11. La principessa di ghiaccio
Soundtrack — Miss Americana & the Heartbreak Prince,
Taylor Swift
🏙️
Torno a casa con ancora più dubbi di prima. La testa mi scoppia e il cuore è precipitato in un buco nero.
Ma quando è iniziato tutto questo? La mia vita era semplice, soffrivo solo per la perdita di mio padre e l'unico dolore era quello della sua mancanza. Adesso, invece, sembra che ogni cosa provi piacere a remarmi contro, a farmi crollare in mille pezzi e disperderli dove non posso andare a recuperarli. Vorrei tanto che papà fosse ancora qui, lui saprebbe sicuramente cosa dirmi, come consolarmi. Lui mi ha sempre conosciuta meglio di chiunque altro.
Chiudo piano la porta di casa, nonostante vorrei soltanto sbatterla per liberare le energie e sfogarmi un po', ma ho paura che Alex si sia già addormentato visto che le luci sono tutte spente.
«Lily?» la figura ancora addormentata di mio fratello si staglia nel soggiorno, diretta a riempirsi un bicchiere d'acqua.
«Vado a dormire» mi asciugo velocemente gli occhi, scoprendo il palmo della mano sporco di mascara e bagnato di lacrime.
«Aspetta» dice Alex, posando sul ripiano della cucina un secondo bicchiere. «Cos'è successo?»
Solo adesso realizzo che, per tutto questo tempo, ho tenuto mio fratello all'oscuro di ogni cosa che mi è accaduta dal momento in cui ho iniziato a lavorare per la Summit. I suoi occhi, dietro le lenti degli occhiali, mi guardano amorevolmente, come hanno sempre fatto.
Questa volta non penso alle conseguenze e mi lancio subito contro il petto di Alex. Le sue braccia si allacciano intorno al mio corpo e, finalmente, mi lascio andare ad un pianto che ho trattenuto troppo a lungo. Il profumo del suo dopobarba mi aleggia intorno e quello di ammorbidente mi ricorda casa. Mi è mancato mio fratello.
Lui non parla, continua a cullarmi come se fossi ancora una bambina e, per certi versi, vorrei tornare ad esserlo. Prima non ero mai io a dovermi preoccupare, perché sapevo che c'era Alex a occuparsi di ogni cosa. Io, semplicemente, mi fidavo di lui.
Come quella volta in cui mi ha accompagnata in piscina per insegnarmi a nuotare. Io avevo una paura tremenda dell'acqua, perché non riuscivo a vederne il fondo e non avevo mai la certezza di essere al sicuro. Ma mio fratello mi ha insegnato che, anche se non si può avere il controllo di ogni cosa, si può sempre avere il controllo su se stessi e che, se avessi imparato a nuotare, non avrei più temuto l'acqua.
Oppure quando mi ha insegnato ad andare in bici. Mi è sempre rimasto accanto finchè non ho iniziato a pedalare da sola. Ed io mi sono fidata di lui e delle sue parole calme ma decise. L'ho fatto tutte le volte.
«Ho fatto un casino, Alex» continuo a singhiozzare, ma lui mi stringe ancora più forte. «Con Nick e, soprattutto, con Caleb».
Le sue braccia mi accompagnano fino al divano, dove mi ci butto quasi a peso morto. La stanchezza di questi ultimi giorni mi cade tutta addosso, facendo calare anche la tensione, trasformandola in pianto.
«Lily...» supplica Alex. «Dimmi cosa ti sta succedendo».
«Caleb... lui mi ha detto una cosa importante ed io l'ho deluso. E ho baciato Nick» le parole sono interrotte dai brividi, ma Alex continua ad ascoltarmi in silenzio per tutto il tempo. So che non mi giudica, ma lo vedo comunque assottigliare gli occhi prima di finire nuovamente tra le sue braccia.
«L'ho perso, Alex. Ho perso Caleb».
«Non fare così, si risolverà tutto. Caleb ti vuole troppo bene per restare arrabbiato con te troppo a lungo» le sue mani disegnano piccoli cerchi sulla mia schiena, un gesto così semplice ma anche così familiare che per un attimo riesce a calmarmi. «Andrà tutto bene».
«Mi dispiace» non so a chi sono rivolte esattamente le mie parole, ma Alex mi sorride, baciandomi la fronte.
«Devi solo promettermi che starai lontana da Nick Montgomery» il suo tono è basso, quasi un sussurro, una preghiera. Mio fratello non è mai stata una persona gelosa, non si è mai permesso di dirmi cosa fare o dove andare; per questo so che le sue parole non sono semplici farneticazioni di un fratello protettivo, ma al tempo stesso non mi riesco a spiegare il suo astio per Nick.
«Cos'è successo tra di voi?» chiedo, e anche la mia voce esce fuori come una preghiera.
Alex distoglie lo sguardo, posandolo su un punto indefinito, come se il ricordo di quello che è stato si fosse appena animato di fronte a lui.
🏙️
Quattro anni prima
Alex's pov
Non sono mai stato un grande amante delle feste, ma Irina mi ha convinto a partecipare a questa. È il suo primo anno di college, qui a Yale, e ci tiene tanto ad andarci insieme. Ho persino litigato con Caleb per farla contenta: dovevamo vederci questo fine settimana, lui vuole farmi ascoltare una nuova canzone che ha scritto, ma abbiamo dovuto rimandare alla settimana prossima. Non che mi sia spostato dall'altra parte del mondo, ma sono comunque nel Connecticut e Caleb deve, ogni volta, guidare un paio di ore per venirmi a trovare.
Mi manca il mio migliore amico, come mi manca mia sorella e la mia famiglia, ma penso anche che mi farà bene allontanarmi un po' da tutto e vivere la mia vita da solo. Papà mi dice sempre che l'università non serve soltanto a formare il proprio futuro e dare vita ai propri sogni, ma anche a capire chi sei realmente, lontano da casa e da tutto quello che conosci. Io, però, non l'ho ancora capito.
Credevo che iniziare l'università mi avrebbe cambiato, perché avrei incontrato persone diverse da me e che avrei potuto istaurare un rapporto di crescita. E, in parte, è accaduto: le lezioni sono sempre interessanti e i professori davvero bravi.
Ma, qui, le uniche persone che ho conosciuto davvero, al di fuori dell'ambiente accademico, sono stati gli amici di Irina, tutti snob dell'Upper East Side che neanche comprendono il privilegio e l'onore di essere entrati in una delle università migliori di tutto lo Stato. A loro non importa studiare o impegnarsi, perché tanto ai loro genitori basta fare una donazione per farli laureare.
Credevo che, almeno all'università, i metodi utilizzati sarebbero stati meritocratici, ma c'è sempre un élite che viene trattata in modo differente.
E, la parte peggiore, quella che odio ammettere, è che Sophie me lo aveva detto. Mi aveva avvertito, ma io ho scelto di non crederle e di continuare a pensare che fosse troppo piccola per capire. E, invece, lei ci ha visto lungo e ha provato a prepararmi a tutto questo.
Mi sembra davvero assurdo, ma mi manca persino lei. L'impicciona migliore amica di mia sorella, una ragazzina che gira sempre con le trecce e vestitini a cuori che richiamano il rosso dei suoi capelli. Non ho mai capito cos'abbiano in comune lei e Lily: mia sorella è riflessiva, molto più matura dei suoi sedici anni e con il naso sempre tra i libri. Sophie, invece, è un tornado, in tutti i sensi. Ama parlare e parlare e parlare.
Mi ritrovo a sorridere come un ebete riflesso nello specchio mentre mi annodo la cravatta. Irina ha detto che arriverà con alcune sue amiche e sono sicuro che farà tardi, quindi posso permettermi di prendermela con calma.
La festa è stata organizzata all'interno dell'ala principale dell'edificio e sembra che ci parteciperanno molti ex studenti, dal momento che l'intera sala è abbellita come se fosse una serata di gala. Mi prendo del tempo per restare all'aria aperta, visto che è ancora settembre e le temperature non sono troppo basse.
La musica si riflette attraverso le finestre spalancate, insieme al tintinnio dei calici e al suono delicato di un pianoforte. Continuo a pensare che sono un pesce fuor d'acqua in mezzo a tutte queste persone ben vestite, ma so anche che voglio darmi una possibilità. Lo devo a Irina.
A volte non riesco a ricordare cosa mi abbia fatto capire di amarla, forse il suo modo di essere, indipendente e persuasiva, del tutto caparbia e padrona di se stessa. Forse che, tra tante persone, abbia scelto me.
Ci siamo conosciuti in un giorno di pioggia: io ero appena tornato a New York per le vacanze di Natale e lei era in piedi di fronte ad una caffetteria di Manhattan, imbronciata, con il tacco rotto e senza ombrello. Mi sono avvicinato per darle una mano e lei mi ha urlato contro.
Eppure, quando sono ritornato a casa fradicio e zuppo di acqua, ho raccontato a Lily di aver conosciuto una ragazza incredibile, bella oltre ogni immaginazione e testarda ma che, alla fine, aveva accettato il mio ombrello.
Quando qualche mese dopo ci siamo ritrovati entrambi a Yale, lei è venuta dritta da me offrendomi un cappuccino e le sue scuse. Ho capito subito che non era pratica con quel genere di discorso, ma è riuscita comunque ad indovinare la giusta dose di zucchero nel mio caffè.
Lei dice che non ha mai conosciuto il vero amore, che i suoi genitori erano sempre via per lavoro e che non le avevano mai donato il calore di una famiglia; dice che è fredda perché incapace di provare dei sentimenti e che, con il tempo, ha imparato a non lasciare mai uscire le emozioni perché, nel suo mondo, sono soltanto una debolezza.
Ma io la conosco, ha un cuore puro nascosto sotto alla corazza che vuol far credere a tutti di indossare. Io ho visto il suo sorriso, quello vero. Quello che le sboccia sul viso quando faccio una battuta stupida o quando la colgo di sorpresa. Lo riconosco perché le si illuminano gli occhi come un faro e io so che quel suo sguardo, a volte glaciale, è capace di sciogliersi in una lava d'amore.
«Sei in ritardo» la sua voce da sirena mi fa voltare e resto per un secondo a bocca aperta.
È bellissima.
Il vestito nero, che non so definire in modo specifico, le fascia perfettamente il corpo sinuoso e i capelli raccolti le mettono in risalto il viso ovale, facendo brillare gli occhi azzurri. Sembra una stella luminosa ed io le ruoto intorno come un satellite.
«Mi dispiace. Ero indeciso se mettere il completo azzurro oppure quello nero» scherzo tirandomi su gli occhiali e quel sorriso che solo un attimo prima mi sono ritrovato ad immaginare compare sul suo viso.
«Decisamente meglio questo nero. Siamo abbinati» lei si sporge in avanti, inclinando leggermente la testa. Io assecondo i suoi movimenti e la bacio. Il suo profumo mi inonda completamente.
«E questo per cos'era?» le chiedo, suscitando in lei una risata.
«Perché sono fortunata ad averti, Alex».
«Non credo di essere stato una scelta tanto saggia per te» dico e lei non smette di sorridere. Ma la verità è che, a volte, il paragone con la gente che frequenta mi nasce spontaneo.
Lei vive nel lusso dell'Upper East Side, circondata da persone ricche e con un futuro già programmato; io, invece, vivo negli appartamenti del campus, mettendo da parte i soldi per poter acquistare un loft a Brooklyn.
Non posso prometterle vacanze da sogno su isole tropicali, né tantomeno cene a lume di candela ammirando lo skyline di New York. A volte ho paura che la nostra storia sia soltanto di passaggio per lei. Eppure, nonostante tutte le apparenti divergenze, credo che ce la caveremo, insieme.
«Sei bello, divertente e intelligente, Alex. Non hai nulla da invidiare a nessuno» le sue parole mi convincono, le offro il braccio e insieme entriamo nella sala.
🏙️
Irina mi ha trascinato sulla pista da ballo e lo champagne che abbiamo bevuto mi ha dato il coraggio di non tirarmi indietro. Nella nostra famiglia non spicca particolarmente il talento nella danza, ma mi sono fatto trasportare dalla musica e dai piedi sapienti della mia ragazza.
Ho perso il conto dei bicchieri di champagne che ha bevuto, ma ci stiamo divertendo così tanto che me ne dimentico del tutto. Questa sera Irina mi ha regalato una nuova versione di sé, libera e allegra, lontana dalla maschera della principessa di ghiaccio che indossa quotidianamente.
«Perché mi guardi così?» chiede avvicinandosi per farsi sentire.
«Perché sei più bella quando sei spontanea».
«Sei tu che mi rendi così. Sono una persona migliore quando sono con te».
La faccio volteggiare e quando i nostri visi tornano vicini le lascio un bacio prima sulla guancia e poi sulle labbra.
«Devo andare in bagno» sussurra prima di allontanarsi di nuovo. I nostri sguardi, come le mani, restano però incatenati fino all'ultimo secondo.
Solo adesso che lei se n'è andata mi rendo conto che mi gira la testa; non avrei dovuto mischiare l'alcol con la danza. Probabilmente Caleb riderebbe di me in questo momento, ma la verità è che mi sono sempre trovato più a mio agio con i computer che in mezzo alla gente.
Attraverso il salone mentre la musica si placa e il rettore prende parola per ringraziare i presenti di essere venuti. L'aria fresca mi colpisce dritto in faccia, facendomi respirare a pieni polmoni. Non riesco a calcolare il tempo che resto fuori, ma quando decido di rientrare la musica è tornata a riempire la sala, segno che il rettore ha terminato il suo discorso.
Con lo sguardo cerco Irina. È appoggiata con la schiena al vetro di una finestra e sta parlando con un ragazzo che non ho mai visto prima.
«Non pensavo che saresti venuto, Nick» dice lei, rivelando il suo nome.
«Dylan mi ci ha trascinato con la forza».
Lei ride e il sorriso che si tinge sulle sue labbra rosse è beffardo, glaciale. «Nick Montgomery che non apprezza una festa...» la voce di Irina è allusiva, ma ovviamente non riesco a cogliere il vero significato delle sue parole. Nick, invece, sembra averlo afferrato al volo.
«Sto cercando di cambiare» dice lui.
«Certo, come no. Ho letto delle tue vacanze estive a Mykonos. Te la sei spassata alla grande».
Nick si avvicina di più, oscurando la mia visuale e, per questo, sono costretto a muovermi di qualche passo. Ma ora sono troppo esposto, un minimo movimento di Irina può segnalare la mia presenza, sebbene lei mi sembra fin troppo concentrata su Nick per accorgersi del resto.
«Perché, sei gelosa?» la sua mano le scosta una ciocca bionda.
Non sono mai stato un ragazzo protettivo, ma questo atteggiamento non mi piace per nulla. Irina lo guarda con gli occhi bagnati di alcol, come attraverso un vetro appannato al di là del quale non riesce a capire cosa stia davvero succedendo.
Ma Nick... lui si serve della sua debolezza. Vorrei reagire, ma non ho mai tollerato la violenza e, di certo, non comincerò a farlo adesso. Serro i pugni lungo i fianchi, iniziando a camminare nella loro direzione. Ancora non so che intenzione ho di fare, ma non riesco a sopportare le mani di Nick sulla pelle di Irina.
«Non giocare con il fuoco, Nicky».
A queste parole anche il mio sguardo si annebbia, ma riesco comunque a vedere Irina sporgersi in avanti e allacciare le braccia intorno al collo di Nick, le loro labbra sfiorarsi e poi cercarsi.
Mi manca il fiato e sono le mie gambe a trascinarmi lontano. Forse sento Irina chiamarmi alle spalle, forse mi immagino soltanto la sua voce perché vorrei che mi rincorresse, ma quando il vento mi asciuga le lacrime sono da solo.
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