capitolo 19
⋆⁺₊⋆ 19 dicembre ⋆⁺₊⋆
Ringraziamento, 2020
Odio il giorno del Ringraziamento. C'è sempre tanto cibo, troppo cibo ed é impossibile saltare la cena. Penso all'enorme tacchino che sarà sicuramente sulla tavola questa sera e mi vengono già i sensi di colpa.
Vorrei trovare una scusa per non andare a casa degli Hamilton, lasciare il Connecticut e non tornarci più, ma il papà di Lily è morto da appena qualche mese e non ho il coraggio di lasciare da sola la mia migliore amica. Lei ama il giorno del Ringraziamento e questa sarà la prima festività che trascorre senza suo padre.
Ha bisogno di me ed io metterò da parte le mie paure. O il fatto che dovrò affrontare il tacchino ripieno, la salsa di mirtilli che ha preparato mia madre, le patate dolci e la torta di zucca che ho appena tirato fuori dal forno.
Per non parlare di Alex, mi viene un tuffo al cuore solo a pensarci. Lily mi ha raccontato che era al college, a New York, quando è successo tutto. Lily lo ha chiamato nel cuore della notte piangendo e gli ha dato la notizia.
So di non dover pensare a me stessa e ai miei problemi, almeno non oggi. Ma non riesco a smettere di pensare che, dopo due mesi, rivedrò finalmente Alex.
É l'unica cosa che mi spinge a indossare il maglione più bello che possiedo, una gonna grigia e gli stivali. Finisco di prepararmi arricciandomi i capelli e spolverando un velo di blush sulle guance.
La casa degli Hamilton si trova vicino alla mia, alla fine della strada di un piccolo quartiere tranquillo. Mia madre recupera tutte le teglie e poi usciamo. Il freddo autunnale è pungente, mi pizzica il naso.
«Sophie stai bene?» mi domanda lei, per la centesima volta nell'ultima ora. So che si preoccupa per me, per quello che mi sta succedendo e per il fatto che, nonostante abbia smesso di fare danza da un bel po', sto continuando a perdere peso.
Ma io mi sento bene, sto bene.
«Si, mamma».
«Prometti che almeno assaggerai la torta alla zucca?» i suoi occhi si fanno più grandi, e tristi.
«L'ho fatta per Lily» ribatto. «L'ho fatta solo perché le piace» in realtà piace anche a me, e questo la mamma lo sa, ma non voglio sgarrare.
Madame Lorén diceva sempre di concedersi un piccolo dolce il sabato sera, e oggi è soltanto giovedì.
Il discorso con mia madre finisce qui. Mi sento in colpa a trattarla in questo modo, ma lei pensa che io sia ancora la sua piccola bambina, fragile e indifesa che ha bisogno delle sue cure. Che deve essere protetta.
Non sa, invece, quanto erano competitive le altre ballerine della mia squadra e quanto dovessi lavorare sodo per esserne all'altezza. Madame Lorén provava a farci andare tutte d'accordo, ma loro erano perfide. Luz de Montoya non ha mai accettato che per il ruolo di Clara nello Schiaccianoci venissi scelta io.
Continuava a dire che ero troppo pesante per le prese, troppo lenta nei giri. E allora io sono diventata leggera come una piuma, veloce e aggraziata nei movimenti.
E so anche che questo è stata la mia rovina.
So di avere un problema, un piccolissimo disturbo, come lo chiama mia madre per non farmi preoccupare e per sminuire le lacrime che le sento versare ogni notte.
So di dover chiedere aiuto. E voglio farlo.
Ma l'unica persona che, in questo momento, può capirmi ha appena perso suo padre ed è distrutta. E ha bisogno di me al suo fianco, non di risolvere i miei problemi. In questo momento, la mia migliore amica è la priorità.
La mamma mi lascia un bacio leggero sull'attaccatura dei capelli, prima di suonare il campanello. É la signora Hamilton ad aprirci.
«Amber! Spero che io e Sophie non siamo in ritardo» si scusa mia madre, salutandola.
La signora Hamilton ha due grandi occhiaie sotto agli occhi e i capelli — biondi e folti come quelli di Lily — appaiono spenti. Deve star soffrendo molto.
Ma i suoi occhi si illuminano per un momento quando ci vede.
«Per niente, abbiamo appena messo il tacchino nel forno» ci apre la porta di casa, decorata con una grande ghirlanda autunnale. «Vieni Sophie, Lily è in camera sua».
Annuisco e inizio a salire le scale mentre mia madre e Amber si occupano della cena. Conosco queste mura quasi come quelle di casa mia. Ho dormito così tante volte nella stanza di Lily da poterla riconoscere anche ad occhi chiusi.
La porta è socchiusa. Lily è seduta a gambe incrociate sul letto, circondata da fotografie. Si sbriga a richiuderle in una scatola e ad asciugarsi le lacrime appena mi vede.
«Per fortuna sei qui» mi fa cenno di sedermi accanto a lei. Ha la voce rotta, delicata. Mi fa male lo stomaco a vederla così: l'altra metà di me, la mia migliore amica da quando ne ho memoria.
«Come stai?» é una domanda stupida, é ovvio che non sta bene.
Lily non mi risponde, ma le guance si inumidiscono ancora. La raggiungo, abbracciandola forte. Lei si lascia andare, piangendo contro il mio petto.
«Vorrei che fosse qui» bisbiglia tra i singhiozzi.
«Lo so» se in questo preciso momento potessi esprimere un desiderio, sarebbe quello di vederla sorridere di nuovo.
«Mia madre dice che dobbiamo continuare a fare quello che facciamo sempre, a vivere la vita come prima. Ma guarda, Soph. Questa festa é uno schifo perché mio padre non può più raccontare la storia dei Padri Pellegrini come ogni anno».
«Mi dispiace tanto» se avessi le parole giuste per confortarla le direi, ma non so come alleviare il suo dolore.
Quindi restiamo semplicemente così, abbracciate sul letto, finché le sue lacrime smettono di cadere. Finché sentiamo la porta di casa aprirsi e poi chiudersi, la voce di Alex salutare sua madre e poi la mia.
Credevo di essermi dimenticata la tonalità esatta della sua voce. Invece, é sempre la stessa. Calda, intensa e dolce. Alex sembra al tempo stesso una persona completamente diversa e uguale a prima: gli occhi sono sempre gli stessi, dolci e attenti, e anche il suo sorriso, luminoso e grande e con la fossetta al lato.
Eppure c'è qualcosa in lui che lo rende un uomo fatto e finito. Ormai studia al college, si è fatto crescere un po' di barba e ha cambiato montatura gli occhiali, adesso molto più seri.
Lily si precipita tra le sue braccia e lui la culla per qualche istante alzandola da terra. Per un momento i nostri sguardi si incrociano, io totalmente in estasi e lui felice di essere a casa. Il mio cuore fa una capriola quando, sorridendogli, lui mi ricambia.
Penso continuamente che dovrei dirgli quello che provo, almeno finché avrò il coraggio di farlo. Finché lui potrà ancora tornare agli Yale e dimenticarlo e io ripetergli che è stato uno sbaglio.
Ma io lo so — e lo sa anche la mia anima — che il mio cuore ha scelto lui e sceglierà sempre lui. Qualunque cosa accada, ovunque saremo nel mondo, non ci sarà mai una distanza tanto grande da farmi smettere di pensare a lui. A legarci come un filo rosso.
Nemmeno se sarò l'unica a tenderlo.
⋆⁺₊⋆ ❄︎ ⋆⁺₊⋆
Ho provato a mangiare qualcosa, più per rendere felice mia madre e non dare troppi pensieri a Lily. Ma la vocina nella mia testa mi sta dicendo che mi sono abbuffata fin troppo, che mi servirà molto allenamento per smaltire tutte le calorie.
Vorrei davvero essere in grado di non ascoltarla, di non dovermi sentire in colpa per un boccone in più. Ma lei si ostina a farmi cadere nella sua trappola.
'Sei caduta a danza perché non sei abbastanza brava e ora hai sprecato le poche possibilità che avevi. Tutto questo cibo ti farà ingrassare e nessun ragazzo ti vorrà. Alex non ti vorrà, mai'.
Mi alzo in fretta dal tavolo: per fortuna mia madre e Amber sono in cucina pronte per servire le patate, quindi nessuno mi dice niente quando, invece di andare in bagno, mi dirigo sulla veranda.
Mi siedo sul divanetto e mi copro le gambe con una coperta a quadretti. La sera é più fredda e nel cielo sono spuntate le prime stelle. Provo a contarle, giusto per distrarre e occupare la mia mente con qualcos'altro.
Ma ad un tratto, la porta sul retro si apre. Mi aspetto che sia Lily perché la conosco: quello tra una portata e l'altra è sempre stato il momento in cui suo padre raccontava la sua storia preferita del Ringraziamento, quella dei Padri Pellegrini e i nativi della tribù Wampanoag. Una storia da cui, da bambina, sono stata catturata.
Ma non è Lily.
«Ho dato un morso di nascosto alla tua torta, é davvero molto buona» Alex ha le mani nelle tasche dei jeans e con la camicia a flanella verde sembra un vero contadino. Se non fosse così incredibilmente bello, il pensiero di lui che falcia il prato mi farebbe ridere.
«Ne sono felice» ultimamente cucinare mi rilassa. La nonna dice che dovrei dedicarmi alla pasticceria a tempo pieno, magari seguire qualche corso.
Ho ancora la testa tra le nuvole, quando Alex si siede accanto a me e seppellisce le sue lunghe gambe sotto la mia stessa coperta. L'improvvisa vicinanza mi fa battere forte il cuore e avvertire un calore in ogni parte del corpo.
Dubito che lui provi lo stesso, perché i suoi occhi non mi cercano, come se fossero spaventati da qualcosa. Invece, si guarda le dita, le punte dei piedi. Io, invece, vorrei solo tendergli la mano e sfiorargli la pelle, assaporarne ogni centimetro.
«Sophie, so che sei preoccupata per Lily, per me e per nostra madre» la sua voce è vellutata, come miele. «Ma non devi smettere di pensare a te stessa».
Non capisco cosa voglia dire.
«Oggi hai a malapena toccato cibo. So che per te è difficile, ma devi fare uno sforzo. Non voglio dirti quello che devi fare, ma» Alex si blocca e io rimango con il fiato sospeso, incastrato tra parole non ancora dette.
So che tutto questo è giusto. I suoi occhi trasudano comprensione e pazienza. Però mi vergogno troppo per rispondere, quindi resto in silenzio.
«Ma...» continua Alex. «Lily non può perdere un'altra persona a cui vuole bene. E nemmeno io».
Le sue parole, in particolare le ultime tre, mi fermano i battiti del cuore per poi pompare nuova energia. Gli occhi di Alex sono luminosi, umidi di lacrime e anche dai miei scendono gocce copiose.
«Torniamo dentro, qui si gela» Alex si alza e, quando io lo imito, lui mi appunta la coperta sulle spalle. Non siamo stati così vicini prima d'ora, le sue mani non hanno mai sfiorato in questo modo le mie spalle, o una qualunque altra parte del mio corpo, e la sensazione è quella di una fiammata che brucia ad intensità elevata, incendiando tutto ciò che incontra.
I suoi occhi non mi hanno mai guardata come stanno facendo ora: forse per la prima volta non ci vedo riflessi la fragilità, la delicatezza e debolezza del mio corpo e della mente.
Alex mi guarda come se fossi una persona normale. Per lui sono Sophie, non il mio problema.
Vorrei restare qui in eterno, da sola con lui e senza alcun limite per poter guardare i suoi occhi cioccolato.
Quando però rientriamo, Amber sta finendo di sistemare nei piatti le patate dolci e i cavoletti di Bruxelles. Mia madre squadra come un falco il mio cibo, ma non fa alcun commento.
Mentre mi infilo un cavoletto in bocca, alzo la testa verso Alex e scopro che mi sta sorridendo, soddisfatto perché ho seguito i suoi consigli.
Il suo é il sorriso più bello di tutti e mi fa venire tanta voglia di baciargli la fossetta, sistemargli gli occhiali, infilargli una mano tra i capelli solo per sapere se hanno la consistenza che mi sono sempre immaginata.
Alla fine é stato un bel Ringraziamento e sono davvero grata per quello mi ha dato e per la famiglia con cui l'ho condiviso.
Ma la parte più bella di tutta la giornata è stata, senza ombra di dubbio, il taglio della torta: a Lily è toccata la parte più grande, ma ne ho tagliata una piccola fetta anche per me.
Alex mi ha guardata tutto il tempo e quando finalmente mi sono messa una cucchiaiata di torta in bocca, lui mi ha sorriso. Ed io mi sono innamorata ancora un po' di più di lui.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top