7. Il ricordo della luna
Soundtrack — The Archer,
Taylor Swift
🏙️
Ho corso per un tempo che mi è parso infinito. Neanche mi sono accorta che, quasi come un riflesso spontaneo, le mie gambe mi hanno condotta fuori dal Moonlight. E ora le sue luci colorate al neon mi abbagliano e le lacrime continuano a scendere.
Ne blocco la corsa repentina asciugandole con il dorso della mano. Non so perché non riesco ancora a smettere di piangere, non sono più una bambina. Eppure è un gesto involontario, almeno quanto respirare.
Avrei dovuto capire che Nick non si sarebbe mai esposto in quel modo, che non avrebbe fatto correre alla Summit il rischio di venir derisa da tutti, criticata perché – per anni – ha continuato a proteggere un criminale. E sono stata una sciocca a pensare che Nick fosse diverso, che avrebbe scelto di proteggere la verità a qualunque costo.
Perché sarebbe accaduto questo se avessi continuato con il mio articolo: avrei scritto di una verità taciuta per troppo tempo, raccontato a tutti delle macchinazioni di Steve Roberts, denunciando i suoi traffici illegali e lui avrebbe dovuto fare i conti con la giustizia, com'è giusto. E questo sarebbe stato lo scopo del mio giornalismo.
Ma, invece, non accadrà nulla di tutto questo: Nick mi ha proibito di scrivere questo articolo, New York continuerà a vivere all'oscuro di un inganno ben orchestrato e Steve Roberts se la caverà. Probabilmente perderà il suo lavoro, ma se la caverà.
Perché è così che funziona nell'Upper East Side: tutti vivono di segreti e bugie, solo per preservare la propria immagine e la propria posizione. Tutti proteggono solo se stessi.
Fisso ancora l'insegna del locale, incerta sulle mie scelte di vita, finchè alla fine non mi decido ad entrare. Spero che Caleb non sia di turno, perché non ho proprio voglia di farmi vedere così. Con il viso rigato di lacrime e l'aria sconfitta.
Ma la sorte non mi ha ascoltata e si è abbattuta ignara ed egoista su di me.
Il mio amico è dietro il bancone, intento ad asciugare i bicchieri e parlare con gli altri colleghi. Il locale è quasi del tutto vuoto. Lui si accorge di me immediatamente e con altrettanta celerità mi fa cenno di avvicinarmi. Abbasso istintivamente la testa per impedirgli di guardarmi dritta negli occhi e scorgere il mio stato d'animo.
Ma non mi riesce così bene nascondermi da lui.
«Cos'è successo, Lily?»
«Nulla».
«Ma stai piangendo» Caleb supera il bancone e si viene a sedere accanto a me sugli sgabelli rossi. Sento che mi sta osservando con i suoi occhi verdi, in attesa di una risposta che non posso negargli ancora a lungo.
«Solo una giornataccia a lavoro» non saprei come spiegarglielo in altre parole.
Per un attimo resta in silenzio. «Andiamo».
«Cosa? Dove?»
«Dai, non farti pregare, piccola Lily».
Il mio sguardo si posa su di lui. Non sta scherzando: fa un passo indietro per recuperare la giacca di pelle.
«E il tuo lavoro?» mi sembra così assurdo quello che sta facendo che non riesco a trattenere una risata.
«Cole può coprirmi, non c'è quasi nessuno» spiega lui, facendo cenno al suo collega.
Non ho neanche il tempo di pensarci che Caleb mi afferra entrambe le mani, tirando leggermente e costringendomi ad alzarmi. Ed è un secondo che sono di nuovo fuori al freddo. Penso che prima o poi mi ammalerò a causa di questi sbalzi di temperatura, ma per adesso non mi importa.
Caleb mi tiene la mano ed io mi lascio condurre.
Sento il cuore più leggero mentre camminiamo per le luminose vie di New York, soprattutto quando ci addentriamo a Central Park.
«Va meglio?» mi chiede dopo infiniti minuti di silenzio. Abbiamo trovato una panchina vuota, ed è qui che restiamo, ancora in silenzio ad ascoltare il richiamo della natura.
Se c'è una cosa che mi piace davvero di Caleb, è che non fa domande. Lui agisce e basta e la maggior parte delle volte riesce sempre a farmi tornare il sorriso.
Anni fa riservava questo trattamento soltanto a mio fratello: è stato Caleb a prendersi cura di lui, a farlo divagare, ogni volta che Alex rompeva con Irina. Non gli faceva domande, non cercava mai una spiegazione e non provava a farlo parlare. Semplicemente rimaneva con lui e, quando Alex si sentiva pronto, gli restava accanto ad ascoltarlo.
Per questo so che, adesso, Caleb non mi chiederà mai cosa sia successo davvero, a meno che non sia io a volerlo. Ma, comunque, è riuscito a tranquillizzarmi, solo con la sua presenza.
«Si».
Restiamo ancora un po' così, in silenzio e a guardare l'acqua incresparsi sotto la luce di una luna nascente. Mi dimentico del tutto delle ore precedenti, di Steve Roberts, del mio articolo ormai irrealizzabile, di Nick.
Ma, come una violenta risacca, è un altro pensiero a tornarmi a galla. Dopo la festa io e Caleb non abbiamo affatto parlato di quello che è successo. Magari non c'è nulla da dire, ma sento che mi sentirei più tranquilla se risolvessi anche questo problema.
Vorrei sapere se anche lui ha provato quello che ho sentito io: un imbarazzo tra noi che non c'è mai stato ma che, nonostante tutto, mi ha fatto ricordare quanto ci tenga a lui.
«Caleb...» la mia voce è sussurro, sia perché non voglio rovinare questo quadretto idilliaco sia perché ho paura di quello che vorrei realmente chiedergli.
«No, ti prego» supplica lui. «Lascia che sia io a parlare prima».
Ha lo sguardo rivolto verso la luna, verso la luce riflessa sullo specchio d'acqua, ma non appena pronuncia queste parole i suoi occhi incontrano i miei ed io ci vedo all'interno la stessa luminosità di questa luna che, tacita e indomabile, domina su di noi, rendendo più semplici le nostre confessioni perché le cela sotto al suo candido manto.
«Io... c'è una cosa che vorrei dirti, da tanto tempo ormai. Troppo».
Il suo tono mi preoccupa, quindi mi faccio più vicina. Vorrei fargli sapere che può raccontarmi ogni cosa, che siamo amici, ma lui mi precede anche questa volta.
«Non ricordo quando l'ho capito, forse è sempre stato così fin dall'inizio ma io non me ne sono mai accorto, non sono mai stato in grado di accettarlo» Caleb fa una pausa, vedo le sue spalle alzarsi e abbassarsi rapidamente, come se si portasse un enorme peso addosso.
Cerco di incalzarlo, perché mi sta facendo perdere la testa. E, finalmente, torna a parlare.
«Ricordi quella canzone, quella che ho scritto per Lexi Brown?»
Lo guardo sorpresa, incapace quasi di credere che il suo discorso abbia riportato a galla questo ricordo.
«Certo» dico. Penso che non potrei mai scordarlo.
Alex era appena partito per il college ed io e Caleb avevamo cominciato a trascorrere la maggior parte del tempo insieme. Quel pomeriggio mi aveva detto di avere la febbre e che avremmo dovuto rimandare la nostra serata cinema, ma io sapevo che mentiva e volevo scoprire perché mi avesse dato buca.
Quindi mi presentai comunque a casa sua, con un vecchio DVD in bianco e nero e la busta per fare i popcorn.
Credevo che, entrata in camera sua, lo avrei trovato in qualche situazione sconveniente, ma lui era semplicemente sdraiato sul letto, con la chitarra tra le mani e un quadernino sul comodino. Mi sono sentita una stupida per aver dubitato di lui e per aver pensato che, in qualche modo, potesse tradirmi e uscire con qualcun'altra.
Lui invece era lì, a comporre una canzone. Provai in tutti i modi a farmela suonare, ma continuava a ripetermi che non era ancora pronta. Capii dal suo sguardo che si trattava di una canzone d'amore.
E, improvvisamente, provai un'intensa gelosia annidarmi il petto. Non perché volessi che mi scrivesse una canzone, ma perché sognavo anch'io di poter ricevere, un giorno, gesti tanto romantici.
Continuavo a chiedergli il nome della ragazza a cui era dedicata, ma lui si dimostrava ostinato e si chiudeva in un mutismo che, però, mi incendiava ancora di più. Alla fine, riuscii a strappargli il nome dalle labbra. Lexi Brown.
Era una ragazza del mio stesso anno, frequentavamo insieme diversi corsi, ma non siamo mai state amiche. All'improvviso, mi resi conto che non avrei mai voluto conoscere il nome della ragazza di cui era innamorato Caleb. Non sapevo neanch'io perché, ma avevo paura che lei potesse portarmelo via, che Caleb scegliesse lei e preferisse stare insieme a lei.
Avevo paura di restare sola, di nuovo.
Lui mi guardava da sotto le ciglia scure, scrutandomi e cercando in me qualcosa che non sono mai riuscita a capire. Ma mi guardava in un modo così strano, così diverso eppure piacevole... lo costrinsi a cantare la canzone solo perché potesse distogliere i suoi occhi da me ed io potessi finalmente tornare a respirare.
Caleb cominciò a suonare, era una melodia stupenda, ai limiti di un sogno meraviglioso. L'aveva scritta con il cuore in mano e la stava cantando con un amore così vero e sincero che quella forte ondata di gelosia mi investii di nuovo. Ero sicura che Lexi Brown non si meritasse un ragazzo come Caleb.
Lui era troppo per chiunque.
«Non so perché ti ho detto che era dedicata a Lexi» la sua voce mi riporta alla realtà. «Forse avevo paura di cosa avrebbe potuto dire Alex, forse avevo paura di ammettere a me stesso qualcosa che avevo capito già da tempo. Forse, semplicemente, ero terrorizzato dalla tua reazione».
Adesso che i suoi smeraldi sono puntati su di me, riconosco lo stesso sguardo di quel pomeriggio. Non riesco ancora a comprenderlo, ma è così bello, come se per un momento non esistesse nulla nel tempo e nello spazio al di fuori di noi due.
«Era per te, piccola Lily. La canzone è sempre stata per te».
Mi ritornano in mente le parole che ha cantato in quel pomeriggio di settembre, così piene di speranza, bagnate di un amore profondo e sincero. Quel giorno era la luce infuocata del sole ad illuminargli il viso, ma questa notte è sotto la luna che lui mi sta guardando. La luna, tacita consigliera degli amanti. E Caleb è tornato a sussurrare quelle parole.
Rimango immobile, sento il vento che mi accarezza il viso, ma non riesco a muovermi. Il cuore mi rimbomba nelle orecchie e ho paura che lui possa sentirlo. Vorrei che parlasse ancora, che mi dicesse qualunque cosa. Ma anche Caleb resta in silenzio, ed io ho paura di averlo ferito.
Lui mi ha rivelato una verità della sua anima ed io sto zitta, incapace di mettere insieme due parole. Ma forse non c'è bisogno di questo.
Caleb mi guarda ancora, ma nel frattempo si avvicina, così tanto che riesco a sentire il suo profumo. Così tanto che riesco a vedere ogni sfumatura dei suoi incredibili occhi. Lo sento ad un solo passo da me e dal mio cuore ed è a lui che mira la sua anima. Vuole sfiorarlo ed io glielo lascio fare, perché il suo tocco è delicato e mi fa quasi rabbrividire.
In un secondo, cristallizzato nel tempo infinito, Caleb preme le sue labbra sulle mie. Non so come faccia ad avvicinarsi ancora, ma le sue braccia mi attirano a lui, rendendoci un unico respiro, un unico cuore che batte sotto le note di una stessa canzone.
Non ho più fiato quando il bacio si fa più profondo, quando lui bussa alle porte del mio cuore chiedendo qualcosa di più. Qualcosa che gli concedo perché ormai il mio respiro è diventato il suo, lo sento ancora più vicino, la sua lingua si intreccia alla mia in un labirinto che mi fa quasi perdere la testa.
E credo di averla persa davvero quando ci stacchiamo da questo bacio. Ha le labbra ancora umide dei miei baci, gli occhi accesi di una scintilla che alimenta il suo cuore, oltre che, probabilmente, anche il mio.
🏙️
Nick's pov
Lily è fuggita via ed io sono rimasto da solo, immobile sotto l'enorme edificio del Palace Hotel.
Avrei voluto essere sincero con lei, dirle che è stata coraggiosa, che ha fatto un lavoro eccellente e che si è dimostrata all'altezza della situazione, che le mie aspettative le ha persino superate.
Ma non sarebbe servito a nulla, non avrebbe comunque cambiato le dure parole che invece le ho rivolto e che, ancora, mi perseguitano. E mi sento un vigliacco, non solo perché ho privato tutti della possibilità di conoscere la verità su Steve Roberts, ma perché lei credeva in me ed io l'ho delusa.
L'ho visto nel suo sguardo che qualcosa si è rotto, si è perduto in un luogo che non posso raggiungere. Forse la stima, forse la fiducia.
Ma non posso far altro che pensare a quanto sia straordinaria. In solo un giorno è riuscita a trovare una verità celata sotto anni di bugie e inganni, una realtà che pesa sull'azienda come sulla mia testa, come una pesante spada di Damocle. E non volevo essere proprio io a tagliare le ali alla verità, ma non posso neanche permettere che il nome di mio padre venga associato alla polveriera che si aprirebbe se tutto questo caso venisse lasciato alla luce del sole.
Steve aveva ragione: conosco questo mondo, scintillante all'esterno ma marcio dentro. Conosco i suoi meccanismi contorti e corrotti e molti sarebbero pronti a sfruttare questo scandalo contro mio padre.
Ho dato la mia parola a Lily che Steve Roberts avrebbe perso tutti i suoi contatti ed è quello che ho intenzione di fare, è l'unica cosa che posso concederle. A lei, a New York.
Ma non posso arrendermi con Lily, né voglio farlo.
In lei ho visto la forza di una guerriera, l'intraprendenza e la curiosità che, ora lo so, la porteranno a combattere per i suoi obiettivi. E, paradossalmente, non vorrei che fosse diversa. La vorrei sempre così, senza paura e pronta ad infilarsi nella tana del lupo, perché è di questo tipo di persone che ho bisogno per il mio progetto, per l'arte che voglio realizzare.
Ho bisogno di lei e non ho intenzione di rinunciarvi anche se ora mi detesta. Riuscirò a farmi perdonare perché non sopporterei di vedere ancora una volta quel suo viso deluso, quegli occhi sull'orlo delle lacrime.
Ed è questa la promessa che faccio a me stesso, implicitamente anche a lei.
Ti aiuterò a realizzare il tuo sogno, dolce giornalista, perché ora so che tu sei la chiave per realizzare il mio.
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