Fallen Angel.
Era pronto.
Era pronto ad essere scagliato giù.
Pronto a diventare un Caduto.
Le guardie angeliche lo stavano tenendo fermo, pronte a ricevere il fatidico ordine.
Egli teneva sul suo capo un cappuccio bianco, come tutti gli angeli che facevano da spettatori.
Essi erano affranti, disgustati dal comportamento del loro simile, che invece teneva gli occhi cerulei fissi sul suolo celeste.
Ad egli non importava.
Già troppe volte il Paradiso non lo aveva soddisfatto, e già troppe volte aveva provato ad andarsene.
Non era abbastanza convinto di buttarsi di sua spontanea volontà, ma alla fine, la corruzione prese il controllo di lui.
Alla fine, il peccato ebbe la meglio su quell'angelo così ben visto dai suoi fratelli e dal loro capo.
"Hai osato reclamare la vita di alcuni tuoi fratelli... Hai distrutto metà del nostro regno... Della nostra casa..." Esordì uno dei tanti angeli maggiori presenti a quello spettacolo.
Il peccatore non rispose, e rimase sempre con gli occhi persi nel vuoto, quasi divertito.
Il modo in cui egli non rispose disgustò l'angelo, credendo che cercasse di espiare le sue colpe.
Sapeva benissimo che il capo lo stava osservando, affranto e allo stesso tempo arrabbiato.
Aveva perso uno dei suoi uomini migliori, dopotutto.
"Non possiamo più definirti un angelo... Non dopo quello che hai commesso, sporco peccatore..."
Le parole che provenivano fuori dalla bocca dell'angelo erano taglienti, ma non tangevano affatto il morale ormai macchiato del peccatore.
Egli ne aveva visti così tanti cadere, ma non aveva mai perso il conto:
144... 145... 146...
Le guardie si avvicinarono all'orlo del Paradiso, tenendo ben strette le braccia del peccatore ormai inerme e pronto al suo destino.
Gli angeli spettatori unirono le mani e chiusero gli occhi sotto il cappuccio bianco, iniziando a bisbigliare parole divine comprensibili solo a Dio.
"È ora..." - Continuò l'angelo maggiore - "È ora di gettare all'Inferno i peccatori, di restituire la corruzione al suo legittimo luogo..." Disse.
Le guardie alzarono il capo al malcapitato e gli fecero osservare il vuoto sotto al suolo celeste, composto da nuvole nere.
Non appena l'angelo pronunciò le ultime parole, esse non ci misero tanto a scagliare di sotto il peccatore, quasi senza preoccuparsene.
195... 196... 197...
Il peccatore cadde giù, osservando da come il bianco diventava nero.
Sentendo l'aria che si faceva più rarefatta, come se dei cocci di vetro entrassero nei polmoni.
Era immerso nelle nuvole scure di prima, mentre una sensazione di vuoto lo avvolgeva in modo violento.
Anche se non c'era nulla intorno a lui, sentiva che il suo corpo stava assumendo dei cambiamenti.
La sua pelle pallida era divenuta secca, ruvida, mentre il vento la portava via, lasciando intravedere un nuovo strato grigio scuro, quasi nero.
Nella sua testa vi era il vuoto, non sentiva nulla: urla, dolore, paura.
Niente di tutto ciò.
Sentiva solo che la sua pelle si staccava velocemente dal suo corpo, fino a che l'ultimo pezzetto non fu lasciato al vento.
Il cappuccio si era tolto dalla sua testa, mostrando i lunghi capelli di un biondo così chiaro da sembrare bianco, raccolti in una morbida coda, ma anche essi cambiarono.
Piano piano, ciocca per ciocca, essi diventarono neri.
Neri come il petrolio, neri come il vuoto.
221... 222... 223...
Durante la caduta, egli aveva spalancato le sue ali dalla forma angelica, ma anche esse cambiarono.
Le piume si fecero piano piano più scure, sempre di più, fino a diventare nere, come il resto del suo essere.
L'unico elemento bianco che gli rimaneva furono i suoi vestiti, ormai strappati e malandati.
Almeno così fu per la tunica, i pantaloni erano stati semplicemente riempiti di piccoli strappi.
Però, il peccatore non si accorse di un altro importante dettaglio che era cambiato in lui: i suoi occhi.
I suoi occhi, da cerulei, puri ed eleganti, assunsero una tinta scarlatta, un rosso estremamente acceso ma allo stesso tempo scuro.
Quando il caduto attraversò completamente la nube scura, un altro mondo gli si parò davanti agli occhi: l'Inferno.
276... 277... 278...
Il peccatore, ormai divenuto demone, spiegò le ali nere come la notte e si mise in volo, rimanendo in aria per osservare le lande dell'Inferno: tutto era ricoperto da terra ormai morta, mentre gli unici alberi, che rendevano il paesaggio leggermente meno vuoto, erano un insieme di ramoscelli ormai bruciati.
Continuò a guardarsi intorno, osservando con i suoi nuovi occhi rossi il luogo in cui avrebbe vissuto.
Lui però era venuto lì per un preciso motivo.
Continuò a dare un'occhiata in giro, fino a che non arrivò ad un'enorme distesa di acqua stranamente pulita, ma dall'apparenza scura.
Si avvicinò alla riva e si inginocchiò con noncuranza, dando un'occhiata al suo nuovo aspetto, il quale lo sorprese un po'.
Si passò le mani lungo il viso e lungo i suoi capelli ormai corvini, mentre i suoi occhi rosso scarlatto scrutavano il riflesso nell'acqua.
Si rimise in piedi e riprese il volo con le sue ali nere, continuando ad osservare quel morto paesaggio.
Ma dopo qualche miglio vide in lontananza una grande colonna di luce scarlatta, con degli elementi neri che giravano intorno.
Il peccatore alzò gli angoli della bocca e contorse le labbra in un ghigno, grazie a quella vista.
Quella colonna era il culmine del peccato, la vera essenza dell'Inferno stesso.
Si era documentato molto quando era in Paradiso.
Si avvicinò lentamente a quella colonna, sussurrando a se stesso dei numeri, gli ultimi numeri degli angeli caduti che si sarebbero dovuti trovare lì dentro, in quella massa di energia.
"300... 301... 302..." Sussurrò.
Era molto vicino a quella colonna scarlatta, ma non aveva paura.
Lui voleva, doveva entrare lì dentro per far parte dell'Inferno stesso.
Sentiva che presto il suo piano si sarebbe compiuto, sentiva l'adrenalina scorrergli nelle vene, insieme ad un innato e malato divertimento.
Per lui gli angeli caduti non erano vittime, demoni o peccatori.
Semplicemente, erano delle entità.
Ed era così che si sarebbe chiamato, cambiando il nome che gli era stato donato dal capo degli angeli.
Lui era la trecentotreesima entità caduta dal Paradiso, era così che si sarebbe fatto conoscere.
Come uno dei tanti angeli caduti che avrebbe portato il caos in quel mondo a lui corrotto, purificandolo.
Era quello il suo piano.
Avvicinò lentamente una mano a quella colonna, lasciando che essa la attraversasse.
Non ci mise molto ad attraversarla per entrare nel vero nucleo dell'Inferno.
Si sentiva così vivo, così potente, così libero.
In quelle condizioni avrebbe potuto attuare perfettamente il suo piano.
Un piano in grado di purificare il mondo.
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