capitolo 15

⋆⁺₊⋆ 15 dicembre ⋆⁺₊⋆

Finalmente è domenica.

Mancano esattamente dieci giorni a Natale.

Di solito, gli anni scorsi a quest'ora facevo letteralmente i salti di gioia, trascorrevo i pomeriggi in giro per New York per trovare i regali perfetti, guardavo almeno un film natalizio al giorno mangiando biscotti al pan di zenzero.

Adesso, invece, mi sento prosciugata. Non avrei mai immaginato che la mia vita sentimentale potesse diventare tanto complicata.

Volevo soltanto stare più tempo con Alex, e l'ho ottenuto.

Volevo un ragazzo dolce e gentile, e il destino mi ha portato Simon direttamente dalla California.

Eppure, sento che sto sbagliando qualcosa. Che c'è qualcosa di strano, di diverso rispetto a ciò che credevo.

Mi copro con il piumone fin sopra le orecchie, sperando che questo possa nascondere anche i miei dubbi.

Alex. Simon.
Simon. Alex.

La mia testa non fa che pensare a loro continuamente, soprattutto dal momento in cui si sono incontrati e scambiati quella stretta di mano amichevole che di amichevole aveva soltanto l'illusione di esserlo.

E io mi sento nel mezzo di una guerra, come tra Montecchi e Capuleti. Il problema è che non riesco a capire chi sia il Romeo della mia storia.

Fin da quando ho dodici anni, sogno di poter stare con Alex. Spero che, finalmente, lui si accorga di me e dell'amore incondizionato che nutro per lui. Volevo passarci del tempo insieme per farglielo capire e la magia del Natale ha fatto in modo che questo desiderio si avversasse concedendomi di stare con lui a scovare l'albero di Natale, sfornare dolci, decorare tazze, giocare alla switch e guardare lo Schiaccianoci.

E, poi, quando ho capito che per Alex le cose tra noi non potrebbero mai cambiare perché continua ad amare Irina, ho desiderato di incontrare un ragazzo che sapesse apprezzare la mia compagnia, che scegliesse me e non la mia amicizia.

E la magia del Natale è stata generosa anche questa volta e un bellissimo modello di San Diego si è rovesciato la cioccolata calda addosso nel locale in cui lavoro.

Ero a tanto così dal convincermi dell'indifferenza di Alex, mi ero quasi rassegnata ad essere soltanto la sua seconda sorellina. Ma poi lui ha cominciato a comportarsi in modo strano: prima alla serata videogame e poi ieri. E si, è vero che a teatro si è allontanato di sua spontanea volontà per correre diretto nelle braccia della principessa di ghiaccio, ma ho avuto l'impressione che la presenza di Simon gli abbia dato fastidio. Davvero tanto fastidio.

E poi con Simon abbiamo trascorso una serata incredibile: abbiamo mangiato un donut alla glassa e sorseggiato una cioccolata calda ormai fredda fino a Central Park e abbiamo parlato sotto al manto stellato come in Le notti bianche.

E, neanche per un secondo ho pensato ad Alex.
E questo è ciò che mi fa più paura: quando sono con Simon riesco a non pensare ad Alex, ma quando sono da sola penso a lui continuamente, come se fosse un punto fisso nella mia mente, la stella polare che non cambia mai.

Con uno sbuffo (perché so che i miei pensieri non si volatilizzeranno e basta come vorrei, ma sono destinata a sentirli ronzare come una mosca fastidiosa nella mente finché non capirò cosa fare) mi alzo da letto.

Ho l'intenzione di trascorrere un'intera giornata da sola come stessa. Simon e Alex stanno prosciugando tutte le mie energie e non ho voglia di piangermi addosso, almeno non ora che siamo così vicini al Natale. Non oggi.

Vorrei chiamare Lily e dirle di venire, ma so che lei lo racconterebbe ad Alex e Alex non riuscirebbe a starsene con le mani in mano.

Scuoto la testa, scacciando l'immagine di lui ieri sera fuori dal teatro, scosso e dispiaciuto e quasi sul punto di piangere.

Mi dirigo in bagno e lascio scorrere l'acqua della doccia finché i vetri non si appannano. Me la prendo comoda, sciacquandomi anche i capelli. Quando esco, é passata solo una mezz'ora. Mi asciugo velocemente e mi spalmo sul corpo la mia crema idratante preferita del momento: cocco e cioccolato.

Indosso un pigiama pulito e vado in cucina a prepararmi la colazione. Pancakes alla banana e fragole. Quando i piccoli cerchi di impasto sono perfettamente dorati, li ripongo sul piattino e ci verso su anche il cioccolato fuso.

Resto per un attimo a fissare il cibo, incerta se mangiarlo davvero. A volte, la vocina nella mia testa tenta di riemerge e dirmi che sto sbagliando tutto, che non dovrei assumere tante calorie. Che dovrei digiunare perché il cibo non riuscirà mai a farmi sentire meglio.

Ma so che è la vocina a sbagliare. So di dover essere forte e combattere questa battaglia giorno dopo giorno. Perciò, con un brivido lungo la schiena, taglio un pezzetto di pancake e me lo infilo in bocca, cercando di pensare soltanto a quanto ami il suo gusto dolce e zuccheroso.

Faccio partire anche la playlist natalizia, giusto per riempire la mente e zittire i miei pensieri, e finisco soddisfatta la mia colazione.

Con il tempo ho capito che, nei momenti in cui quella vocina nella mia testa tenta di appropriarsi del mio corpo, ho bisogno di fare qualcosa che so possa tranquillizzarmi.

Che mi ricorda il motivo per cui continuo a combattere.

Proprio per questo, torno in camera e recupero dalla scrivania il mio album da disegno e la tazza con le matite colorate. Ho in mente l'idea per un vestito da troppo tempo e, sebbene abbia provato a fare qualche schizzo durante le pause a lavoro, é tempo di dedicarsi con cura e attenzione.

Accendo le luci dell'albero di Natale e anche quelle della ghirlanda sul caminetto. L'atmosfera calda e accogliente mi avvolge subito, lenendo le mie ferite. Mi accoccolo sul divano con una copertina sulle gambe e inizio a tracciare lo scheletro del mio abito.

Sono molto più ispirata di quanto immaginassi, perché procedo spedita senza troppe cancellazioni.

Il bustino è molto semplice, liscio e aderente, con due nastri di raso che si legano sopra alle spalle in un fiocco. Anche la gonna cade dritta, lunga fino ai piedi. Soltanto un'arricciatura sul punto vita per dare movimento.

Rifletto sull'abbellirlo con pizzi, merletti o altro tessuto. Ma mi piace troppo così com'è. Lo coloro interamente di rosso, cercando di riportare con la maggior accuratezza possibile i riflessi del raso.

Quando finisco il lavoro, sono talmente felice e soddisfatta che ho subito l'impulso di mettermi a cucirlo. Ma, sebbene non me ne sia minimamente accorta, il tempo è volato ed è già l'ora di pranzo.

Oggi New York è più silenziosa, forse perché la domenica è fatta per essere trascorsa con la famiglia, davanti alla televisione con ciotole di schifezze mentre si guarda un film tutti insieme.

A volte mi mancano i miei genitori ma, non avendo fratelli o sorelle, mi sono abituata a stare da sola. Per fortuna, nella mia vita ho avuto e ho ancora Lily. La mia migliore amica, la mia confidente, la mia complice e mia sorella.

Preparo al volo un'insalata di pollo e mais e mangio in piedi, addossata alla finestra a guardare la neve che cade.

Lancio uno sguardo al lavandino. Forse è il caso di lavare tutti i piatti e le tazze. Finisco il pranzo — molto triste — e mi tiro su le maniche.

Proprio in questo momento mi viene in mente quello che dice sempre Lily. 'Pulire mi aiuta a liberare la mente'. E, visto che con lei pare funzionare, decido di cavalcare l'onda e mettere in ordine tutta casa.

Cambio le lenzuola del letto, lavo i pavimenti e disinfetto il bagno. Metto a posto i vestiti e spolvero ovunque, attenta a non rovinare le decorazioni natalizie.

Quando passo l'aspirapolvere, la luce del sole é quasi interamente sparita, ma io mi sento ancora piena di energie. La casa profuma di pulito e dell'aroma di vaniglia delle candele.

Alla fine, Lily ha avuto ragione ancora una volta. Ma adesso che ho finito di fare tutto, la mia mente si rilassa, ricacciando in superficie i vecchi pensieri.

Dovrei chiamare Alex e chiedergli come sta? Adesso che finalmente posso pensare più lucidamente, mi sento in colpa per averlo lasciato lì, sotto alle stelle e davanti al teatro come un cucciolo indesiderato.

Mi sento in colpa per aver scritto a Simon e mi sento ancora più in colpa perché insieme a lui mi sono divertita, probabilmente di più di quanto avrei fatto con Alex.

Controllo il telefono: non so cosa spero di trovarci, magari un messaggio da parte sua che confermi le mie teorie, ma la casella è vuota.

Apro Instagram, Simon ha pubblicato una nuova storia: siamo io e lui mentre ci abbuffiamo di un grosso hot dog, lui con il naso sporco di ketchup. In un'altra, c'è la foto del teatro, scattata durante l'ultimo atto del balletto. Sorrido come una stupida davanti al display, con una marea di farfalle nello stomaco.

I miei pensieri si dividono ancora una volta.

Alex. Simon.
Simon. Alex.

Mi alzo dal divano con uno scatto, apro il frigo e prendo tutto l'occorrente per preparare i brownies. Mescolo le polveri con energia e ci aggiungo un po' troppo cacao. Ma va bene lo stesso perché amo il cioccolato.

Ormai conosco la ricetta a memoria; li preparavo sempre insieme a mia nonna e il nostro segreto è aggiungere anche le scaglie di cioccolato all'impasto. Con un sorriso sulle labbra, svuoto l'intera confezione.

Continuo a mescolare finché l'impasto diventa della consistenza giusta e lo verso nella teglia ma, prima di infornarlo, ci passo dentro un dito.

Cucinare é sempre stato il mio modo per alleggerire la tensione. La mia terapia ad ogni malanno. La nonna mi chiamava sempre ad aiutarla a preparare le crostate quando ero troppo triste.

É il mio modo per sopportare le emozioni ed evitare che mi travolgano del tutto. Cucino sempre per qualcuno, pensando a qualcuno a cui indirizzare il mio cuore.

Guardo i brownies cuocere in forno, il profumo di cioccolato che mi inebria i sensi e mi rende istantaneamente più felice.

Mentre li lascio raffreddare, cerco alla televisione un film natalizio da guardare e mi preparo una tazza di latte. Per un attimo, sono tentata di prendere quella che ho realizzato insieme ad Alex, ma il piano di oggi era non pensare e finché non scoccherà la mezzanotte mi rifiuto di pensare ancora ai miei drammi.

So che provare ad evitarli non li farà sparire e che domani saranno sempre qui ad adombrare la mia mente. Però, sarà un problema della Sophie di domani.

Per le ore che restano in questa domenica, ho voglia soltanto di abbuffarmi di brownies sotto alle coperte e con un film che mi faccia sognare l'amore perfetto. L'amore senza alcun problema, senza dolore o colpe di alcun tipo.

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helo amici!
𝓂𝒶𝓃𝒸𝒶𝓃ℴ 𝓈ℴ𝓁ℴ 𝟏𝟎 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐢 𝒶 𝒩𝒶𝓉𝒶𝓁ℯ ❄︎

Come state?
Raccontatemi come state trascorrendo il vostro dicembre! Spero che stia andando tutto bene e che il vostro albero di Natale sia già pieno di regalini 🧸

Se vi va, fatemi anche sapere cosa ne pensate della storia, ci tengo davvero tanto. Sto cercando di mantenere il buon proposito di pubblicare un capitolo al giorno e, fino ad ora, ci sono sempre riuscita e questo mi riempie di gioia!

Ho una domanda per voi:
arrivati a questo punto,
siete 𝓉ℯ𝒶𝓂 𝒜𝓁ℯ𝓍 oppure 𝓉ℯ𝒶𝓂 𝒮𝒾𝓂ℴ𝓃? 🧁

se volete restare sempre aggiornati sulle mie storie, seguitemi anche su IG (@/xaphroditeestories) 🎀
noi ci vediamo domani con il nuovo capitolo!

vi voglio bene,
aphrodite

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