento. A Levi si bloccò il respiro in gola quando, lentamente, Eren lo penetrò fino in fondo. A differenza della notte precedente, quando i suoi movimenti erano stati veloci e imprecisi, questa volta si prese tutto il tempo. Il corvino con un lamento provò ad andare con il bacino incontro a quelle spinte troppo flemmatiche.
«E-Eren... che- Ah.» un scoccata più bisognosa gli fece morire le parole in bocca. Continuando a penetrarlo gli afferrò entrambe le mani, bloccandogliele sulla testa e facendolo poggiare con il torace contro il materasso; il viso arrossato premuto sul cuscino e i gemiti incontrollati a infrangersi contro la morbida stoffa. Eren notò che, con quella diversa angolazione, stimolava maggiormente il ragazzo che ormai si contorceva in risposta ad ogni singola spinta. Si rese conto di aver colpito la ghiandola del piacere del corvino quando, ad una spinta più profonda, questi si lasciò sfuggire un grido strozzato. Ansante voltò il capo, lanciando un sguardo liquido di piacere al castano, facendo perdergli del tutto la ragione. Gli occhi bagnati, assieme al respiro scomposto, parvero un vero e proprio invito:
Fa di me ciò che vuoi.
Pian piano le sue spinte si velocizzarono e, ormai consapevole di come dare piacere al più basso, prese a martellare la prostata ritmicamente.
«Cazzo... Eren, sì.» mugugnò, mordendosi un labbro.
«Ti piace?» gli chiese, ancora un affondo, le mani a tirargli i capelli e un cenno del capo di assenso.
«Dimmelo.» lo incitò, scendendo tra le sue gambe e prendendo a stimolare l'erezione che fino a quel momento era stata trascurata.
«Sei una merda, Jaeger» esclamò imbarazzato. Eren fermò il movimento dei suoi fianchi, avvicinandosi al suo orecchio.
«Ho bisogno di sentirtelo dire, ti prego.» supplicò, spingendolo in avanti con l'ennesima scoccata.
«Mi piace... Ah, mi piace da impazzire. - mormorò, affondando i denti nel labbro inferiore. Contento ah- adesso?» ed il castano, soddisfatto da quella risposta riprese a muovere freneticamente i fianchi, accompagnando quei movimenti con la mano, pompando l'erezione del più basso. Levi sentì chiaramente la sensazione dell'orgasmo partire dal basso ventre, annebbiandogli la vista e bloccargli il respiro. L'ondata di piacere arrivò per entrambi quasi contemporaneamente, accolto da gemiti rochi e concluso con un dolce bacio. Ancora ansante Eren si accasciò di fianco al più basso, cercando di regolare il respiro e di reprimere un sorriso soddisfatto.
«Wow...» buttò fuori, tenendo gli occhi puntati sul soffitto.
«È stato...» iniziò Levi.
«...fantastico.» concluse Eren, immergendosi poi nelle sue iridi.
«Si, forse dovremmo...»
«Rifarlo? - chiese, cingendogli i fianchi, e baciandogli l'angolo delle labbra. - Stai tu sopra questa volta.» continuò, facendo ridere Levi di gusto.
~
Le ore trascorsero in quel modo, tra amplessi spettacolari e partite a ping pong cariche di spirito di competizione. Proprio quando finirono di fare l'amore sul tavolino verde da gioco, con Eren piegato completamente al volere del corvino, la porta suonò. Alzando gli occhi al cielo il castano sbuffò, spazientito da quella interruzione, poi, infilandosi un paio di pantaloni si diresse verso l'ingresso.
Quando l'aprì, come un vero e proprio uragano entrò in casa la sua vicina.
«Eren, volevo solo avvisarti che finalmente la neve si è sciolta e possiamo uscire da questa prigione.» disse la ragazza dai capelli bruni facendosi largo nel salone e notando in quel momento l'intruso. Il corvino, con solo i pantaloni indosso e appoggiato al tavolino in fondo alla stanza, alzò una mano a mo' di saluto.
«Già, potevi anche chiamarmi, Sasha.» sbuffò Eren. la ragazza però rimase per qualche secondo senza parole, guardando con la bocca spalancata quell'ospite inaspettato.
«Io... non pensavo fossi... - si prese un attimo per ponderare le parole, alternando lo sguardo tra i due. - Impegnato.» concluse, sorridendogli e ammiccando.
«Sì, come vedi sono impegnato, quindi...»
«Ho capito, levo il disturbo.» fece, aprendo la porta e mimando il gesto del telefono con una mano, bisbigliandogli un "dopo chiamami".
Eren indicò la porta con un sorrisetto imbarazzato.
«Lei è il motivo per cui mi sono iscritto ad un sito d'incontri.»
«Avrei qualcuno da presentarle, potrebbero andare molto d'accordo.» rispose Levi, alzando gli occhi al cielo.
«Quindi, ora puoi tornare a casa tua...» bisbigliò il castano, avvicinandosi con passo incerto.
«A quanto pare.» convenne con lui, andandogli incontro con le braccia incrociate.
«La neve si è sciolta.» continuò, ormai ad un palmo dal suo viso.
«E io sparirò con lei.» i suoi occhi argentei erano puntati in quelli grandi e profondi di Eren.
«E noi non ci vedremo mai più.» concluse il più alto, poggiando la fronte contro quella del compagno e stringendogli una mano.
«Mai più.»
E in un attimo le loro labbra si scontrarono, muovendosi alla ricerca di un contatto disperato. E mentre le dita di Levi tiravano le ciocche castane, cercando più contatto possibile, le mani di Eren avvolgevano quel viso pallido, carezzandone la pelle.
Resta. Era tutto quello che avrebbe voluto dire, ma era ben consapevole del fatto di non poter pretende una cosa del genere. Non poteva certamente dirgli di aver provato più emozioni nelle ultime ore passate assieme, che in tutta la vita. Proprio come se gli avesse letto nel pensiero però, Levi sollevò gli occhi al cielo.
«Beh, dopotutto domani è domenica e non lavoro.» dichiarò, sbuffando divertito e ancorandogli il collo con le braccia.
«Stai dicendo...» sussurrò sorpreso e un sorriso cominciò a prendere forma sul suo viso.
«Sto dicendo che in fondo non ho tutta questa fretta.»
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